fashion e virtuale

L’industria indiana della moda nel metaverso: sfide normative e scenari di sviluppo

In termini di adattabilità ai progressi tecnologici, l’industria della moda indiana ha tenuto il passo con i cambiamenti in atto in tutto il mondo. Rispetto al resto del mondo, però, l’abbigliamento intelligente in India è ancora in una fase nascente.

Pubblicato il 07 Ott 2022

Radha Khera

ricercatrice - The Thinking Watermill Society

tessuti_india

Quando si parla di tessuti, l’India ha una tradizione lunga, varia e molto ricca. Dalle sete lavorate a mano alla stampa a blocchi, dal chintz ai ricami fatti a mano, dagli scialli di pashmina al lino fresco, l’India è una miniera abbondante da cui attingere idee per l’industria della moda.

Il mercato dei tessuti intelligenti appare quindi come uno sbocco naturale per il Paese che, con uno dei più alti numeri di consumatori che si dedicano agli acquisti digitali, ha anche il potenziale per monetizzare le proprie creazioni in modo digitale. Ma le sfide non mancano: sebbene in India sia iniziato il processo di adesione al “metaverso”, gli sviluppi possono ancora essere considerati come piccoli passi.

Smart Textiles, Future of Fashion

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Condurre sfilate virtuali o lanciare qualche NFT potrebbe non consentire agli stilisti indiani di tenere il passo con la crescita dell’industria della moda a livello globale. Diversi marchi in India, spinti dal sentimento dei consumatori, non sembrano vedere la necessità di entrare nel meta-spazio. Forse perché essendo una nazione in via di sviluppo, i consumatori indiani potrebbero non essere ancora pronti a fare acquisti in beni virtuali.

Ci sono inoltre da affrontare le questioni legate alla privacy e alla protezione dei dati raccolti dagli smart wearable.

L’evoluzione degli smart wearable: i tessuti intelligenti

Negli ultimi dieci anni si è assistito a casi in cui la tecnologia indossabile (monitoraggio della frequenza cardiaca, dei cicli del sonno e di altri parametri vitali), attraverso orologi intelligenti, occhiali intelligenti ed altro, ha salvato la vita delle persone. Tuttavia, nulla di nuovo sotto il sole: nel corso dei secoli l’uomo ha sempre lavorato con la tecnologia. Nel 1500, un inventore tedesco creò dei piccoli orologi che venivano indossati come collane. La prima tecnologia indossabile al mondo potrebbe essere stata realizzata nel XVII secolo sotto forma dell’ “Anello Abaco”, utilizzato dai commercianti per effettuare i calcoli. Sebbene ci siano voluti diversi decenni perché gli smart wearables ricevessero un’attenzione globale, oggi, su una popolazione mondiale stimata in poco più di 7,5 miliardi, quasi 1 miliardo di persone utilizza quotidianamente gli smart wearables.

Un’estensione degli smart wearables è data dai tessuti intelligenti, che sono tessuti in grado di interagire con l’ambiente e con chi li indossa. Questi tessuti sono sviluppati con tecnologie che possiedono qualità funzionali più che estetiche. Grazie a tecnologie di cucitura di nuova concezione, gli abiti intelligenti possono funzionare proprio come gli orologi intelligenti, monitorando la salute e altro grazie alla connessione a dispositivi tecnologici. Avendo sviluppato un modo per trasformare i materiali di stoffa in interfacce intelligenti, la tecnologia ha reso possibile una connessione alimentata da wi-fi o onde radio (eliminando, così, la necessità di una batteria) tra dispositivi intelligenti e tessuto intelligente. L’abbigliamento, riconosciuto come un diritto umano fondamentale, per fornire “protezione fisica al corpo”, può ora fare molto di più che “prevenire i danni del clima e dell’ambiente”. Uno dei primi stilisti ad aver lavorato con i tessuti intelligenti è stato Pierre Cardin, che nel 1967 ha creato la “robe electronique”, un indumento caratterizzato da un motivo geometrico ricamato con LED. Nel corso degli anni, diversi marchi di moda globali hanno già messo in vendita abiti intelligenti: Levi’s e Google hanno collaborato per creare una giacca con tecnologia Bluetooth che rende possibile “una comunicazione a mani libere” per i ciclisti. Ralph Lauren ha collaborato con diverse aziende tecnologiche per creare giacche auto-riscaldanti che aiutino gli atleti in caso di temperature rigide. Uno scienziato di origine indiana ha fatto notizia con la sua ricerca per la creazione di guanti intelligenti che potrebbero aiutare i medici a trattare i pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Un altro marchio ha lanciato “SoundShirt” che permette alle persone con problemi di udito per sentire la musica.

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La posizione indiana nell’industria della moda

Creando differenti collezioni più volte all’anno, l’industria della moda si qualifica come una delle industrie più innovative. Con un ritmo scandito da un’assidua innovazione, sperimenta costantemente modi diversi e nuovi per attrarre la GenZ, sia attraverso la collaborazione con le piattaforme di gioco, sia attraverso la promozione della “slow fashion” che affronta le problematiche ambientali con un approccio giovane e consapevole o persino attraverso il ricorso alla tecnologia indossabile.

Quello che viene anche definito come l’alter ego del nostro mondo reale, il Metaverso, sta guadagnando terreno offrendo nuove opportunità all’industria della moda. Dalle celebrità che lanciano NFT (Non-Fungible Token) ai marchi che lanciano collezioni virtuali, fino alle collaborazioni con le piattaforme di gioco, è in aumento un’ulteriore base di consumatori.

Anche l’industria della moda indiana sta iniziando a immergersi nel nuovo mondo virtuale.  Da decenni in India si lavora su tessuti e indumenti intelligenti. Reliance Industry, una conglomerata multinazionale indiana con diverse attività, tra cui quella tessile, ha ad esempio lanciato tessuti intelligenti con il suo marchio tessile di punta “Vimal” e ha ricevuto un brevetto dagli Stati Uniti per la sua tecnologia DEO2, che consente ai tessuti di resistere all’insediamento di microrganismi, evitando l’odore di sudore. Un altro tessuto intelligente “Protect”, destinato ai consumatori dei paesi tropicali, è stato progettato per avere proprietà antipolvere, antimacchia, antimicrobiche e antipolline. Una start-up indiana, Luminati Clothing Co., ha creato un capo d’abbigliamento ispirato a un pavone, le cui piume possono sollevarsi, i cui colori essere visti e include un dispositivo che fa vibrare l’indumento per riflettere il movimento di agitazione tipico del pavone all’atto in cui apre la sua coda. Il design di questo capo è stato selezionato per la più grande sfilata di moda di tessuti intelligenti al mondo, “Makefashion”, in Canada.

Il Dipartimento di ingegneria tessile e delle fibre dell’Istituto indiano di tecnologia di Delhi, noto per i tessuti intelligenti, ha recentemente collaborato con il governo per sviluppare indumenti protettivi intelligenti per le forze di sicurezza indiane dispiegate in aree ad alta quota e per sviluppare indumenti dotati di sensori. In termini di adattabilità ai progressi tecnologici, l’industria della moda indiana ha tenuto il passo con i cambiamenti in atto in tutto il mondo. Detto questo, rispetto al resto del mondo, l’abbigliamento intelligente in India è ancora in una fase nascente. Tuttavia, si stanno compiendo molti passi per facilitare l’innovazione anche nel settore della moda. Ai fini dell’attuazione, anche le leggi e le procedure che regolano la protezione delle creazioni di proprietà intellettuale sono state rese omogenee con gli Uffici per la proprietà intellettuale in India, i quali hanno adottato un approccio dinamico che consente tempi di risposta più rapidi per la concessione della protezione. Essendo uno dei due principali produttori di tessuti intelligenti nell’area Asia-Pacifico e tra i due maggiori produttori di fibre artificiali, il ruolo dell’India nel mercato globale dei tessuti intelligenti è destinato a crescere in modo significativo in futuro.

Problemi privacy legati agli indossabili intelligenti

Gli indossabili intelligenti raccolgono dati e sono potenzialmente in grado di condividerli attraverso app collegate e altri dispositivi intelligenti, a volte senza consenso. Tali dati possono includere informazioni personali e sensibili relative a chi li indossa, il che può rappresentare una minaccia per la privacy.

Sebbene il diritto alla privacy sia stato riconosciuto come diritto fondamentale in India, le leggi che disciplinano la protezione dei dati sono ancora da definire e l’attuazione di tale diritto fondamentale presenta ancora molte ambiguità. Vista l’assenza di leggi specifiche sull’hosting, la raccolta, l’archiviazione e la condivisione dei dati, la violazione dei dati rappresenta certamente una criticità, soprattutto perché si attende ancora una legge regolatrice per la protezione dei dati, che si spera possa fornire le linee guida necessarie per rendere la tecnologia indossabile una scelta cosciente per l’utente sotto tutti gli aspetti.

Conclusioni

Secondo un recente rapporto del Boston Consulting Group, in India si è assistito a un rapido aumento degli acquirenti influenzati dalla tecnologia digitale e si prevede che la spesa per la vendita al dettaglio online crescerà di sei volte, raggiungendo i 300 miliardi di dollari americani entro il 2030.

Anche diversi marchi di moda indiani stanno raggiungendo il pubblico globale. Le recenti fusioni e acquisizioni da parte dei conglomerati indiani Aditya Birla Fahsion & Retail Limited e Reliance Brands Limited di rinomati marchi di moda come Sabyasachi Mukherjee, Tarun Tahiliani, Masaba Gupta, Ritu Kumar, Anamika Khanna e Rahul Mishra fanno dell’industria della moda indiana una promettente potenza per raggiungere livelli globali. Poiché l’esigenza del momento è quella di coinvolgere i giovani consumatori – la GenZ – come potenziali e principali utenti del lusso e della moda, gli stilisti indiani stanno adottando misure per aumentare il coinvolgimento digitale.

Analogamente a quanto accade a livello globale, dove i marchi stanno ancora valutando come massimizzare i benefici del metaverso, in India i primi e giusti passi, sebbene lenti, sembrano già essere stati compiuti.

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