L’ultima sanzione dell’Antitrust italiano a Google da 100 milioni di euro per aver bloccato l’app di Enel X su Android Auto segna un salto di qualità per il fronte della tutela di concorrenza e consumatori nei confronti del potere delle big tech.
Poiché si interseca con tematiche relative all’abuso d’imposizione dominante in mercati diversi da quelli tipici della società dell’informazione che di solito riguardano il grande motore di ricerca.
È la prova di quanto pervasiva sia ormai la presenza dei giganti della data economy anche in settori diversi e più tradizionali.
L’Antitrust riconosce che Google non ha consentito l’interoperabilità dell’app JuicePass con Android Auto. L’app dà servizi utili alle auto elettriche, come la ricerca di colonnine di ricarica e la prenotazione.
Android Auto invece permette di utilizzare le app quando l’utente è alla guida nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di riduzione della distrazione.
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Non solo Google così ha danneggiato la libertà di Enel X di poter raggiungere i propri clienti su Android, esercitando gli effetti della propria posizione dominante (possiede il 75% del mercato Android); ma ha anche favorito sé stessa, ossia Google Maps, che ha funzioni analoghe a Juice Pass.
In questo modo Google avrebbe cercato di uccidere sul nascere un concorrente sul nuovo e interessante mercato dei servizi digitali per le auto elettriche.
Una questione internazionale su più fronti
Di qualche giorno fa l’indagine dell’Antitrust UE su Apple per regole e condizioni del suo app store. Tema che contrappone anche nelle corti USA ora Epic e Apple e (in futuro) Google.
L’indagine italiana però, come detto, dimostra che in ballo non c’è solo il dominio sull’app economy e altri ambiti dell’economia prettamente digitale, ma il futuro dell’innovazione su diversi ambiti economici. La questione si paleserà man mano che il digitale affonderà le proprie radici nel mercato auto, industriale, sanitario.
L’auspicio è che leggi e regolatori interverranno prima che sia troppo tardi.
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