L’adozione dell’AI (intelligenza artificiale) e dell’automazione del software accelerano nel mondo del lavoro e in vari ambiti. Secondo ultimi studi (Distrelec), in Italia l’impatto potrebbe riguardare circa 2 milioni di posti di lavoro, il numero più alto in Europa, dopo Germania e Francia.
Solo nel nostro Paese il mercato dell’intelligenza artificiale registra una crescita del 22%, secondo Anitec-Assinform, per un mercato che è destinato a valere 700 milioni di euro nel 2025.
“Finalmente abbiamo alcune ricerche, anche dell’Inapp, a cura di Sergio Scicchitano, che, utilizzando lo schema di censimento delle professioni riconosciuto a livello europeo”, commenta Marco Bentivogli, coordinatore Base Italia, attivista, esperto di politiche del lavoro, “ci dicono che le mansioni routinarie e ripetitive sono quelle più erose e dunque risultano sostituibili”.
“L’intelligenza artificiale va ad interessare alcuni task, più che sostituire intere figure professionali, nel manifatturiero”, spiega Alessandro Piva, ricercatore alla School of Management del Politecnico di Milano, dove è responsabile della Ricerca degli Osservatori Artificial Intelligence e Cloud Transformation. Ecco in quali settori si diffonde la jobs automation e come prepararsi al futuro, puntando sulla riqualificazione dei lavoratori ed abbracciando nuovi modelli formativi a scuola, ma anche seguendo la strada del modello Fraunhofer.
I robot si diffondono nell’industria: ecco in quali settori e cosa fanno
AI e automazione: una mina vagante nel mondo del lavoro
Un’inchiesta del Wall Street Journal, a febbraio, evidenzia come l’automazione stia diventando un’alternativa all’assunzione negli USA, per compensare la recessione.
Negli USA, il colosso della grande distribuzione Walmart si è unita a Macy’s, CVS Health e Target per alzare il salario minimo a 15 dollari all’ora, come risposta ai problemi di carenza di manodopera e inflazione, che si sono manifestati post pandemia. Ma, secondo Bloomberg, questi aumenti di stipendio non proteggeranno i lavoratori dai rischi legati alla crescente automazione. Infatti, l’automazione sta riducendo i posti di lavoro nel retail.
In pandemia l’automazione ha preso il sopravvento per svolgere le mansioni ripetitive. I retailer stanno adottando le casse automatiche, le robotic sorting machine e i customer service automatizzati per tagliare i costi.
“Le mansioni più esposte (al processo di erosione da parte dell’AI e dell’automazione del lavoro) non sono tanto quelle operaie, quanto quelle impiegatizie”, spiega infatti Marco Bentivogli: “Quelle in cui c’è il lavoro manuale ibridato con macchine evolute resiste di più. Invece, con gli algoritmi generativi, non sono solo le mansioni ripetitive, ma anche alcune professioni del lavoro dell’economia della conoscenza che sono aggredite: in questo ambito l’impatto è notevole”.
I chief information officers (Cio) spiegano che ad accentuare e a spingere il fenomeno sono le pressioni sui dipendenti a fare di più con meno in fase d’incertezza economica, aspettando migliori condizioni.
Diogo Rau, executive vice president e chief information e digital officer del colosso farmaceutico Eli Lilly ha affermato che la strategia di automazione abilitata dall’AI consiste nel guidare la crescita senza agire sul libro paga. L’anno scorso l’azienda ha svelato il concept dell’approccio “digital human equivalent” che misura la produttività di un processo automatizzato rapportato al costo di pagare un lavoratore per eseguire la stessa attività.
Big pharma: il caso Eli Lilly
L’azienda farmaceutica sta usando questo approccio per valutare il rapporto costo/efficacia di sviluppare e mantenere un’app di traduzione abilitata dall’AI per gestire i report ed altri documenti in dozzine di lingue provenienti dai laboratori di ricerca in giro per il mondo. Sono report che contengono i termini scientifici che richiedono professionisti per tradurli. Ma poiché I traduttori sono pagati a parola, l’azienda si è è chiesta “quanto costerebbe, se lo appaltassimo a un lavoratore”. Il risultato è che la forza lavoro digitale è più conveniente. Rau sta applicando i modelli di natural-language per produrre report clinici in-house, sostituendo gli scrittori medici nello staff: “Per alcuni anni non ne assumeremo più”.
Amazon e Walmart: il caso della Gdo
Secondo recenti stime di McKinsey, 3 su 5 dei lavori automatizzati sono in ambito retail. Anche se il settore non è il più automatizzato, ed è tornato ad assumere dopo la pandemia, il retail conta 400 mila lavoratori in meno dal picco pre-pandemico del 2017.
I lavoratori a breve termine e i lavoratori a bassa retribuzione saranno sempre meno necessari a causa dell’impiego di robot a basso costo e più efficienti. Mentre il salario minimo alza il salario ai pochi che rimangono in servizio, le imprese puntano a tenere i costi sotto controllo.
Gli USA registrano la ripresa dell’economia, dopo gli effetti devastanti della pandemia e dei lockdown. In questa fase, le aziende e i policy maker cercano di cogliere le opportunità a lungo termine, investendo nella formazione. La riqualificazione dei lavoratori dei servizi è urgente.
Le ristrutturazioni che seguono forti recessioni comportano sempre un’adozione di nuove tecnologie. Walmart, che conta 1.7 milioni di dipendenti, sta riorganizzando la propria forza lavoro dopo la pandemia. Nel futuro del supermercato americano ci sono “magazzini automatizzati pieni di carrelli senza pilota“, ha detto agli investitori il Ceo Doug McMillon, lo scorso dicembre: in futuro “sposteranno i prodotti, li metteranno in ordine e scaricheranno le consegne del negozio“, liberando tempo e risorse ai lavoratori. Quanto risparmiato sugli stipendi verrà investito in advertising.
Cathie Wood, Ceo di Ark Investment Management, prevede che il colosso dell’eCommerce, Amazon, con 1,5 milioni di dipendenti, dal 2030 impiegherà più robot che lavoratori umani.
Il retail
Ma anche Macy’s, Cvs e Target stanno investendo in maniera massiccia nell’automazione. In particolare, Target sta utilizzando gli strumenti di predictive inventory positioning per anticipare la domanda, oltre a dispositivi di smistamento automatico.
I robot non possono comunque sostituire le persone. Al contrario, se le aziende opponessero resistenza all’automazione, ciò avrebbe un impatto negativo, riducendo il valore della trasformazione digitale. ChatGPT e i programmi abilitati dall’AI sono ancora lontani dal rivestire un ruolo nel retail. Tuttavia l’automazione è destinata ad ampliare il divario fra ricchi e poveri, secondo Bloomberg.
AI e automazione nel lavoro: lo scenario italiano
Le aziende italiane, soprattutto quelle di dimensioni inferiori, usano scarsamente l’AI. Secondo l’Istat, nel 2021 appena il 6,2% delle imprese utilizza sistemi di intelligenza artificiale, contro una media dell’8% nell’Unione europea. Ma, secondo Anitec-Assinform, il mercato italiano dell’AI vale circa 422 milioni di euro (+21,9%) nel 2022. E nel triennio fino al 2025, stima che l’AI raggiunga i 700 milioni di euro nel 2025, registrando un incremento medio annuo del 22%.
Secondo Distrelec, l’Italia si piazza al terzo posto fra i Paesi con maggior impatto dell’automazione. A rischio sarebbero 2 milioni di posti di lavoro nel 2030.
Ma si stima che i settori automatizzati registrerebbero una crescita a doppia cifra entro il 2030: l’ambito della ricerca ed ingegneria +14,8%, l’edilizia +6,3%, il settore legale +32%.
Gli aspetti positivi
Ma lo scenario, secondo l’esperto degli Osservatori digitali del Politecnico di Milano, non è così apocalittico. “L’automazione del lavoro produttivo”, mette in evidenza Alessandro Piva, “in termini di robot autonomi, sta avvenendo ed interessa soprattutto il mondo manifatturiero. Ma accanto a questo, c’è un’accelerazione nell’adozione del software e dell’AI nelle attività intellettuali e della conoscenza. Si tratta della cosiddetta automazione intelligente, una serie di processi a basso lavoro e ripetitivi. Ad accelerare questo fenomeno è stata la pandemia, che è stata l’occasione per rivedere i processi e i modi di lavorare, anche su richiesta dei lavoratori. Molte task ritenute accettabili, fino a qualche tempo fa, non lo sono più. A partire dalla presenza fisica che non attira i più giovani, come le attività ripetitive. L’intelligent robotic process automation prevede l’introduzione di logiche di intelligenza artificiale, per automatizzare alcuni pezzi di processo, di iter approvativi eccetera. Per esempio, per analizzare un documento, per ottimizzare attività connesse ad attività ripetitive a basso valore”.
ChatGpt e simili
Facile immaginare che le nuove AI generative, come ChatGpt (marketing, copy, giornalismo...) e Dall-E2 (design, grafica) spingeranno presto la nuova era di automazione intelligente. Microsoft ha già cominciato l’integrazione nei propri prodotti, a partire dal browser Edge e dal motore di ricerca Bing. Prossimo passo: il pacchetto Office.
Il Ceo Satya Nadella, qualche giorno fa, ha dichiarato che in un futuro prossimo gli utenti non cominceranno più il lavoro da un foglio vuoto ma da una bozza preparata dall’AI, ma il lavoro umano sarà tutelato, spostandosi su funzioni di più alto livello, tra cui la supervisione e l’elaborazione di questa stessa bozza. E prevede anche che nasceranno nuove professioni a compensare la perdita di quelle che saranno sostituite.
Le previsioni di Gartner e Idc su AI e automazione nel lavoro
Complice la crescita del cloud, un terzo di oltre 2 mila technology chief di aziende del mercato IT globale, intervistati da Gartner, dichiara che l’automazione software abilitata dall’AI farà la parte del leone. Infatti è destinata ad aggiudicarsi la più grande fetta dei nuovi investimenti (o aggiuntivi) di quest’anno.
Gartner prevede che la spesa globale in AI in ambito enterprise e in altri sistemi di software automation passerà da 643.3 miliardi di dollari nel 2022 a 728.9 miliardi di dollari quest’anno.
La previsione riguarda una varietà di decisioni, processi e strumenti di automazione di attività e piattaforme che le aziende sviluppano per più processi IT possibili. Oltre all’AI, include i software di automazione di processi robotici e apps low-code e no-code, per abilitare i lavoratori fuori dagli hub IT di creare i loro programmi di software automatizzato per ogni numero di attività.
A gennaio Microsoft ha ammesso che sta pianificando l’integrazione dei tool di AI, come ChatGPT, in tutti i software e piattaforme enterprise. Google ha appena dato l’annuncio del lancio di Bard, l’intelligenza artificiale rivale di ChatGPT.
Mentre AI e i software automation migliorano i servizi clienti, la ragione principale che spinge il business ad adottare l’automazione a ritmi più veloci è la necessità di abbassare i costi operativi, a partire dai salari, secondo un recente studio di Idc.
Come difendere il lavoro umano
Il mondo del lavoro è sotto pressione da decenni: per effetto della globalizzazione e della trasformazione digitale. Nell’era del lavoro ibrido, per esempio, molti posti di lavoro fra i deskless, soprattutto in Italia, sono a rischio, secondo Boston Consulting Group. Tuttavia l’accelerazione impressa da AI e automazione del software in vari ambiti sta destando maggiore preoccupazione, per le cifre in gioco. Intelligenza artificiale e software automation aiutano le aziende a crescere senza dover assumere altri dipendenti, ma AI e robot servono, in un Paese in denatalità e dove è forte l’invecchiamento della popolazione.
Per rispondere a questa sfida, bisogna “generare nuove mansioni e nuove competenze”, sottolinea Marco Bentivogli, “costruire nuove professioni. Da un lato serve una rete di trasferimento tecnologico più forte di quella che abbiamo: bisogna dotarsi di una rete sul modello Fraunhofer”.
Il modello Fraunhofer è un centro di ricerca applicata tedesco, in collaborazione con il centro per la ricerca di base Max Planck, una rete di 75 centri di ricerca uniti in un’unica istituzione, solo per un terzo del bilancio supportato da finanziamenti statali. Essendo un modello di eccellenza scientifica, attira ricercatori internazionali, occupandosi dello sviluppo di tecnologie chiave per lo sfruttamento commerciale.
“Bisogna insistere sul tentativo che si sta facendo in Italia (Bentivogli ha fondato Innovaction, ispirandosi proprio al modello Fraunhofer, ndr) e irrobustirlo. Inoltre serve un investimento sulle competenze e sulla scuola. Non solo sui contenuti, ma anche sui modelli di apprendimento che soffrono oggi l’impatto del digitale. Servirebbe anche una strategia su questi temi”, conclude Marco Bentivogli.
E’ possibile che, come prevedono alcuni esperti, alla fine l’umanità si ritroverà migliorata grazie alla diffusione dell’AI, con nascita di nuove professioni, il miglioramento di efficienza di tutti i lavori e perdita solo di quelle funzioni (e lavori) degradanti, pericolose.
E’ anche possibile però che questo cambiamento lasciare in strada milioni di lavoratori che non riescono a adattarsi, come prevedono alcuni (tra cui il futurologo Martin Ford e Carl Frey dell’università di Oxford); e potrebbe essere necessaria una forma di reddito compensativo o sostitutivo per molti, di base.
La comunità di esperti sta convergendo che l’AI potrà pure dare benefici ai lavoratori (e alla società), ma bisognerà prepararli e prepararsi al cambiamento. Con politiche del lavoro e sociali adeguate.
L’automazione sta accelerando.
Riuscirà la politica a tenere il passo?