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Musica digitale: le startup che stanno trasformando il settore con gli NFT

Le piattaforme di streaming hanno sì risolto il problema della musica, ma soprattutto dal punto di vista delle major. Per gli artisti è sempre più difficile sia monetizzare che sviluppare relazioni solide con i propri fan. Alcune startup, tendenzialmente basate su tecnologia blockchain puntano a risolvere questi problemi

Pubblicato il 05 Ott 2022

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

musica 1

Per chi è rimasto a Spotify, sono in arrivo un bel po’ di sorprese in ambito musicale. In particolare, il Web 3 promette di trasformare e rinnovare il settore, a partire proprio dai problemi che sono rimasti aperti con la cosiddetta rivoluzione delle piattaforme di streaming.

Queste piattaforme hanno risolto il grande problema dell’acquisto di musica online, che di fatto teneva in vita il download pirata, cavalcando il grande trend dell’utilizzo in alternativa al possesso della musica. Con un abbonamento di pochi euro mensili, oggi è possibile avere accesso in qualunque momento e in qualunque luogo a gran parte della musica mondiale. Si è scoperto però che questo modello risolve il problema della musica soprattutto dal punto di vista delle case discografiche. Mentre per gli artisti è sempre più difficile sia monetizzare che sviluppare relazioni solide con i propri fan e ascoltatori.

Per rispondere a questi due grandi temi sono nate e stanno prendendo piede alcune startup, tendenzialmente basate su tecnologia blockchain, che provano a riportare l’artista al centro della scena.

Audius

Una delle più interessanti, anche in termini di numeri, è Audius. Fondata nel 2018, Audius è entrata nella grande industria della musica con l’obiettivo di continuare il lavoro che Spotify aveva cominciato: disintermediare la musica e creare forme più solide di monetizzazione per gli artisti. Audius è costruito su una costola di Ethereum e sfrutta le funzionalità della blockchain per creare un nuovo ecosistema trasparente, decentralizzato e di proprietà della stessa community di musicisti e fan.

Oggi agli artisti spetta soltanto il 5-10% del giro d’affari generato dagli ascolti di musica. Le piattaforme come Spotify hanno ampliato il mercato di ascolti online, ma si sono prese un’ulteriore fetta della torta. Audius intende ripartire proprio da questo punto e promette di ridare agli artisti più del 50% dei volumi totali generati dagli streaming.

Per l’utente finale Audius è una piattaforma di streaming sulla quale si possono ascoltare 250.000 artisti e 1 milione di pezzi. Per l’artista invece è un’opportunità molto differente rispetto a Spotify. Gli artisti possono prendere parte alla governance della società, aderendo alla DAO e acquisendo i token (basati su Ethereum). E possono soprattutto interagire direttamente con i follower, costruendo il proprio database. Mentre Spotify tende ad avere un rapporto privilegiato con le case discografiche, che per gli artisti gestiscono diritti d’autore, distribuzione e rendicontazione economica, Audius si propone principalmente come canale di marketing e monetizzazione, che si sostituisce in parte alle stesse case discografiche. Recentemente è stata attivata la possibilità per gli artisti di creare NFT intorno al proprio merchandising digitale e dunque attivare ulteriori canali di monetizzazione. E sempre in questi mesi, Audius ha iniziato a lavorare sul tema della gestione dei diritti d’autori, sempre attraverso l’utilizzo di token e NFT.

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Opulous

Questo aspetto viene ulteriormente perfezionato da Opulous. Se dovessimo ripensare la musica in un mondo decentralizzato e completamente disintermediato, allora Opulous sarebbe la metafora perfetta del futuro del settore.

Questa startup riassume praticamente tutti i meccanismi della blockchain e del web 3. È contemporaneamente una piattaforma di crowdfunding e un sistema di gestione dei diritti d’autore. In pratica su Opulous, i fan e gli investitori possono finanziare progetti musicali e poi tramite gli NFT divengono proprietari dei diritti d’autore (per una quota proporzionale alla quantità di denaro investita). La tecnologia degli NFT si presta perfettamente a questo uso, in quanto essa definisce in maniera assolutamente verificabile e incorruttibile la proprietà di un determinato bene digitale e può essere frammentata, divisa in un numero infinito di parti. Facciamo un esempio: immaginiamo di investire 100€ su un totale di 10.000€ richiesti dall’artista per produrre il proprio CD. E supponiamo che i 10.000€ di raccolta corrispondano al 50% dei diritti di proprietà intellettuale. Facendo le debite proporzioni, segue che 100€ equivalgono al 0,5% dei diritti d’autore. Grazie alla tracciabilità della blockchain e dei pagamenti con criptovalute, in un mondo completamente digitalizzato e basato su queste logiche web 3, il finanziatore in questione riceverà periodicamente lo 0,5% di tutte le royalty generate dagli ascolti del CD che ha contribuito a produrre.

Per distinguerli dai normali NFT, Opulous chiama i propri token MFT (Music Fungible Token). Di fatto Opulous è un marketplace di MFT. Gli investitori e i fan possono acquistare gli MFT e poi tracciare i revenue generati dagli ascolti sulle varie piattaforme. Possono anche ri-vendere i token e monetizzare in altro modo i propri investimenti.

Glass

Gli NFT la fanno da padrone in questa trasformazione della musica. Le ragioni sono svariate. Certamente vanno di moda. Ma hanno altre due caratteristiche fondamentali. La prima è che certificano la proprietà di un determinato bene. La seconda è che sono vendibili e ri-vendibili all’interno di specifici marketplace e questo li rende interessanti anche come investimenti. Glass applica la logica degli NFT al mondo dei videoclip, un mondo che a volte sembra dimenticato e che ha un certo sapore “anni 90”, ma che in realtà esiste ancora. Solo che si sta trasformando. Glass consente agli artisti di fare crowdfunding dei propri videoclip. I video vengono dunque finanziati dai fan, che poi attraverso gli NFT ne diventano legittimi proprietari. Una volta diventati detentori dei diritti corrispondenti, i finanziatori dei video possono monetizzare i loro investimenti in caso di vendite delle clip ai network televisivi, oppure rivendendoli nei tanti marketplace di NFT.

Catalog

Strizza invece l’occhio al collezionismo di qualità, la startup Catalog  che permette agli artisti e ai musicisti di realizzare versioni originali e limited editions di canzoni, pezzi, registrazioni e poi venderle sempre tramite la tecnologia NFT ai propri fan. Oggi intorno alla musica esiste un collezionismo per lo più analogico, l’idea di Catalog è ampliare questo mercato a quello dei beni digitali, sfruttando l’incorruttibilità della blockchain.

Conclusioni

Insomma, il web 3 sta arrivando come uno tsunami e la musica sarà una delle prime industrie a essere investite. Oggi gli artisti, pur rappresentando il cuore del settore, sono stati di fatto messi in un angolo in termini di ricavi e soprattutto non hanno voce in capitolo rispetto alla gestione dei fan, dei diritti d’autori e delle modalità di monetizzazione della propria arte. Il mondo della blockchain con la sua logica di disintermediazione e di rimettere al centro gli individui contro le corporation, sta però trasformando da dentro questo settore, partendo dagli artisti e dalle etichette indipendenti, che in questo momento hanno tutto da guadagnare da questi nuovi modelli di business.

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