Forze armate spaziali, asset strategico e militare, difesa e intelligence spaziali: questi termini, nell’immaginario collettivo rimandano subito ad una guerra galattica interplanetaria in grande stile, con cloni, droidi e la costituzione di un Impero Galattico alla Star Wars.
No, non preoccupatevi, Darth Vader non verrà a bussarci alle porte della Terra e quella che vedete dalla finestra è davvero la Luna, non una nuova Morte Nera.
La realtà delle attività spaziali è ancora lontana da questi scenari, e allo stesso tempo è più complessa e meritevole di un approfondimento: infatti sono diverse le dinamiche storiche, geopolitiche e strategiche dietro alle questioni che definiscono l’utilizzo militare dello spazio e alla sua fruizione strategica.
Partendo da ciò che è accaduto recentemente, ovvero l’ultimo summit NATO, va sottolineato che i vertici del patto Atlantico si sono espressi favorevolmente in merito all’estensione allo Spazio extra-atmosferico del principio di “difesa collettiva” sancito dall’articolo 5 del Trattato di Washington.
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È solo nel 2019 che questa dimensione viene ufficialmente nominata quinto dominio operativo, affiancandosi alle altre aree di conflitto Terra, Mare, Aria e Cyberspazio.
Ma come ci siamo arrivati?
La corsa allo Spazio, dalla guerra fredda all’Afghanistan
Fin dagli albori della corsa allo Spazio, la tecnologia, unico mezzo per ottenere il dominio in questo settore, era improntata solamente all’uso militare. In un clima di continua ricerca della supremazia in seguito alla Seconda guerra mondiale, i due blocchi si impegnarono a progredire tecnologicamente per ottenere la supremazia sull’avversario.
Dopo due anni dal lancio del primo satellite artificiale russo nel 1957, gli Stati Uniti d’America si impegnarono nel testare armi come l’Antisatellite Weapons (ASAT), nello specifico un B-47 bomber lanciato dal missile Bon Orion, per impedire agli allora nemici di usufruire delle potenzialità e del supporto derivanti dalle applicazioni spaziali.
Nel corso della guerra fredda l’equilibrio risultante dalla strategia di “Mutual Assured Destruction” (Distruzione Mutua Assicurata) era data dai sistemi spaziali sovietici e americani, che venivano usati come supporto alle forze militari nucleari. La deterrenza nello Spazio era sinonimo di deterrenza nucleare a terra.
L’importanza e la necessità vitale dello spazio come garante di interessi nazionali e internazionali venne ribadita con la Guerra del Golfo del ‘90, la prima guerra informatica, la quale vide l’introduzione delle tecnologie spaziali e le sue potenzialità a sostegno delle operazioni militari. Con la seguente affermazione della “revolution in military affairs” (RMA), avviene ufficialmente il trasferimento tecnologico dall’area civile al campo di guerra e le forze in campo vengono supportate da space based imagery, signals intelligence e altri sistemi di sorveglianza come il real time monitoring delle forze avversarie.
Ed è qui che possiamo individuare quello che è stato un cambio di rotta nel concepire i servizi derivanti dai satelliti. Di fatti, con la Guerra del Golfo e poi con l’Afghanistan, il Pentagono ha individuato la necessità di sfruttare il proprio vantaggio tecnologico per fornire immagini e risorse agli alleati che non fossero sottoposte a segreti militari interni. Da qui l’esigenza di creare un’applicazione duale in orbita. È in questo scenario che ha avuto inizio la proliferazione di tecnologie duali nello Spazio e una maggiore cooperazione tra l’ambito militare e quello civile prima, e quello commerciale poi.
Space economy e geopolitica: come si muove l’Italia
Proprio lo sviluppo della Space economy sta assumendo sempre più importanza per l’affermazione del proprio dominio geopolitico. Il vantaggio di questa partnership tra pubblico e privato deriva dal fatto che le tecnologie spaziali sono diventate sfruttabili da un punto di vista politico, e al contempo sono divenute necessarie dal punto di vista militare nonché sempre più economicamente accessibili. Allo stesso modo, la intrinseca natura duale delle applicazioni militari permette di sfruttare la stessa tecnologia per soddisfare esigenze di vario tipo, promuovendo un mercato più competitivo, con una tipologia di innovazione all’avanguardia e una notevole riduzione dei costi fissi di industrializzazione, grazie all’economia di scala.
L’Italia, leader nel settore dell’aerospazio, ha anche iniziato a muoversi per proteggere le proprie infrastrutture critiche, e nel 2019 ha adottato la “Strategia Nazionale per la Sicurezza dello Spazio” che concorre ad assicurare la continuità dell’azione di governo. La sicurezza degli asset strategici è infatti strettamente correlata a quella della sicurezza spaziale, ed è questo il motivo per cui l’Italia ha adottato diverse soluzioni in collaborazione con il comparto privato e la filiera industriale.
Il sistema Sicral e le PPP
Un primo esempio di PPP (Public- Private Partnership), seppur non rientrante nella categoria delle applicazioni duali, è rappresentato da SICRAL (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi), una dimostrazione di un’efficace collaborazione tra il Ministero della Difesa e il Consorzio SITAB (Sicral, Telespazio, Alenia Spazio, BDP Fiat Avio). È con il contratto 3377 del 1995 e un ammontare totale di 900 miliardi che si conclude questo progetto per un sistema satellitare di comunicazione militare. Tramite i tre satelliti Sicral1, Sicral1B e Sicral 2 mandati in orbita geostazionaria rispettivamente nel 2001, 2009 e 2015 l’Italia afferma la propria competenza dominante in ambito di nuove tecnologie satellitari.
Ad oggi è in programma il dispiegamento della nuova generazione di satelliti SICRAL (SICRAL-3), come collaborazione tra il Ministero della Difesa, Leonardo, Thales Alenia Space, Telespazio e Divisione Elettronica, per un costo stimato di circa 390 milioni di euro che verranno suddivisi tra il 2021 e il 2024. Il concetto di versatilità e flessibilità sta alla base di questo programma militare, dedicato non solo a garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche ma anche alla possibilità di intervento in un quadro di missioni complesse che possono riguardare operazioni in situazioni ostili o che richiedono un’azione tempestiva ed efficiente (peace keeping, and enforcing, disaster relief e search and rescue). La sua fruibilità non è limitata al contesto nazionale italiano o a quello francese, partner di cooperazione nel programma Sicral 2, ma i suoi servizi e funzionalità sono estesi a Paesi Alleati e a Organizzazioni Internazionali come la NATO.
Il programma COSMO-SkyMed
Nel contesto italiano il programma COSMO-SkyMed, fiore all’occhiello della politica spaziale italiana, è stato ed è (con la seconda generazione appena dispiegata) di importanza fondamentale per le strategie e le politiche spaziali italiane degli ultimi anni. Creato da Thales Alenia Space – Italia e da Telespazio su commessa dell’Agenzia Spaziale Italiana, questo sistema duale fornisce dati grazie alla tecnologia SAR (Synthetic Aperture Radar) in banda X. Lo scopo di questa costellazione è quello di monitorare la Terra per la prevenzione delle emergenze, per strategie di difesa, intelligence e sicurezza e per scopi scientifici e commerciali. E-GEOS (società ASI/TELESPAZIO) è il distributore esclusivo globale dei dati forniti da COSMO SkyMed. Questa costellazione si è rivelata essenziale per la sicurezza europea, non solo per quella italiana, assumendo un ruolo sempre più critico: in particolare fornisce un aiuto e un supporto dall’orbita nelle operazioni di maritime awareness garantendo un costante monitoraggio del mar Mediterraneo e del confine naturale e meridionale dell’Unione Europea.
Gli Stati si attrezzano con forze militari spaziali ad hoc
Posta l’efficacia e l’utilità strategica dei sistemi duali, diventa sempre più difficile distinguere tra l’uso militare e l’uso civile delle missioni e delle attività spaziali. Attualmente, la normativa internazionale in vigore prevede l’utilizzo pacifico dello spazio ma, con particolare riferimento all’Articolo IV dell’Outer Space Treaty, non viene impedito agli Stati di utilizzare lo Spazio per scopi militari, a condizione che non comporti la diffusione di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa e il loro posizionamento stazionario in orbita o sui corpi celesti.
La consapevolezza delle potenzialità offerte dallo Spazio ma anche la vulnerabilità rappresentata dalla maggiore dipendenza dagli space derived services, è stata la motivazione per diversi Stati europei di seguire l’esempio americano nell’istituzione di una forza militare spaziale ad hoc: nel 2019 la Francia rende operativo il Commandement de l’Espace (CDE) seguita dalla Germania nel 2020 con il Weltraumkommando der Bundeswehr, nello stesso anno Italia fonda il Comando Operazioni Spaziali e infine UK Space Command nasce nell’Aprile 2021.
A livello istituzionale europeo, non potendo l’ESA, per statuto, perseguire progetti a fini militari, si è decisi di incentrare decisioni e iniziative a livello militare nelle mani della neonata EUSPA.
Conclusioni
Considerato questo trend e quanto specificato in precedenza rispetto alle applicazioni duali, si può affermare che lo Spazio rappresenterà sempre di più un’arena di conflitto strategico per gli Stati nell’accaparrarsi risorse e servizi. Ciò potrebbe condurre a escalation e a stressare i trattati riguardo all’uso della forza e delle applicazioni militari in orbita e sui corpi celesti.
In conclusione, la sicurezza in ambito spaziale non può essere ritenuta come un gioco a somma zero, dove complementare a un vincitore esiste un perdente, ma un piccolo errore nello Spazio può avere conseguenze irreversibili sulla Terra.
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