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Semiconduttori, il ruolo dell’Italia sullo scacchiere globale: scenario e policy per tutelare l’industria



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Il panorama italiano della produzione di semiconduttori è composto da imprese che sono passate da essere piccole realtà locali a grandi società in grado di competere con sul mercato mondiale. Uno studio Aware analizza lo stato dell’arte e propone alcune politiche che il governo potrebbe adottare per tutelare e promuovere l’industria

Pubblicato il 7 set 2023

Edoardo Crivellaro

Director Digital&ICT AWARE, LUISS University



chip semiconduttori

Attualmente, nel continente europeo si sta registrando un aumento dell’intervento governativo nel settore della nanoelettronica, con la Commissione europea che sta assumendo un ruolo di primo piano mediante iniziative di politica industriale come il Chips Act. Anche l’Italia ha messo a punto una strategia per sostenere il sttore, composto per lo più da molte imprese familiari che sono state in grado di evolversi e adattarsi al ritmo dell’innovazione tecnologica.

Produzione di semiconduttori: l’Europa tra i primi sei player globali

Nell’ambito della produzione di semiconduttori, la quota di capacità produttiva europea ha subito una diminuzione dal 24% nel 2000 all’8% nel 2021. Date le complessità coinvolte, la filiera globale dei semiconduttori è dominata da un numero limitato di attori chiave: in questo contesto l’Europa si posiziona tra i primi sei attori, grazie alla presenza di tre importanti produttori integrati (STMicroelectronics, Infineon e NXP), il leader mondiale nella fotolitografia (ASML), un ecosistema dinamico di start-up e centri di ricerca di spicco nel campo della nanoelettronica (IMEC, CEA-Leti, Fraunhofer).

Tuttavia, nonostante questi punti di forza, il continente europeo soffre della mancanza di aziende fabless di rilevanza globale e non dispone di una foundry all’avanguardia tecnologica.

Il ruolo dell’Italia nell’ecosistema globale dei semiconduttori: la ricerca

Al fine di offrire un quadro esaustivo e dettagliato del ruolo dell’Italia nell’ecosistema globale dei semiconduttori, l’ultima ricerca condotta dal think tank AWARE si propone di analizzare il passato, il presente e gli sviluppi futuri di sette aziende (STMicroelectronics, LPE, Spea, Sapio, Technoprobe, Memc e Meridionale Impianti) che mantengono una solida presenza produttiva nel nostro paese. Comprendere la loro crescita nel corso del tempo, le nicchie di mercato in cui operano, i punti di forza e di debolezza, nonché le opportunità e le incertezze che riguardano il futuro, risulta fondamentale per garantire la tutela e la promozione delle loro attività attraverso politiche efficaci e mirate.

L’industria italiana dei semiconduttori come eccellenza multiforme

L’industria italiana dei semiconduttori si caratterizza per la presenza di STMicroelectronics, unico Integrated Device Manufacturer (IDM) di proprietà parzialmente italiana, e di diverse altre imprese che operano in diversi settori della catena di fornitura dei chip.

La storia e il presente di STMicroelectronics vengono approfondite nel dettaglio all’interno del paper: si può sintetizzare affermando che l’azienda si distingue per la sua capacità di innovazione continua, alimentata dalla stretta collaborazione con i clienti e la comprensione delle loro esigenze. Queste collaborazioni favoriscono lo scambio di conoscenze e competenze, stimolando la ricerca e lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia che posizionano l’azienda tra i leader globali.

Per quanto riguarda le altre realtà dell’industria dei semiconduttori in Italia, esse si concentrano principalmente sul segmento front-end della catena del valore, che comprende i processi di produzione iniziali dopo la progettazione dei circuiti e prima del completamento e della conversione in prodotto finito. Molte di queste realtà sono in grado di andare oltre il contesto locale e persino raggiungere posizioni di leadership nel loro mercato di riferimento. Ad esempio, SPEA e Technoprobe sono leader nel settore del testing e collaudo. Inoltre, aziende come LPE (che produce reattori epitassiali) dimostrano che, nonostante le dimensioni relativamente ridotte rispetto ai concorrenti internazionali o ad altre realtà del settore, le imprese italiane dei semiconduttori possono rappresentare dei punti di congestionamento che attirano l’interesse dei grandi attori mondiali (come dimostrato dal ricorso al golden power per fermare un’offerta di acquisto cinese).

Un esempio significativo dell’interesse delle grandi realtà globali per l’industria italiana dei semiconduttori, anche nel settore manifatturiero, è rappresentato da MEMC Electronic Materials, parte del colosso taiwanese della produzione di wafer, GlobalWafers. Inoltre, la storia del Gruppo Sapio, che ha fornito gas a importanti distretti industriali italiani nel corso dell’ultimo secolo, dimostra il ruolo dinamico delle aziende italiane nel mercato dei semiconduttori, adattandosi alle richieste di settori diversi tra loro.

Infine, non si può parlare dell’industria italiana dei semiconduttori senza menzionare l’Etna Valley, un distretto industriale situato nella provincia di Catania, caratterizzato dalla presenza di numerose imprese nel settore elettronico e dei semiconduttori. La crescita e lo sviluppo di questo distretto sono il risultato di un ecosistema dinamico che promuove la collaborazione tra aziende, istituti di ricerca e università, rappresentando un simbolo dell’ascesa dell’innovazione e dell’industria dei semiconduttori nel Sud Italia.

Il ruolo dell’Italia per la sovranità tecnologica europea

L’Italia svolge altresì un ruolo significativo nel raggiungimento dell’obiettivo, riconosciuto da Bruxelles, di ridurre la dipendenza tecnologica dell’Europa da altre regioni del mondo, promuovendo la sovranità tecnologica e la sicurezza delle supply chain. La collaborazione tra Italia e Francia rappresentata da STMicroelectronics è un esempio tangibile dei benefici derivanti dalla complementarietà delle competenze e delle capacità industriali europee. Questo approccio collaborativo ha generato sinergie positive, promuovendo la crescita economica, la creazione di posti di lavoro qualificati e la competitività dell’industria dei semiconduttori sia a livello europeo che globale.

In conclusione, queste imprese sono passate da piccole realtà locali a grandi società che operano su diversi mercati e sono in grado di competere a parità di condizioni con le principali aziende mondiali del settore. Si tratta di una storia di imprese e imprenditori che sono stati in grado di cogliere le tendenze globali senza essere travolti da esse, ma piuttosto sfruttandole come opportunità di crescita e di sviluppo industriale.

Le proposte di policy

Alla luce del contesto precedentemente delineato, l’elaborato identifica alcune politiche che il governo italiano potrebbe adottare per tutelare e promuovere l’industria italiana dei semiconduttori. Queste politiche includono:

  • Investimenti in ricerca e sviluppo, mediante incentivi, sgravi fiscali e la creazione di un fondo dedicato al supporto di startup innovative, piccole e medie imprese (PMI) e laboratori di ricerca, sul modello del piano francese Electronique 2030;
  • Promozione di forza lavoro qualificata, mediante meccanismi di agevolazione fiscale per le aziende che assumono personale altamente qualificato e l’istituzione di graduate programs specifici;
  • Sostegno all’export, tramite l’organizzazione di missioni commerciali all’estero e la partecipazione a fiere internazionali;
  • Snellimento della burocrazia, per accelerare i tempi di execution e favorire così l’attrattività dell’ecosistema nazionale in un contesto globale altamente specializzato;
  • Attrazione degli investimenti esteri, con misure ad hoc che favoriscano la generazione di valore aggiunto e occupazione diretta, nonché opportunità di knowledge spillovers e trasferimento tecnologico.

Infine, il paper stesso suggerisce la sistematizzazione di queste misure all’interno di un piano nazionale per la microelettronica, che appare simile al Chips Act italiano annunciato da Giorgia Meloni a inizio luglio.


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