maker vs taker

Open Source, l’eterna lotta tra chi fa e chi prende: come trovare il giusto equilibrio

Nel settore Open Source si consuma la contrapposizione tra i Maker, che investono nella crescita della loro attività e del progetto, e i Taker che si concentrano sulla crescita della propria attività e ignorano il progetto OS su cui fanno affidamento. Occorre bilanciare. Ecco come, secondo Dries Buytaert fondatore di Drupal

Pubblicato il 05 Set 2022

Italo Vignoli

Hi-Tech Marketing & Media Relations

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Nonostante il software Open Source abbia conquistato un ruolo rilevante nel panorama industriale e la maggior parte delle persone sappia che la sua qualità è migliore e il suo costo più basso, e soprattutto che non ci sono vincoli al fornitore che condizionano gli utenti, la scalabilità e la sostenibilità dei progetti Open Source continuano a essere una sfida aperta per tutto il settore.

Ci sono diverse domande che non hanno ancora trovato una risposta adeguata. Come si finanzia un progetto Open Source? Come si convince un’azienda a contribuire? Come ci si protegge dal rischio che altri monetizzino il lavoro senza contribuire a loro volta?

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Per comprendere meglio, attingerò a piene mani da un articolo di Dries Buytaert fondatore del progetto Drupal, pubblicato sul suo blog il 19 settembre 2019: “Balancing Makers and Takers to scale and sustain Open Source”. Secondo me, si tratta dell’analisi più lucida e centrata tra quelle disponibili sull’argomento (e non me ne vogliano tutti quelli che hanno contribuito a questa discussione, fondamentale per il software Open Source).

Chi è e cosa fa Dries Buytaert

Dries Buytaert ha fondato il progetto Drupal, un sistema per la gestione dei contenuti online che è utilizzato da oltre un milione di siti web, e raggiunge praticamente tutti gli utenti Internet. Ogni anno, oltre 8.500 persone e circa 1.100 aziende contribuiscono a Drupal, che è una delle comunità Open Source più dinamiche e ricche di collaboratori al mondo.

Dries ha anche contribuito a fondare e far crescere Acquia, un’azienda Open Source che contribuisce a Drupal e sviluppa soluzioni a valore aggiunto basate su Drupal. Con quasi 1.000 dipendenti, Acquia è l’azienda che contribuisce di più a Drupal, anche se il totale dei suoi contributi rappresenta meno del 5% del totale.

Dries è un imprenditore e uno sviluppatore decisamente atipico nel mondo Open Source, perché oltre a occuparsi della gestione dell’azienda e della scrittura di codice cerca anche di analizzare, comprendere e spiegare i fenomeni economici alla sua base: “Sono interessato a come rendere la produzione Open Source più sostenibile, più equa, più egualitaria e più cooperativa. Mi interessa farlo ridefinendo il rapporto tra utenti finali, produttori e monetizzatori di software Open Source attraverso una combinazione di tecnologia, principi di mercato e scienze comportamentali”.

Il Dries pensiero

Secondo Dries:

  • All’inizio, le comunità Open Source possono fare affidamento su volontari e autogoverno, ma quando crescono, il loro modello di governance deve essere riformato in modo che il progetto possa essere mantenuto più facilmente.
  • Esistono tre modelli per scalare e sostenere i progetti Open Source – autogoverno, privatizzazione e centralizzazione – che mirano a ridurre i fallimenti del coordinamento, ma richiedono l’adozione di forme di monitoraggio, premi e sanzioni estranee ai progetti stessi, ma supportate da decenni di ricerca in campi adiacenti.
  • Le comunità Open Source potrebbero trarre beneficio dalla sperimentazione di nuovi modelli di governance, sistemi di coordinamento, innovazione delle licenze e modelli di incentivazione.

L’alternativa è quella di rimanere bloccati nel mondo in cui viviamo oggi, dove il software proprietario domina la maggior parte degli aspetti della nostra vita. Certo, il tentativo di sistematizzare la governance e i contributi rischia di andare contro la natura altruistica del software Open Source, e per questo trova degli oppositori all’interno delle stesse comunità.

Secondo me, fino a quando non usciremo da questo circolo vizioso il software Open Source non potrà mai raggiungere la maturità del software proprietario, che controlla il mercato proprio perché ha iniziato ad affrontarlo in modo strategico sin dall’inizio, e non si è perso in discussioni che hanno avuto l’unico risultato di bloccare qualsiasi iniziativa di rinnovamento.

E non mi riferisco certamente al passaggio da licenze Open Source a licenze proprietarie effettuato da Redis Labs, Mongo DB ed Elastic, e probabilmente anche da altri, dietro la spinta dei venture capitalist che li sostengono (e che in questo momento sono uno dei principali problemi dell’industria del software Open Source).

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Open Source: chi fa e chi prende

Tornando al post di Dries Buytaert, il suo obiettivo non è quello di far cambiare il modello di governance a tutti i progetti, ma semplicemente di offrire suggerimenti alle comunità che operano con un certo livello di sponsorizzazione commerciale o che hanno – o rischiano di avere – problemi di sostenibilità a lungo termine.

Dries inizia separando l’universo delle aziende legate al software Open Source tra “chi fa” (i Maker) e “chi prende” (i Taker).

I Maker sono le aziende nate dall’Open Source, che di conseguenza credono e investono in modo significativo nelle rispettive comunità, dal codice al marketing, alla crescita della comunità di collaboratori e molto altro ancora, scrivendo documentazione, correggendo bug, e organizzando eventi. Con il loro aiuto, il software Open Source ha rivoluzionato l’industria del software a beneficio di molti.

All’opposto ci sono i Taker, le aziende – dalle startup ai giganti della tecnologia – che monetizzano i progetti Open Source senza contribuire ai progetti stessi, e che scelgono intenzionalmente di non farlo pur avendo gli strumenti e i mezzi per restituire in uno dei mille modi diversi a loro disposizione.

Il modello Open Core

La differenza tra Maker e Taker non è chiara al 100%. Come regola generale, i Maker investono nella crescita della loro attività e del progetto Open Source, mentre i Taker si concentrano sulla crescita della propria attività e ignorano il progetto Open Source su cui fanno affidamento.

Per avere successo economico, molti Maker combinano i contributi Open Source con un’offerta commerciale, che spesso assume la forma di IP proprietaria o closed source e può includere una combinazione di funzionalità premium e servizi in hosting che offrono prestazioni, scalabilità, disponibilità, produttività e garanzie di sicurezza. Questo modello è noto come Open Core. Altri Maker offrono servizi professionali, comprese garanzie di manutenzione e assistenza.

Quando i Maker iniziano a crescere e ad avere un successo finanziario, il progetto Open Source a cui sono associati inizia ad attrarre i Taker, che di solito entrano nell’ecosistema con un’offerta commerciale paragonabile a quella dei Maker, senza contribuire, per cui si concentrano in modo sproporzionato sulla propria crescita commerciale.

In altre parole, i Taker raccolgono i benefici del contributo Open Source dei Maker e allo stesso tempo hanno una strategia di monetizzazione più aggressiva. Il Taker è in grado di distruggere il Maker. In condizioni di parità, l’unico modo in cui il Maker può difendersi è investire di più nella sua offerta proprietaria e meno nel progetto Open Source, e quindi deve comportarsi come il Taker, a scapito della comunità Open Source.

I Taker danneggiano i progetti Open Source. Un Taker aggressivo può indurre un Maker a comportarsi in modo più egoistico e a ridurre o interrompere del tutto i propri contributi al software Open Source. I Taker possono trasformare i Maker in Taker.

Il caso dei free rider

Diverso è il caso dei free-rider, o quelli che usano il software senza mai contribuire. Secondo Dries, le comunità Open Source dovrebbero incoraggiare i free-rider, perché aumentano la popolazione degli utenti del software, e aumentano anche le probabilità che altre persone utilizzino lo stesso software Open Source (attraverso il passaparola o altre modalità di comunicazione). I free-rider possono avere effetti di rete positivi sul progetto.

Trovare il giusto equilibrio tra Maker e Taker

Tuttavia, quando il successo di un progetto Open Source dipende in larga misura da uno o più sponsor aziendali, la comunità Open Source non dovrebbe dimenticare o ignorare che i clienti sono un bene comune.

Quando un cliente utilizza il prodotto di un Maker, una certa percentuale delle entrate che arrivano da quel cliente ritorna al progetto Open Source attraverso i contributi dello stesso Maker. Al contrario, quando un cliente utilizza il prodotto di un free-rider o di un Taker, al progetto Open Source non torna nulla. In altre parole, le comunità Open Source dovrebbero trovare il modo di indirizzare i clienti del software verso i Maker.

Quindi, i progetti Open Source – e in particolare quelli di grandi dimensioni – devono trovare il modo di bilanciare Maker e Taker, altrimenti rischiano di non innovare sotto il peso dei Takers.

Fortunatamente, dice Dries Buytaert, non dobbiamo accettare questo futuro. Questo però significa che le comunità Open Source devono cercare delle soluzioni per premiare e penalizzare i membri delle loro comunità, in particolare se il modello si basa su un ecosistema commerciale per una percentuale rilevante dei contributi. Questo va contro i valori della maggior parte delle comunità Open Source, ma oggi è indispensabile avere un atteggiamento aperto su come far crescere il software Open Source.

Conclusioni

Dries conclude riaffermando l’idea che semplificare la scalabilità dei progetti Open Source in modo sostenibile ed equo è una delle cose più importanti su cui lavorare nei prossimi anni. Se riusciremo a farlo, la comunità Open Source – allargata alle aziende più illuminate – potrà veramente conquistare il mondo, e aiutare le altre aziende di tecnologia a diventare anch’esse aziende Open Source per risolvere alcuni tra i problemi più importanti del mondo in modo aperto, trasparente e cooperativo.

Ovviamente, il consiglio è quello di leggere tutto l’articolo di Dries Buytaert, perché la mia sintesi – per quanto abbia cercato di estrapolare i punti più significativi – non rende giustizia alla profondità delle sue ricerche e dei suoi ragionamenti.

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