Cercare un sito web e usufruire dei suoi contenuti è un’operazione che ormai appare scontata agli occhi di un utente medio. Ogni giorno abbiamo la possibilità di accedere a milioni di siti con un click oppure di piazzare sul web la nostra pagina aziendale, il nostro blog, il nostro sito di ecommerce.
Ma dietro le quinte non è tutto semplice e lineare come immaginiamo e, seppur non di frequente, possiamo imbatterci nella “ignota” pagina bianca che ci comunica un “Err connection refused”.
Analizziamo nel dettaglio questa operazione e vediamo cosa succede quando qualcosa va storto e, soprattutto, su chi può rivalersi il titolare di una pagina web nel caso in cui l’inaccessibilità di una fetta di utenti comporti seri danni al suo Business (si pensi, infatti, alle conseguenze su un ecommerce nel caso in cui alcuni utenti non riusciranno ad accedervi per un tempo indefinito).
L’importanza del dominio
L’indirizzo di un pagina web non è solo il modo con cui riusciamo a raggiungere un sito, ma di fatto ne rappresenta l’identità e ne comprova l’esistenza (il dominio è infatti un segno distintivo che corrobora l’esistenza di un brand).
Un indirizzo Internet, o meglio “dominio”, è un oggetto che ha valore di per sé, a prescindere dalla pagina web. Per intenderci, ci sono domini in vendita a prezzi superiori rispetto un locale commerciale in centro a Milano.
Questo perché accaparrarsi il diritto di utilizzare un particolare dominio equivale a garantirsi il corrispettivo di un potenziale traffico di utenti del web.
Proseguendo con l’analogia del locale commerciale a Milano, saremo senza dubbio d’accordo nel ritenere che un locale a due passi dal Duomo ha un valore estremamente elevato. Questo valore deriva senza dubbio dal prestigio della location e dalla moltitudine di persone che ogni giorno vi “transitano”. Aprire un negozio in quel punto significa ottenere automaticamente le visite di queste persone.
Per il dominio è, di fatto, la stessa cosa. Acquistare il diritto di utilizzo di un particolare dominio implica accaparrarsi le visite sia di chi cerca quel particolare indirizzo che di chi ricerca una combinazione di parole molto simili a quello specifico dominio.
Se ad esempio il dominio di Facebook venisse di colpo venduto, l’acquirente acquisirebbe in automatico la possibilità di mostrare contenuti a suo piacimento a tutti gli utenti che ogni giorno cercano o accedono a facebook.com.
L’opportunità di ricevere utenza tramite questo dominio è quindi di fondamentale importanza per l’attività commerciale ad esso connessa.
Se il DNS non funziona
Se il DNS non “risolve” correttamente un dominio internet, il nostro browser non riuscirà mai a raggiungere il sito internet che stiamo cercando. Quindi, tornando al nostro parallelismo, se non riusciamo a reperire l’indirizzo fisico del negozio che vogliamo visitare, il taxista non ci porterà a destinazione.
Se un posto non è “raggiungibile” è come se per noi non esistesse, per questo motivo l’impossibilità di raggiungere un sito implica importanti danni al business collegato.
Un cliente (o utente) che non riesce a raggiungere un sito al momento del bisogno, non potrà far altro che desistere dal visitarci o, peggio, optare per un concorrente, con ogni pregiudizievole conseguenza economica.
Le motivazioni alla base dell’impossibilità di raggiungere un sito possono essere molteplici, ma di seguito ci concentreremo su una di queste che non sempre trova facile o immediata risoluzione, ovvero tutti quei casi in cui il sito funziona soltanto su alcuni dispositivi o parti geografiche e su altri no, comparendo la schermata bianca con la dicitura “Err_Connection_Refused”.
Err_Connection_Refused
Questa situazione è tanto particolare quanto preoccupante sia per i titolari delle pagine “inaccessibili” che per gli addetti ai lavori che si trovano a fronteggiarla.
Ebbene, il browser tira fuori questo messaggio quando non è in grado di contattare il server che dovrebbe ospitare il sito.
Approfondendo meglio, scopriremo che il DNS resolver utilizzato dal nostro dispositivo non restituisce alcuna corrispondenza per il dominio ricercato o, peggio, ne restituisce una del tutto errata (tipo 127.0.0.0).
In buona sostanza, il motivo per cui su alcuni dispositivi va e su altri no è da ricondurre al DNS resolver utilizzato da ciascun dispositivo e/o rete. In ciascuno dei nostri device infatti è possibile impostare il server DNS a nostra scelta. Normalmente non siamo noi ad impostare un certo DNS resolver, ma esso viene dettato in automatico dal nostro provider di connessione ed esistono svariati server DNS: Google Public DNS, Cloudflare, OpenDNS etc.
Venendo al nodo della questione, per una corretta fruizione del servizio, occorre innanzitutto che le impostazioni DNS del sito siano state correttamente registrate e archiviate nel nostro DNS di primo livello (esempio registro.it per il .it). L’operazione viene affidata al “Registrar”, il soggetto da cui normalmente acquistiamo il dominio.
Nel caso in cui le impostazioni del DNS del nostro sito siano state modificate nell’arco di qualche ora, è normale ricevere questo errore. Infatti, i vari server DNS non hanno ancora recepito le modifiche effettuate e rispondono con una configurazione obsoleta presente nella loro cache.
Ciò diventa un problema quando sussiste dopo le 72 ore, e si rende necessario un check per verificare lo stato di propagazione dei DNS. Esistono svariati tool online che svolgono il compito di DNS checker.
Se uno dei DNS resolver presenta un errore nella replica della configurazione impostata per il nostro sito, i dispositivi che si affidano ad esso, non riusciranno mai ad accedere alla pagina web ricercata e riceveranno il fatidico errore “Err_Connection_Refused”.
Un Caso studio Err_Connection_Refused
Di recente, lo Studio Legale Polimeni.Legal ha ricevuto una richiesta da parte di una società che opera a livello internazionale per la risoluzione di una fattispecie di err_connection_refused. Vista la regolare funzionalità e configurazione del suo server e la correttezza delle impostazioni sul proprio DNS – e visto il normale accesso da parte degli utenti di tutto il resto del mondo – si è scoperto trattarsi di un errore che compariva solo in Italia, precisamente sui dispositivi degli utenti italiani che si avvalevano di DNS resolver operanti sul territorio nazionale, come Telecom, Vodafone o Aruba. Ebbene, analizzando il tracciato fornito da un DNS checker, la risposta di questi DNS resolver italiani alla domanda “qual è l’IP del dominio del nostro cliente?” era un’informazione del tutto errata: 127.0.0.1. Ovviamente questo non era l’IP corretto e il server del nostro cliente era di fatto inaccessibile per questi dispositivi.
L’intervento legale
Chi registra un dominio acquisisce il diritto di impostare i DNS. Compito del Registrar sarà poi comunicare queste impostazioni al registro di primo livello (TLD) del dominio acquistato.
Pertanto, si instaura un rapporto contrattuale tra chi registra (noi) e il Registrar (ad esempio Aruba) che a sua volta deve attenersi alle regole dettate dal Registro di primo livello (in Italia è il Registro.it).
Quindi, se per qualche motivo questo passaggio non avviene a regola d’arte, occorre rivalersi, ai sensi dell’art. 1218 c.c., direttamente sul Registrar a cui ci siamo affidati, chiedendo l’esatta esecuzione della prestazione oggetto del contratto, oltre che il risarcimento dei danni patiti sia sotto il profilo del danno emergente che del lucro cessante (il titolare del dominio dovrà provare l’entità del danno subito al suo Business che è derivato dal l’inaccessibilità sul Web del proprio sito).
La situazione cambia nel caso in cui, sebbene il proprio Registrar abbia eseguito correttamente la registrazione, l’errore/non visualizzazione della pagina si presenta solo con alcuni DNS resolver. Ed è proprio il caso studio innanzi riportato.
Abbiamo spiegato che ciò avviene quando su tale DNS resolver un dominio non viene convertito correttamente o non viene convertito affatto; di conseguenza gli utenti che si avvalgono di tale DNS non potranno mai approdare sulla pagina ricercata.
In questo specifico (e più critico) caso – seppur non sussiste alcun rapporto contrattuale diretto tra il titolare del sito e il DNS “esterno” che, in teoria, dovrebbe permettere (e ha tutto l’interesse per farlo) la propagazione del dominio – la soluzione immediata è certamente formalizzare una missiva con richiesta di intervento urgente per la correzione dell’errore al fine di permettere agli utenti di quel DNS di poter navigare sul sito e, se si tratta di un Business online, limitare i conseguenti ed ovvi danni che ricadono sul titolare. Pertanto, si configura un fatto illecito ai sensi dell’art. 2043 del codice civile nella misura in cui tale situazione provoca un danno ingiusto al titolare del dominio, con la possibilità di avanzare una richiesta di risarcimento del danno – unitamente a quella di immediato intervento – per il suddetto fatto colposo, ovvero per negligenza, imprudenza, imperizia valutate alla stregua dell’art. 1176, comma 1 c.c.
In definitiva, il sistema DNS è un sistema solido che esiste da sempre, ma come visto qualcosa può andare storto ed arrecare importanti danni al Business delle attività che si affacciano sull’Internet. Per questo motivo occorre verificare l’origine dell’errore ed agire prontamente sia sotto il profilo tecnico, chiedendo il necessario intervento correttivo, che sotto il profilo giuridico per arginare e ricevere ristoro per gli eventuali danni patiti.
Cos’è un dominio e perché sono stati inventati
Il traffico di dati nella rete Internet moderna avviene tramite lo scambio di piccoli pacchetti di dati che, esattamente come avviene per i pacchi postali, lasciano i nostri device per raggiungere la destinazione richiesta, per mezzo di un’autostrada comune e condivisa, Internet. I pacchetti, riescono a raggiungere la destinazione, poiché su di essi viene applicato “l’indirizzo di consegna”.
Per consentire a chi riceve questi pacchetti di conoscere l’autore ed eventualmente rispondere, essi vengono etichettati con l’indirizzo di partenza, in aggiunta a quello di destinazione.
Questo ci porta a dire che ciascun dispositivo sulla rete, che scambia dati su di essa con altri utenti, siti e servizi, è dotato di un indirizzo. Questo indirizzo prende il nome di Indirizzo IP (Internet Protocol address).
Un IP è una serie di 4 numeri da 0 a 127 ciascuno, separati dal punto (es 123.34.77.4) per lo standard ipv4, mentre 8 gruppi di 4 cifre esadecimali separati da due punti per lo standard ipv6. Tutti ne abbiamo uno, in alcuni casi è permanente, in altri ci viene assegnato ogni volta che effettuiamo l’accesso alla rete.
Se vogliamo accedere ad un dispositivo qualsiasi sulla rete internet, dobbiamo quindi conoscerne il suo indirizzo IP, così come dobbiamo conoscere l’indirizzo di qualcuno per inviargli un pacco.
Raggiungere un sito internet tramite il suo IP, capite bene quanto sia difficoltoso, così come, riprendendo l’esempio delle poste, è impossibile conoscere a memoria l’indirizzo postale di chiunque.
Ed è proprio per facilitare questo processo che nascono i domini internet.
Un dominio altro non è che un sorta di versione letterale di un indirizzo IP. Questo ci consente di raggiungere il sito di agendadigitale.com senza conoscerne l’IP. Tuttavia, i pacchetti scambiati sulla rete possiedono comunque l’unico indirizzo reale e riconoscibile dalle macchine, l’IP. Per questo motivo abbiamo la necessità di tenere una sorta di registro che sia in grado di indicarci l’IP corrispettivo ad un dominio internet.
Tale registro prende il nome di DNS – (Domain Name System). In altri termini, si tratta di un database distribuito universale di server diviso in domini (com, org, it, ecc.) che ha una struttura gerarchica e archivia i nomi mnemonici di dominio e la loro associazione ai relativi indirizzi IP specifici.
Un tassello fondamentale di questo sistema lo occupano i DNS name resolver, comunemente noti come DNS resolver. I nostri dispositivi si affidano ad essi per rispondere alla domanda “qual è l’IP di questo dominio?”. Il loro compito è scalare la gerarchia dei vari server DNS per “risolvere” il dominio e rispondere con l’IP corretto.