In un’era dominata dalla tecnologia e dal progresso, il tema degli standard emerge come uno dei principali punti di tensione fra Cina, Stati Uniti ed Europa.
La questione, sorta già anni fa e inaspritasi con l’annuncio del Piano Standard del 2035 da parte della Cina, ha messo in luce come, alle porte della quarta rivoluzione industriale, la “battaglia alla supremazia mondiale” si sia sempre più spostata sulle tecnologie emergenti e sulla definizione degli standard dei prodotti tecnologici.
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Secondo Shawn Kim, capo del team di ricerca Asia Technology di Morgan Stanley, il piano elaborato dalla Cina per gli standard tecnologici sarebbero un chiaro tentativo di accrescere l’influenza della Cina nel settore: “Per due secoli e mezzo, gli standard tecnologici internazionali sono stati un motore per la creazione di ricchezza e il dominio in gran parte appartenente all’Occidente”, scrive, “Tuttavia, questo sta cambiando”.
All’interno di tale contesto, è quindi necessario che l’Europa si muova per guadagnare un posto attivo nel processo di definizione degli standard globali, al fine di consentire al mercato europeo di essere più autonomo. È a tal scopo che nasce la strategia europea per la standardizzazione, di cui si andrà a discutere di seguito.
La strategia cinese
Come annunciato in premessa, la Cina, già lo scorso anno, ha chiarito di voler assumere un ruolo di predominio nella definizione degli standard tecnici (al cui interno rientrano i protocolli di rete, il 5g, il cloud, e l’intelligenza artificiale). Al piano standard 2035 si affianca il progetto Digital Silk Road (DSR), che si concentra sulla creazione di infrastrutture digitali o tecnologiche nei paesi partner.
Attraverso il DSR, la Cina può spingere i paesi terzi ad adottare i suoi standard tecnici, rendendo troppo costoso e complesso passare a standard differenti. L’iniziativa vede il coinvolgimento di aziende leader del settore come Tencent e Alibaba, secondo un approccio che vede il settore pubblico governativo unire le forze con il settore privato, anche mediante l’istituzione di sussidi e incentivi, che si contrappone alle strategie politiche sinora adottate in occidente.
Occorre rilevare, infatti, come il sostegno economico da parte del governo rappresenti, storicamente, una forte spinta al progresso e all’industrializzazione: in Germania e Giappone l’industrializzazione è stata sostenuta dai finanziamenti, e l’intera industria dei semiconduttori statunitense è stata fondata grazie allo stanziamento di finanziamenti statali.
A ciò si aggiunga la circostanza per cui sempre più funzionari cinesi ricoprono ruoli di vertice nelle principali organizzazioni che dettano gli standard globali, come l’Unione internazionale delle telecomunicazioni, un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e la Commissione elettrotecnica internazionale, un’associazione industriale che pubblica standard internazionali per le tecnologie elettriche, elettroniche e correlate.
Secondo Richard Ghiasy, senior fellow presso il Leiden Asia Centre nei Paesi Bassi, sarà dunque proprio sugli standard tecnici che si condurrà la prossima rivoluzione industriale: “Quello che abbiamo visto nelle precedenti tre iterazioni, è che la nazione o le nazioni che guidano quella rivoluzione generalmente tendono a guidare il mondo e l’economia mondiale”.
La risposta USA al progetto di Pechino
La strategia approntata dalla Cina è stata duramente criticata dagli Stati Uniti, che la interpretano come una possibile minaccia al dominio sinora prevalentemente occidentale dei mercati tecnologici globali. Lo stesso Joe Biden ha affermato, a tal riguardo, che gli Stati Uniti dovrebbero essere più coinvolti nella definizione degli standard, al fine di limitare la crescita dell’influenza e del potere della Cina nel settore.
Anche l’Europa ha manifestato le proprie remore dinanzi al progetto della Cina di influenzare gli standard tecnici globali: “in una certa misura, la storia si sta ripetendo”, ha affermato Paul Timmers, ricercatore associato presso l’Università di Oxford ed ex direttore della Commissione europea per digital society, trust e sicurezza informatica, “negli anni ’90, gli Stati Uniti erano sconvolti dal fatto di essere stati bypassati dall’azione pianificata delle società europee nell’allocazione delle frequenze delle telecomunicazioni e si sono resi conto di non aver tenuto d’occhio la palla; oggi sono sia gli Stati Uniti che l’Europa che si rendono dolorosamente conto di essere stati ingenui o addormentati, mentre la Cina stava andando avanti”.
Secondo gli esperti, la differenza tra il modello cinese e quello statunitense risiede nel fatto di aver gradualmente ridotto la quota di capitale destinata a essere reinvestita per lo sviluppo di tecnologia di nuova generazione. Madeline Carr, professore di politica globale e sicurezza informatica presso l’UCL, afferma che tale circostanza è più evidente “ora che gli Stati Uniti non hanno un attore praticabile nel mercato 5G”.
Tuttavia, si tratta di una situazione che appare destinata a non durare: l’Innovation and Competition Act, infatti, prevede lo stanziamento di una massiccia fetta di finanziamenti, finalizzati a colmare il gap tecnologico esistente nei confronti della Cina.
La strategia Europea per gli standard tecnici internazionali
In Europa, il tema è ancora più sentito, in quanto la definizione degli standard rappresenta uno dei settori nel quale le grandi aziende europee, seppure molto avanzate e presenti sul mercato, si trovano oggi in una posizione più “assertiva” rispetto alle controparti statunitensi e cinesi.
Al fine di risolvere tale situazione, la Commissione Europea ha pubblicato una strategia sulla standardizzazione, che possa permettere all’Ue di assumere un ruolo di rilievo nella geopolitica digitale, mediante un sistema normativo al passo coi tempi che sia improntato alla valorizzazione delle industrie di settore, e ne favorisca la competitività a livello globale.
“Le norme sono al centro del mercato unico dell’UE”, si legge nel comunicato del 02.02.2022, “La normazione europea opera in un contesto globale sempre più competitivo. Molti paesi terzi stanno assumendo una posizione assertiva nei confronti della standardizzazione, fornendo alle loro industrie un vantaggio competitivo in termini di accesso al mercato e di introduzione della tecnologia. La competitività, la sovranità tecnologica, la capacità di ridurre le dipendenze e la protezione dei valori dell’UE, comprese le nostre ambizioni sociali e ambientali, dipenderanno dal successo degli attori europei nella normazione a livello internazionale. Ciò non solo comporta forti competenze di normazione in tutta l’industria e il mondo accademico, ma richiede anche che la normazione europea diventi più agile, flessibile e mirata ad anticipare le esigenze di normazione. Allo stesso tempo, la normazione europea deve rispondere a un ritmo di innovazione sempre più rapido e deve fornire norme rapidamente, preservando nel contempo risultati di alta qualità. Altri consorzi, spesso privati e non europei, guidati dall’industria, sono più snelli e veloci nello sviluppo delle norme. In particolare, nelle tecnologie nuove ed emergenti, il sistema europeo di normazione spesso non riesce a fornire risultati tempestivi e quindi perde l’importante vantaggio del “first mover” attraverso la standardizzazione. […] Questo deve cambiare. Tenendo conto del feedback ricevuto sulla tabella di marcia, la presente strategia propone una serie di azioni volte a riportare le norme al centro di un mercato unico dell’UE resiliente, verde e digitale e a rafforzare il ruolo globale del sistema europeo di normazione”.
Restare indietro nel settore degli standard tecnologici, infatti, come illustrato da Wired, rappresenterebbe un enorme rischio per la competitività delle imprese europee, specialmente se piccole o medie. Un esempio di tale situazione è il mercato dei semiconduttori, nel quale si sta investendo molto, anche a livello normativo, per ridurre il sempre maggiore divario sussistente con Cina e Stati Uniti.
A tal riguardo, il Commissario al Mercato Interno Thierry Breton ha affermato che “Dobbiamo essere sicuri di non essere solo coloro che applicano gli standard. Dobbiamo essere coloro che li stabiliscono”
Punti cardine della strategia europea sono, in linea generale:
- L’istituzione di un meccanismo interno di monitoraggio, condivisione e coordinamento;
- La promozione dello sviluppo e della diffusione di standard internazionali per un Internet globale libero, aperto, accessibile e sicuro;
- Il monitoraggio dell’effettiva attuazione degli impegni esistenti in materia di standardizzazione negli accordi commerciali dell’UE;
- La cooperazione con partner di aree strategiche e con i principali stakeholders (PMI, accademici, ecc.);
- Il finanziamento di progetti di standardizzazione in paesi selezionati nell’ambito della politica di cooperazione e del Global Gateway;
- Lo sviluppo di un codice di condotta, per i ricercatori, sulla standardizzazione;
- L’implementazione di iniziative che possano promuovere la consapevolezza della standardizzazione tra accademici e studenti, al fine di incoraggiare lo sviluppo di competenze sul tema attraverso la formazione e l’istruzione professionale.