Per la festa dei lavoratori è bene fare il punto sulla disciplina di una delle categorie meno tutelate degli ultimi 10 anni almeno: i platform workers, anche chiamati riders sebbene ci siano detto tutti i lavoratori ancorati a piattaforme della gig economy. Vediamo a che punto è l’iter legislativo europeo e come incide il disegno di lege delega sull’IA adottato recentemente dal Governo italiano.
Platform workers: dove eravamo rimasti, dove siamo arrivati e dove stiamo andando
Da anni il tema della tutela dei lavoratori delle piattaforme online è all’ordine del giorno di tribunali, legislatori nazionali e dell’Unione, perché con lo slogan “lavori con noi e non per noi” sono state bypassate le minime tutele del lavoro sostanzialmente dipendente.
Ad inizio febbraio è stato raggiunto un accordo provvisorio tra Parlamento europeo e Consiglio sulla cosiddetta “direttiva riders”: il comunicato stampa si apriva nei termini che seguono.
“La direttiva sul lavoro tramite piattaforma mira a garantire che le persone che svolgono lavoro tramite piattaforma abbiano il loro status lavorativo classificato correttamente e a correggere il lavoro autonomo fittizio. Il testo concordato introduce inoltre le prime norme dell’UE sulla gestione algoritmica e sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro”.
Il 24 aprile 2024 il voto favorevole del Parlamento europeo, che ha approvato un pacchetto di norme finalizzato ad impostare una presunzione legale di sussistenza di rapporto di lavoro subordinato e che regola in senso fortemente restrittivo l’uso di algoritmi ed IA nel contesto del rapporto di lavoro.
Si attende, ora, la posizione favorevole del Consiglio affinché il testo possa essere definitivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Algoritmi e lavoro: normativa da 0 a 100 in pochi istanti…e molti anni
Nel giro di meno di due anni si è passati da una regolamentazione praticamente assente sull’utilizzo dell’IA nel contesto del lavoro subordinato ad un profluvio di norme che definire “massiccio” è quasi riduttivo.
In principio l’unica tutela era costituita dal sempreverde articolo 22 del GDPR, che vieta i processi decisionali automatizzati cui gli interessati non abbiano prestato effettivo consenso.
Norma forte in generale, ma debole nel contesto lavorativo, dove il consenso era un’opzione necessitata per poter lavorare con la piattaforma.
La tutela poteva essere fatta valere, quindi, solo in sede giurisdizionale, a lavoro “perso”.
Oggi, “Le nuove regole garantiscono che una persona che svolge un lavoro su piattaforma non possa essere licenziata o licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Le piattaforme di lavoro digitali devono invece garantire il controllo umano su decisioni importanti che influiscono direttamente sulle persone che svolgono il lavoro tramite piattaforma”.
Per quanto si capisce questa deve essere un’impostazione di default, sanzionabile dai competenti organi ispettivi già in corso di rapporto di lavoro se assente o efficacemente invocata in sede di impugnazione del licenziamento.
Sarà interessante capire come la direttiva riders si armonizzerà con l’AI Act, posto che la natura regolamentare del secondo potrebbe determinare una prevalenza sulle discipline di recepimento nazionali della prima.
Disegno di legge AI
Non solo: il Governo italiano ha recentemente approvato un disegno di legge delega al Governo in materia di intelligenza artificiale.
L’articolo 10 del disegno di legge delega limita, di fatto, l’impiego dell’IA alla sicurezza sul lavoro, vietando, per esclusione, ogni altro utilizzo (staremo a vedere, però, il testo dei decreti delegati, laddove il testo passi così).
Conclusioni: e noi siamo stati a guardare?
Nel 2022 un film con Fabio De Luigi aveva ben descritto un futuro possibile per i platform workers e, in generale, sulla gig economy e sui colossi del web.
La domanda, contenuta nel titolo, riassumeva l’enormità del disastro che veniva descritto bene nel film.
Alcuni aspetti – inquietanti – di quel futuro distopico sono stati affrontati dalle normative che abbiamo commentato; altri scenari – per quanto riguarda l’IA soprattutto in generale – restano molto inquietanti perché il fenomeno è del tutto legato a capitale privato e può essere efficacemente utilizzato dall’industria bellica.
Va dato atto che non tutti sono rimasti a guardare, nonostante il biennio della pandemia avesse colpito nel profondo.
E per i platform workers, se non altro, è un primo maggio migliore rispetto a passato.