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Semiconduttori, gli effetti delle nuove sanzioni USA in Cina

Una serie di misure e sanzioni e nuove regole volte a impedire a Pechino di ottenere o produrre chip e componenti per lo sviluppo di dispositivi militari e di IA e per rafforzare la produzione Usa. Non si ferma il braccio di ferro tra le due potenze. Ma non mancano gli effetti sull’industria nazionale. Il punto

Pubblicato il 21 Ott 2022

Daphne Bruno

Analyst Hermes Bay S.r.l.

Michele Scippa

Analyst Hermes Bay S.r.l.

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Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha introdotto una serie di misure volte a impedire alla Cina di ottenere o produrre chip e componenti chiave per lo sviluppo di dispositivi militari e/o dedicati all’implementazione dell’intelligenza artificiale.

L’intervento sanzionatorio nei confronti di Pechino è stato seguito anche dall’introduzione di normative interne volte a proteggere e rafforzare il mercato tecnologico americano.

Le sanzioni

A partire dal 12 ottobre sono state introdotte una serie di sanzioni che includono restrizioni per quei soggetti privati e pubblici statunitensi che supportano lo sviluppo, la produzione o l’uso di circuiti integrati in alcuni impianti di produzione di microchip situati in Cina. Le misure sono state estese anche ai detentori di “green card”, nonché tutti quei soggetti privati residenti negli Stati Uniti, includendo un’ampia fascia di dirigenti senior delle società di semiconduttori cinesi.

Di fatto, l’America sostiene che tali semiconduttori possono essere utilizzati dalla Cina per sviluppare capacità militari avanzate, con particolare riferimento dunque ai prodotti a uso duale. Questi tipi di beni sono fortemente regolamentati perché possono essere utilizzati e classificati per uso civile e poi trasformati per scopi militari.

Le nuove regole

Quanto alle nuove regole, ecco alcuni dei punti cardine:

  • Le aziende devono richiedere licenze per esportare in Cina chip ad alte prestazioni, solitamente progettati per applicazioni di intelligenza artificiale.
  • Anche i chip di fabbricazione straniera relativi all’intelligenza artificiale e al supercalcolo, che utilizzano strumenti e software americani nel processo di progettazione e produzione, richiederanno una licenza per essere esportati in Cina.
  • Le aziende statunitensi saranno fortemente limitate nell’esportazione di macchinari verso aziende cinesi che producono chip ad alte prestazioni.

Il ruolo dei semiconduttori nello sviluppo tecnologico e la lotta Usa-Cina per la supremazia

Ad oggi, i semiconduttori hanno un ruolo centrale nello sviluppo tecnologico. Questi ultimi sono utilizzati per la produzione di dispositivi impiegati in diversi settori industriali che vanno da quello informatico a quello automobilistico, oltre che nell’industria militare e per lo sviluppo di tecnologie in ambito di intelligenza artificiale. Per questo motivo, i chip sono diventati area di particolare interesse per gli stati di tutto il mondo.

Di fatto, i settori dell’Intelligenza artificiale, dell’informatica quantistica e dei semiconduttori sono stati identificati dalla Cina come industrie “di frontiera” nei quali investire ed aumentare il proprio know-how.

D’altro canto, gli Stati Uniti, sebbene competitivi in molte aree del mercato, hanno perso il loro predominio nel settore manifatturiero tecnologico. Negli ultimi 15 anni circa, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd (TSMC) di Taiwan e la sudcoreana Samsung sono arrivate a dominare il mercato della produzione dei semiconduttori più avanzati al mondo. Intel, il più grande produttore di chip degli Stati Uniti, non è stata in grado di eguagliare i risultati ottenuti dalle suddette aziende. Inoltre, Taiwan e la Corea del Sud controllano circa l’80% del mercato globale delle fonderie, impianti fondamentali per la produzione dei microprocessori progettati da altre aziende.

La TSMC, il più grande produttore mondiale di semiconduttori a contratto, a oggi ricopre un ruolo fondamentale nella supply chain globale in relazione all’attuale carenza mondiale di microprocessori, che sta danneggiando le industrie di diversi settori, da quello automobilistico a quello dell’elettronica. Inoltre, la compagnia taiwanese ha avviato la costruzione di un sito in Arizona dove prevede di spendere 12 miliardi di dollari per costruire una fabbrica di chip per computer. Reuters specifica che TSMC ha in progetto di costruire fino a sei stabilimenti nel sito dell’Arizona in un arco temporale dai 10 ai 15 anni.

La strategia Usa per aumentare la produzione interna

A seguito del Chips and Science Act dello scorso agosto 2022, il presidente americano Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per attuare finanziamenti per i semiconduttori previsti dalla bipartisan law. Attraverso questa legge l’Amministrazione americana ha intenzione di ridurre i costi dei beni, di creare ulteriori posti di lavoro in tutto il paese e di garantire una maggiore produzione di prodotti tecnologici. Questa nuova legge ha come obiettivo quello di rimediare alla carenza di semiconduttori e di creare una supply chain dedicata esclusivamente sul suolo americano.

Questo nuovo ordine esecutivo, secondo il governo americano, aumenterà rapidamente la produzione interna di semiconduttori e farà sì che si rafforzi la leadership del paese nella ricerca e nella progettazione di infrastrutture dedicate. L’Amministrazione statunitense ha inoltre lanciato un nuovo sito, CHIPS.gov, che permette di poter divulgare i programmi del Chips Act da parte del Dipartimento del Commercio statunitense. Per il Chips Act sono stati stanziati 50 miliardi di dollari di fondi per la produzione e la ricerca e sviluppo che saranno disponibili per il tramite del Dipartimento del Commercio. Per coordinare l’effettiva attuazione del CHIPS Act in tutta l’Amministrazione, è stato istituito un Consiglio direttivo inter-agenzie per l’attuazione della legge. Il Consiglio direttivo sarà copresieduto dal direttore economico nazionale Brian Deese, dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e dal direttore ad interim dell’Ufficio per la politica scientifica e tecnologica, Alondra Nelson.

Il contrasto a Huawei

Negli ultimi anni la lotta tra Pechino e Washington in ambito di tecnologie si è inasprita sempre di più, allargandosi anche sul piano internazionale. Un esempio può esser dato dal più grande produttore di apparecchiature di telecomunicazioni al mondo, l’azienda cinese Huawei, più volte bloccata ed ostacolata da restrizioni statunitensi per motivi di sicurezza nazionale. Ripercorrendo la storia degli ultimi anni, già dal 2018, il National Defense Authorization Act (NDAA) impediva al Dipartimento di Difesa americano di acquistare determinate apparecchiature o servizi di telecomunicazione di Huawei. In seguito, nel maggio 2019, il Dipartimento del Commercio USA inserì Huawei nella Entity List (ovvero una lista ancora più stringente di organizzazioni coinvolte in tecnologie militari, 5G e intelligenza artificiale), obbligando l’azienda a ottenere l’approvazione del governo statunitense per acquistare tecnologia americana. Nello stesso anno, la Federal Communications Commission (FCC) designa Huawei come una minaccia per la sicurezza nazionale impedendo così alle aziende americane di acquistare le loro apparecchiature. Come contromisura, la FCC ha finanziato anche un piano per rimborsare i vettori statunitensi per la completa rimozione delle apparecchiature dell’azienda cinese dalle loro reti di telecomunicazioni.

Nel 2019 l’NDAA, sotto l’Amministrazione del presidente Donald Trump, limitò tutte le agenzie del ramo esecutivo dall’acquistare apparecchiature o servizi da Huawei, in quanto rappresentavano un rischio per la sicurezza nazionale.

Le ripercussioni sull’industria tech Usa

Di recente, anche Apple ha dovuto rivedere i suoi piani di approvvigionamento a seguito delle misure restrittive volute dal Presidente americano Joe Biden. Infatti, la società di Cupertino ha dovuto rivedere i suoi piani di fornitura dalla società cinese Yangtze Memory Technologies Co. (YMTC), società cinese largamente sovvenzionata da parte del governo di Pechino.

Il rapporto con la YMTC dovrà cessare a seguito del suo inserimento in una blacklist dove si trovano al momento circa 30 organizzazioni/società cinesi con le quali le società statunitensi non potranno più avere rapporti di collaborazione, condividere progetti, documenti e tecnologie.

Queste organizzazioni sono state inserite nella blacklist per l’impossibilità da parte delle autorità statunitensi di effettuare ispezioni e controlli presso di esse.

Sembrerebbe inoltre che i chip che Apple era intenzionata ad acquistare fossero inizialmente solo per gli IPhone destinati al mercato cinese.  Apple aveva previsto, però, in caso di necessità, di acquistare ulteriori memorie NAND 3D da installare negli IPhone a prescindere dal mercato finale.

Tuttavia, le nuove regole statunitensi hanno sottratto miliardi dal valore di mercato delle aziende americane che producono strumenti software per l’industria dei semiconduttori, tra cui Cadence Design Systems e Synopsys. Di fatto, la società Applied Materials, quotata in borsa, che vende software ai produttori di chip, ha avvertito che le nuove restrizioni comporteranno una perdita immediata di attività compresa tra 250 e 550 milioni di dollari.

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