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L’onda “anomala” del Fintech italiano: tendenze e scenari



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La ricerca “FinTech Waves 2023 – The Italian FinTech ecosystem”, analizza i trend e gli sviluppi di questo mercato all’interno della geografia italiana e ne fa emergere fattori critici e di successo attraverso un sondaggio distribuito a più di 100 startup del settore

Pubblicato il 17 mag 2023

Andrea Ferretti

Partner EY, Markets & Business Development Leader, Financial Services Italy

Gabriele Ripellino

Senior Associate EY, Innovation & FinTech Team, Financial Services Italy



fintech

Pur non avendo ancora raggiunto la massa critica di volumi di fondi raccolti rispetto ad altri ecosistemi più evoluti (come quello del Regno Unito), i segnali di crescita dell’ecosistema fintech italiano sono estremamente promettenti. Infatti, il nostro Paese testimonia una costante crescita negli investimenti proprio a partire dagli anni 2020-21, segnando nel 2022 un nuovo record di oltre 1 miliardo di euro di investimenti nel settore, dunque un significativo incremento rispetto ai 900 milioni del 2021 e ai 247 milioni del 2020[1].

Non solo: secondo l’EY VC Barometer 2022[2], il Fintech è la prima categoria di investimento per il Venture Capital e cresce a un tasso più che doppio rispetto alla media europea (34%).

I risultati dell’indagine

I dati emersi dalla survey condotta da EY e FD – inseriti all’interno della ricerca Fintech Waves 2023 – descrivono innanzitutto un miglioramento dello stadio di sviluppo delle Fintech presenti nell’ecosistema italiano: le Fintech nello stadio “Early Growth” rappresentano oggi il 37% del mercato, mentre quelle in fase “Early Stage” si sono ridotte del 25% dal 2020. Questi dati dimostrano un consolidamento del mercato e in generale dei business model proposti, anche se rimane netta la polarizzazione dei fondi verso le startup: il 94% dei fondi raccolti, infatti, è rappresentato da una decina di Fintech con raccolta fondi superiore a 100 milioni e con un turnover annuale superiore ai 5 milioni. Riguardo alle fonti di finanziamento, più del 17% degli intervistati (quasi il doppio rispetto al 2020) ha affermato di fare affidamento principalmente su fondi di Venture Capital internazionali, a riprova del crescente interesse degli operatori internazionali per il mercato Fintech italiano e dimostrando il potenziale di scale-up e la crescente maturità delle startup appartenenti all’ecosistema nazionale.

I cluster Fintech a più alto potenziale di crescita

Tra i cluster Fintech a più alto potenziale di crescita in Italia troviamo i servizi finanziari dedicati alle Pmi (in particolare il Digital Lending), l’Insurtech, i Digital Payments e le TechFin, con un chiaro segnale che gli investitori saranno sempre più selettivi e tenderanno a valorizzare le realtà in grado di proporre modelli di business sostenibili e profittevoli già nel medio periodo, specialmente in uno scenario globale così incerto come quello che stiamo attraversando.

I Digital Payments

Il cluster dei Digital Payments sta raccogliendo un grande interesse da parte degli investitori nel nostro Paese. I metodi di pagamento innovativi hanno infatti visto un fortissimo sviluppo nel mercato consumer grazie al sempre più diffuso ricorso all’e-commerce che passerà da un valore di 47 miliardi di dollari nel 2021 a 85 miliardi nel 2025. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, infatti, tale segmento (pagamenti tramite smartphone o wearable sia online che in negozio) ha visto una crescita nell’ultimo anno del 107%[3]. Non a caso i primi due unicorni Fintech italiani rientrano in questa categoria: parliamo di Scalapay (Buy Now Pay Later – BNPL) e Satispay (Digital Payment) e, in particolare, il BNPL secondo alcune proiezioni vedrà l’Italia leader nella crescita (+123% entro il 2026)[4]. L’esperienza di pagamento sarà particolarmente influenzata dall’Embedded Finance in termini di modalità innovative di effettuazione di un acquisto.

Il Digital Lending

Se è vero che i grandi investimenti nel settore Fintech fungono da imprescindibile volano per il suo sviluppo, lo stesso si può dire per quanto riguarda l’intermediazione sui finanziamenti alle Pmi, cuore del nostro tessuto economico. Secondo una recente ricerca condotta dall’associazione ItaliaFintech, nel 2022 sono stati erogati tramite piattaforme di Digital Lending oltre 4,5 miliardi di euro diretti alle PMI italiane e negli ultimi 4 anni il segmento è cresciuto con un CAGR del 86.5%. Questi modelli di business (direct lending, e-invoice, personal financial management sono solo alcuni esempi) rispondono a un’esigenza di mercato forte e in complementarità con le banche, facendo leva non solo su una user experience totalmente digitale, ma avvantaggiandosi anche di fonti alternative di dati e scoring che velocizzano e perfezionano il processo stesso di erogazione del credito verso realtà “poco attraenti” per i tradizionali istituti di credito.

Le soluzioni Insurtech

Parlando invece di soluzioni Insurtech la situazione nel nostro mercato va analizzata soprattutto prendendo in considerazione le partnership avviate e future. A livello globale è stato senza dubbio il cluster Fintech che ha subito il colpo maggiore dalla volatilità dei mercati finanziari. I principali colossi Insurtech quotati hanno infatti visto enormi svalutazioni di mercato, ma lo stesso ridimensionamento è avvenuto per moltissime private company. Nonostante ciò, esse destano una particolare attenzione da parte degli intermediari tradizionali che evidenziano uno specifico interesse verso il business assicurativo digitale. Data la complessità della catena del valore propria del settore assicurativo, le Insurtech possono ricoprire il ruolo di partner (più che competitor) nel percorso di trasformazione digitale che gli intermediari finanziari stanno affrontando. Si rileva inoltre un incremento significativo delle collaborazioni, seguite, in alcuni casi, da investimenti e talvolta acquisizioni. In particolare, il 96% dei player assicurativi ha avviato un percorso di Open Innovation a partire dal 2021[5] che prevede accordi di collaborazione e partnership con enti accademici, Insurtech, tech company e acceleratori.

Le tendenze del mercato

Il quadro dei macro-trend del Fintech è in continuo fermento ma sicuramente due sono le vie principali che porteranno sinergie positive al settore stesso e a quello dei financial services.

L’Open Banking

Il primo trend fondamentale è quello che deriva dalla naturale evoluzione del modello Open Banking che sfrutta il potenziale offerto dalle API e che viene definito Open Finance. In questo paradigma emergente, la creazione di valore deriva dalla condivisione, dalla fornitura e dall’accesso a un numero ancora maggiore di dati e prodotti finanziari attraverso le API, includendo non solo attori innovativi come le Insurtech e le Wealthtech, ma anche aziende provenienti da settori completamente diversi.

L’Embedded Finance

Il trend dell’Open Finance è in linea con l’Embedded Finance, definita come la perfetta integrazione dei servizi finanziari in una piattaforma di servizi non finanziari che migliorerà drasticamente il percorso del cliente nei pagamenti, nei prestiti e nelle assicurazioni. Secondo la Banca d’Italia il 46% degli intermediari ha avviato almeno un rapporto di collaborazione Fintech, mentre il 62%[6] dei consumatori è disposto a condividere più dati personali per ricevere offerte più adatte agli obiettivi di lungo termine. I dati raccolti da EY dimostrano la forza di questo fenomeno: circa un quarto delle Fintech sta già collaborando con incumbent non finanziari appartenenti a settori come Telco, Utilities, Retail, Travel e tra i principali driver di scelta per la collaborazione troviamo il lancio di nuovi prodotti o servizi.

Le partnership strategiche bancarie

Secondo una recente indagine USA EY – Parthenon 2022 sulle partnership strategiche bancarie, circa il 40% di esse non riesce a diventare operativa, soprattutto a causa di strategie inefficaci, problemi di scalabilità e scarso allineamento organizzativo. Questo scollamento tra la crescente dipendenza delle banche dalle partnership Fintech e le loro difficoltà nel trarre maggior valore da tali relazioni è un problema emergente per molte banche. Sebbene dal sondaggio Fintech Waves 2023 sul mercato italiano emerga un livello di soddisfazione a seguito di accordi di partnership elevato, tra le principali difficoltà riscontrate vengono segnalati proprio problemi riguardanti le integrazioni di processo, tecnologiche e contrattuali.

Le partnership possono essere molto complesse nella loro attuazione operativa dal momento che toccano numerosi aspetti dell’azienda e che coinvolgono diversi stakeholder. La massimizzazione del loro valore richiede coordinamento e struttura. Le banche che adottano una configurazione di partnership end-to-end che comprende lo sviluppo della strategia, l’identificazione dei partner, la selezione e l’inserimento, l’implementazione e la misurazione del valore, saranno meglio posizionate per cogliere i vantaggi della collaborazione con terze parti.

L’innovazione sui temi di sostenibilità sociale, ambientale e di governance

La seconda direttrice di sviluppo futuro del mercato Fintech riguarderà l’innovazione in ambito financial services sui temi di sostenibilità sociale, ambientale e di governance. Il Fintech può infatti dimostrarsi un grande abilitatore per il raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG).

Il “Fintech for Good”

Sono sempre più diffuse soluzioni “Fintech for Good” ossia tutte quelle soluzioni tecnologiche in ambito finanziario volte a misurare, monitorare ed agevolare il raggiungimento degli obiettivi ESG (+88% sul 2021). Circa 300 Fintech ESG sono attive in Europa, 198 delle quali sono state fondate a partire dal 2016. Il Regno Unito è in testa per numero di Fintech attive in questo campo, mentre l’Italia si colloca degnamente in quarta posizione con l’8% delle aziende totali che offrono questo tipo di soluzioni.

Il “Fintech for Good” è inoltre l’unico cluster Fintech che a livello globale registra tassi di crescita positivi anche per il 2022. Un’attenta analisi condotta dal Fintech District di Milano ha mappato gli archetipi di questo cluster Fintech che secondo EY diverrà sempre più importante: inclusione finanziaria, finanza d’impatto, accesso a donazioni/crowdfunding, reporting e monitoraggio, disintermediazione finanziaria, servizi welfare/Insurtech, identificano i prodotti e i servizi abilitati dalle Fintech operanti in campo ESG.[7]

L’ecosistema Fintech italiano si è dimostrato non solo resiliente alle recenti congiunture globali quali Covid e conflitto in Ucraina, ma ha con forza raggiunto nuovi importanti record in termini di investimenti, soprattutto per quanto riguarda il cluster dei pagamenti. Di riflesso dalla situazione internazionale, molte valutazioni di startup del settore hanno recentemente subito un ridimensionamento al ribasso, con perdite che per alcune grandi realtà estere hanno superato l’80%, ma lo stesso ha riguardato l’ammontare degli investimenti, che negli ultimi 6 mesi del 2022 si sono dimezzati rispetto alla prima metà dell’anno.

Conclusioni

Detto questo, le startup e scale-up Fintech italiane devono inesorabilmente fare i conti con un cambio di approccio da parte degli investitori di venture capital divenuti molto più sensibili alla sostenibilità dei modelli di business – che permettono alla startup di raggiungere la stabilità finanziaria – ricercando redditività operativa a scapito di una rapida crescita di breve termine. Infine, è giusto sottolineare che le Fintech in competizione diretta con le istituzioni finanziarie sono poche, per ragioni di scala, di requisiti regolamentari e di bacino clienti. La maggior parte delle Fintech hanno definito modelli verticali focalizzati su specifici prodotti e servizi che, infatti, si posizionano come complemento all’offerta tradizionale di banche e assicurazioni.

A conferma di tale configurazione si rileva che le collaborazioni e partnership tra l’ecosistema Fintech e gli intermediari finanziari sono in continua crescita ed infatti il 90% delle Fintech indagate da EY conferma di aver avviato almeno una collaborazione con altri player (il 65% con incumbent finanziari).

Note


[1] “Fintech Waves 2023”, EY e Fintech District, 2023

[2] “EY Venture Capital Barometer”, EY, 2022

[3] “I pagamenti digitali in Italia in cifre nel 2022”, Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, 2023

[4] “Beyond Cards,” TrueLayer, 2022

[5] “L’assicurazione del futuro e i modelli abilitanti”, EY, 2022

[6] “EY Global Future Consumer Index”, EY, 2021

[7] “Fintech For Good market analysis” Fintech District, 2022

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