Non certo solo per gli effetti del Covid-19[1], il passaggio dalle “finestre”, cioè gli intervalli temporali che suddividono i diversi media distributivi dei film, si ridurranno drasticamente, fino a giungere a quella che Bob Iger (il CEO Disney in carica fino al mese di febbraio 2020) aveva indicato molti anni or sono come l’uscita “day and date”[2] simultanea per più sfruttamenti di una determinata opera, in tutti i paesi del mondo, fosse il necessario sbocco del mercato cinematografico globale.
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Infatti, non sembra più ragionevole pensare, come accadeva fino a non molti anni or sono, che la vita di un film possa essere spalmata su un periodo di molti anni (originariamente sette), con lo sfruttamento televisivo in chiaro dell’opera possibile solo dopo cinque anni decorrenti dal 24° mese dall’uscita in sala.
Oggi la vita di un film è fortemente accorciata, sia per la presenza di un’offerta di prodotto sempre più ricca e differenziata (anche per generi), sia in quanto il film tende a essere sempre meno legato alla presenza di cast artistici costosi e di molteplici operatori, venendo realizzato in tempi assai più rapidi attraverso l’impiego di tecnologie sempre più accessibili pur divenendo esse vieppiù sofisticate.
Cosa ne sarà del cinema come lo conosciamo oggi?
Il “caso” Scarlett Johansson
Sta suscitando scalpore negli Stati Uniti la causa avviata il 29 luglio 2021 dall’attrice Scarlett Johansson nei confronti della The Walt Disney Company di fronte alla Superior Court dello Stato della California, per l’asserita violazione da parte della casa cinematografica degli obblighi assunti dalla loro controllata per “tortious interference”, cioè per avere commesso un illecito civile di “common law” che consente all’attore una richiesta di risarcimento dei danni nei confronti di un convenuto che interferisca indebitamente con i rapporti contrattuali o commerciali che intercorrono fra l’attore e un terzo[3].
Nel caso in questione, Scarlett Johansson aveva stipulato in data 9 maggio 2017 (per il tramite della società Periwinkle Entertainment, Inc.) un contratto di scrittura per la sua partecipazione come protagonista del film “Black Widow”, basato sull’omonimo personaggio della Marvel Comics e prodotto dalla Marvel Studios per la distribuzione della Walt Disney Studios Motion Pictures.
Il contratto fra l’attrice statunitense e la Marvel Studios prevedeva che il compenso dell’artista per il suo ruolo da protagonista (circa 20 milioni di dollari) sarebbe stato incrementato, rispetto al compenso base convenuto, con una sua partecipazione agli utili derivanti dallo sfruttamento del film nelle sale, venendole garantite una proiezione in almeno 1.500 sale e un’“estesa uscita cinema” che – secondo gli standard applicati dall’industria USA – consiste in un’esclusiva di distribuzione solo nel segmento dei cinema per un periodo compreso fra i 90 e i 120 giorni.
Successivamente al lancio da parte della Disney del proprio servizio SVOD denominato “Disney+” nel 2019[4], i delegati di Scarlett Johansson avrebbe ricevuto rassicurazioni scritte, da parte dei dirigenti della Marvel Studios, che il film “Black Widow” sarebbe stato distribuito in esclusiva nelle sale cinematografiche in linea con i termini sopra specificati dal momento che il corrispettivo spettante alla protagonista avrebbe goduto di una serie di bonus legati proprio ai risultati derivanti da tale finestra di sfruttamento.
L’uscita contemporanea al cinema e sulle piattaforme digitali
Non senza sorpresa per l’attrice, quindi, è stato l’annuncio fatto dalla Walt Disney Studios Motion Pictures (società controllante la Marvel Studios) di un’uscita contemporanea di “Black Widow” in sala e sulla piattaforma “Disney+”, come pure la successiva pubblicazione del film sia in sala che sulla piattaforma OTT il giorno 9 luglio 2021, con un incasso di oltre 60 milioni di dollari per le visioni del film sulla sola piattaforma “Disney+” solo nel primo weekend di uscita.
Tale uscita contemporanea attraverso i due canali distributivi (cinema e piattaforma OTT) aveva – secondo l’opinione della Johansson – cannibalizzato gli incassi da botteghino[5] riducendo conseguentemente l’ammontare dei bonus a lei spettanti sui ricavi ottenuti dalla finestra cinema.
A fronte delle rivendicazioni dell’attrice, la Walt Disney ha evidenziato che la pretesa dell’attrice di mantenere il film solo nei cinema per il periodo di 90-120 giorni, senza consentire al pubblico di vederlo in casa, sulle piattaforme digitali, in un periodo di pandemia, fosse un grave gesto di omissione del dovuto sostegno alle persone che in quel frangente non si trovavano in condizione di avvicinarsi alle sale cinematografiche per timore di infettarsi con il virus.
Seppure la controversia sia stata transatta a condizioni rimaste riservate fra le parti, dopo la prima udienza ed il rinvio della causa al mese di marzo 2022, quanto è accaduto non mancherà di avere riflessi anche nel prossimo futuro in situazioni analoghe. In tal senso va evidenziato che la Warner Media ha da tempo annunciato di avere integrato i propri contratti con gli attori attraverso il riconoscimento agli stessi di significativi contributi economici addizionali a fronte dell’uscita contemporanea dei film in sala e sulla piattaforma HBO Max, mentre i compensi per i lead role di opere audiovisive prodotte da giganti come Netflix risultano essere lievitati negli anni recenti rispetto agli standard delle Major statunitensi.
Conclusioni
Questo mutato scenario tecnologico e sociale che determina il successo di molte delle opere audiovisive sul consenso del pubblico per i temi trattati, in base al soggetto e alla sceneggiatura, più che sulla sola capacità attrattiva delle star che vi partecipano, impone anche un ripensamento dei tempi e dei modi di offerta dei contenuti che l’avvento delle piattaforme digitali ha posto dianzi al grande pubblico della rete[6].
D’altronde, l’accordo raggiunto di recente negli Stati Uniti fra la Warner Media e la catena di sale cinematografiche AMC[7] di mantenere la finestra fra l’uscita cinema e quella sulle piattaforme in streaming a 45 giorni, non distanzia molto il modello d’oltreoceano a quello disegnato dal nostro Ministero della Cultura il quale, con il Decreto Ministeriale del 30 aprile 2021, nell’imporre – fino al 31 dicembre 2021 – la proiezione in sala dei film italiani che vogliano usufruire dei benefici di cui alla nuova legge cinema (L. 220/2016) ha stabilito che i film possano essere distribuiti sulle piattaforme digitali dopo 30 giorni dall’uscita cinema[8].
Grandi cambiamenti, quindi, si attendono non solo per i grandi attori, ma anche per l’industria audiovisiva che non potrà tardare ad adeguarvisi.
Note
- Il più recente film della serie “007” dal titolo “No Time to Die” avrebbe dovuto uscire nelle sale inizialmente il 10 aprile 2020; poi l’uscita è stata posticipata al 25 novembre 2020; poi al 21 aprile 2021 e da ultimo è stato proiettato in sala l’8 ottobre 2021. ↑
- https://en.wikipedia.org/wiki/Simultaneous_release ↑
- Oltre a tale causa di azione, l’attrice ha fatto valere anche l’induzione all’inadempimento contrattuale. ↑
- L’annuncio della Disney è stato ufficializzato l’8 agosto 2017 ↑
- “Black Widow” ha realizzato negli Stati Uniti un incasso da box-office (quindi nelle sole sale cinematografiche) nel primo weekend di uscita la somma di 80,4 milioni di dollari. ↑
- Anche la presenza dello streaming illegale determina una spinta verso l’accorciamento delle c.d. “finestre” https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/streaming-illegale-una-nuova-sfida-per-la-tutela-dei-contenuti-digitali-online/ ↑
- https://en.wikipedia.org/wiki/AMC_Theatres ↑
- Cfr. Art. 1 del Decreto MIC (c.d. “Decreto Bonisoli”), recante il titolo: “Ulteriori disposizioni di obbligo di diffusione al pubblico in sala cinematografica per l’ammissione ai benefici della legge 14 novembre 2016, n. 220” ↑