guerra dei satelliti

Sovranità spaziale: Europa in cerca di autonomia, stretta tra Usa e Cina



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La sovranità spaziale è oggi una questione strategica. L’Europa affronta rischi di dipendenza tecnologica e vulnerabilità nelle comunicazioni sensibili, mentre sviluppa il programma Iris2

Pubblicato il 17 apr 2025

Gabriele Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio

Nicola Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio



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Brendan Carr, presidente della Federal Communications Commission (FCC), ha dichiarato al Financial Times che “le democrazie occidentali alleate” devono “concentrarsi sul vero spauracchio a lungo termine: l’ascesa del partito comunista cinese”. Le sue opinioni seguono i dibattiti in corso in tutta Europa sull’affidabilità della società di internet satellitare di Elon Musk, Starlink, che è stata sottoposta a sperimentazioni in diversi paesi europei, ma non è ancora stata adottata da nessuno.

Carr, sostenitore di Musk e architetto del Progetto 2025, il programma per la presidenza repubblicana della Heritage Foundation, ha affermato che è “spiacevole” che le preoccupazioni politiche influenzino le decisioni tecnologiche a lungo termine. “Se siete preoccupati per Starlink, aspettate la versione del PCC e sarete davvero preoccupati”, ha detto.

I giganti britannici delle telecomunicazioni BT e Virgin Media O2 stanno attualmente testando i servizi a banda larga di Starlink, ma devono ancora finalizzare gli accordi.

L’Italia ha interrotto le trattative con SpaceX per lo sviluppo di un sistema di comunicazioni sicuro per il settore della difesa. La decisione è arrivata dopo che il governo italiano è stato attaccato dai parlamentari dell’opposizione contrari alla partnership con Elon Musk. In particolare, hanno sostenuto che il CEO di Tesla aveva rilasciato dichiarazioni controverse sulla guerra in Ucraina.

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha confermato che i negoziati sono stati sospesi, pur ribadendo che Starlink resta un’opzione per il futuro.

Carr ha anche mosso accuse alla Commissione Europea, tacciandola di protezionismo e di nutrire un pregiudizio “antiamericano”. Ha sostenuto che le autorità di regolamentazione europee stavano sbilanciando il campo di gioco a sfavore delle aziende tecnologiche statunitensi ed ha avvertito che si stava creando un divario geopolitico tra le nazioni allineate alla Cina e il resto del mondo, in particolare nell’intelligenza artificiale e nelle comunicazioni satellitari.

L’UE dovrebbe scegliere: USA o Cina

Nonostante le preoccupazioni, Carr ha sottolineato la necessità di un allineamento strategico, avvertendo che l’Europa è “intrappolata” tra l’influenza statunitense e quella cinese e prevedendo un “grande divario” nelle tecnologie satellitari e di intelligenza artificiale.

Carr ha anche criticato i regolatori europei per la loro posizione “antiamericana” e “protezionistica”, affermando: “Se l’Europa ha una propria costellazione di satelliti allora va bene, penso che più ce n’è meglio è. Ma più in generale, credo che l’Europa si trovi un po’ a metà strada tra gli Stati Uniti e la Cina. Ed è arrivato il momento di scegliere“.

Un portavoce della Commissione Europea ha criticato aspramente le affermazioni di Carr, affermando che l’UE applica le leggi in modo imparziale e adotta una regolamentazione non discriminatoria per tutte le aziende che operano nel blocco, in conformità con le norme globali.

Il reshoring tecnologico come strumento di sovranità americana

Nel frattempo, Carr ha incoraggiato le aziende europee di telecomunicazioni Nokia ed Ericsson a trasferire una maggiore produzione negli Stati Uniti in vista di possibili tariffe d’importazione dell’era Trump. “Carr ha ammesso di non amare l’attuale situazione in cui ci troviamo, riferendosi alla mancanza di importanti fornitori di telecomunicazioni americani, e ha suggerito di “valutare” l’opportunità di alleggerire i processi normativi per aziende come Nokia ed Ericsson, qualora espandessero le loro attività negli Stati Uniti.

Il mese scorso, l’amministratore delegato di Ericsson, Börje Ekholm, ha dichiarato che l’azienda stava già espandendo le sue attività americane e che avrebbe preso in considerazione un’ulteriore crescita a seconda della gravità dei futuri dazi. Il produttore svedese di apparecchiature per telecomunicazioni ha avviato la produzione negli Stati Uniti nel 2020, presso uno stabilimento a Lewisville, in Texas.

” Abbiamo già incrementato la produzione negli Stati Uniti. Abbiamo bisogno di cambiamenti più radicali? Vedremo “, ha osservato Ekholm.

Un portavoce di Nokia ha dichiarato che l’America è “la seconda patria dell’azienda”, sottolineando che il 90% di tutti i sistemi di comunicazione occidentali utilizza apparecchiature Nokia. L’azienda finlandese gestisce cinque siti produttivi e cinque centri di ricerca e sviluppo negli Stati Uniti, tra cui i rinomati Nokia Bell Labs.

Internet satellitare e l’equilibrio strategico tra SpaceX e Pechino

La banda larga satellitare, nota anche come internet-by-satellite, è una connessione Internet bidirezionale ad alta velocità realizzata tipicamente tramite satelliti di comunicazione geostazionari (GEO, orbita geostazionaria), orbita terrestre media (MEO) o orbita terrestre bassa (LEO) invece di un telefono fisso o altri mezzi terrestri. Il mercato dei satelliti sta subendo una trasformazione significativa a causa della diminuzione dei costi di lancio spaziale e di produzione dei satelliti e del loro riconoscimento come elemento importante nella fornitura di connettività a banda larga alle aree scarsamente servite. Attualmente, il settore è dominato a livello globale da un’azienda privata statunitense, la SpaceX di Elon Musk con Starlink, sebbene la competizione tra Cina e Stati Uniti nel settore spaziale si stia intensificando, con entrambi i paesi che stanno sviluppando costellazioni satellitari per comunicazioni civili e militari, puntando al controllo dell’orbita terrestre bassa. L’UE, in compenso, nonostante stia mettendo in atto iniziative per ridurre questo gap, ha accumulato già un notevole ritardo.

A dicembre 2024, SpaceX ha effettuato un totale di 494 lanci, segnando il record di 96 dei 220 lanci mondiali nel 2023, con la Cina che si posiziona al secondo posto con 46 invii.

Pechino, però, sta rispondendo con una versione domestica di internet satellitare che ha fatto il suo debutto ad agosto scorso con i primi lanci in orbita bassa. Nei prossimi anni, però, la Cina sarà in grado di avviare diverse missioni di lancio di oltre 10.000 costellazioni ciascuna. Pechino ha iniziato anche a sviluppare mezzi per disconnettere e distruggere i satelliti di SpaceX a causa – a suo dire – delle minacce che questi dispositivi possono portare alla propria sicurezza nazionale.

Negli Stati Uniti, grazie a SpaceX il Pentagono non solo ha conseguito maggiori opportunità di lancio di veicoli in orbita, ma ha ottenuto anche un raggruppamento globale di accesso alla banda larga ad alta velocità attraverso l’uso della comunicazione satellitare Starlink, realizzando cambiamenti radicali per quanto riguarda il controllo delle proprie truppe nei teatri di guerra. Il 5 dicembre 2022 SpaceX ha rivelato informazioni sul progetto Starshield. Si tratta dell’ulteriore sviluppo del sistema di comunicazione satellitare Starlink, tenendo conto delle esigenze dei dipartimenti militari e governativi degli Stati Uniti. Finora, l’impresa di Elon Musk non ha condiviso dettagli sull’iniziativa Starshield. Pertanto, non ci sono troppe informazioni sulla scala dell’infrastruttura spaziale pianificata e sulle sue capacità all’inizio di dicembre 2022. Si dice che Starshield sia progettato con un occhio di riguardo a tre aree principali: immagini, risorse di comunicazione e messa in orbita di carichi utili di diverso tipo.

Si prevede che Starshield diventi una sorta di centro di sicurezza nazionale “end-to-end”. SpaceX intende produrre un’ampia gamma di apparecchiature, dalle antenne terrestri ai satelliti che saranno lanciati nello spazio sui vettori della stessa azienda. Inoltre, sarà responsabile della gestione della rete satellitare. Si prevede, inoltre, che SpaceX in futuro possa fornire la connessione all’infrastruttura Starshield dei satelliti governativi e militari già operativi tramite sistemi di comunicazione laser inter-satellite.

Mentre la piattaforma Starlink è progettata per uso commerciale e consumer, Starshield sarà utilizzata dallo Stato, afferma SpaceX. Il sistema Starshield utilizza “algoritmi crittografici aggiuntivi altamente affidabili per ospitare payload segreti ed elaborare in modo sicuro dati importanti”. Uno dei principali utenti di Starshield, a quanto pare, sarà il Pentagono: il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sta già utilizzando attivamente i servizi di SpaceX e l’emergere di una piattaforma satellitare specializzata Starshield amplierà la portata della cooperazione. In sostanza, Starshield rappresenta un passo ben oltre i mercati commerciali. SpaceX, inoltre, sta costruendo una rete di centinaia di satelliti spia nell’ambito di un contratto segreto con l’intelligence americana, hanno dichiarato nel marzo 2024 cinque fonti a conoscenza del programma, il che indica un rafforzamento dei legami tra la società spaziale del miliardario Elon Musk e le agenzie per la sicurezza nazionale.

Secondo le fonti, la rete è stata creata dalla divisione Starshield di SpaceX nell’ambito di un contratto da 1,8 miliardi di dollari firmato nel 2021 con la National Intelligence Agency (NRO). Se avrà successo, il programma amplierà notevolmente la capacità del governo e dell’esercito americano di individuare rapidamente potenziali obiettivi praticamente ovunque nel mondo.

All’inizio di dicembre 2023, inoltre, gli specialisti delle Forze armate statunitensi hanno completato i test del sistema di comunicazione satellitare Starlink nell’Artico. I test, della durata di circa nove mesi, hanno prodotto risultati positivi. Brian Beal, ingegnere capo dell’Office of Integrated Capabilities come parte del laboratorio di ricerca dell’US Air Force, ha affermato che i test dell’accesso a Internet satellitare a banda larga sono stati effettuati in condizioni difficili, con venti molto forti e temperature estremamente basse. Ha anche detto che Starlink è riconosciuto come un “sistema di comunicazione affidabile e ad alte prestazioni” quando utilizzato nell’Artico. “Non appena abbiamo fissato saldamente i terminali in modo che potessero resistere a potenti raffiche di vento, il sistema ha iniziato a funzionare stabilmente senza problemi. Tutti i test sono andati lisci”, ha aggiunto Beale.

Gli esperti dell’aeronautica militare, tra le altre cose, hanno valutato anche quanto utile possa essere l’infrastruttura satellitare di Starlink per il Pentagono. Il clima rigido e la lontananza della regione artica limitano le comunicazioni tramite i satelliti militari statunitensi esistenti. Nel frattempo, la presenza di canali per dati stabili in questa zona è di grande importanza per gli Stati Uniti, poiché diversi Stati, tra cui Russia e Cina, stanno cercando di rafforzare la propria presenza nella zona artica. A partire dall’inizio di dicembre 2023, l’infrastruttura Starlink conta circa 7 mila veicoli spaziali. Di questi, secondo Jonathan McDowell, astronomo dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, più di 230 satelliti sono in orbita polare. Ciò consente al Pentagono di utilizzare i terminali Starlink come mezzo di comunicazione alternativo nell’Artico.

Le costellazioni cinesi e la strategia di dominio orbitale

A sua volta, Pechino ha risposto agli Stati Uniti con due costellazioni: la G60 e la GW.

La costellazione G60, chiamata anche costellazione delle Mille Vele, è stata lanciata per la prima volta ad agosto 2024. Il progetto G60, che prevede di lanciare circa 12.000 satelliti in orbita bassa per fornire servizi Internet a banda larga con copertura globale, sarà guidato dalla società spaziale commerciale Yuanxin Satellite. Esso è un fornitore di servizi di gestione di reti satellitari multimediali a banda larga a bassa orbita con sede a Shanghai, Cina. Yuanxin Satellite ha 14 investitori, tra cui Xin Ding Capital e Hengxu Capital. Secondo l’International Telecommunication Union, il primo progetto di costellazione applicata della Cina è stata la costellazione GW, che prevede di avere 12.992 satelliti, divisi in due sotto costellazioni. Distribuirà 6.080 satelliti in un’orbita estremamente bassa sotto i 500 km e 6.912 satelliti in un’orbita terrestre bassa di 1.145 km. Sarà guidata da un team nazionale. In sostanza, nei prossimi anni la Cina sarà in grado di lanciare diverse missioni di lancio di “oltre 10.000 costellazioni” ciascuna.

Due motivi principali hanno spinto Pechino a dotarsi di un proprio “Starlink”: la sicurezza dei veicoli spaziali e la sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti hanno da tempo esteso le teorie geopolitiche allo spazio e hanno proposto l’astro-politica. Lo stratega spaziale americano Everett C. Dolman, nel suo Astropolitik, individua nello spazio la chiave di volta della geopolitica del XXI secolo: “Chi controlla le basse orbite terrestri controlla lo spazio vicino alla Terra. Chi controlla questo spazio domina la Terra. Chi domina la Terra determina il futuro dell’umanità”.

I rischi per l’europa senza una propria sovranità spaziale

Quanto all’UE – anche se è stato varato un programma spaziale denominato Iris 2, finalizzato alla difesa delle comunicazioni all’interno del continente, con la messa in orbita di 260 satelliti – secondo i programmi stilati potrà avere un proprio internet satellitare indigeno operativo non prima del 2030. Il ritardo, pertanto, è incolmabile nell’immediato, con l’incognita per i Paesi membri di dover affidare ad un operatore esterno all’UE (come ad esempio Starlink) il controllo di parte delle infrastrutture critiche nazionali (ad esempio quelle militari).

In tal caso, i rischi potrebbero essere i seguenti.

  • Il primo punto riguarda la confidenzialità dei dati che transitano su queste reti. Lungo di esse potrebbero passare comunicazioni riservate ai più alti livelli istituzionali e militari che dovranno essere stabili anche nelle situazioni più critiche e in postazioni lontane dallo Stato membro. Tali dati non si limitano solo alle comunicazioni scambiate (che possono essere rese inaccessibili al fornitore del servizio tramite sistemi standard di crittografia avanzata), ma si estendono ai metadati della comunicazione, indispensabili per la gestione tecnica e potenzialmente anche molto più critici, si pensi per esempio alla localizzazione di mittente e destinatario. Poiché cifrare completamente questo tipo di dati è molto complesso e impraticabile da raggiungere a livello assoluto, si avrebbe una vulnerabilità costante il cui livello di gravità dipende in ultima istanza dal rango di fiducia che presenta e che si attribuisce al fornitore.
  • Il secondo punto riguarda il fatto che il fornitore esterno potrebbe non garantire che non possa interrompere i flussi di dati. Se così fosse, l’interruttore del servizio resterebbe nelle sue mani e potrebbe decidere di sospenderlo in un qualunque momento (Vedi ad esempio il caso dell’Ucraina. Dopo aver fornito Starlink all’Ucraina, aiutando l’esercito a mantenere comunicazioni sicure e stabili, SpaceX ha deciso in un caso di interrompere il servizio in Crimea dopo aver saputo che stava per essere utilizzato dagli ucraini per bombardare delle navi russe)
  • Il terzo punto riguarda la geolocalizzazione delle antenne, cioè la possibilità di individuare il luogo in cui vengono installati i terminali per ricevere i dati. È un’informazione estremamente sensibile, perché consentirebbe di individuare con precisione dove sono le navi o i mezzi militari che comunicano tramite satellite e renderli, dunque, bersagli.

Ovviamente, in questo scenario non si potrà avere la certezza di evitare tali rischi, in quanto la sovranità sui dati si può ottenere solo esercitando, contemporaneamente, la sovranità sulla tecnologia attraverso cui vengono trasmessi.

Dalla navigazione alla connessione internet i principali programmi satellitari, quindi, si propongono di garantire tre aree: la sicurezza, la sovranità e l’innovazione.

Le iniziative europee per la sovranità spaziale: Iris², Copernicus, Galileo

I tre ambiziosi progetti europei sono il citato Iris², il Copernicus e il Galileo. L’Iris (Infrastruttura per la Resilienza, l’Interconnettività e la Sicurezza via Satellite) rappresenta la sfida dell’Ue al dominio di Starlink. Lanciato nel 2024, il progetto prevede il dispiegamento di 290 satelliti multi orbitali entro il 2030, con un investimento di 10,6 miliardi di euro. Il programma mira a garantire connettività sicura anche in caso di interruzioni delle reti terrestri dovute a conflitti, attacchi informatici o disastri naturali. Iris2 è stato fortemente voluto dall’ex commissario Thierry Breton per rafforzare la sovranità tecnologica europea. Nel 2024, la Commissione Europea ha affidato al consorzio SpaceRISE l’implementazione e la gestione del sistema satellitare europeo.

Copernicus, un’iniziativa dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e della Commissione europea, è invece dedicato all’osservazione della Terra. Il programma monitora il clima, i cambiamenti ambientali e fornisce dati essenziali in caso di emergenze come alluvioni e terremoti, supportando le protezioni civili europee. Oltre agli Stati membri dell’UE, anche paesi terzi collaborano al progetto, che è fondamentale per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico.

Galileo, infine, è il sistema di navigazione satellitare europeo, operativo dal 2016, pensato per ridurre la dipendenza dal GPS statunitense. Con un budget di 10 miliardi di euro, Galileo offre servizi di geolocalizzazione ad alta precisione a governi, aziende e cittadini, diventando un simbolo della sovranità tecnologica europea. Uno dei suoi centri operativi si trova in Italia, presso il Centro Spaziale del Fucino.

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