non solo chatgpt

La cavalcata dei chatbot, per fare musica, video e codice: ecco una panoramica

Ci vorranno sicuramente diversi anni prima che le varie intelligenze artificiali processino tutti i dati e le informazioni che circolano su internet ma un’accelerazione si sta già notando a partire da ChatGPT e altri bot generativi o conversazionali. Ecco tutti i sistemi, anche poco noti, che già ci aiutano nel quotidiano

Pubblicato il 24 Feb 2023

Nicola Ruggiero

Focus Group srl

intelligenza artificiale ai act

Negli ultimi mesi si fa un gran parlare di ChatGPT e delle sue capacità di elaborare qualsiasi tipo di risposta o di intrattenere una conversazione su pressoché qualsiasi argomento.

Ma, se ChatGPT è solo l’espressione ultima dei bot generalisti, non dimentichiamo che esistono svariati bot specialistici inclusi in processi e applicazioni che sono già entrati nel nostro uso quotidiano senza il clamore della creatura di OpenAI. Molti di questi chatbot usano il modello linguistico sviluppato da OpenAI, il GPT-3 (Generative Pre-Trained Transformer) e per questo sono molto adatti alla generazione di contenuti su cui hanno eseguito un training esteso.

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A questo punto, la domanda cruciale è: quanto tempo ci vorrà affinché le varie intelligenze processino tutti i dati e le informazioni che circolano su internet e quali saranno le conseguenze per l’evoluzione di questi sistemi e la nostra?

Proviamo a fare il punto su quanto i sistemi di AI siano già diffusi, e quanto già li utilizziamo, spesso inconsapevolmente, nella nostra vita quotidiana.

L’AI per creare testi originali

È il caso di Shortly.ai, Conversion.ai o Jasper.ai, tutte soluzioni che grazie all’AI potrebbero essere in grado di sostituirsi a noi nella stesura dei contenuti partendo da un input sull’argomento da trattare o dalla valutazione di una frase, un incipit su cui elaborare il testo.

Sulla stessa scia, anche se più dedicato a contenuti web e/o lettere di vendita o testi per social media, è Copy.ai, uno dei più diffusi nei processi di copywriting.

Suono e contenuti video migliorati dall’AI

  • Passando invece al suono in tutte le sue forme, abbiamo Krisp.ai che rimuove i rumori di fondo dalle conversazioni telefoniche e dalle videocall facendoci concentrare meglio sulla chiamata, lavora dietro le quinte, non si vede – anzi non si sente – ma rende la qualità delle comunicazioni migliori
  • Oppure Beatoven.ai che partendo da un podcast, un video o una traccia, compone testi musicali royalty free. Un simpatico bot generativo è Illustroke.ai che da un testo semplice che descrive una situazione o un soggetto genera in pochi passi immagini, cartoon o “faccine” per i nostri documenti.
  • Quando invece serve essere sintetici ed efficaci nella comunicazione video su social network come TikTok, Instagram, YouTube, Linkedin, Facebook e simili, allora c’è Vidyo.ai che riesce a creare video corti ed efficaci a partire da video molto più lunghi. La stessa Netflix è pervasa di intelligenza artificiale anche se viene riconosciuta come un grande contenitore di contenuti video che, guarda caso, incontrano i nostri gusti.
  • Copymonkey.ai invece crea cataloghi pronti per essere messi su Amazon in pochi secondi o farli girare sui nostri siti di e-commerce, CRM, contact centers e tutte quelle applicazioni dove il contatto con la clientela è fondamentale e dove i grandi numeri – grandi quantità di dati – la fanno da padrona.

Coding

  • Passando al coding partiamo dal tradizionale GitHub Copilot che suggerisce linee di codice o intere funzioni in tempo reale direttamente nell’editor di programmazione
  • O Mutable.ai molto più efficace ed evoluto nel rispondere alla necessità di sviluppare il codice più che scriverlo e correggerlo.
  • Rimanendo in cose semplici e utili tutti i giorni agli utenti finali segnaliamo excelformulabot.com che semplicemente ci toglie dall’imbarazzo di non saper scrivere formule e concetti in Excel: noi scriviamo cosa serve e lui lo trasforma in formule o analisi.

Medicina e giurisprudenza, l’AI ci prova

Anche nel campo della conoscenza medica ha fatto l’ingresso Xyla.com con l’intento di organizzare la conoscenza medico scientifica con il potere dell’intelligenza artificiale e dei bot generativi, oppure cradle.bio che promette di creare proteine migliori prevedendo il comportamento, accelerando lo sviluppo e suggerendo la formulazione grazie all’AI.

Di ben altro tenore, e con un impatto sociale tutto da verificare, è l’esperimento che Joshua Browder, CEO della startup DoNotPay, sta portando avanti con il suo “avvocato Robot” basato sull’intelligenza artificiale era ormai pronto a discutere il suo primo caso in tribunale in una corte statunitense – due multe per eccesso di velocità – ma il debutto è stato bloccato pare su richiesta del procuratore generale.

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Fin dove si spingerà l’AI?

Negli ultimissimi anni sono nate centinaia di startup concentrate ognuna su un verticale di business o un tema specifico, hanno attratto gli investimenti dei principali Venture Capital e grandi aziende interessate alle tecnologie in sviluppo. Di pari passo tutti i grandi player sono in fermento e stanno investendo centinaia di milioni di dollari per sviluppare i bot generativi ed integrarli dentro le loro applicazioni: Google, Microsoft, Amazon e tutti gli altri big americani tengono segreti i loro progetti e li rilasciano dopo aver fatto training con centinaia di miliardi di parametri e dati. Anche il big cinese Baidu ha dichiarato che entro l’estate lancerà il suo chatbot generativo Wenxin-Yiyan basato sulla tecnologia ERNIE, questo dopo aver settato circa 260 miliardi di parametri.

C’è quindi da chiedersi dove stiamo andando e come sarà la prossima rivoluzione se da una lato i chatbot specialistici si perfezionano sempre più nella materia specifica, e dall’altro i generalisti avanzano. Recentemente Bill Gates ha dichiarato che “tecnologie A.I. come ChatGPT sono l’innovazione più grande in corso in questo momento a livello globale” mentre Blake Lemoine di Google, parlando di LaMDA oggi integrata in Google Brain l’ha definita “senziente”: anche se non sappiamo ancora quanto sia senziente (e Lemoine ha perso il posto per questa uscita) riconosciamo in questa affermazione l’ingresso in un universo tutto da esplorare sotto tutti i profili da quelli etici a quelli sociali ed economici.

Infatti non si può avere una entità senziente, capace di provare sensazioni e in qualche modo essere cosciente di ciò che dice e fa senza che essa sia inserita in un contesto etico, sociale e storico dove convivono gli altri 8 miliardi di persone: si deve prima capire dove questa entità si dovrà collocare nel contesto attuale e poi governare il modo in cui questa coscienza prenderà forma e sostanza. Ciò perché, se lasciata libera, più l’A.I. divora dati più è capace di superare il limite umano della memoria e della velocità di elaborazione o connessione di informazioni, più difficile sarà per l’uomo controllare l’evoluzione di queste macchine che, oggi sono sotto forma di Chatbot e domani saranno in grado di agire nel vero senso della parola.

Conclusioni

Per tornare alla domanda iniziale, ci vorranno sicuramente diversi anni prima che le varie intelligenze processino tutti i dati e le informazioni che circolano su internet ma una accelerazione si sta già notando a partire da ChatGPT ed altri bot generativi o conversazionali. Non è ancora chiaro se questo processo di apprendimento avrà un momento in cui si stabilizzerà oppure saranno i bot continuamente alla rincorsa di miliardi di persone che pubblicano continuamente informazioni di ogni tipo; quasi una rincorsa a chi si evolve prima e di più sapendo che per l’uomo ci sono voluti molti millenni mentre i bot hanno impiegato solo 15-20 anni per arrivare al punto attuale.

Il tempo impiegato sarà inversamente proporzionale alle risorse economiche dedicate ai progetti di AI e Chatbot evoluti, risorse ingenti e non alla portata di tutti, dominio di grandi aziende di settore, startup fortemente capitalizzate o enti governativi che hanno anche l’interesse a proteggere la sicurezza nazionale e dei propri cittadini.

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