Ordinare un articolo online e ad averlo in pochi minuti a casa: uno scenario un tempo fantastico, è ormai una realtà sempre più consolidata.
Si chiama Q-commerce (o Quick Commerce), letteralmente “commercio veloce”. E in effetti il tratto distintivo di questa nuova forma di eCommerce è la velocità: un aspetto che è ormai essenziale, se non indispensabile, per qualsiasi business che voglia affermarsi nel mercato delle vendite online e rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori.
Stando ai dati di Digital Commerce 360/Bizrate Insights, per il 68% dei consumatori la presenza della consegna veloce è infatti un importante incentivo all’acquisto online, ed è in particolare sempre più diffusa la consegna in un giorno.
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Da Amazon prime in poi
Dal lancio di Amazon Prime nel 2005, con cui il gigante dell’eCommerce introduceva la consegna in 2 giorni, il mondo del commercio digitale è andato incontro a una contrazione sempre maggiore dei tempi di spedizione e consegna. Per anni, è stato proprio Amazon il modello principale di consegna rapida, con la possibilità data agli utenti di ricevere un acquisto anche in giornata. Oggi, proprio a partire da questo modello, ci sono nuove realtà a sfidare Amazon sul terreno della velocità nell’ultimo miglio, promettendo di consegnare gli ordini in meno di un’ora. Startup come Glovo, Gorillas e altre aziende di Q-commerce riescono infatti a portare questi tempi a 10-30 minuti.
Vediamo dunque cos’è e su cosa si basa questo nuovo modello di eCommerce che si sta facendo strada, analizzando alcune aziende che lo stanno portando nelle nostre città e gli scenari che la loro espansione apre per il futuro del commercio online.
Cos’è e come funziona il Q-commerce
Il Q-commerce, noto anche come “on-demand delivery” ed “e-grocery”, è un modello di eCommerce inaugurato dalla startup tedesca Delivery Hero, che si basa sulla consegna degli ordini online in 30 minuti o meno.
Tempi come questi rendono agevole la consegna di generi deperibili come gli alimenti, e non è un caso che proprio questa sia una delle principali categorie di articoli distribuite dai Q-commerce, che in generale tendono a garantire la distribuzione di piccole quantità di prodotti.
Man mano che si intensifica l’abitudine dei consumatori ad acquistare online, all’aumentare della frequenza degli ordini tende a diminuire il carrello medio, mentre cresce la richiesta di prodotti di consumo rapido come generi alimentari. Si tratta di un fenomeno che, come molti altri, ha avuto un’indubbia spinta dalla pandemia e dalle restrizioni a questa collegate, che hanno spinto numerosi consumatori a rivolgersi all’online per gli acquisti di diversi tipi di articoli e anche per fare la spesa.
Stando a Statista, se prima della pandemia, per i generi alimentari, le vendite via eCommerce costituivano il 7% delle vendite complessive, questa percentuale è salita al 10% durante il picco dell’emergenza, per attestarsi al 9% negli ultimi mesi; e secondo il World Economic Forum, l’e-grocery continuerà a crescere del 10% per anno fino al 2030.
Uno scenario come questo si presenta come particolarmente favorevole allo sviluppo e alla diffusione del Q-commerce, che per il GlobalData si starebbe rapidamente affermando come l’opzione di consegna principale per via di cinque fattori: stili di vita frenetici, urbanizzazione, famiglie ristrette, COVID-19 e invecchiamento della popolazione.
Il commercio entra nella terza generazione
Il commercio entra così in una nuova fase. “Siamo alla terza generazione del commercio – afferma in un articolo del Corriere della Sera Elisa Pagliarani, General Manager di Glovo Italia – Dal commercio standard, “vado nel negozio e compro quello che trovo”, si è passati all’ecommerce, dove l’assortimento è quasi infinito e la convenienza è di luogo: non devo più avere il tempo per recarmi in negozio e tutto mi arriva a casa in tre-sei giorni. Il quick commerce è la generazione successiva: l’assortimento è maggiore che nel singolo negozio ma non infinito, è quello della città, del quartiere in cui si vive”.
In effetti, uno degli elementi fondamentali del Quick Commerce, nonché il fondamento logistico alla base del suo funzionamento, è rappresentato da magazzini diffusi al livello locale che prendono nome di “dark store”. Si tratta di spazi distribuiti in modo capillare e strategico all’interno delle zone altamente popolate delle città, e posizionati a pochi chilometri di distanza dagli utenti che effettuano gli ordini da consegnare.
I negozi cloud
È grazie a questi “negozi cloud”, simili a supermercati ma chiusi al pubblico e ai clienti, che è possibile per gli operatori assicurare l’arrivo degli ordini in pochi minuti. I dark store, inoltre, a differenza dei punti vendita tradizionali, possono essere operativi 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, rendendo possibile un servizio sempre attivo ed efficiente.
Sebbene strutture come queste non siano del tutto nuove – a farne uso sin da prima della pandemia erano già aziende come Walmart, o anche Deliveroo con le sue dark kitchen –, è soprattutto con la crescita del Quick Commerce degli ultimi mesi che sono aumentate e hanno visto un incremento degli investimenti.
Naturalmente, alla base del funzionamento del modello logistico Q-commerce ci sono anche altri fattori, a partire dai mezzi di trasporto. Gran parte delle società che aderiscono a questo modello, per l’ultimo miglio, operano tramite rider a bordo di veicoli a due ruote come biciclette, e-bike e motori, che sono meno impattati dal traffico delle città rispetto ai veicoli degli eCommerce tradizionali, e incontrano inoltre molte meno difficoltà nel trovare parcheggio. Ciò contribuisce a garantire tempi più celeri nel tragitto verso le abitazioni dei clienti (senza che al contempo questa maggiore celerità risulti più impattante sull’ambiente, essendo anzi i veicoli usati decisamente più eco-friendly di quelli su quattro ruote).
Allo stesso tempo, particolarmente utile è anche l’uso di sistemi di intelligenza artificiale e analisi dei dati in tempo reale, grazie a cui è possibile per le aziende raccogliere e processare istantaneamente una gran mole di informazioni legate ai trend e alle abitudini di acquisto dei consumatori, potendo così prevedere l’andamento della domanda e assicurarsi di avere sempre in magazzino i prodotti più richiesti.
Alcuni esempi di aziende di Quick Commerce
Sono sempre più numerose, soprattutto negli ultimi mesi, le realtà che stanno adottando questo modello di consegna. Ad iniziare il trend del Q-commerce è stata la multinazionale di food delivery Delivery Hero. L’azienda con base a Berlino, fondata nel 2011, opera oggi in più di 50 Paesi in Europa, Asia, America latina e Medio Oriente. Lavora in partnership con negozi locali, potendo contare su una rete di 80.000 venditori a livello globale e 15.000 business locali come ristoranti, bar e farmacie, per la consegna di prodotti alimentari e non solo (i suoi rider distribuiscono anche caffè, fiori, farmaci ecc.).
Alla base di Delivery Hero, ci sono anche i “Dmarts”: dark stores grazie a cui l’azienda riesce a consegnare prodotti in 15 minuti. In particolare, sono presenti oltre 600 Dmarts in 35 Paesi, dislocati principalmente nei centri cittadini, in media a 2,2 chilometri di distanza dai luoghi di consegna.
Il suo business ha avuto, com’è facile intuire, una forte spinta dalla pandemia. Come afferma il CEO e Co-Founder Niklas Östberg: “Per certi versi, il lancio del quick commerce è stata una decisione presa con perfetto tempismo, dal momento che ci ha permesso di rispondere in maniera rapida ed efficiente alla domanda intensificata di delivery per via del COVID-19 e allo stesso tempo favorire le raccomandazioni in termini di distanziamento sociale”. Non è un caso che, nel primo trimestre del 2021, Delivery Hero abbia riportato una crescita annua del 400%.
Non è stata però l’unica azienda a sperimentare una crescita così forte in questo periodo.
Gorillas
Sempre a Berlino, si trova Gorillas: fondata nel giugno 2020, in poco tempo la startup tedesca di Q-commerce è cresciuta fino a gestire oltre 180 magazzini in 9 mercati in tutto il mondo. Solo negli ultimi sei mesi, ha consegnato 4,5 milioni di ordini.
Gorillas promette di consegnare la spesa a casa in solo 10 minuti, grazie a un’organizzazione logistica che consente imballaggio ed evasione dell’ordine in 83 secondi e una rete di oltre 180 dark store disponibili in più di 55 città, tra cui Londra, Parigi, Madrid, New York e Milano. La consegna viene effettuata dai rider tramite biciclette elettriche, a testimonianza dell’attenzione per la sostenibilità da parte dell’azienda.
Obiettivo di Gorillas è portare – nelle parole del CEO Kağan Sümer – “un cambiamento positivo al modo di vivere la spesa, dando a tutti il controllo di come e quando farla per compiere così scelte alimentari il più possibile sane e fresche”.
Gorillas si pone oggi come un modello di business altamente promettente. La startup sta infatti raccogliendo ingenti investimenti. Già a marzo 2021 aveva concluso un round di serie B da 290 milioni di dollari diventando l’unicorno più veloce d’Europa. Lo scorso ottobre ha chiuso un round di serie C da 1 miliardo guidato da Delivery Hero (il più grande finanziamento di un’azienda non quotata del settore in Europa).
Glovo
A registrare record importanti in campo Q-commerce ci sono anche altre realtà. Ad esempio, la spagnola Glovo, che ad aprile 2021 ha raccolto 530 milioni di dollari: il più grande round mai concluso nella storia per una startup spagnola.
La società fondata nel 2015 a Barcellona, che opera in oltre 23 Paesi e 900 città e conta più di 10 milioni di utenti in tutto il mondo, lavora anch’essa attraverso partnership locali e dark store (l’obiettivo dopo il round di aprile era di avere 200 dark store in tutto il mondo, di cui 15 in Italia, per la fine del 2021). Il suo servizio attivo 24 ore su 24 garantisce la consegna in 10-15 minuti di prodotti di diverso tipo: Glovo punta, infatti, alla vendita di articoli multicategoria, non solo alimentari.
Diverse sono poi le altre realtà nate recentemente nel mercato Q-commerce, dalla turca Getir (da poco anche in Italia) all’italiana Macai, che recentemente ha raccolto un round da 3 milioni di dollari.
Tuttavia, il fenomeno Q-commerce non è alimentato solo da startup e nuove aziende: anche grandi realtà in ambito GDO stanno investendo in questo modello di consegna rapida, spesso in partnership con alcune delle aziende già menzionate.
Con Glovo, ad esempio, ha recentemente chiuso un accordo con Despar Centro Sud per la consegna della spesa in 35 minuti per gli utenti residenti in Puglia, Abruzzo e Calabria. La partnership coinvolge in particolare 16 punti vendita in 12 città del Centro-Sud Italia (ma entro la fine dell’anno potrebbe riguardare 21 punti vendita e 14 città). Sempre Glovo, del resto, aveva annunciato una partnership con Carrefour per la consegna della spesa in 30 minuti in Italia, Francia, Spagna e Argentina già nel 2019, prima della pandemia dunque.
Il modello del commercio veloce è insomma sempre più diffuso anche nel campo della grande distribuzione, e nei prossimi anni possiamo prevedere una crescita ancora sostenuta di questo modello di eCommerce che sta modificando le abitudini e le aspettative dei consumatori.
Conclusioni
Ci sono attualmente più di 10 compagnie di Q-commerce in Europa basate sul modello di consegna “in tempo reale”, di cui la metà è nata solo nel 2020; e queste aziende hanno ad oggi già raccolto più di 2 miliardi di dollari. La nascita e la diffusione delle aziende di delivery rapido indica chiaramente che il Quick Commerce è ormai realtà nelle nostre città: una realtà che sta già cambiando il mondo dell’eCommerce, inaugurando una nuova generazione del commercio digitale.
La domanda è se questo fenomeno, oggi in indubbia ascesa, sia destinato a rimanere o il modello possa andare incontro a un declino. Non bisogna infatti dimenticare che si tratta di un modello attanagliato da grossi problemi di profittabilità legati, da un lato, a bassi margini di profitto, e dall’altro, agli alti costi che caratterizzano i trasporti nell’ultimo miglio. Senza considerare il basso valore del carrello medio di questi business.
Non a caso, TechCrunch ricorda la parabola di Kozmo.com, l’azienda che già più di due decenni fa prometteva di consegnare diverse categorie di articoli in un’ora e senza costi di delivery. È nel 1998 che venne fondata la società, che tuttavia già nel 2001 chiuse per l’impossibilità di scalare il business. Una parabola a cui ci si potrebbe chiedere se siano destinate anche molte aziende di commercio veloce di oggi.
È vero, in ogni caso, che il panorama è negli ultimi anni profondamente cambiato. Non solo è notevolmente aumentato il numero degli utenti complessivo, ma è soprattutto cresciuto il numero di utenti abituati ad acquistare online così come la frequenza di acquisto, grazie anche ai cambiamenti nelle abitudini portati dal COVID. E questi elementi, combinati ad alcune strategie come l’aggiunta di costi di delivery e l’instaurazione di partnership, possono sicuramente contribuire a rendere profittevole il modello Q-commerce, di cui possiamo prevedere una più decisa espansione oltre la distribuzione di generi alimentari (direzione già imboccata da cui alcuni player come Glovo).
Quel che è certo, in ogni caso, è che il Quick Commerce risponde a una domanda di velocità da parte dei consumatori che non può essere ignorata e che con il tempo può solo aumentare; e lo fa mettendo in pratica e incoraggiando la mobilità sostenibile, andando così incontro anche alla richiesta di eco-sostenibilità che nei consumatori di oggi, soprattutto nella generazione Z, è molto forte.
Il Q-commerce, in questo senso, pone senz’altro una sfida all’eCommerce tradizionale spingendolo a un’evoluzione inevitabile verso modelli di consegna rapida, quasi in tempo reale. Una sfida a cui gli eCommerce non possono in nessun caso sottrarsi e a cui non potranno evitare di dare risposta nei prossimi anni.