Quello aerospaziale è un settore trainante per l’intera economia, non solo in via diretta, per le capacità che offre, per esempio, nel settore delle telecomunicazioni e dell’osservazione della Terra, ma anche in via indiretta, per le positive ricadute economiche (come insegna la politica spaziale americana) che le produzioni di missili e satelliti hanno in vari settori tecnologici di punta (nanotecnologie e nuovi materiali).
Studi recenti ci parlano di quattro nuovi posti di lavoro per ogni impiego generato nell’industria spaziale. È chiaro che per un paese come il nostro – povero di materie prime, con un invecchiamento rilevante della popolazione e con una specializzazione industriale che lo espone particolarmente alla concorrenza dei paesi emergenti – non vi sono alternative al declino se non si dà vita a un poderoso sviluppo tecnologico, in grado di stimolare la crescita e ripristinare la produttività fornendo, attraverso un’accresciuta competitività internazionale, le risorse affinché l’economia possa riprendere il suo dinamismo. Il settore aereospazio deve, dunque, essere messo al centro della strategia di rilancio del nostro Paese.
Il mercato aerospaziale italiano
L’indotto generato dall’industria aerospaziale comprende oltre 4.000 aziende, per un indotto complessivo di 13,5 miliardi di euro (0,65% del Pil). Il valore aggiunto complessivo del comparto vale circa 12 miliardi di euro. E sono oltre 159.000 i posti di lavoro creati dal settore. Il settore aerospaziale italiano è settimo al mondo e quarto a livello europeo: costituito per oltre l’80% da PMI a cui si affiancano i prime contractor che partecipano ai più importanti programmi europei e internazionali come Leonardo, Agusta Westland, Avio Aero e Thales Alenia Space. Occupa oltre 50.000 addetti, che salgono a 200.000 se si considera l’intero indotto, e ha un fatturato medio annuo di oltre 15 miliardi di euro, di cui quasi 5,8 miliardi di export.
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In questo scenario, ad esempio, il Piemonte riveste un ruolo di primo piano con 280 PMI, 14.800 addetti 3.9 miliardi di fatturato e quasi 970 milioni di euro di export, pari al 17% del totale nazionale, soprattutto diretto verso gli USA e la Germania.
L’Italia, uno dei sette Paesi ad essersi dotato di un’agenzia spaziale nazionale dal budget superiore al miliardo di euro, è quinta al mondo (seconda in Europa) per spesa nell’industria della space economy in rapporto al Pil (0,55%) e al 2020 è il terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea con 665,8 milioni di euro. Inoltre, l’Italia è uno dei pochi Paesi a vantare una filiera completa dell’industria spaziale: dal satellite al software, vi sono coinvolte 250 aziende che danno impiego a 6.500 persone.
Nei primi mesi del 2021 il prime contractor che si è distinto particolarmente nel portare in orbita la manifattura italiana è stato sicuramente Thales Alenia Space Italia. Thales Alenia Space Italia è una joint venture tra il gruppo francese Thales (67%) e Leonardo (33%), con un fatturato di 703 milioni di euro, che negli ultimi mesi ha fatto incetta di commesse. Nel panorama italiano Thales Alenia Space Italy vuole essere un catalizzatore delle attività che ruotano intorno al settore, alimentare la filiera, le cooperazioni e le partnership, sviluppare una visione di co-engineering collaborativo.
L’eccellenza della filiera
La filiera è un tassello particolarmente importante del mondo spaziale italiano ed è composta essenzialmente da una galassia di eccellenze della manifattura che con una logica win-win possono essere ‘spazializzati’ garantendo un lead time ridotto ai system integrators. Le aziende soprattutto italiane oltre ad avere caratteristiche d’eccellenza conservano però tutte le criticità e le peculiarità delle nostre piccole medie imprese. Nella maggior parte dei casi si tratta anche per gli ‘imprenditori spaziali’ di aziende familiari. Le imprese di carattere familiare possiedono specifiche caratteristiche distintive, tra cui una prospettiva di gestione di medio-lungo termine, il legame con il territorio e la presenza di obiettivi non esclusivamente economici che permettono loro di generare dei vantaggi competitivi unici. Allo stesso tempo, la predominanza del modello di controllo familiare, la scarsa presenza di investitori esteri nel capitale delle imprese, le ridotte dimensioni del mercato borsistico possono rappresentare dei fattori ostativi all’efficienza, al dinamismo e alla crescita dimensionale del tessuto industriale italiano soprattutto in un’industria come quella spaziale così high-tech, così di precisione e così globale.
La PMI dello spazio motore di “rinascimento industriale”
La PMI dello spazio può essere un motore di “rinascimento industriale”, per uscire bene dalla crisi e dal post Covid-19. E una svolta innovativa, per fare ripartire e tenere a buon regime i motori dell’economia italiana.
È proprio questa la strada che consente di raccordare la lunga esperienza di qualità delle imprese italiane con una crescente propensione all’innovazione e di costruire nuove e migliori ragioni di competitività. Una “via italiana allo sviluppo”, nel contesto europeo. Un percorso virtuoso che mette insieme creatività, manifattura, tecnologie medium e hi- tech e green economy, potenziando in modo originale le più distintive caratteristiche del made in Italy in un settore, quello dello Spazio, dove l’Italia è riconosciuta come uno dei più importanti player al mondo. In questo modo potremmo parlare del tanto celebrato made in Italy in cui forse potrebbe essere incluso anche l’aerospazio. Le caratteristiche del lavoro artigianale, fatto di grande competenza tecnica e di produzioni “tailor made”, sartoriali, si adegua molto bene a un settore che non si presta alla produzione su larga scala ma che spesso deve rispondere a specifiche esigenze molto sofisticate da parte dei clienti per ottenere pezzi unici, in continuo miglioramento. Tutto questo è stato possibile pur nel contesto dell’evidente declino dell’economia italiana e di un costante difetto d’innovazione del nostro sistema.
Lo scenario europeo (box)
Il settore spaziale europeo incontra difficoltà di finanziamento simili a quelle di altri settori tecnologici, in particolare nelle fasi di crescita e commercializzazione. Gli imprenditori spaziali europei sono alla ricerca di finanziamenti da destinare, in particolare, alle attività di ricerca e sviluppo (R&S) e all’elaborazione dei prodotti; tra le fonti di finanziamento preferiscono capitale di rischio o private equity ed in pochi casi i mercati di capitale. Purtroppo, però, devono constatare che dette risorse sono scarse e che in Europa i fondi per il settore spaziale sono pochi. Pertanto, si informano regolarmente sulle possibilità di finanziamento disponibili al di fuori dell’UE. In particolare, negli USA, dove i cicli di finanziamento sono più ampi e gli investitori con maggiore propensione al rischio rappresentano un’attrattiva per le imprese europee. La scarsità di finanziamenti di espansione in Europa costituisce una criticità che spesso determina la fuga dei talenti e delle società.
Rispetto al settore privato, i finanziamenti pubblici europei sono, nel loro complesso, relativamente consistenti, e le imprese spaziali europee evidenziano il ruolo cruciale svolto dagli strumenti pubblici per l’innovazione. Il 40 % delle imprese del settore è alla ricerca di finanziamenti pubblici per sbloccare gli investimenti privati. Tuttavia, per gli imprenditori è difficile orientarsi tra le varie opzioni di finanziamento possibili, data l’assenza di una serie coerente e integrata di strumenti di finanziamento dedicati per le imprese spaziali.
Il “caso” Officina Stellare
Per capire lo stato dell’arte della PMI dello Spazio italiano analizziamo un caso brillante di un’azienda che da microcap sta gradatamente evolvendo a small cap che è Officina Stellare S.p.A. (“OS”). Ad oggi ha una capitalizzazione di €50 miliardi e il quartier generale è a Sarcedo in provincia di Vicenza. OS è azienda leader indiscussa nella progettazione e produzione di strumentazione opto-meccanica di eccellenza nel settore aerospaziale, della ricerca e della difesa. Tre le divisioni in cui opera OS: Divisione Spazio, Comunicazione laser e Difesa. Queste sono le priorità strategiche a cui OS sta lavorando e che presuppongono prima di tutto una crescita interna dell’azienda. Nessuna acquisizione di aziende in programma, ma concentrazione massima della strategia sullo sviluppo organico e svolgendo un’intensa attività di ricerca, in cui l’azienda investe stabilmente oltre il 10% del fatturato. Il tutto in uno scenario con promettenti prospettive di sviluppo e in cui ci sono pochi concorrenti diretti, poiché una delle unicità più importanti è la presenza all’interno di un’unica azienda dell’intera catena del valore.
Il 2021 sarà un anno cruciale per OS e vedrà il completamento di uno dei progetti più importanti e ambiziosi: la realizzazione del primo spazio completo e riconosciuto di fabbrica italiana a livello internazionale. La sede è cresciuta più di tre volte e si sta arricchendo di asset produttivi unici in Italia. Ma sarà anche l’anno in cui vedranno la luce molti progetti a cui l’azienda lavora da anni. La volontà dell’azienda è anche quella di fungere da incubatore di nuove idee e di aiutare le giovani aziende a crescere, oltre ad aumentare le collaborazioni con le università. I focus principali saranno tre: osservazione della Terra, ambito in cui OS opera da alcuni anni con payload ottici ad alta e altissima risoluzione, Space Situation Awareness (SSA), una sorta di ‘controllo del traffico’ orbitale, e infine Laser Communications, grazie al quale sarà possibile garantire una copertura globale a banda larga, l’accesso a internet e alle informazioni e l’attivazione di ulteriori applicazioni (guida automatica, ecc.) e garantire uno scambio di informazioni sicuro per le applicazioni più sensibili (quantistica).
La quotazione in borsa è stata un grande successo e ha aiutato nella realizzazione di molti progetti e la visibilità che l’azienda ha ottenuto durante l’IPO ha permesso di rafforzare la sua presenza sul mercato nazionale, dove erano quasi sconosciuti.
Officina Stellare è l’unico esempio nel panorama delle PMI del mercato spaziale italiano di azienda che ha fatto praticamente tutto il percorso del venture capital cycle. Dalla startup, alla partecipazione di un socio istituzionale come Veneto Sviluppo, alla crescita ulteriore e quotazione in Borsa su Aim Italia. La prospettiva per OS potrebbe essere quella di entrare anche nel listino Europeo di Euronext superando tutti i limiti del mercato italiano che ha pochi scambi e dotandosi di investor relations e comunicazione globali.
E probabilmente, visto che OS ha recentemente aperto una controllata in USA, sarebbe importante forse cercare di diventare attrattivi per qualche investitore internazionale magari proprio americano. Soprattutto per il grande rapporto che lo Spazio italiano ha con gli Stati Uniti, come testimoniato dal recente arrivo di Exos Aerospace System & Technologies in Piemonte, con l’importante azienda texana che, approdata in Piemonte, ha subito aperto un suo sito a Torino. Il nuovo stabilimento dell’azienda sarà il centro nevralgico della ricerca, sviluppo e produzione dei razzi riutilizzabili. L’arrivo di Exos nel panorama aerospaziale piemontese è, senza dubbio, segno di una forte crescita dell’Italia in campo tecnico-scientifico. Inoltre, ora che a Torino apre questa nuova azienda di razzi riutilizzabili, si prevedono centinaia di posti di lavoro in arrivo. Infatti, l’impresa texana prevede di assumere subito 45 tecnici, prevalentemente ingegneri con varie specializzazioni, contando di arrivare fino a 300 dipendenti nei prossimi tre anni.
Sono magari solo piccoli segnali, ma testimoniano quello che è il grande interesse dei giganti aerospaziali americani per le eccellenze del settore aerospace italiano: la strada è quella giusta e sembra essere tracciata, occorre insistere.