L’adozione dell’Open Source nella Business Intelligence non è più un semplice esperimento, ma una scelta strategica che offre vantaggi significativi, tra cui l’accessibilità, la personalizzazione e la trasparenza. Tuttavia, come ogni decisione strategica, comporta anche dei rischi che devono essere attentamente valutati.
Open Source e Business Intelligence: definizioni
Certamente c’è l’intuito, il talento, quel tocco magico che permette all’imprenditore o al manager di fare la scelta giusta. Poi ovviamente la determinazione, la costanza, il sacrificio. Ma non basta. Non bastava prima, nei tempi analogici, figuriamoci oggi in quello della digitalizzazione e dei big data. L’organizzazione dei dati è infatti fondamentale per attività di Business Intelligence e, quindi, per prendere decisioni.
In tutto questo, vista l’evoluzione tecnica e l’innalzamento degli standard garantiti dai software liberi, quella dell’open source diventa una sfida ulteriore. Perché porta vantaggi, ma anche rischi. Soprattutto, mette in diversa relazione la quantità di dati a disposizione con i processi che li devono analizzare.
Insomma, Open Source e Business Intelligence creano un nuovo connubio: per la programmazione, i sistemi di rendicontazione, per la progettualità, insomma per tutte le attività che prevedono raccolta e uso dei big data i software liberi aprono enormi possibilità. Ma con qualche rischio.
I vantaggi dell’open source nella Business Intelligence
Andiamo con ordine. Uno dei motivi del successo e della diffusione dell’open source nella Business Intelligence è la riduzione dei costi legati alle licenze, perché ciò consente alle imprese di distribuire le risorse in modo più flessibile, senza condizionare però la qualità dei servizi.
Inoltre, il codice sorgente aperto permette alle aziende e alle organizzazioni di creare soluzioni di Business Intelligence che sono tailor-made, personalizzate per le singole esigenze senza che questo implichi un aggravio di spesa.
Accedendo al codice sorgente, ogni team che lavora all’elaborazione dei dati – e anche ogni comunità di sviluppatori che ci lavora –diventa automaticamente motore autonomo e indipendente di innovazione.
Senza dimenticare che le soluzioni open source favoriscono interoperabilità e integrazione con altri strumenti, fornendo maggiore flessibilità nella costruzione di sistemi complessi e completi. Infine, contrariamente al mito comune, il software open source è spesso più sicuro rispetto alle alternative commerciali.
La trasparenza del codice sorgente permette una revisione continua da parte della comunità, identificando e risolvendo le vulnerabilità più rapidamente.
Ovviamente c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ma se si guardano i classici svantaggi dell’uso di modelli open source nella Business Intelligence, c’è da dire che esistono anche le contromisure. Spesso, per esempio, diventa un problema la mancanza di supporto diretto da parte del fornitore.
Oppure emergono gli ostacoli derivanti da una manutenzione interna troppo complessa. Su questo, nella esperienza ventennale di consulenza alla Pubblica Amministrazione, abbiamo generalmente osservato e adottato anche noi un sistema che potremmo definire “ibrido”.
Spesso i sistemi informativi messi a disposizione sono infatti open source nella loro versione base, ma poi vengono personalizzati, adattati, lavorati e perfezionati non solo per ogni cliente, ma anche per ogni progetto. Se anche la personalizzazione del software implica un impegno finanziario iniziale, nel lungo termine questo si traduce spesso in un significativo risparmio. Gli aggiornamenti e le correzioni di bug possono essere affrontati internamente, riducendo le spese a lungo termine rispetto alle costose licenze e ai contratti di manutenzione dei software commerciali.
Open source in azienda: flessibilità, controllo e sicurezza
Insomma, l’open source è stata una forza trainante di innovazione e sviluppo che ha cambiato il panorama tecnologico e imprenditoriale. E’ infatti una forza propulsiva nel mondo degli affari, portando una serie di vantaggi che vanno ben oltre la semplice riduzione dei costi.
L’adozione di software open source offre alle aziende la flessibilità, il controllo e la sicurezza necessari per prosperare in un ambiente sempre più competitivo e tecnologicamente avanzato. A fronte di tali vantaggi, non sorprende che sempre più imprese stiano abbracciando l’open source come parte integrante della loro strategia aziendale. Ora questa rivoluzione sta travolgendo anche la gestione e l’utilizzo dei dati. E quindi anche la Business Intelligence.
L’integrazione di software open source
Certo, per quanto riguarda la parte informativa vera e propria l’integrazione di software open source può rivelarsi complessa, specialmente quando si combinano diverse soluzioni.
Poiché il supporto e l’integrazione non sono sempre garantiti, possono sorgere difficoltà nell’assimilare diverse componenti software, portando a problemi di compatibilità e interoperabilità.
Inoltre, la diversità e la decentralizzazione delle soluzioni open source possono portare a una mancanza di standardizzazione. Questo può rendere più difficile per le organizzazioni definire protocolli e procedure uniformi, aumentando la complessità della gestione del sistema. Tuttavia, i vantaggi restano di gran lunga superiori agli svantaggi.
I vantaggi dell’open source nella PA
Prendiamo quello che accade nella Pubblica Amministrazione. Di fronte a queste poche e superabili difficoltà gli enti pubblici italiani, nazionali e locali, grazie all’uso dell’open source ottengono enormi vantaggi.
Abbiamo già citato la riduzione dei costi, ma che in questo caso va specificato: le licenze gratuite che sono un buon risparmio per una media azienda da centinaia di dipendenti diventano un guadagno enorme per una amministrazione che conta migliaia o decine di migliaia di dipendenti. Inoltre, gli aggiornamenti e le correzioni di bug possono essere gestiti internamente o attraverso la comunità open source, riducendo la dipendenza da costosi contratti di manutenzione.
Come detto, la sicurezza è garantita da una revisione continua da parte della comunità e gli enti pubblici possono rispondere più prontamente alle minacce cibernetiche, purtroppo sempre più frequenti, e mantenere un ambiente informatico più sicuro.
La disponibilità del codice sorgente permette alla PA di avere un controllo completo sul software, adattandolo alle proprie esigenze specifiche senza dipendere dallo sviluppatore originale. E visto che la PA è al servizio del cittadino, questa disponibilità del software è a vantaggio di tutti noi.
Ecco, la flessibilità del software “libero” consente maggiore agilità nell’adattamento alle nuove esigenze e nell’implementazione di nuove funzionalità. E la partecipazione alla comunità di sviluppatori aperti può portare a un flusso costante di innovazioni, permettendo perfino alla pubblica amministrazione – che certo ogni tanto è un po’ lenta per spirito di adattamento – di rimanere all’avanguardia delle tecnologie emergenti.
C’è anche da dire che l’uso di software open source riduce la dipendenza da fornitori specifici, consentendo alla pubblica amministrazione di evitare il blocco tecnologico e di avere maggiore flessibilità nella scelta dei fornitori di servizi. Insomma, di non doversi legare ad un solo fornitore ma di poter scegliere il migliore. Senza dimenticare che viene favorita la collaborazione tra enti pubblici (che troppo spesso oggi manca), permettendo loro di condividere risorse, esperienze e soluzioni.
Conclusioni
Insomma, sia nel privato, sia e soprattutto nel pubblico, l’adozione di software open source può rappresentare una scelta strategica