Multe e persino il rischio del carcere. Non si è fatta attendere l’ulteriore e ferma risposta della Magistratura in ordine al fenomeno delle IPTV illegali, di cui ci si eravamo occupati qualche settimana fa; infatti nella giornata di ieri il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha comunicato di avere proceduto alla identificazione ed al deferimento presso l’Autorità Giudiziaria di 223 persone per avere acquistato ed usufruito dei servizi di streaming illegale.
L’operazione rientra in una nuova politica di contrasto al fenomeno andando a colpire non solo le organizzazioni ed i venditori, ma anche gli utenti finali, i “clienti” se si trattasse di beni e servizi leciti.
Se fino a qualche anno fa, sia per la mancanza di personale e di tecnologie adeguate, chi usufruiva del “pezzotto” poteva dormire sonni relativamente tranquilli, appare evidente che industrie del settore hanno deciso, anche utilizzando mezzi propri, di contrastare efficacemente il fenomeno.
Ma come si è arrivati ai “clienti” finali?
Come dicevamo, l’attività è stata possibile grazie all’apporto del servizio antipirateria di una delle emittenti danneggiate che ha sottoscritto il servizio su Xstream codes affittando, altresì, due server, su richiesta e con il monitoraggio della PG operante.
Il GIP di Napoli ha ritenuto conducenti i documenti prodotti dall’azienda qualificandoli come attività dell’infiltrato per interesse proprio, anche se la giurisprudenza dovrà chiarire la validità di tale attività della ricerca della prova da parte del privato, in quanto non assimilabile alle figure dell’agente provocatore e all’agente sotto copertura, rigidamente disciplinate e di esclusiva pertinenza delle Forze di Polizia.
In ogni caso, gli utenti sono stati identificati grazie alle numerose tracce lasciate per l’acquisto (con grave violazione anche dei loro dati personali), ossia numeri di carte di credito ed account paypal e, in seguito, denunciati sia per la violazione delle norme sul diritto d’autore che, sembrerebbe dalle frammentarie notizie fornite, per il più grave reato di ricettazione previsto dall’art. 648 c.p. che prevede la reclusione da uno ad otto anni.
Multe IPTV illegale e (forse) carcere
La guardia di finanza scrive appunto che le persone rischiano fino a 25mila euro di multa e 8 anni di carcere. La multa è il massimale previsto per violazione diritto d’autore. La ricettazione prevede una pena da 2 a 8 anni di reclusione, con multa multa da 516 a 10.329 euro.
In passato la giurisprudenza ha ammesso il concorso fra la violazione delle norme sul diritto d’autore e la ricettazione, ma le pronunzie riguardavano i soli venditori (Cass. pen. SS. UU. 23 dicembre 2005 n. 47164 – Udienza 20 dicembre 2005 docet), ma qui le cose sono ben diverse, trattandosi di utilizzo esclusivamente privato non a fine di lucro.
Tuttavia, trattandosi di un’operazione in un certo senso innovativa avente per oggetto il segnale televisivo veicolato tramite rete, sarà necessario attendere almeno le prime pronunce di merito per avere un’idea più chiara del confine che delinea l’illiceità o meno della condotta dell’utente finale.
Fonti:
- http://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-notizie/anno-2020/febbraio/denunciate-223-persone-responsabili-di-aver-visto-partite-e-serie-tv-con-abbonamenti-pirata;
- https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/09/18/pirateria-tv-sotto-sequestro-la-piattaforma-online-xstream-ecco-i-dettagli-delloperazione/5460684/
- https://edizionecaserta.com/2019/09/20/uomini-sky-si-abbonano-al-pezzotto-per-infiltrasi-cosi-la-multinazionale-ha-fregato-i-pirati-campani-uid-3/