L’Italia sta vivendo una fase di transizione tra due governi, in mezzo a una crisi geopolitica-energetica e altre situazioni spinose che rischiano di coinvolgere il settore spaziale. Il documento stilato dal ministro uscente Vittorio Colao con deleghe per l’aerospazio individua ciò che è stato fatto e ciò che sarà da fare riguardo diversi temi, con focus particolare per le attività spaziali italiane e il loro risvolto internazionale.
Il nuovo governo, ad oggi ancora non insediato, si impegnerà ad affrontare le nuove sfide del settore con la Ministeriale ESA di novembre 2022, a cui sarà necessario partecipare con una strategia chiara per poter mediare favorevolmente con i partner europei. Saranno perciò cruciali i prossimi impegni internazionali, nello specifico dopo quanto riscontrato con il “Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese per una cooperazione bilaterale rafforzata”, noto anche come “Trattato del Quirinale”, con cui sembra che la Francia abbia rafforzato il suo ruolo di leadership nel settore spaziale europeo.
Space Economy: la situazione globale e il posizionamento dell’Italia nella fase di transizione
Il settore Space Economy è destinato a crescere, con un CAGR del 6,84% tra il 2022 e il 2026. La prima parte del 2022, nonostante le potenziali minacce, è risultata come un periodo florido per l’economia spaziale globale: sono stati 1022 gli oggetti spaziali disposti in orbita, portati da 72 lanciatori, solamente durante i primi sei mesi del 2022 (Fonte: The Space Report 2022, Space Foundation). La maggior parte di questi sono satelliti commerciali, a conferma del dato di Space Foundation per cui la maggior parte dei soldi generati nell’industria spaziale deriva dal settore commerciale con un boost del 6,4% nei ricavi dell’ultimo anno.
L’Italia si posiziona nella top ten per investimenti nel settore spaziale in relazione al PIL, sia per la classifica dell’European Space Policy Institute sia per lo studio condotto da OCSE. A livello europeo l’Italia si attesta come terzo stato contribuente ai programmi dell’Agenzia Spaziale Europea dopo Francia e Germania. Parlando di export nel settore spaziale l’Italia risulta il quarto paese a livello globale, come sottolineato dal report (2021) a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Certo, le variabili analizzate sono diverse e perciò il risultato dei report varia a seconda dei dati considerati: ciò che è certo e che è importante sottolineare in questa fase di incertezza è che l’Italia ha una posizione consolidata a livello globale. Ci posizioniamo come una delle prime economie spaziali e come una delle uniche industrie spaziali ad avere a disposizione l’intera filiera, dalla produzione alla commercializzazione dei servizi. È una situazione vantaggiosa, ma per cui è necessaria una continua “alimentazione” in termini di investimenti e cooperazione: in proposito l’Italia collabora e partecipa al programma Artemis per il ritorno sulla Luna, che però ha visto un primo rinvio alla data prevista per il lancio a causa di problemi ai motori. Altre collaborazioni riguardano a livello europeo i programmi di Osservazione della Terra come la futura costellazione Iride (collaborazione del governo italiano con Agenzia Spaziale Italiana e con Agenzia Spaziale Europea) o lo spazioporto previsto a Grottaglie, in Puglia.
Italia Digitale 2026: il report del Ministro uscente
Il ministro, uscente, per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, con deleghe all’aerospazio, ha pubblicato un documento strategico intitolato “Italia Digitale 2026. Risultati 2021-2022 e azioni per 2023-2026”. Il Piano previsto nel documento integra le risorse previste dal PNRR e da fondi nazionali per il consolidamento di progetti avviati e per indicare la strada verso altri. Una sezione è dedicata al settore spaziale, dove viene ribadito come lo Spazio sia un ambito di forza per l’Italia e un’opportunità di grande sviluppo. Il documento individua nel cosiddetto upstream la necessità di consolidare la presenza italiana, in particolare nell’ambito dei lanciatori, dell’Osservazione della Terra e dei moduli spaziali per lo sviluppo dell’esplorazione spaziale. A questo si unisce uno sviluppo del settore downstream, in particolare grazie ad un più diffuso utilizzo dei dati provenienti dallo Spazio e grazie all’incremento di servizi a Terra. La strategia descritta individua quattro ambiti principali di intervento: SatCom, Osservazione della Terra, Space Factory, Economia in Orbita. In tutti questi settori viene ribadita la volontà di implementare gli asset già esistenti. Nello specifico per l’Osservazione della Terra e il ramo dei lanciatori la strategia delineata vuole incentivare lo sviluppo, rispettivamente, di una nuova costellazione di satelliti EO (Earth Observation) e di una nuova generazione di lanciatori con sistemi di propulsione più efficienti e sostenibili. Nel report è stato evidenziato anche ciò che è stato fatto nel biennio 2021-2022 e le prossime azioni per il biennio successivo, per cui in particolare l’Agenzia Spaziale Italiana dovrà compiere i primi passi. Tra tutti i progetti delineati parrebbe di particolare interesse strategico lo sviluppo della nuova costellazione Iride per l’Osservazione della Terra, la creazione e assegnazione di bandi per nuove tecnologie di lancio e di telecomunicazione come anche l’accrescimento dei programmi cooperativi internazionali con l’assegnazione di eventuali ulteriori finanziamenti.
Previsioni e considerazioni geopolitiche
Nel documento viene ribadito come l’Italia possa assumere un ruolo di leadership nei settori di Osservazione della Terra, lanciatori e telecomunicazioni. È certo che le potenzialità ci sono, come evidenziato in precedenza, ma le tre aree sono molto diverse tra di loro e rappresentano tre mercati con caratteristiche molto differenti.
Nel settore dell’Osservazione della Terra a livello europeo l’Italia sta crescendo molto e può vantare una storia di successo (in particolare nei sistemi radar SAR) grazie alla costellazione europea Copernicus, per buona parte di contribuzione italiana, alla costellazione italiana Cosmo Sky-Med e alla già citata costellazione, con sistema ottico, “Iride”, per cui si prevede il lancio dei primi satelliti nel 2026. Il settore dei lanciatori vede una competizione molto maggiore. Senza dover andare fuori dal continente europeo, la Francia in questo è allo stesso tempo nostro competitor e nostro partner, ma al momento ne detiene la leadership a livello europeo. Su questo tema nello specifico il recente Trattato del Quirinale mediato proprio con la controparte francese, ha visto l’Italia distante dal perseguimento dei propri interessi in questo ambito specifico, lasciando ampio margine di manovra alla Francia. Stando a quanto dichiarato dal Ministro dell’Innovazione Tecnologica e Digitale (MITD) nel settore spaziale saranno investiti complessivamente 4,5 miliardi di euro, che però risultano, se vogliamo fare un paragone, meno della metà dei fondi stanziati da Parigi per i propri programmi spaziali: il 19 settembre 2022, infatti, la Francia ha annunciato uno stanziamento di 9 miliardi per i prossimi 3 anni.
Su questi due ambiti, cioè Osservazione della Terra e lanciatori, il Ministro Vittorio Colao ha sostenuto il supporto tecnico ed amministrativo dell’Agenzia Spaziale Europea per lo sviluppo di programmi spaziali nazionali inquadrati nel PNRR (in cui rientra anche la costellazione Iride), di fatto sorpassando le capacità dell’ente governativo predisposto, cioè l’Agenzia Spaziale Italiana. Una strategia che, sommata al Trattato del Quirinale, pare, almeno apparentemente, smorzare il potenziale degli asset nazionali. Di questo avviso è Andrea D’Ottavio che su Geopolitica.info definisce l’Italia in questa specifica contingenza non come una potenza spaziale, come i numeri e i report farebbero intendere, ma come un “prezioso serbatoio di elevate competenze al servizio di obiettivi strategici di paesi terzi, Francia in primis”.
Conclusioni
Tutto ciò evidenzia una situazione di incertezza: nonostante il posizionamento internazionale dell’Italia e il livello della nostra industria, il momento storico e geopolitico pone grosse sfide. Sarà particolarmente interessante monitorare nelle prossime settimane la transizione verso il nuovo governo e le decisioni strategiche che verranno prese in carico dal futuro esecutivo sui temi spaziali. Riguardo a ciò sicuramente il documento del ministro Vittorio Colao traccia una base strategica importante: un indirizzo che, sembra, potrà essere di grande utilità a coloro che medieranno la prossima programmazione europea (2023-2025) durante la Ministeriale ESA di fine novembre 2022, in uno degli appuntamenti nevralgici per il prossimo triennio.