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Ai in Europa, ma quale riscatto: ecco tutti i dubbi sui mega annunci



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L’AI Action Summit di Parigi segna un tentativo europeo di riconquistare terreno nell’intelligenza artificiale, con annunci di investimenti per oltre 450 miliardi di euro. Tuttavia, il divario con USA e Cina resta significativo, rendendo incerto il successo dell’iniziativa

Pubblicato il 14 feb 2025

Stefano da Empoli

presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com)



intelligenza artificiale pratiche vietate ai act

È possibile che in futuro considereremo l’AI Action Summit, svoltosi a Parigi gli scorsi 10 e 11 febbraio, come un momento spartiacque in una ritrovata competitività europea nella corsa globale all’intelligenza artificiale (IA). Al momento non ci sentiamo di assegnare a questa eventualità una probabilità elevata, visto l’ampio gap con Stati Uniti e Cina che perdura ormai da molti anni e i tanti ostacoli che l’UE si trova sulla propria strada per riuscire davvero ad avvicinarsi alle due potenze in fuga (con gli USA che restano comunque in una posizione di vantaggio assoluta). Ma, rispetto solo a pochi giorni prima, uno scenario che più grigio non si poteva è tornato a colorarsi di tinte decisamente più vivaci.

Mistral AI e la lezione dei casi Stargate e DeepSeek

Infatti, dopo essersi brevemente inserita nell’élite mondiale grazie agli exploit di Mistral AI, la startup francese nata nell’aprile del 2023 e che in nemmeno un anno di vita aveva prodotto uno dei large language models (LLM) più performanti a livello mondiale, l’Europa sembrava tornata nella sua aurea mediocritas, fatta di tante startup, diverse delle quali potenzialmente eccellenti, ma prive dell’equipaggiamento per salire fino in cima. Il doppio colpo di grazia sembrava arrivato a fine gennaio con i casi Stargate e DeepSeek mentre il Financial Times produceva una lunga analisi sul fatto che Mistral AI, “la grande speranza dell’Europa”, avesse perso la sua occasione. In effetti, se il progetto da 500 miliardi di dollari di Stargate, annunciato alla presenza di Trump da OpenAI, Oracle e SoftBank, testimoniava la potenza di fuoco degli USA, neppure avvicinabile da player europei, la vicenda DeepSeek suonava ancora più umiliante. Una startup cinese pressoché sconosciuta era stata in grado con soli 6 milioni di euro di costi operativi e un team di giovani ingegneri educati in patria di sfornare un modello paragonabile ai migliori presenti sul mercato.

A fronte di questi due sviluppi, che rappresentavano plasticamente il gigantismo americano da un lato e la resilienza cinese dall’altro, capace di sfidare con un mix di competenza, lavoro e inventiva (e per alcuni anche spregiudicatezza) le sanzioni USA, l’Europa sembrava un pugile ormai alle corde, costretto a combattere con le catene della regolamentazione ai piedi contro avversari molto più robusti o agili. Si trattava certamente di una percezione eccessiva ma, come sappiamo, narrativa e stati d’animo condizionano le scelte degli investitori e, alla lunga, finiscono per tramutarsi in profezie che si autorealizzano.

Il tempismo dell’AI Action Summit di Parigi

Alla luce di tutto questo, il timing del vertice internazionale sull’IA, è giunto nel momento paradossalmente migliore per tentare un contrattacco immediato, con l’aiuto della coreografia come al solito perfetta messa in campo dalla Francia e dal suo Presidente. Che peraltro si era già sapientemente premurato, nel momento in cui era stata annunciata la terza edizione del summit, che seguiva quello iniziale di Bletchley Park del novembre 2023 e poi quello di Seul dello scorso anno, di cambiarne la denominazione da AI Safety Summit a AI Action Summit. Sia per dargli maggiore concretezza che per mettere in luce le tante opportunità offerte dall’IA.

Ma forse nessuno si aspettava i tanti fuochi d’artificio che hanno contraddistinto il vertice e che poco o nulla hanno riguardato in effetti questioni di governance internazionali per prevenire i rischi sistemici dell’IA che ne dovrebbero essere la ragione fondante. Qualcosa si è incominciato a pregustare con il rilascio, senz’altro avvenuto non casualmente nella settimana che precedeva il summit, del chatbot di Mistral AI, Le Chat, subito rilanciato da Macron in persona su X. Il chatbot di Mistral AI non ha forse la qualità di quelli più affermati ma colpisce per la velocità delle risposte, secondo i report tecnici circa dieci volte superiore agli attuali leader di mercato. Tanto per smentire chi vedeva Mistral ormai condannata a una parabola discendente.

I principali annunci d’investimento usciti dal Summit

Ma il piatto forte del Summit sono stati i tre principali annunci di investimento.

I 109 miliardi di euro di investimenti in Francia

Il primo dei quali è stato pubblicizzato dai frenetici interventi di Macron che hanno preceduto il Summit, i 109 miliardi di euro che saranno stanziati nei prossimi 5 anni da investitori esteri (prevalentemente mediorientali) e francesi in Francia, soprattutto nella costruzione di data center. Una cifra paragonata da Macron, tenuto conto delle dimensioni delle rispettive economie, a quella del progetto Stargate. Un calcolo con un forte contenuto di simbolismo ma che in realtà, a onor del vero, risulta un po’ capzioso: mentre il progetto Stargate è solo uno, anche se certamente il più ambizioso annunciato finora, delle tante iniziative di investimento in corso negli USA, la cifra annunciata da Macron è in realtà la somma di tutte le iniziative che dovrebbero essere realizzate nei prossimi 5 anni. Il condizionale è d’obbligo (così come anche per Stargate e gli altri due annunci fatti nel Summit) perché al momento si tratta per l’appunto di annunci e sappiamo come gli investitori, specie di fronte alla prospettiva di dover spendere miliardi o addirittura decine di miliardi, possano cambiare idea in fretta.

Detto tutto questo. è chiaro che a livello simbolico quella di Macron è stata una mossa pienamente riuscita, peraltro impreziosita dalla canzonatura che il Presidente francese ha imbastito nei confronti del “suo buon amico d’Oltreoceano” Donald Trump, costretto a infischiarsene dei vincoli ambientali per procurarsi l’energia necessaria ad alimentare i data center, raccogliendo il classico slogan repubblicano “drill, baby, drill”, laddove la nuclearista Francia, che può permettersi di esportare ai Paesi vicini tra i quali l’Italia l’energia prodotta dalle proprie centrali, può rassicurare gli investitori con un meno dispendioso e più sostenibile “plug, baby, plug” . In poche parole, se si sceglie la Francia, non c’è bisogno di trivellare il sottosuolo ma semplicemente di allacciarsi alle infrastrutture energetiche già esistenti e ad emissioni zero.

I 150 miliardi di euro della EU AI Champions Initiative

Sono stati tuttavia gli altri due annunci forse quelli più inaspettati, a partire dal lancio della EU AI Champions Initiative, promossa dal fondo di venture capital General Catalyst, guidato in Europa dalla tedesca Jeannette zu Furstenberg, e che riunisce più di 60 aziende europee, dalle startup come Mistral AI e Helsing a autentici colossi dell’economia europea, da Siemens a Renault, da Volkswagen a Airbus, determinati a fare dell’Europa il leader globale nello sviluppo e nell’applicazione dell’IA. Senza rinunciare alla propria identità ma anzi facendone un fattore distintivo di competitività, anche se al contempo chiedendo regole non troppo invasive e pro-innovative. La nuova iniziativa paneuropea, che grazie anche al coinvolgimento di fondi di venture capital e private equity, si propone di stanziare 150 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, è esattamente quello di cui l’Europa avrebbe bisogno. Al di là di una sana competizione di mercato, è importante che ci sia un coordinamento e un reciproco sostegno tra i tanti esponenti dell’industria e dell’economia di cui l’Europa dispone e le startup IA che pure stanno crescendo nel numero (solo in Francia sono passate da meno di 100 nel 2018, l’anno in cui un Macron da poco arrivato all’Eliseo lanciò la prima strategia IA francese, alle circa 800 di oggi) ma meno nella scala. Peccato che tra i soggetti al momento coinvolti nell’iniziativa di italiano non ci sia nessuno al momento, tenuto conto che la Exor della famiglia Agnelli ha la propria sede in Olanda. Ed era presente con John Elkann al Summit sulla scorta dell’accordo appena stipulato (anche in questo caso con un occhio alla narrativa complessiva) tra Stellantis e Mistral AI per innovare l’esperienza di guida e i servizi correlati.

I 200 miliardi di euro annunciati da Ursula von der Leyen

Nell’ultimo giorno del Summjt, la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha lanciato InvestAI, un’iniziativa volta a mobilitare 200 miliardi di euro per investimenti nell’IA, inclusa la creazione di un nuovo fondo europeo da 20 miliardi di euro per le gigafabbriche di IA. Il fondo InvestAI si propone di finanziare la creazione di quattro future gigafabbriche di IA dotate di circa 100.000 chip di ultima generazione per l’IA, circa quattro volte di più rispetto alle fabbriche di IA attualmente in fase di sviluppo. Queste nuove strutture saranno specializzate nell’addestramento dei modelli di IA più complessi e di grande scala. I modelli di nuova generazione richiedono un’infrastruttura computazionale avanzata per realizzare progressi in settori specifici come la medicina e la scienza.

Nelle intenzioni della Commissione, le gigafabbriche finanziate tramite InvestAI rappresenteranno la più grande partnership pubblico-privata al mondo per lo sviluppo di un’IA affidabile con l’obiettivo di garantire a ogni azienda, non solo i colossi del settore, di poter accedere a una potenza di calcolo su larga scala.

InvestAI sarà strutturato come un fondo multilivello, con quote caratterizzate da diversi profili di rischio e rendimento. Il bilancio dell’UE avrà il compito di mitigare i rischi per gli investitori privati. Il finanziamento iniziale della Commissione per InvestAI sarà tratto da programmi di finanziamento europei già esistenti con una componente digitale, come il Programma Europa Digitale, Orizzonte Europa e InvestEU. Gli Stati membri potranno contribuire utilizzando i fondi provenienti dai programmi di Coesione.

Rimane il solito dubbio però su quante risorse pubbliche saranno effettivamente investite nell’iniziativa dalle istituzioni europee e dagli Stati Membri e in quale orizzonte temporale, quante di queste saranno davvero nuove o quantomeno più efficaci rispetto a quelle già destinate alla transizione digitale e all’IA e se l’effetto leva sarà effettivamente quello preventivato dalla Commissione.

Tra l’altro il riferimento alle giga-fabbriche come dei nuovi Cern rischia di essere illusorio. È vero che l’organizzazione di ricerca con base a Ginevra si basa su un’infrastruttura fisica ma è molto di più di quest’ultima, contando su un personale altamente specializzato di circa 2500 unità che rappresenta una élite internazionale nel proprio campo. Non sappiamo ancora se, quanto e soprattutto quale personale avranno le giga-fabbriche ma il percorso per farne dei luoghi di eccellenza al di là degli aspetti puramente computazionali appare piuttosto lungo e complesso.

Pochi soldi ma tanto rumore anche in Italia

Proprio il giorno prima che iniziasse il Summit parigino, il Sottosegretario Butti ha rilasciato una dichiarazione per sostenere che l’Italia sta finalmente recuperando il tempo perso nell’IA, passando da una situazione di stallo a un ecosistema in rapida crescita. A riprova di questo, venivano citati i progetti Colosseum 355B di iGenius, Velvet di Almawave e Vitruvian-1 di ASC27 come esempi di collaborazione virtuosa tra pubblico e privato.

Inoltre, venivano ricordati anche i progressi sul fronte della potenza computazionale: nella classifica TOP500 dei supercomputer, l’Italia è passata dall’ottavo posto del giugno 2022 al terzo del novembre 2024.

Non c’è dubbio che l’attenzione sia aumentata anche in Italia e, nonostante le iniziative siano partite in ritardo, non possiamo che augurare la migliore fortuna agli LLM italiani ai quali faceva riferimento il Sottosegretario. Tuttavia, rispetto ai modelli fondazionali, al momento siamo ancora lontani non solo dalle due principali potenze mondiali ma anche dai principali player europei, come Mistral AI. La cui vicenda dimostra come occorra avere le risorse giuste non solo per fare il salto in alto momentaneo, che rischia altrimenti di essere un momento fugace o comunque meno significativo di quanto si pensi, ma soprattutto per rimanere nel gruppo di testa continuando ad investire e facendo fronte ai costi necessari. Gli italiani hanno sicuramente creatività e grinta ma sembra difficile vedere un DeepSeek italiano all’orizzonte.

Nel frattempo, l’Italia dovrebbe senz’altro provare a promuovere il più possibile coalizioni pubbliche e private e programmi comuni europei, senza le quali difficilmente l’Europa potrà giocare un ruolo adeguato alle proprie ambizioni. Per questo, sarebbe bene evitare eccessivo pessimismo, il deterrente peggiore per qualsiasi impresa, quanto trionfalismi che finiscono per nascondere quanto sia ripida e lunga la strada verso la vetta. Piuttosto proviamo a capire tutti insieme come poterci arrivare attraverso uno sforzo collettivo. Quello che ad esempio ho potuto personalmente osservare nel follow-up di Parigi al World AI Festival di Cannes, dove la delegazione di espositori italiani, quasi tutte startup portate dall’ICE e dal Ministero degli Esteri, era la più numerosa. Un bel segnale per traguardi maggiori. L’importante è comportarsi come in cordata. Con spirito di squadra ed equipaggiamento adeguato.

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