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A caccia di materie prime critiche: strategie e azioni di Ue e Italia



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Le Materie Prime Critiche (MPC) stanno acquisendo un ruolo sempre più centrale nell’economia dell’innovazione, fondamentali come sono per una serie di settori cruciali (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, elettronica di consumo, sanità, siderurgia, difesa, esplorazione spaziale, aviazione). Vediamo come la Ue e l’Italia affrontano la crescente domanda e la contrazione dell’offerta

Pubblicato il 22 nov 2023

Valerio Francola

Senior Researcher at Astrid

Alessandro Liscai

ricercatore Astrid

Gordon A. Mensah

ricercatore Astrid



mappamondo

Le materie prime critiche (MPC), classificate periodicamente dalla Commissione Europea in base alla rilevanza economica ed ai rischi di approvvigionamento che le connotano, stanno sempre più assumendo un ruolo di estremo rilievo nel dibattito europeo corrente.

Nell’ultimo documento programmatico del marzo 2023[1], la Commissione ne include 34. Tra di esse, 16 sono definite materie prime strategiche, in quanto considerate “rilevanti per le tecnologie che supportano la duplice transizione verde e digitale e gli obiettivi della difesa e dell’aerospazio”.

I settori che dipendono dalle materie prime critiche

Le MPC sono alla base delle tecnologie impiegate nei settori delle energie rinnovabili, della mobilità sostenibile, dell’elettronica di consumo, della sanità, della siderurgia, della difesa, dell’esplorazione spaziale e dell’aviazione. In particolare, litio, nichel, cobalto, manganese e grafite sono fondamentali per le batterie dei computer portatili e dei telefoni cellulari. Inoltre, le terre rare – definite da Ursula vor der Leyen nel corso dello State of the Union 2022 come “presto più importanti del petrolio e del gas”[2] – sono essenziali per le turbine eoliche, i motori elettrici, gli elettrodomestici e diversi prodotti hi-tech (smartphone e monitor, in particolare). Da ultimo, le MPC sono fortemente impiegate nella produzione di pannelli fotovoltaici e di attrezzature militari (laser e radar), ed è noto che le reti elettriche (e di telecomunicazioni) necessitano di un’enorme quantità di rame e alluminio.

Gli obiettivi Ue che dipendono dalle MPC

Le due transizioni comportano un crescente fabbisogno di MPC per raggiungere gli obiettivi che l’Unione europea si è data: si tratta in primo luogo del Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age e del pacchetto climatico Fit for 55, ma anche di interventi specifici settoriali, quali il Chips Act.

Questi programmi vanno inquadrati con riferimento alle situazioni di crisi di approvvigionamento – attuali ed ancora più prospettiche – dell’Unione Europea in molti settori. Ad esempio, tenendo conto esclusivamente dei settori delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica, entro il 2050 l’UE avrebbe bisogno di una quantità fino a 60 volte superiore di litio e 15 volte maggiore di cobalto, rispetto ai livelli attuali[3]. La domanda di terre rare potrebbe aumentare di dieci volte entro lo stesso periodo di tempo secondo il sopra citato studio della Commissione Europea.

Oltre alla crescita della domanda di MPC, va segnalata anche la contrazione dell’offerta: l’Europa è l’unica area al mondo ad aver registrato una diminuzione del 33% nella produzione dal 2000 al 2020, come riportato dall’ultimo rapporto del World Mining Data[4].

Di conseguenza, le economie europee sono divenute fortemente dipendenti dalle importazioni, in alcuni casi da quelle provenienti da un solo paese. Esempi lampanti di questo fenomeno sono forniti da materiali cardine come il litio e le terre rare, che vengono importati per il 100% da nazioni extra-europee (in particolare, la totalità delle terre rare pesanti e l’85% di quelle leggere viene importata dalla sola Cina[5]).

Il carattere strategico delle MPC deriva anche dalle tensioni che stanno attraversando lo scenario internazionale, con conflitti in corso ed altri potenziali, che potrebbero aumentare significativamente il valore della concentrazione geografica all’estrazione, rendendo le catene del valore ancora più vulnerabili. Basti pensare, a titolo esemplificativo, che il Congo detiene circa il 70% della produzione mondiale di cobalto[6].

Le strategie europee alla luce dello European Critical Raw Materials Act

Per far fronte a questa situazione, nel marzo scorso, la Commissione Europea ha presentato lo European Critical Raw Materials Act, il primo piano strategico europeo in questo contesto, con l’obiettivo di assicurare ai Paesi Membri un approvvigionamento sicuro, diversificato, conveniente e sostenibile, con mutuo beneficio dei Paesi europei ed extra-europei.

Il piano pone target ambiziosi: almeno il 10% delle materie prime critiche consumate nell’UE dovrà essere estratto da miniere europee; almeno il 40% delle materie prime critiche consumate nell’UE dovrà essere lavorato (raffinato) in Europa; almeno il 15% delle materie prime critiche consumate nell’UE dovrà provenire da attività di recupero e riciclo. Inoltre, entro il 2030, non oltre il 65% del consumo annuale in UE di ciascuna materia prima critica (lungo tutte le fasi del processo di lavorazione) dovrà provenire da un singolo Paese terzo.

Il ruolo dell’Italia in sede di negoziato

In sede di negoziato del piano, l’Italia ha giocato un ruolo di rilievo ottenendo, nella stesura del testo di compromesso, l’inserimento dell’alluminio nella lista delle materie prime strategiche – analogo all’emendamento 5 adottato dal Parlamento Europeo – una riduzione da quattro a tre anni dei tempi di aggiornamento delle liste delle materie prime strategiche, ed una importante misura di controllo e pianificazione che vede una definizione di obiettivi quantitativi riferiti alla singola materia prima entro diciotto mesi dall’entrata in vigore del regolamento[7].

Al fine di conseguire questi traguardi, la Commissione Europea delinea una serie di interventi intermedi e una riorganizzazione degli strumenti di governance, grazie ai quali intende avviare iniziative di investimento snellite nei processi di natura procedurale e diffuse sull’intera filiera.

Il monitoraggio delle catene di approvvigionamento

Lo European Critical Raw Materials Act prevede inoltre il monitoraggio delle catene di approvvigionamento di materie prime critiche e il coordinamento delle scorte di materie prime strategiche tra gli Stati Membri. Ne deriva la necessità di un’azione di coordinamento tra Commissione Europea e Stati Membri. Alcuni Paesi europei (ad esempio Francia e Germania) si sono già preparati a questa nuova fase, stanziando ingenti risorse pubbliche tramite l’introduzione di incentivi e l’istituzione di fondi ad hoc, nonché individuando un’agenzia nazionale competente.

Il rafforzamento delle partnership tra Paesi “amici”

In via complementare al piano recentemente delineato, ma sempre in riferimento al tema dell’approvvigionamento, assume particolare rilevanza strategica il rafforzamento delle partnership tra Paesi “amici” (c.d. friend-shoring).

Un passo importante a tal riguardo è l’adesione, nel 2022, da parte dell’Unione Europea e di alcuni Stati Membri, tra cui Finlandia, Francia, Germania, Italia e Svezia, alla Minerals Security Partnership (MSP)[8]: si tratta di un’alleanza multilaterale lanciata dagli Stati Uniti nel 2022 con l’obiettivo di diversificare le supply chain per i materiali essenziali al fine del conseguimento delle transizioni ecologica e digitale. In particolare, l’alleanza si propone di sviluppare progetti che coinvolgono tutte le maglie della catena di approvvigionamento (dall’estrazione alla lavorazione) riguardanti cobalto, grafite, litio, manganese, nichel, rame e terre rare, elementi su cui, ad oggi, c’è un sostanziale controllo da parte della Cina.

Quest’ultima detiene infatti la leadership sia per quanto riguarda produzione e lavorazione interna, sia per quanto concerne le partnership internazionali, grazie alla partecipazione e agli investimenti in numerosi progetti di collaborazione con altri Paesi ricchi di materiali strategici. L’obiettivo prioritario dell’alleanza è quello di incentivare e stimolare investimenti e canalizzare fondi e risorse verso progetti in Paesi ricchi di materie critiche (come l’Indonesia e molti Stati africani e dell’America Latina) che siano rispettosi dei principi etici e di sostenibilità.

Deep sea mining, riciclo e spazio: la nuova frontiera nell’ambito delle MPC

Rimanendo nel contesto dello European Critical Raw Materials Act, un ampio rilievo è attribuito allo spazio, ed al relativo sviluppo delle tecnologie di Osservazione della Terra, che sono deputate a svolgere un ruolo più importante nel settore delle materie prime, diventando un fattore chiave per raggiungere l’indipendenza dalle terre rare prevista dalla nuova legge[9].

L’estrazione di risorse dagli asteroidi

Le potenzialità di questa soluzione sono oggetto di studio da molti anni. Già dagli anni ’70 la NASA aveva preso in considerazione i possibili vantaggi dell’estrazione di risorse dagli asteroidi. In particolare, secondo alcuni studi[10], un singolo asteroide potrebbe contenere materiali critici, tra cui nichel, cobalto e metalli più preziosi come oro, platino e rodio, per un valore di trilioni di dollari. Le indagini geologiche hanno dimostrato che anche la Luna contiene metalli appartenenti alla famiglia delle terre rare.

Le sfide principali riguardano in particolare costi e tecnologie: fino ad oggi, infatti, è stato possibile soltanto attuare pratiche di sample-return[11], ovvero riportare sulla Terra piccoli frammenti di asteroidi per studiarne la composizione. Ciò non consente quindi ancora di ipotizzare un’estrazione su larga scala di materie prime critiche, se non sviluppando tecnologie in grado di sezionare e trasportare sulla Terra porzioni di asteroidi di grandi dimensioni, o che consentano di estrarre e processare i materiali direttamente sulla superficie dell’asteroide. L’alternativa consiste nello sviluppo di tecnologie capaci di “attrarre” un asteroide nelle vicinanze di Luna e Terra o nei pressi della Stazione Spaziale Internazionale. Da questo punto di vista la Luna può garantire maggiore facilità nelle procedure di estrazione: è infatti relativamente vicina alla Terra, e quindi più facilmente raggiungibile; inoltre, la comunicazione ritarda solo di un paio di secondi, consentendo quindi il funzionamento remoto dei robot dalla Terra. Peraltro, la bassa gravità renderebbe meno ingente la quantità di energia necessaria per fornire risorse all’orbita terrestre.

Il rapido sviluppo di tecnologie che potenzialmente potrebbero supportare le missioni di estrazione mineraria spaziale (ad esempio stampa 3D per supportare la costruzione di basi o l’IA per far funzionare robot) e la diminuzione dei costi dei lanci (che potrebbe scendere a 33 dollari/kg) potrebbero dunque rapidamente rendere l’estrazione nello spazio una soluzione prioritaria nell’agenda delle istituzioni nazionali e internazionali.

L’estrazione dai fondali oceanici (deep sea mining)

In prospettiva, un’altra valida misura alternativa per rafforzare la catena di approvvigionamento delle materie prime critiche riguarda l’estrazione dai fondali oceanici (deep sea mining). Quest’ultima soluzione, seppur molto vantaggiosa in termini di ampliamento delle possibilità di approvvigionamento di materiali strategici (noduli polimetallici, depositi di solfuri e di manganese[12]) si scontra con alcune criticità che riguardano l’impatto ambientale e la protezione dell’ecosistema e delle biodiversità marine, a cui si aggiunge la sostanziale incompletezza della legislazione internazionale in materia. Dal 2011 infatti l’International Seabed Authority (ISA), l’ente intergovernativo fondato dall’ONU (1994) per coordinare e controllare tutte le attività connesse ai minerali presenti nei fondali marini internazionali oltre i limiti delle giurisdizioni nazionali, è impegnato nella definizione del c.d. mining code[13]: l’insieme completo di norme, regolamenti e procedure in grado di disciplinare l’esplorazione e lo sfruttamento dei minerali nell’area internazionale dei fondali marini. Il disaccordo tra Paesi e la difficoltà di giungere ad un testo in grado di definire l’impatto di un’attività di per sé invasiva come l’estrazione mineraria in un ambiente scarsamente conosciuto e conseguentemente creare un processo che minimizzi i possibili danni di questa attività, ha impedito fino ad oggi il completamento di questo percorso che dovrebbe in ogni caso concludersi nel 2025[14].

Il riciclo

Anche il riciclo rappresenta un’area di cruciale importanza, per mitigare il rischio di fornitura. Ad oggi, il tasso di riciclo (a fine vita dei beni) europeo è molto basso (inferiore al 25%, ad eccezione del rame, pari al 55%, e del tungsteno, pari al 42%), come testimoniato da un recente position paper di The European House – Ambrosetti, specialmente per alcuni materiali chiave come le terre rare (dove raggiunge un mero 1%), ostacolando lo sviluppo di tecnologie future[15]. Ciò è dovuto a una varietà di motivi, tra cui la carente valutazione delle scorte, la mancanza di sistemi di raccolta efficienti, problematiche di natura legale-amministrativa e la complessità del trattamento dei prodotti finiti negli impianti di riciclo, il cui costo di costruzione e mantenimento è spesso estremamente elevato.

L’orientamento italiano in materia di MPC

A questo punto, alcune riflessioni in relazione all’Italia, a cominciare dalle sue peculiari esigenze di approvvigionamento. Il nostro Paese è il secondo, dopo la Germania, per valore aggiunto generato da MPC, con 564 miliardi di euro, pari al 32% del PIL nazionale[16], con rame, manganese e silicio metallico al vertice per la percentuale di materie necessarie a coprire il fabbisogno nazionale[17].

Al tempo stesso, un significativo gruppo di elementi (molibdeno, cromo e caolino), tra le principali materie prime importate dall’Italia, non rientrano tra le MPC individuate dalla Commissione Europea.

Gli interessi nazionali specifici

La posizione italiana in merito può essere rilevata nella risoluzione del Senato[18], nella quale da un lato si valuta favorevolmente la proposta di Regolamento Europeo, con l’impegno da parte del Governo a supportarne l’approvazione, e dall’altro si tratteggia l’orientamento italiano in materia di MPC, sottolineando gli interessi nazionali specifici ed evidenziando gli strumenti necessari per il raggiungimento degli obiettivi alla luce del suddetto Regolamento.

In particolare, si ritengono necessari l’inserimento del neon e dell’intera filiera del silicio fino al polisilicio all’interno della lista delle materie prime critiche e strategiche e l’inclusione del fosforo tra le materie strategiche. Da un punto di vista finanziario, il Senato rileva la necessità di inserire nell’articolato disposizioni che prevedano risorse adeguate al finanziamento delle politiche pubbliche.

La programmazione industriale

Per quanto concerne la programmazione industriale, oltre a preferire l’utilizzo di siti già esistenti provvedendo anche ad un risanamento ambientale, si reputa prioritario incentivare maggiormente il riciclo dei rifiuti contenenti le terre rare, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi in un arco temporale di breve/medio periodo rispetto a quello necessario per attività estrattive e dare ulteriore attuazione al principio dell’economia circolare.

Autorizzazioni e governance

Il capitolo delle autorizzazioni e della governance in senso lato occupa un ruolo centrale nel raggiungimento degli obiettivi nel tempo stabilito dal Regolamento. In tal senso, il Senato prevede un percorso di accelerazione delle procedure autorizzative per i progetti ritenuti di superiore interesse nazionale e l’accesso a strumenti finanziari in grado di rendere fruibili le tecnologie meno impattanti sul fronte ambientale.

Le priorità su cui l’Italia dovrebbe basare la sua strategia

Al netto delle conclusioni recentemente emerse in sede parlamentare, quali dovrebbero essere tuttavia le priorità imprescindibili su cui l’Italia dovrebbe basare la propria strategia?

Prima di tutto, al fine di rilanciare e rafforzare le attività nazionali di estrazione mineraria, è propedeutico predisporre una carta mineraria ufficiale che classifichi i giacimenti di interesse economico sul suolo nazionale (al momento mancante, al netto dei 3.016 siti estrattivi individuati tra il 1870 e il 2020[19]), e sulla base di essa individuare i siti che appaiono più promettenti per l’attività mineraria. Ciò consentirà di attivare il rilascio di permessi di ricerca operativa, che garantiranno la possibilità di svolgere un’attività mineraria sostenibile su giacimenti primari e secondari (rifiuti estrattivi), anche grazie allo sfruttamento di antichi giacimenti precedentemente dichiarati esauriti o antieconomici.

La strategia di politica industriale per le MPC deve allo stesso tempo rispondere alle criticità interne (elevati costi di estrazione e raffinazione che limita il numero di operatori privati operanti nel settore, incompletezza delle informazioni sulle riserve, tempi estremamente lunghi per il rilascio dei permessi autorizzativi – fino a 15/17 anni – e stringenti valutazioni di impatto ambientale[20]) e ricostruire le necessarie competenze e professionalità, trascurate nel tempo, a seguito della scelta di puntare esclusivamente sulle importazioni.

La ripresa della produzione nazionale

La ripresa della produzione nazionale, ossia dell’attività estrattiva, deve contare sia sull’intervento pubblico che sugli investimenti privati, con l’adozione di tecniche innovative (ad esempio, il biomining, che consiste nell’impiego di microbi capaci di dissolvere minerali nelle acque). Importanti sono poi il recupero di materie prime da prodotti tecnologici e da rifiuti estrattivi (ad esempio, mediante l’urban mining[21] ol’idrometallurgia, che garantisce di massimizzare il recupero selettivo delle materie prime critiche da prodotti complessi a fine vita contenendo le emissioni, i consumi e gli scarti), il settore del riciclo (a partire dall’ecodesign dei prodotti, in grado di allungarne la vita e garantirne un disassemblaggio semplice capace di favorire una maggiore facilità di riciclo) e la realizzazione di nuovi impianti in grado di far fronte al quantitativo crescente di tecnologie low-carbon che raggiungeranno il loro fine vita nei prossimi anni.

Il riciclo dei rifiuti

Proprio in relazione al riciclo dei rifiuti (sia urbani che speciali) volto al recupero di materie prime critiche, per l’Italia non può essere redatto un bilancio complessivamente positivo: il tasso di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, c.d. RAEE (inferiore al 30% nel 2022), grandi e piccoli elettrodomestici (39,4% nel 2021), pile e accumulatori portatili esausti (43,9 % nel 2021) è ancora ampiamente al di sotto dei target europei (pari al 65% per rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e per elettrodomestici, al 45% per pile e accumulatori)[22]. Nel complesso, il tasso di utilizzo circolare delle materie prime critiche si attesta a un mero 18,4% nel 2021 (che si riduce all’8% per le terre rare pesanti e al 3% per quelle leggere), in diminuzione rispetto al 20,6% del 2020, nonostante sia superiore alla media UE pari all’11,7%[23]. Ciò è un segnale di allarme, dal momento che più di quattro quinti delle materie prime riciclate non è successivamente reinserito nel circuito economico in un’ottica di sostenibilità circolare. Se questo trend fosse invertito, si prevede che nel 2040 il riciclo potrà soddisfare dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuale di materie prime strategiche[24].

Si stima che l’ammontare di introiti generati dall’attività di riciclo nazionale sarebbe sestuplicata (dagli attuali 10 milioni di euro si arriverebbe fino a 60 milioni di euro) se venissero edificati ulteriori impianti di riciclo adeguati al trattamento dei materiali. Un recente studio sostiene che tramite un investimento di 50 milioni di euro si potrebbero edificare 5 impianti di metallurgia leggera, in grado di mantenere sul suolo della penisola oltre 5.000 tonnellate di materie prime critiche[25]. A tal proposito, ENEA suggerisce una transizione dal concetto degli impianti di riciclo come impianti di gestione dei rifiuti, al concetto di impianti di produzione di materie prime utili per il territorio ed il sistema produttivo italiano.

La lavorazione delle materie prime seconde

A fronte di nuovi stanziamenti, l’Italia potrebbe anche specializzarsi nella lavorazione delle materie prime seconde, creando un modello integrato che ne comprenda la raccolta, il trasporto e il riciclo[26]. Un comparto strategico, in tal senso, è rappresentato delle batterie, dove sia processi di ricondizionamento che possono dar vita a sistemi di accumulo domestici, sia operazioni standard di riciclo e di estrazione di elementi chimici potrebbero contribuire notevolmente a coprire buone percentuali di fabbisogno nazionale di materie prime.

Il complesso di iniziative delineate richiede una adeguata governance. Agli attori già in campo (ISPRA, ENEA, enti territoriali, realtà ambientaliste, etc.) potrebbe aggiungersi un altro soggetto pubblico, esistente (CDP, per esempio) o di nuova istituzione (con la creazione di un’agenzia nazionale). A tale soggetto verrebbe affidata la responsabilità di offrire un sostegno finanziario diretto, rapido e flessibile a progetti ben identificati, raccogliere dati e monitorarli, effettuare analisi di scenario e coordinare il settore minerario, anche attraverso la creazione e il consolidamento di partnerships commerciali internazionali nell’ambito di una azione collegiale comunitaria. È chiaro che l’Italia può muoversi dentro un perimetro di finanza pubblica che vede molti meno margini rispetto ad altri Paesi europei, primi tra tutti Francia e Germania. Potrà inoltre essere opportuno valutare anche un rafforzamento, amministrativo e finanziario, del Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche, istituito sotto il governo Draghi nel settembre 2022 e reso operativo da parte del governo Meloni a partire da febbraio 2023.

L’istituzione di un fondo sovrano italiano

A questo riguardo, il Governo in carica ha avanzato interessanti proposte per rinegoziare parte delle risorse europee già stanziate nel PNRR e del REPowerEU e destinarle al rafforzamento delle filiere dell’approvvigionamento delle materie prime, necessario al raggiungimento degli obiettivi energetici e di sostenibilità ambientale[27]. In via complementare, è stata proposta l’istituzione di un fondo sovrano italiano, che favorisca investimenti privati strategici per rafforzare le filiere produttive del Made in Italy sin dalla fase dell’approvvigionamento di materie prime e fornisca una precisa specializzazione d’indirizzo[28]. Su un orizzonte di lungo periodo, questa potrebbe essere affiancata dalla creazione dei c.d. distretti industriali, integrando il tessuto di piccole-medie imprese operanti nel settore a livello nazionale.

Conclusioni

Il dibattito è quindi avviato, ed alcune proposte sono state avanzate: bisogna tuttavia accelerare nel tentativo di delineare una strategia industriale nazionale per le MPC, che sia in grado di sviluppare le clean technologies. Ciò rappresenta infatti un presupposto fondamentale per consolidare la produzione dei settori green (primi tra tutti l’eolico e il fotovoltaico, che coprono la quasi totalità degli impieghi di materie prime critiche a livello italiano[29]) in tempi brevi, e poter dunque competere con i principali player internazionali, in particolare la Cina. Allo stesso tempo, una sfida ancor più ambiziosa è racchiusa nell’esigenza di allineare tale prospettiva di portata nazionale con la strategia e gli obiettivi indicati dalla Commissione Europea.

Note


[1] Commissione Europea (2023), European Critical Raw Materials Act: https://single-market-economy.ec.europa.eu/publications/european-critical-raw-materials-act_en

[2] Commissione Europea (2022), 2022 State of the Union Address by President von der Leyen: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/speech_22_5493

[3] Commissione Europea (2020), Joint Research Centre, Critical Raw Materials for Strategic Technologies and Sectors in the EU – A Foresight Study: https://rmis.jrc.ec.europa.eu/uploads/CRMs_for_Strategic_Technologies_and_Sectors_in_the_EU_2020.pdf

[4] Federal Ministry Republic of Austria (2022), World Mining Data 2022: https://www.world-mining-data.info/wmd/downloads/PDF/WMD2022.pdf

[5] Galbo, A. (2023), Impatto geopolitico del primo giacimento di “terre rare” scoperto in Europa, IARI, 30 aprile: https://iari.site/2023/04/30/impatto-geopolitico-del-primo-giacimento-di-terre-rare-scoperto-in-europa/#:~:text=Ad%20esempio%2C%20dall’ultimo%20studio,quelle%20Leggere%20unicamente%20dalla%20Cina.

[6] United States Geological Survey (2021), Mineral Commodity Summaries, January: https://pubs.usgs.gov/periodicals/mcs2021/mcs2021-cobalt.pdf

[7] Senato della Repubblica (2023), Risoluzione della 9ª Commissione Permanente, 4 ottobre, www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/428350.pdf

[8] U.S. Department of State – Minerals Security Partnership: https://www.state.gov/minerals-security-partnership/

[9] EUSPA (2022), EU Space to play a pivotal role in the European Critical Raw Materials Act, 17 ottobre: https://www.euspa.europa.eu/newsroom/news/eu-space-play-pivotal-role-european-critical-raw-materials-act

[10] Vedi ad esempio: Citi(2022), SPACE. The Dawn of a New Age, maggio: https://ir.citi.com/gps/kdhSENV4r6W%2BZfP44EmqY4zHu%2BDy0vMIZnLqk4CrvkaSl1RIJ943g%2FrFEnNLiT1jB%2BjLJV4P9JM%3D

[11] L. Nardi (2023), Oceani e asteroidi, le nuove frontiere dell’industria mineraria, wired.it, 8 giugno: https://www.wired.it/article/oceani-giornata-mondiale-deep-sea-mining-asteroid-mining/

[12] I noduli contengono, in percentuali varie, parti di Manganese, Cobalto, Ferro, Silicio, Rame, Nickel e Alluminio. Nei depositi di solfuri si trovano invece, a livelli di purezza accettabili, Rame, Piombo, Zinco, Argento e Oro.

[13] International Seabed Authority – The Mining Code: https://www.isa.org.jm/the-mining-code/

[14] McVeigh, K. (2023), International talks end without go-ahead for deep-sea mining, The Guardian, 29 luglio: https://www.theguardian.com/environment/2023/jul/29/deep-sea-mining-international-talks-isa-jamaica

[15] The European House Ambrosetti (2023), Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, in collaborazione con Iren, maggio: https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi8yMzA1LXBvc2l0aW9uLXBhcGVyLW1hdGVyaWUtcHJpbWUtY3JpdGljaGUtZS1wcm9kdXppb25pLWluZHVzdHJpYWxpLWl0YWxpYW5lLTIwMjMwNTI0MTYucGRm&id=18075&muid=corporate

[16] The European House Ambrosetti e Erion (2022), Gli scenari evolutivi delle materie prime critiche e il riciclo dei prodotti tecnologici come leva strategica per ridurre i rischi di approvvigionamento per l’Italia. Position Paper, giugno: https://erion.it/wp-content/uploads/2022/06/220613_Position-Paper_The-European-House-Ambrosetti_Erion-2.pdf

[17] The European House Ambrosetti (2023), Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, in collaborazione con Iren, maggio: https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi8yMzA1LXBvc2l0aW9uLXBhcGVyLW1hdGVyaWUtcHJpbWUtY3JpdGljaGUtZS1wcm9kdXppb25pLWluZHVzdHJpYWxpLWl0YWxpYW5lLTIwMjMwNTI0MTYucGRm&id=18075&muid=corporate

[18] Nella risoluzione sono state recepite le indicazioni del Governo in fase di negoziazione del testo di compromesso, le ulteriori proposte in discussione anche nel Parlamento europeo, nonché le istanze dei Gruppi di opposizione: Senato della Repubblica (2023), Risoluzione della 9ª Commissione Permanente, 4 ottobre: www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/428350.pdf

[19] ISPRA – Siti di estrazione di minerali di prima categoria (miniere): https://indicatoriambientali.isprambiente.it/sys_ind/701

[20] The European House Ambrosetti (2023), Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, in collaborazione con Iren, maggio: https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi8yMzA1LXBvc2l0aW9uLXBhcGVyLW1hdGVyaWUtcHJpbWUtY3JpdGljaGUtZS1wcm9kdXppb25pLWluZHVzdHJpYWxpLWl0YWxpYW5lLTIwMjMwNTI0MTYucGRm&id=18075&muid=corporate

[21] Brunori, C. (2022), Urban mining e materie prime critiche, Focus ENEA, in Energia, ambiente e innovazione. L’Italia alla sfida del PNRR. Il ruolo dell’innovazione e dell’informazione, ENEA magazine, 2-3/2022: https://www.eai.enea.it/component/jdownloads/?task=download.send&id=1386&catid=67&Itemid=101

[22] The European House Ambrosetti e Erion (2022), Gli scenari evolutivi delle materie prime critiche e il riciclo dei prodotti tecnologici come leva strategica per ridurre i rischi di approvvigionamento per l’Italia. Position Paper, giugno: https://erion.it/wp-content/uploads/2022/06/220613_Position-Paper_The-European-House-Ambrosetti_Erion-2.pdf

[23] Zini A., Roberto R., Corrias P., Felici B. (2023), Il problema delle materie prime critiche per la transizione ecologica, ENEA, marzo: https://www.pubblicazioni.enea.it/download.html?task=download.send&id=563:il-problema-delle-materie-prime-critiche-per-la-transizione-ecologica&catid=3

[24] The European House Ambrosetti (2023), Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, in collaborazione con Iren, maggio: https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi8yMzA1LXBvc2l0aW9uLXBhcGVyLW1hdGVyaWUtcHJpbWUtY3JpdGljaGUtZS1wcm9kdXppb25pLWluZHVzdHJpYWxpLWl0YWxpYW5lLTIwMjMwNTI0MTYucGRm&id=18075&muid=corporate

[25] Zini A., Roberto R., Corrias P., Felici B. (2023), Il problema delle materie prime critiche per la transizione ecologica, ENEA, marzo: https://www.pubblicazioni.enea.it/download.html?task=download.send&id=563:il-problema-delle-materie-prime-critiche-per-la-transizione-ecologica&catid=3

[26] The European House Ambrosetti e Erion (2022), Gli scenari evolutivi delle materie prime critiche e il riciclo dei prodotti tecnologici come leva strategica per ridurre i rischi di approvvigionamento per l’Italia. Position Paper, giugno: https://erion.it/wp-content/uploads/2022/06/220613_Position-Paper_The-European-House-Ambrosetti_Erion-2.pdf

[27] Ansa (2023), Urso, spostare i fondi del Pnrr sulle materie prime critiche, 30 maggio: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2023/05/30/urso-spostare-i-fondi-del-pnrr-sulle-materie-prime-critiche_bf06ea48-a2c2-4392-82de-e581c5adf9b8.html

[28] Urti, G. (2023), Fondo strategico nazionale del made in Italy: caratteristiche e criticità, IPSOA, 22 settembre: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/09/22/fondo-strategico-nazionale-made-italy-caratteristiche-criticita

[29] The European House Ambrosetti (2023), Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, in collaborazione con Iren, maggio: https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi8yMzA1LXBvc2l0aW9uLXBhcGVyLW1hdGVyaWUtcHJpbWUtY3JpdGljaGUtZS1wcm9kdXppb25pLWluZHVzdHJpYWxpLWl0YWxpYW5lLTIwMjMwNTI0MTYucGRm&id=18075&muid=corporate

EU Stories - La coesione innova l'Italia

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