Chips for Europe

L’Ue nella corsa globale dei microchip: finanziamenti e progetti strategici



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L’Unione Europea ha annunciato un investimento di 325 milioni di euro per la ricerca e l’innovazione nei semiconduttori, nell’ambito del Chips Act. Il programma mira a rafforzare l’ecosistema dei semiconduttori europeo, affrontando carenze di approvvigionamento e migliorando l’autonomia digitale. Progetti in Germania e Italia sottolineano l’importanza strategica del settore

Pubblicato il 9 lug 2024

Luisa Franchina

Presidente Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche

Corrado Fulgenzi

analista Hermes Bay



chip semiconduttori

Il 4 luglio il Chips Joint Undertaking ha annunciato un investimento da 325 milioni di euro per le iniziative di ricerca e innovazione sui semiconduttori nel campo della fotonica, dei centri di competenza e di una piattaforma di progettazione di semiconduttori basata sul cloud, nell’ambito dell’iniziativa “Chips for Europe” prevista dal “Chips Act”, ossia il Regolamento n. 2023/781 per l’istituzione di un quadro di misure per il rafforzamento dell’ecosistema dei semiconduttori.

Iniziative principali del Chips Joint Undertaking

Il programma Chips Joint Undertaking era stato inaugurato il 30 novembre 2023 dalla Commissione europea per l’implementazione dell’iniziativa Chips for Europe al fine di affrontare la carenza di semiconduttori e migliorare l’autonomia digitale dell’Europa, attraverso la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione con un significativo finanziamento dell’UE di circa 11 miliardi di euro.

Ricerca e innovazione nel campo dei semiconduttori e della fotonica

Nel Chips JU, dunque, sono state individuate tre aree di intervento. La prima concerne le iniziative di ricerca e innovazione nel campo dei semiconduttori e della fotonica: la nuova serie di bandi sosterrà l’industria europea dei semiconduttori istituendo una linea pilota per i circuiti integrati fotonici. Questi semiconduttori utilizzano la luce per elaborare e trasmettere informazioni a velocità più elevate, consumando meno energia. In un futuro non troppo lontano, ciò sarà particolarmente importante per la prossima generazione di computer ad alte prestazioni, comunicazioni ad alta velocità e centri dati.

Il ruolo dei centri di competenza

La seconda area riguarda i centri di competenza: il finanziamento sosterrà anche la creazione, lo sviluppo e la messa in rete di “centri di competenza sui chip” negli Stati partecipanti. Questi centri di competenza forniranno l’accesso all’esperienza tecnica e alla sperimentazione sui semiconduttori, aiutando le aziende, in particolare le piccole e medie imprese, a potenziare le capacità di progettazione e a accrescere le proprie competenze.

Sviluppo di una piattaforma di progettazione di semiconduttori basata su cloud

La terza area è focalizzata sullo sviluppo di una piattaforma di progettazione di semiconduttori basata su cloud: questo progetto consentirà agli utenti, alle università, alle start-up e alle piccole e medie imprese di progettare e sviluppare i loro nuovi chip e di contribuire a portare i propri progetti sul mercato.

La strategia Ue per rafforzarsi nei semiconduttori

Il Chips Act, entrato in vigore il 21 settembre 2023, ha fissato gli aspetti e gli obiettivi chiave per conseguire la Digital Strategy. In breve, l’Unione Europea deve rafforzare le proprie capacità nei semiconduttori per garantire la competitività futura e mantenere una leadership tecnologica, senza tralasciare la sicurezza della catena di approvvigionamento. Come oramai noto, sono ampiamenti utilizzati nelle automobili, nei prodotti casalinghi, ma anche in settori critici come le infrastrutture critiche per la sanità, l’energia, la difesa, le comunicazioni e l’automazione industriale: i chip sono vitali per la moderna economia digitale.

L’importanza geostrategica della produzione di semiconduttori

I semiconduttori sono al centro di forti interessi geostrategici e della corsa tecnologica globale. A complicare la situazione vi sono fattori esogeni riguardanti le catene di fornitura dei semiconduttori, le quali sono altamente interconnesse e il loro commercio molto spesso passa attraverso numerosi punti di strozzatura che possono avere un impatto sulla produzione.

Le cause che hanno portato all’interruzione delle forniture di chip

Infatti, recentemente l’Europa ha assistito a interruzioni nella fornitura di chip, causando carenze in diversi settori economici con conseguenze sociali ed economiche potenzialmente gravi. Tali interruzioni sono state causate da molteplici fattori, tra cui:

  • l’accelerazione della trasformazione digitale nell’industria, che ha portato a un aumento della domanda di un gran numero di componenti e dispositivi a semiconduttore;
  • l’aumento della domanda di computer, prodotti elettronici e tecnologici, in quanto le chiusure legate alla pandemia COVID-19 hanno portato a un rapido aumento di tendenze già in atto come il lavoro a distanza e dell’intrattenimento digitale con lo streaming e il gaming;
  • la chiusura di fabbriche chiave legata al COVID-19;
  • le dislocazioni nelle reti logistiche e di trasporto globali, unite alla carenza di materie prime, componenti chiave e prodotti intermedi.

L’impatto della carenza di chip sull’industria globale

La carenza di chip ha avuto un impatto su settori come l’automotive, l’energia, le comunicazioni e la salute, nonché la difesa, la sicurezza e lo spazio, costringendo a ritardi nella produzione e alla chiusura di fabbriche in tutto il mondo.

L’impatto è stato grave e nel settore automobilistico, ad esempio, la produzione in alcuni Stati membri europei è diminuita di un terzo nel 2021. Alcune delle circostanze appena menzionate, si sono originate direttamente o indirettamente anche a causa di tensioni geopolitiche.

Confronto tra gli investimenti Ue e globali in tecnologia dei semiconduttori

Un fattore determinante è la competizione tra gli Stati Uniti e la Cina. Quest’ultima dipendeva molto dalla tecnologia di origine statunitense e dalle importazioni di chip da Taiwan. Per svincolarsi da tale legame, la Cina ha lanciato il piano “Made in China 2025″ nel 2015, con cui si è posta l’ambizione di raggiungere il 70% di autonomia nella produzione di chip entro il 2025 e a tal fine ha stanziato 150 miliardi di dollari per costruire la capacità di progettazione e produzione di semiconduttori.

La creazione di questo fondo è stata collegata alla crescita del ritmo delle acquisizioni transfrontaliere nel settore dal 2015.

Di recente, gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno stanziato circa 81 miliardi di dollari per la produzione di microprocessori avanzati, un primo investimento su 380 miliardi di dollari previsti.

Progetti chiave in Germania e Italia: un confronto

Ad oggi, i due maggiori progetti europei si trovano in Germania: una fabbrica Intel prevista a Magdeburgo del valore di circa 36 miliardi di dollari e che riceverà quasi 11 miliardi di dollari di sovvenzioni, e una joint venture TSMC del valore di circa 11 miliardi di dollari, metà dei quali saranno coperti da fondi governativi. Tuttavia, la Commissione Europea non ha ancora dato la conferma finale per gli aiuti di Stato a nessuno dei due impianti.

Un progetto alternativo o, meglio, complementare in ottica comunitaria si potrebbe avere in Italia. Il 31 maggio la STMicroelectronics NV ha dichiarato di voler spendere 5 miliardi di euro per la costruzione di un impianto di produzione di chip e packaging a Catania finanziato in parte dal Chips Act. Stando a quanto previsto da quest’ultimo, il Governo italiano concederà a STMicro 2 miliardi di euro in sovvenzioni. L’impianto si specializzerà nella produzione di carburo di silicio nei test e nel confezionamento e inizierà la produzione nel 2026 puntando a raggiungere la piena capacità entro il 2033.

L’industria dei semiconduttori in Asia

Nel coninente asiatico, gli Staiti Uniti possono contare sul sostegno di due Paesi cruciali per competere con la Cina: il Giappone e la Corea del Sud. In Giappone, il ministero del Commercio ha ottenuto circa 25,3 miliardi di dollari per la campagna sui chip sin da giugno 2021. Di questa somma, 16,7 miliardi di dollari sono stati stanziati per progetti che includono due fonderie TSMC nel sud di Kumamoto e un’altra fonderia nel nord di Hokkaido, dove la società giapponese Rapidus Corp. punta a produrre in massa chip logici a 2 nanometri nel 2027. Il primo ministro Fumio Kishida punta a un investimento totale di 64,2 miliardi di dollari, comprese le somme provenienti dal settore privato, con l’obiettivo di triplicare le vendite di chip di produzione nazionale a circa 96,3 miliardi di dollari entro il 2030.

La Corea del Sud, invece, ha evitato i finanziamenti diretti e le sovvenzioni come quelli abbracciati da Washington e Tokyo, preferendo agire come una mano guida per i suoi chaebol, che sono molto ricchi. Nei semiconduttori, il governo sudcoreano svolge un ruolo di supporto in una spesa stimata di 246 miliardi di dollari, parte di una visione più ampia per la tecnologia nazionale, dai veicoli elettrici alla robotica.


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