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Pagamenti digitali in volata: dal BNPL alle super app, ecco tutti i modi per usarli

Dall’ascesa del Buy Now Pay Later, che permette al consumatore finale di acquistare un bene o servizio subito e di pagarlo successivamente a rate, alle super app molto diffuse in Asia, passando per blockchain e digital wallet: le tendenze più diffuse oggi e quelle che definiranno nuovi standard nel prossimo futuro

Pubblicato il 21 Mar 2023

Ivano Asaro

Direttore Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

Valeria Portale

Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Matteo Ruggieri

Ricercatore Osservatorio Innovative Payments

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Il settore dei pagamenti digitali sta vivendo una fase di forte crescita e sviluppo in Italia: a fine 2022 il transato arriva a costituire il 40% dei consumi e raggiunge i 397 miliardi di euro; di questi, più di 20 miliardi sono stati transati tramite lo smartphone (in crescita del +107% rispetto al 2021), sempre più apprezzato dai consumatori per la sua facilità d’uso.

L’innovazione del settore però non riguarda solamente il nostro Paese, prende forme differenti in ogni territorio, in base alla cultura, alle condizioni socioeconomiche, alla normativa vigente e alle strategie adottate dagli attori del mercato. Nel corso del 2022 l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano ha condotto una analisi internazionale per individuare le tendenze ad oggi più diffuse e quelle che definiranno nuovi standard nel prossimo futuro.

Pagamenti digitali, l’Italia si è svegliata: che ci dicono gli ultimi dati

Pagamenti digitali, l’ascesa del Buy Now Pay Later

Fra i trend più consolidati, troviamo il Buy Now Pay Later, che permette al consumatore finale di acquistare un bene o servizio subito e di pagarlo successivamente a rate. La crescita registrata è molto forte, soprattutto per l’Europa (con attori come Klarna e Scalapay), continente tradizionalmente legato agli strumenti di debito. Questa forma di pagamento è apprezzata anche in Italia: nel 2022 il transato cresce del 253% e arriva a transare 2,3 miliardi di euro, costituendo il 4% del transato eCommerce.

A livello internazionale, il modello di business maggiormente adottato dai 300 provider del servizio censiti dall’Osservatorio prevede una commissione a carico degli esercenti, anche se esiste un numero di aziende che alloca il costo sugli utilizzatori finali. Ad oggi in diverse regioni è ancora in corso il dialogo tra provider del servizio, credit agencies e regolatori per la costituzione di una normativa ad hoc. In Australia, ad esempio, il Governo ha svolto una consultazione raccogliendo feedback da 78 stakeholder ed è in procinto di definire una regolamentazione entro fine 2023, mentre il Regno Unito ha già predisposto delle linee guida che dovranno essere seguite dai player intenzionati a fornire il servizio.

Cosa frena la diffusione capillare del BNPL

Altri sviluppi importanti includono l’Open API e le opportunità per il sistema che derivano dalla condivisione delle informazioni degli utenti finali fra banche e altri attori esterni. In Europa è stata la PSD2 ad abilitare questi servizi, definendo un insieme di standard che semplificano l’accesso a sistemi di pagamento ad attori non bancari, promuovendo la concorrenza e incentrando l’attenzione sull’esperienza del cliente. Se la normativa rappresenta una condizione necessaria per l’abilitazione a questi servizi, non è tuttavia sufficiente a garantirne una diffusione capillare. L’altro elemento chiave affinché l’Open API sprigioni il suo massimo potenziale è infatti la coopetizione fra gli attori tradizionali del mondo bancario e gli altri PSP, in modo tale da fornire nuovi servizi più efficaci ed efficienti e a creare un coinvolgimento con i consumatori e gli esercenti. A fine 2022 sono 356 le aziende ad aver ottenuto una autorizzazione come AISP (Account Information Service Provider) o PISP (Payment Initiation Service Provider) in Europa, di cui 19 italiane. Secondo un’analisi svolta da Banca d’Italia, il numero di chiamate AIS (Account Information Service) nel nostro Paese raggiunge i 105 milioni nel primo semestre 2022, mentre quelle PIS (Payment Initiation Service) sono poco superiori ai 10 milioni, a riprova di come il fenomeno non ha ancora vissuto una vera e propria esplosione.

L’evoluzione dei digital wallet e i servizi di identità digitale

Un’altra tematica che nel corso del 2022 ha vissuto un grande fermento, soprattutto in Europa, è l’evoluzione dei digital wallet e i servizi di identità digitale collegati. A partire da giugno 2021, la Commissione Europea ha iniziato a lavorare alla revisione del regolamento eIDAS per garantire due elementi principali: l’interoperabilità delle identità digitali fra paesi europei e la coerenza sia nei livelli di sicurezza che nella user experience. È proprio da queste necessità che nasce l’idea di creare un European Digital Identity Wallet, un portafoglio che permette ai cittadini di far confluire degli “attributi verificabili” (per esempio gli estremi del passaporto, del certificato di nascita, della firma elettronica) in un solo applicativo ed avere il pieno controllo delle loro interazioni e dei loro dati. Tra febbraio 2022 ed inizio 2023 si è svolta la revisione dell’architettura dell’EUDI Wallet e sono stati selezionati i progetti vincitori del bando indetto dalla Commissione Europea. Fra questi troviamo ad esempio il consorzio Nobid, che ha sviluppato un progetto pilota su larga scala che permetta di gestire le transazioni verso soggetti pubblici, privati, online e nei luoghi fisici ed effettuare pagamenti cross-border. Un fattore chiave che l’Europa deve considerare è il ruolo che aziende come Apple, Google e Samsung possono ricoprire. L’identità digitale certificata è infatti diventata di forte interesse anche per le Big Tech, che possono influenzare fortemente gli standard del mercato nella costruzione di un wallet digitale sfruttando le loro risorse economiche, il know how e l’ampia base utenti di cui dispongono.

Il futuro dell’Identità digitale europea: cosa capiamo dalle linee guida tecniche

Blockchain e valute digitali

L’ultima macro tematica individuata è relativa alla blockchain e alle valute digitali, con particolare attenziona al tema delle CBDC, le monete digitali a corso legale delle Banche Centrali. Guardando alla diffusione delle digital currencies in generale, si può notare un livello di adozione maggiore in Centro e Sud America (la Jamaica e le Bahamas hanno già introdotto le proprie valute digitali, El Salvador ha reso il Bitcoin una moneta a corso legale, mentre in Argentina i cittadini fanno uso di stablecoin del dollaro) e nel continente asiatico, dove la Banca Popolare Cinese ha già predisposto un wallet per effettuare transazioni in Digital Yuan tramite lo smartphone. Non mancano sperimentazioni anche in altre regioni come l’Africa con la CBDC denominata e-Naira, e negli Stati Uniti dove la Federal Reserve Bank, che sta valutando variabili tecniche, rischi e benefici associati al dollaro digitale. In Europa il Digital Euro si trova ancora in una fase investigativa e la Banca Centrale Europea ha avviato 5 sperimentazioni per altrettanti use case coinvolgendo i seguenti player: Nexi, CaixaBank, European payment Initiative (EPI), Worldline e Amazon. L’esito di queste sperimentazioni sarà di fondamentale importanza per determinare le scelte di design di una possibile CBDC, insieme ad altri aspetti quali la programmabilità, i limiti di spendibilità e di deposito e tante altre caratteristiche. Queste scelte impatteranno fortemente il mondo criptovalute, stablecoin e CBDC, rendendo ad oggi difficile prevedere se ci sarà una predominanza di una soluzione rispetto alle altre o se lo scenario più probabile sarà costituito da una coesistenza fra tutte queste forme.

Super App e tecnologie IoT

Altri trend particolarmente di rilievo nel mondo dei pagamenti digitali, ma che in Europa hanno solo visto qualche sperimentazione, sono le Super App e le tecnologie IoT. Le Super App sono delle applicazioni mobile che permettono di usufruire (all’interno della stessa o tramite estensioni in-app) di una serie di servizi di natura anche molto differente fra di loro (es. WeChat e AliPay). Questo tipo di soluzioni trova molte applicazioni in Asia, principalmente a causa di una regolamentazione concorrenziale meno stringente (che quindi tollera la crescita orizzontale di alcuni attori lavorano in più settori) e poi a causa di una popolazione che si interfaccia alla connettività tramite lo smartphone, quindi abituata ad usufruire di molti servizi tramite il proprio cellulare. I vantaggi sono da ricercarsi in una user experience semplice ma omnicomprensiva, che i provider possono sfruttare per raccogliere dati dei loro clienti e offrire funzionalità ad hoc. L’altra importante innovazione che sta nascendo soprattutto in Nord America sono i pagamenti attraverso le auto connesse che si adattano a tanti use case: pagamento della sosta in struttura o strisce blu, pagamento del carburante e infine la possibilità di ordinare e ritirare la spesa o un pasto direttamente dal proprio veicolo. Questo fenomeno è ancora in fase embrionale ma è interessante capire come verranno offerti questi servizi. Se da un lato infatti esistono le interfacce fornite dalle Big Tech, che tramite il mirroring del telefono sull’infotainment dell’automobile permettono agli automobilisti di utilizzare alcune applicazioni dal veicolo (es. in Europa Easypark per cercare e pagare il parcheggio), dall’altro le case automobilistiche sono interessate a sviluppare una propria soluzione (o in partnership con tech provider) per mantenere il controllo su tutte le informazioni scambiate dall’autovettura, in modo da generare nuove fonti di ricavo.

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