Il 2024 potrebbe rappresentare una svolta per Linux, un sistema operativo da sempre apprezzato per la sua flessibilità e affidabilità, ma che finora ha trovato il suo spazio prevalente sulle infrastrutture server più che sui desktop. Tuttavia, i recenti sviluppi legati alla crescente diffusione del software FOSS (Free and Open Source Software) all’interno delle aziende e l’espansione degli OSPO (Open Source Program Office) sembrano preludere a nuovi scenari.
Il 2023 di Linux
Come ogni anno, c’è ancora chi si chiede se quello in corso sarà l’anno di Linux sul desktop, scatenando le solite polemiche tra gli integralisti sul fatto che Linux è solo il kernel mentre il sistema operativo si chiama GNU/Linux (e fino a quando ci saranno queste polemiche non sarà mai l’anno di Linux sul desktop, e lo dico da utente desktop Linux convinto nonostante il mio background da umanista, con una laurea in lettere moderne conseguita nel 1979 grazie a una tesi di geografia umana dattiloscritta su una Olivetti Lettera 32, la stessa macchina da scrivere portatile immortalata da un fotografo sulle ginocchia di Indro Montanelli).
È vero, nel corso del 2023 la quota di mercato di Linux sul desktop ha superato stabilmente il 3%, il che equivale a dire che nel mondo un centinaio di milioni di persone utilizza Linux sul proprio PC, interagendo in modo trasparente sia con gli utenti Windows che con gli utenti macOS, ma utilizzando solo software libero e open source (in soldoni, senza spendere un centesimo, a parte l’acquisto del PC, in quanto il sistema operativo e le applicazioni sono gratuite). Purtroppo, siamo ancora molto lontani dai miliardi di utenti Windows e dalle centinaia di milioni di utenti macOS, ma stiamo crescendo in silenzio, e stiamo dimostrando che molta della propaganda ostile a Linux sul desktop è priva di fondamento.
Peraltro, nel corso del 2023 ci sono state organizzazioni che hanno annunciato la decisione di sostituire i desktop Windows con i desktop Linux, come il Ministero della Difesa dell’India, che – date le dimensioni demografiche del Paese, il più popoloso del mondo con 1,4 miliardi di abitanti – ha qualche milione di utenti in decine di migliaia di sedi.
Linux: l’ascesa nelle infrastrutture e sui server
Ma anche se il 2024 non sarà l’anno di Linux sul desktop, sarà sicuramente un altro anno in cui si consoliderà il dominio assoluto di Linux sulle infrastrutture e sui server (se usate un PC Windows o un Mac, è quasi certo che il vostro cloud sia su un server Linux e che il sistema operativo degli apparati di rete sia Linux, e che proprio per questo motivo entrambi siano molto più affidabili rispetto al desktop).
Alcune cifre, a conferma del valore e dell’importanza di Linux. Secondo ZDNet, l’84% delle aziende utilizza Linux per la propria infrastruttura aziendale, e su Linux gira il 96,3% del primo milione di siti web in termini di traffico. La stessa Microsoft, che in passato ha fatto di tutto per contrastare Linux, arrivando a definirlo un “cancro” per la tecnologia digitale, oggi utilizza Linux sul 60% dei server del cloud Azure (piuttosto che un server Windows). E i server Ubuntu hanno superato il 70% dei server presenti su Amazon Web Services.
Inoltre, secondo Eclipse, il 58% degli apparati IoT (Internet of Things) gira in ambiente Linux, a conferma della versatilità del sistema operativo e della capacità di funzionare anche con configurazioni hardware ridotte al minimo e in condizioni particolari come quelle dei dispositivi non presidiati.
Crescita degli OSPO e diffusione del software FOSS nelle aziende
Sulla base di questa crescita generale della presenza di Linux all’interno delle aziende, nel 2023 è cresciuto anche il numero degli OSPO (Open Source Program Officer), ovvero di quelle figure che hanno il compito di coordinare la crescita del software libero e open source nelle organizzazioni, facendo in modo che insieme al software crescano anche la cultura di riferimento e le competenze a livello sia individuale che strutturale.
Hanno iniziato Google e Amazon, ma il fenomeno si è allargato rapidamente anche al di fuori del mondo delle tecnologie digitali e ha raggiunto aziende come Mercedes Benz, che ha creato al proprio interno un Centro di Competenza FOSS, visto che la maggior parte dei modelli utilizza il sistema operativo Linux per il pannello di controllo, il sistema di intrattenimento e la maggior parte dei servizi di bordo, e strutture sovranazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A questo punto, per il 2024 è facile prevedere un’ulteriore crescita del segmento di mercato legato al software open source. Secondo una ricerca Markets and Markets il settore dei servizi basati sul software FOSS raggiungerà un valore di 50 miliardi di dollari nel 2026, con una crescita del 130% rispetto ai 21,7 miliardi di dollari del 2021.
Una crescita che viene confermata dall’aumento delle attività delle organizzazioni legate al software open source, stimolata anche da situazioni contingenti come la discussione di leggi problematiche per il FOSS come il Cyber Resilience Act.
L’impatto del Cyber Resilience Act sul software FOSS
Solo per fare un esempio, tra il 2023 e il 2024 c’è stato un raddoppio degli appuntamenti istituzionali organizzati in occasione del FOSDEM – la più grande manifestazione legata al FOSS a livello mondiale, che si tiene ogni anno alla ULB (Università Libera di Bruxelles) tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio – con la partecipazione di politici e funzionari del Parlamento e della Commissione Europea, e di esponenti delle principali associazioni e dei principali progetti FOSS (tra cui il sottoscritto, in rappresentanza del progetto LibreOffice).
Una delle principali conseguenze del Cyber Resilience Act, che è stato approvato alla fine del 2023 ed entrerà in vigore progressivamente nei prossimi anni, sarà la maggiore attenzione dedicata al tema della sicurezza, a tutti i livelli.
L’importanza della sicurezza nel software FOSS
Fino a oggi i progetti FOSS hanno evitato di comunicare i dettagli delle attività legate alla sicurezza, che rappresenta un terreno minato a causa della scarsissima competenza degli utenti in materia, che può provocare fraintendimenti, ma questo deve necessariamente cambiare perché la mancanza di comunicazione ha creato più danni che vantaggi, soprattutto all’interno delle strutture che hanno il compito di redigere il testo base delle proposte di legge.
Naturalmente, una comunicazione migliore – anche se focalizzata sui temi della sicurezza – contribuirà ad aumentare anche la visibilità del software open source, e questo si tradurrà probabilmente in un ulteriore aumento della sua diffusione in ambito aziendale, e in misura minore in ambito desktop. La conoscenza infatti è un elemento indispensabile per la diffusione di un prodotto, e il software FOSS ha sofferto per anni le conseguenze di strategie di comunicazione lasciate nelle mani di tecnici e non dei professionisti del marketing.
Forse, le condizioni imposte dalla necessità di rispettare gli adempimenti di una legge nel complesso problematica per il software open source riusciranno a far conoscere lo stesso software FOSS a un maggior numero di utenti.