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L’IA cambierà la musica: il solo limite è la creatività



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Abbracciando l’IA come strumento per la collaborazione e l’innovazione, gli artisti possono spingere la loro creatività verso nuovi confini. Cambieranno il processo creativo e i modelli di business, ma servono dei paletti etici

Pubblicato il 15 giu 2023

Alessio Pecoraro

coordinatore PAsocial Emilia-Romagna, marketing & communication manager




Il panorama musicale ha attraversato molti cambiamenti dall’avvento di internet fino ad oggi. Soprattutto negli ultimi anni le trasformazioni, dalla creazione fino al consumo, sono state davvero significative.

Con l’arrivo su larga scala dell’intelligenza artificiale generativa potrebbe esserci presto una nuova evoluzione alla quale l’industria musicale guarda con molta attenzione.

Sono sempre più numerosi gli artisti e i produttori stanno trovando nelle piattaforme di intelligenza artificiale generativa dei nuovi e, in alcuni casi, più affidabili partner per la realizzazione delle loro idee.

Da Illiac suite all’IA

Un percorso che affonda le sue radici nel lontano 1958 alla prima composizione generata al computer, la “Illiac Suite”, il primo lavoro musicale, per strumenti tradizionali, la cui partitura è stata realizzata dal ricercatore statunitense Lejaren Hiller attraverso la composizione assistita dal computer.

L’intelligenza artificiale però non è ancora in grado di creare intere canzoni senza l’intervento umano, ma è uno straordinario strumento collaborativo prima di tutto per gli artisti. Software come Amper music, che permette a chiunque di elaborare la propria base musicale originale, senza la necessità di particolari doti o conoscenze musicali, Jukebox, Soundraw, Soundful, Aiva e Magenta di Google vengono utilizzati per creare musica e il recente SingSong di Google che è in grado di aiutare i cantanti a trovare un accompagnamento musicale che corrisponda alle loro voci è già un compagno di lavoro imprescindibile per molti musicisti e produttori.

Tuttavia, la capacità compositiva dell’IA rimane limitata e molti artisti preferiscono i metodi tradizionali di songwriting. I critici sostengono che l’uso dell’intelligenza artificiale per comporre testi rimuove dalle opere l’aspetto umano della creatività e dell’espressione, mentre altri lo vedono come uno strumento utilissimo per generare idee come succede, ormai, in qualsiasi ambito creativo.

Generi e stili musicali completamente nuovi

L’intelligenza artificiale potrebbe ben presto rappresentare per una nuova generazione di musicisti quello che, in passato, ha rappresentato il campionamento o i sintetizzatori. Abbracciando l’intelligenza artificiale come strumento per la collaborazione e l’innovazione, gli artisti possono spingere la loro creatività verso nuovi – e sempre più inesplorati – confini.

L’evoluzione dell’ IA potrebbe dare vita a generi e stili musicali completamente nuovi che prima erano inimmaginabili. La fusione della creatività umana con la potenza computazionale dell’IA può portare a espressioni musicali uniche e rivoluzionarie che affascinano il pubblico e ridefiniscono l’esperienza di ascolto.

Il famoso DJ francese David Guetta ha pubblicato un video dove suona una canzone che sembrava campionare il rapper Eminem, solo che non si trattava del vero Eminem. Grazie ad software Guetta di intelligenza artificiale generativa Guetta ha realizzato un testo nello stile di Eminem e poi grazie ad un altro software ne ha ricreato il timbro e il flow del rapper di Detroit.

Come potrà cambiare il futuro dell’industria musicale

Guetta ha precisato che il pezzo non sarà commercializzato ma che l’esperimento serva ad aprire un dialogo su come l’intelligenza artificiale potrà cambiare il futuro dell’industria musicale.

È certo che lo sviluppo e la diffusione dell’IA porterà presto dei cambiamenti anche all’industria musicale ed ai suoi modelli di business. Dalla distribuzione al marketing, l’intelligenza artificiale può semplificare i processi, generare informazioni sulle preferenze dei consumatori e personalizzare la distribuzione dei contenuti. Ciò potrebbe consentire strategie più efficienti e mirate, a vantaggio sia degli artisti che delle aziende discografiche.

Anche per quanto riguarda il mondo dei live, comparto che non conosce crisi, l’intelligenza artificiale potrebbe potenzialmente cambiare il modo in cui vengono pensati, vissuti e venduti i concerti. Artisti virtuali alimentati dall’intelligenza artificiale, come ologrammi o avatar, potrebbero esibirsi insieme a musicisti umani, creando esperienze coinvolgenti e interattive per gli spettatori. Inoltre, la musica generata dall’intelligenza artificiale potrebbe essere adattata in tempo reale durante le esibizioni dal vivo, fornendo un’esperienza unica e fortemente coinvolgente per il pubblico.

I social media hanno reso possibile ad artisti perlopiù sconosciuti di avere una platea potenzialmente sconfinata e di farsi notare. L’intelligenza artificiale generativa potrebbe addirittura democratizzare il songwriting offrendo accessibilità (e strumenti) a coloro che altrimenti non avrebbero avuto l’opportunità di creare musica. Non è mai stato così facile, come in questo periodo storico, creare un brano musicale e aggiungerlo a Spotify ad esempio.

C’è un eccesso di offerta?

Quello che interessa però ai marketer dell’industria musicale è generare un flusso di business attorno ad un artista. Lucian Grainge, CEO della Universal Music, ha lanciato l’allarme. “L’IA generativa incontrollata pone molti pericoli”. La quota di mercato della musica delle major (Universal, Warner, Sony ed EMI) sulle piattaforme di streaming è in calo: nel 2017 hanno rappresentato l’87% di tutti gli ascolti su Spotify, quota che nel 2022 e scesa fino a registrare il 75%.

Per il CEO della Universal c’è un eccesso di offerta, su Spotify dove ogni giorno vengono aggiunti 100.000 nuovi brani e proprio l’intelligenza artificiale ha contributo, in maniera decisa, a questo dato.

Un dato che pone più di un interrogativo su come verrà consumata la musica in futuro. Per Robert Kyncl, CEO della Warner Music, “Non può essere che uno streaming di Ed Sheeran valga esattamente come un flusso di pioggia che cade sul tetto realizzato con un software di intelligenza artificiale generativa”.

Per le major l’obiettivo è quello di sviluppare un nuovo modello economico per lo streaming.

Gli sviluppatori, invece, stanno lavorano costantemente per perfezionare gli algoritmi per rendere la musica generata dall’intelligenza artificiale indistinguibile dalle opere composte dall’uomo. Il percorso però sarà ancora lungo.

Conclusioni

In conclusione, l’impatto dell’IA generativa sull’industria musicale sarà inevitabile e dipenderà da come artisti, consumatori e addetti ai lavori si adatteranno a questi progressi tecnologici. Sfruttando la potenza dell’intelligenza artificiale, l’industria musicale può continuare a evolversi e generare profitti. L’IA generativa offre opportunità senza precedenti per l’esplorazione di nuove sonorità, la creazione di brani unici e l’accesso a strumenti creativi avanzati. Gli artisti possono collaborare con algoritmi creativi, sperimentare con stili e generi diversi, e superare i limiti tradizionali. Allo stesso tempo, i consumatori possono godere di un’ampia varietà di musica personalizzata e scoprire talenti emergenti. Se adottata in modo etico ed equo, l’IA generativa potrebbe aprire le porte a un futuro davvero entusiasmante per l’industria musicale, in cui l’innovazione e l’espressione artistica si fondono come mai avvenuto prima.

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