Negli ultimi mesi si fa un gran parlare di ChatGPT e delle sue capacità di elaborare qualsiasi tipo di risposta o di intrattenere una conversazione su pressoché qualsiasi argomento.
Ma, se ChatGPT è solo l’espressione ultima dei bot generalisti, non dimentichiamo che esistono svariati bot specialistici inclusi in processi e applicazioni che sono già entrati nel nostro uso quotidiano senza il clamore della creatura di OpenAI. Molti di questi chatbot usano il modello linguistico sviluppato da OpenAI, il GPT-3 (Generative Pre-Trained Transformer) e per questo sono molto adatti alla generazione di contenuti su cui hanno eseguito un training esteso.
A questo punto, la domanda cruciale è: quanto tempo ci vorrà affinché le varie intelligenze processino tutti i dati e le informazioni che circolano su internet e quali saranno le conseguenze per l’evoluzione di questi sistemi e la nostra?
Proviamo a fare il punto su quanto i sistemi di AI siano già diffusi, e quanto già li utilizziamo, spesso inconsapevolmente, nella nostra vita quotidiana.
L’AI per creare testi originali
È il caso di Shortly.ai, Conversion.ai o Jasper.ai, tutte soluzioni che grazie all’AI potrebbero essere in grado di sostituirsi a noi nella stesura dei contenuti partendo da un input sull’argomento da trattare o dalla valutazione di una frase, un incipit su cui elaborare il testo.
Sulla stessa scia, anche se più dedicato a contenuti web e/o lettere di vendita o testi per social media, è Copy.ai, uno dei più diffusi nei processi di copywriting.
Suono e contenuti video migliorati dall’AI
- Passando invece al suono in tutte le sue forme, abbiamo Krisp.ai che rimuove i rumori di fondo dalle conversazioni telefoniche e dalle videocall facendoci concentrare meglio sulla chiamata, lavora dietro le quinte, non si vede – anzi non si sente – ma rende la qualità delle comunicazioni migliori
- Oppure Beatoven.ai che partendo da un podcast, un video o una traccia, compone testi musicali royalty free. Un simpatico bot generativo è Illustroke.ai che da un testo semplice che descrive una situazione o un soggetto genera in pochi passi immagini, cartoon o “faccine” per i nostri documenti.
- Quando invece serve essere sintetici ed efficaci nella comunicazione video su social network come TikTok, Instagram, YouTube, Linkedin, Facebook e simili, allora c’è Vidyo.ai che riesce a creare video corti ed efficaci a partire da video molto più lunghi. La stessa Netflix è pervasa di intelligenza artificiale anche se viene riconosciuta come un grande contenitore di contenuti video che, guarda caso, incontrano i nostri gusti.
- Copymonkey.ai invece crea cataloghi pronti per essere messi su Amazon in pochi secondi o farli girare sui nostri siti di e-commerce, CRM, contact centers e tutte quelle applicazioni dove il contatto con la clientela è fondamentale e dove i grandi numeri – grandi quantità di dati – la fanno da padrona.
Coding
- Passando al coding partiamo dal tradizionale GitHub Copilot che suggerisce linee di codice o intere funzioni in tempo reale direttamente nell’editor di programmazione
- O Mutable.ai molto più efficace ed evoluto nel rispondere alla necessità di sviluppare il codice più che scriverlo e correggerlo.
- Rimanendo in cose semplici e utili tutti i giorni agli utenti finali segnaliamo excelformulabot.com che semplicemente ci toglie dall’imbarazzo di non saper scrivere formule e concetti in Excel: noi scriviamo cosa serve e lui lo trasforma in formule o analisi.
Medicina e giurisprudenza, l’AI ci prova
Anche nel campo della conoscenza medica ha fatto l’ingresso Xyla.com con l’intento di organizzare la conoscenza medico scientifica con il potere dell’intelligenza artificiale e dei bot generativi, oppure cradle.bio che promette di creare proteine migliori prevedendo il comportamento, accelerando lo sviluppo e suggerendo la formulazione grazie all’AI.
Di ben altro tenore, e con un impatto sociale tutto da verificare, è l’esperimento che Joshua Browder, CEO della startup DoNotPay, sta portando avanti con il suo “avvocato Robot” basato sull’intelligenza artificiale era ormai pronto a discutere il suo primo caso in tribunale in una corte statunitense – due multe per eccesso di velocità – ma il debutto è stato bloccato pare su richiesta del procuratore generale.
Fin dove si spingerà l’AI?
Negli ultimissimi anni sono nate centinaia di startup concentrate ognuna su un verticale di business o un tema specifico, hanno attratto gli investimenti dei principali Venture Capital e grandi aziende interessate alle tecnologie in sviluppo. Di pari passo tutti i grandi player sono in fermento e stanno investendo centinaia di milioni di dollari per sviluppare i bot generativi ed integrarli dentro le loro applicazioni: Google, Microsoft, Amazon e tutti gli altri big americani tengono segreti i loro progetti e li rilasciano dopo aver fatto training con centinaia di miliardi di parametri e dati. Anche il big cinese Baidu ha dichiarato che entro l’estate lancerà il suo chatbot generativo Wenxin-Yiyan basato sulla tecnologia ERNIE, questo dopo aver settato circa 260 miliardi di parametri.
C’è quindi da chiedersi dove stiamo andando e come sarà la prossima rivoluzione se da una lato i chatbot specialistici si perfezionano sempre più nella materia specifica, e dall’altro i generalisti avanzano. Recentemente Bill Gates ha dichiarato che “tecnologie A.I. come ChatGPT sono l’innovazione più grande in corso in questo momento a livello globale” mentre Blake Lemoine di Google, parlando di LaMDA oggi integrata in Google Brain l’ha definita “senziente”: anche se non sappiamo ancora quanto sia senziente (e Lemoine ha perso il posto per questa uscita) riconosciamo in questa affermazione l’ingresso in un universo tutto da esplorare sotto tutti i profili da quelli etici a quelli sociali ed economici.
Infatti non si può avere una entità senziente, capace di provare sensazioni e in qualche modo essere cosciente di ciò che dice e fa senza che essa sia inserita in un contesto etico, sociale e storico dove convivono gli altri 8 miliardi di persone: si deve prima capire dove questa entità si dovrà collocare nel contesto attuale e poi governare il modo in cui questa coscienza prenderà forma e sostanza. Ciò perché, se lasciata libera, più l’A.I. divora dati più è capace di superare il limite umano della memoria e della velocità di elaborazione o connessione di informazioni, più difficile sarà per l’uomo controllare l’evoluzione di queste macchine che, oggi sono sotto forma di Chatbot e domani saranno in grado di agire nel vero senso della parola.
Conclusioni
Per tornare alla domanda iniziale, ci vorranno sicuramente diversi anni prima che le varie intelligenze processino tutti i dati e le informazioni che circolano su internet ma una accelerazione si sta già notando a partire da ChatGPT ed altri bot generativi o conversazionali. Non è ancora chiaro se questo processo di apprendimento avrà un momento in cui si stabilizzerà oppure saranno i bot continuamente alla rincorsa di miliardi di persone che pubblicano continuamente informazioni di ogni tipo; quasi una rincorsa a chi si evolve prima e di più sapendo che per l’uomo ci sono voluti molti millenni mentre i bot hanno impiegato solo 15-20 anni per arrivare al punto attuale.
Il tempo impiegato sarà inversamente proporzionale alle risorse economiche dedicate ai progetti di AI e Chatbot evoluti, risorse ingenti e non alla portata di tutti, dominio di grandi aziende di settore, startup fortemente capitalizzate o enti governativi che hanno anche l’interesse a proteggere la sicurezza nazionale e dei propri cittadini.