le sfide

L’IA generativa è un caos che va affrontato subito

Non sembra, ancora, riscontrarsi una matura visione politica in grado di elaborare, allo stato attuale, normative adeguate a sostenere i ritmi dello sviluppo con cui le tecnologie si stanno progressivamente perfezionando. Diversi i nodi problematici da affrontare, dalla disinformazione al copyright. Il punto

Pubblicato il 07 Apr 2023

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

ai act copyrigt

Mentre si assiste al progressivo perfezionamento della cosiddetta “Generative AI”, senza ancora del tutto comprenderne appieno le potenzialità evolutive, si sta intensificando, in via generale e su più versanti, una riflessione attenta e trasversale sulla definizione del più efficace approccio regolatorio da adottare di fronte alle complesse sfide poste dall’innovazione digitale, alla ricerca di adeguate soluzioni in grado di orientare lo sviluppo dei modelli algoritmici in auto-apprendimento verso una prospettiva “umano-centrica” funzionale a minimizzare i rischi provocati dall’Intelligenza Artificiale e, al contempo, sfruttarne i vantaggi offerti.

IA generativa: bene la self regulation, ma non basta contro gli abusi dei “media sintetici”

Gli allarmi sui rischi dell’IA generativa

Nonostante le insidie rilevate, emerge un clima corale di profonda preoccupazione di recente manifestata in relazione ai rischi generati dal lancio delle recenti applicazioni di IA, persino al punto da indurre una schiera di esperti, imprenditori, ricercatori e operatori del settore ICT (tra i quali Elon Musk), a rendere pubblica una lettera aperta condivisa con l’intento di invocare la necessità di una moratoria temporanea sul processo di addestramento dei sistemi di IA in attesa di valutare con maggiore cautela i risvolti negativi provocati dall’uso pervasivo di tali strumenti (senza dimenticare il blocco di ChatGPT imposto dal Garante italiano Privacy).

Tuttavia, il panorama normativo si trova ancora in uno stato embrionale di iniziale e incerta ridefinizione teorica su come procedere nella regolamentazione della materia.

Non sembra, infatti, riscontrarsi l’esistenza di una matura visione politica in grado di elaborare, allo stato attuale, normative adeguate a sostenere i ritmi di implementazione che caratterizzano la rapidità esponenziale dello sviluppo evolutivo con cui le tecnologie si stanno progressivamente perfezionando nella prassi, ben oltre l’emanazione di atti di “soft-law” (come la “Carta dei diritti dell’IA”, o le recenti nuove linee guida sull’uso responsabile dei contenuti generati dai “media sintetici” adottate nell’ambito della Partnership on AI da imprese private): si tratta, infatti, di semplici dichiarazioni programmatiche, dal mero valore simbolico, rimesse soltanto alla volontaria iniziativa di recepimento spontaneo nella loro relativa concreta attuazione, priva, pertanto, di efficacia giuridica vincolante e cogente, senza, dunque, mutare sostanzialmente lo scenario regolatorio vigente, di per sé già oltremodo deficitario a causa di ritardi nell’entrata in vigore, ancora lontana, di legislazioni ritenute – in linea teorica – più moderne e aggiornate (emblematiche le criticità della riforma UE in materia di Intelligenza Artificiale), ma verosimilmente destinate a perdere la propria incisività applicativa nel momento in cui sarà conclusa, in via definitiva, la relativa procedura di approvazione finale.

Uno scenario problematico

Lo scenario così delineato si presenta particolarmente problematico per una serie di implicazioni negative che potrebbero far prevalere, con effetti collaterali avversi su larga scala, il “lato oscuro” delle tecnologie automatizzate, compromettendo la salvaguardia della sicurezza e della privacy individuale, con gravi pregiudizi arrecati all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone, come si evince dal recente rapporto delle Nazioni Unite A/HRC/51/17.

Disinformazione e polarizzazione

In primo luogo, resta centrale e tuttora irrisolto il nodo della disinformazione online, come fenomeno in crescita esponenziale che sta inquinando il flusso comunicativo veicolato nell’ambiente digitale, ove prolifera, in quantità dilagante, la circolazione di fake news, ulteriormente alimentata dall’utilizzo di sofisticati chatbot conversazionali di Intelligenza Artificiale, in grado di fuorviare e manipolare l’opinione pubblica con contenuti ancora più subdoli, ingannevoli, distorti, errati e imprecisi.

Inoltre, alla luce della capacità di elaborare testi completi e soddisfacenti di cui risulta dotata la tecnologia IA sulla falsariga delle tipiche argomentazioni del ragionamento umano, vi è un’ulteriore aggravante determinata dal costante addestramento, in auto-apprendimento, degli ultimi innovativi modelli linguistici multimodali, in grado di indurre gli utenti a compiere scelte contrarie ai propri interessi, amplificando, altresì, la polarizzazione di pregiudizi codificati nello sviluppo algoritmico dei relativi sistemi e non sempre facilmente prevedibili o identificabili in anticipo anche per la mancanza di adeguati standard di trasparenza sulle loro modalità di funzionamento tecnico.

L’ impatto persuasivo prodotto dall’Intelligenza Artificiale

Al riguardo, come riporta uno studio effettuato dai ricercatori del Polarization and Social Change Lab della Stanford University e dell’Institute for Human-Centered Artificial Intelligence, preoccupa soprattutto il possibile impatto persuasivo prodotto dall’Intelligenza Artificiale Generativa sulle opinioni politiche delle persone, esposte al rischio di farsi influenzare dalla lettura di contenuti generati dall’IA, contribuendo alla “viralizzazione” di informazioni fuorvianti, con effetti destabilizzanti sullo svolgimento delle competizioni elettorali per la designazione dei propri rappresentanti istituzionali, sino a compromettere la tenuta degli apparati democratici.

La sostituzione dell’IA a discapito della creatività umana

Realizzando le previsioni di una progressiva “automazione dei processi robotici”, destinata alla graduale sostituzione degli esseri umani nella capacità di replicare lo svolgimento delle maggior parte delle prestazioni professionali, anche più qualificate, persino con risultati migliori di qualità e produttività, le sofisticate applicazioni della cd. “Generative AI” potrebbero del tutto erodere, in una prospettiva di medio-lungo termine, le opportunità occupazionali offerte dal mercato del lavoro, sancendo il definitivo primato dell’Intelligenza Artificiale a discapito delle abilità creative e intellettive degli esseri umani.

Una simile evenienza, tutt’altro che fantascientifica, ha già, ad esempio, decretato il trionfo di un’opera artistica realizzata con un programma di Intelligenza Artificiale mediante sofisticate tecniche di grafiche vettoriali complesse, in occasione di una recente competizione, aggiudicandosi il premio in palio per la sezione degli “Artisti digitali emergenti”.

Ma sono davvero inedite le creazioni realizzate, oppure si tratta di rielaborazioni combinate di contenuti digitali che attingono dal complessivo patrimonio di risorse già esistenti e disponibili online?

I nodi del copyright

Mentre una decisione della Corte Federale australiana ha espressamente escluso la possibilità di qualificare un sistema di Intelligenza Artificiale alla stregua di un “inventore”, proprio, nell’ottica di contenere la dilagante espansione dell’Intelligenza Artificiale rispetto all’annoso problema del cd. “AIgiarismo” o “plagio assistito dall’IA”, si registra, nel contenzioso giudiziario, la prima “class action” collettiva (causa “Andersen et al v. Stability AI Ltd. et al”), promossa da un gruppo di artisti per contestare la violazione del diritto d’autore e della proprietà intellettuale sull’utilizzo di miliardi di immagini protette da copyright, indebitamente scaricate e utilizzate dagli algoritmi generatori di IA.

Ispirata dalle medesime finalità risulta, altresì, l’annunciata progettazione di uno strumento di “filigrana” di metadati invisibile in grado di identificare i testi scritti da software di IA, al fine di bloccare i bot di disinformazione e, appunto, combattere il plagio seriale.

Nel frattempo, il cd. “Copyright Office” degli Stati Uniti d’America ha reso noto l’imminente lancio di una nuova proposta di legge sulle più complesse questioni sollevate dall’Intelligenza Artificiale in tema di copyright e diritto d’autore, avviando contestualmente un ciclo aperto di sessioni consultive con artisti, imprenditori, sviluppatori, ricercatori ed esperti del settore tecnologico per la raccolta di suggerimenti da prendere in considerazione nell’elaborazione delle linee politiche da adottare in materia.

Tuttavia, si tratta di un’iniziativa ancora alle prime battute, in una fase iniziale di dibattito teorico, preliminare all’avvio dell’iter istituzionale dedicato all’esame di un vero e proprio disegno di legge, che potrebbe anche non prendere forma all’esito dell’attuale processo partecipativo avviato o, comunque, vanificare gli sforzi intrapresi a causa di prolungati ritardi procedurali rispetto alla rapidità evolutiva dell’Intelligenza Artificiale nel frattempo riscontrabile nella concreta prassi tecnologica.

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