A Istanbul, in occasione della quarantaquattresima Global Privacy Assembly che chiama a raccolta tutte le Autorità Garanti della protezione dati del mondo, il clima è sospeso. C’è attesa e consapevolezza.
La digitalizzazione estrema e tendenzialmente onnicomprensiva della società moderna sta portando alla luce un fascio inedito di nuove opportunità e imprevedibili rischi. E questa è la consapevolezza. Pensiamo, ad esempio, al settore del marketing e della profilazione o ai lavoratori di una gig economy sempre più data driven.
A livello più alto, nel corso dell’ultimo decennio abbiamo assistito alla nascita (prima) e alla esponenziale espansione (poi) di veri e propri mercati digitali, a tal punto innovativi da porre sfide del tutto peculiari, anche in punto di dinamiche concorrenziali. Al tempo stesso, c’è attesa che gli USA mettano nero su bianco la loro prima legge federale sulla privacy, si guarda con apprensione alla Cina e alla Russia e anche al Regno Unito, che da poco ha annunciato l’uscita dal sistema del GDPR.
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Mercati digitali e concorrenza: il compendio del G7
Nel frattempo, molti legislatori di tutto il mondo – e in special modo quello europeo – hanno avviato decise campagne regolatorie. Assieme a loro, le stesse autorità di settore si stanno muovendo con proficuo spirito di iniziativa.
Il tavolo dal quale ultimamente provengono le riflessioni e le azioni più significative, per portata e commitment, è quello del G7. È in questo contesto che, lo scorso ottobre, i rappresentanti delle autorità antitrust degli Stati Membri del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America), delle Autorità dei Paesi ospiti del G7 (Australia, India, Sudafrica, Corea del Sud) e della Commissione europea si sono riuniti, come fatto nello stesso periodo anche dai garanti privacy, per affrontare “di petto” le nuove sfide della società globale digitalizzata.
Le conclusioni raggiunte e le direttive per il futuro sono state raccolte in un compendio dedicato alle azioni intraprese da dette authority per promuovere la concorrenza nei mercati digitali (“Compendium of approaches to improving competition in digital markets”). Elaborato dall’autorità tedesca (Bundeskartellamt), in virtù della presidenza del G7 in capo alla Germania, il documento – che si propone quale aggiornamento del compendio predisposto nell’ambito del G7 del 2021 dall’autorità inglese – contiene dati e spunti di assoluto interesse.
Caratteristiche e sfide dei mercati digitali
Il compendio si occupa anzitutto delle caratteristiche dei mercati digitali. Queste rappresentano, da un lato, uno dei fattori che hanno consentito ad alcune aziende di acquisire posizioni di rilevante potere verso concorrenti e consumatori (con tutto ciò che ne deriva in punto di condotte abusive e di distorsione delle dinamiche concorrenziali) e, dall’altro, un elemento fortemente dirompente per autorità e governi, chiamati a confrontarsi con istanze e questioni difficilmente risolvibili mediante istituti e soluzioni tradizionali. Tra tali caratteri comuni viene peraltro annoverato anche il ruolo dei dati.
Azioni e strategie delle autorità antitrust
Attraverso la raccolta dei contributi inviati dalle singole authority coinvolte, il documento sintetizza quanto fatto negli ultimi anni per affrontare il problema dei mercati digitali. A livello preliminare, sono innanzitutto due i dati che meritano di essere posti in evidenza. Il primo è che le autorità antitrust stanno continuando a dedicare grandissima attenzione a questo cruciale tema (e c’è da aspettarsi che tale interesse andrà sempre più aumentando nei prossimi anni). Questo è evidentemente un sintomo della percezione di importanza diffusa che accompagna lo sviluppo e la conseguente necessità di sorveglianza su tali nuovi mercati.
Il secondo è che gli approcci adottati nelle varie giurisdizioni presentano un elevato grado di affinità.
Nell’ambito di tali direttive generali, il compendio permette di constatare come la maggior parte delle autorità sia ampiamente intervenuta sul potere di mercato e sulle condotte anticoncorrenziali delle grandi piattaforme digitali. Ciò ha riguardato, in particolare, il settore del digital advertising, i marketplace online e gli app store. Le authority si sono inoltre e variamente pronunciate in ordine agli aspetti relativi all’uso di dati e algoritmi, nonché – naturalmente – rispetto alle fusioni che hanno interessato questo specifico mercato.
Il documento pone poi in evidenza gli sforzi intrapresi dalle autorità antitrust per rafforzare le proprie capacità di preparazione e reazione. L’esigenza di modernizzare strumenti e strategie, derivante dalla non linearità dei nuovi fenomeni, si è tradotta nella creazione di unità specializzate, nell’aggiornamento delle competenze interne e nella collaborazione con professionalità terze ed esterne, oltre che nella realizzazione di indagini conoscitive e di studi sempre più frequenti e approfonditi.
Le iniziative legislative
La necessità di rispondere con strumenti adeguati alle inedite problematiche poste dal diffondersi dei mercati digitali si trova anche alla base delle diverse iniziative di riforma legislativa avviate nell’ambito delle varie giurisdizioni considerate. Tra le tante citabili, di indubbio impatto è stata sicuramente l’adozione del Digital Markets Act da parte delle istituzioni europee. E tuttavia anche a livello nazionale non sono mancati interventi finalizzati a mutare, più o meno profondamente, i canonici paradigmi della disciplina antitrust.
La cooperazione tra authority
Il compendio sottolinea infine l’importanza della cooperazione tra autorità. Ciò riguarda, naturalmente e in primo luogo, lo scambio di informazioni e i meccanismi di lavoro congiunto tra le varie authority antitrust. La complessità e la naturale interdisciplinarità del comparto digitale rendono altresì di primaria rilevanza la collaborazione con altre autorità indipendenti e istituzioni, come i garanti privacy e le autorità che operano a tutela dei diritti dei consumatori.
Le evidenze che emergono da questo documento – del quale consiglio a tutti la lettura, anche nella parte finale, ove vengono sintetizzate le iniziative intraprese dalle singole autorità (AGCM inclusa) – confermano l’assoluta necessità di dedicare sempre maggiori riguardi ai temi connessi all’avvento e alla diffusione della data economy. Fenomeno, quest’ultimo, in grado di incidere su una pluralità inscindibile di settori: privacy e protezione dei dati personali, concorrenza, tutela dei consumatori, solo per citarne alcuni.
In tal senso, la ricerca di nuovi strumenti, approcci e paradigmi normativi non può che essere accolta con favore. In siffatta direzione, in effetti, dovrebbero muoversi tutte le autorità indipendenti, pur nel rispetto delle loro specificità e competenze, al tempo stesso affinando, incrementando e contaminando le proprie competenze istituzionali, anche mediante partenariati con soggetti terzi. Parimenti rilevante è la spinta verso forme di collaborazione interdisciplinare tra le varie authority. Sul punto, come già osservavo in passato in un articolo per questa testata, sarebbe utile e opportuna la previsione di un dipartimento dedicato ai rapporti con le altre autorità nazionali in seno al Garante privacy, all’AGCOM e all’AGCM.
In definitiva, si tratta di soluzioni tutte egualmente imposte da un fenomeno che, in ragione della propria intrinseca portata innovativa, richiede soluzioni altrettanto innovative, ma anche (e forse soprattutto) coraggiose.