La Stazione Spaziale Internazionale (SSI) può essere considerata uno dei complessi tecnologici più avanzati e riusciti della storia. La struttura della SSI è di gran lunga maggiore di qualsiasi altra struttura inviata in orbita, tanto da renderla visibile a occhio nudo dalla Terra.
La minaccia cyber viene dallo Spazio: quanto ci costa la corsa dei privati alle stelle
Gli accordi internazionali che hanno reso possibile la SSI
La realizzazione e l’implementazione della SSI (costata più di 100 miliardi di dollari!) sono state possibili grazie a un sistema giuridico basato su tre livelli di accordi di cooperazione internazionale. I principali attori di questo sistema sono Stati Uniti, Russia, Canada e Giappone e alcuni paesi europei, tra cui: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Regno Unito.
The International Space Station Interngovernmental Agreement
Il primo livello è il trattato internazionale firmato il 29 gennaio 1998 dai quindici governi coinvolti nel progetto della Stazione Spaziale. Più precisamente, si tratta di un accordo intergovernativo, spesso chiamato “IGA” (The International Space Station Intergovernmental Agreement) che stabilisce “un quadro di cooperazione internazionale a lungo termine sulla base di un’autentica partnership, per la progettazione dettagliata, lo sviluppo, il funzionamento e l’utilizzo di una Stazione Spaziale civile permanentemente abitata per scopi pacifici, in conformità al diritto internazionale” (Articolo 1).
I Mou tra Nasa e agenzie spaziali
Il secondo livello è costituito dai quattro Memoranda of Understandings (MoU) tra la NASA e le diverse agenzie spaziali: l’Agenzia spaziale europea (ESA), l’Agenzia spaziale canadese (CSA), l’Agenzia spaziale federale russa (Roscosmos), e l’Agenzia giapponese di esplorazione aerospaziale (JAXA).
Per i non addetti ai lavori: i MoU, sebbene non siano legalmente vincolanti, rappresentano a tutti gli effetti una formalizzazione della volontà delle parti di a proseguire nella definizione di un determinato accordo. Il MOU può anche essere visto come il punto di partenza per i successivi negoziati, poiché ne definisce la portata e lo scopo.
I MoU definiscono anche i diritti di utilizzo della SSI. Per esempio, l’Agenzia Spaziale Europea ha un’allocazione dell’8,3% delle risorse.
Gli accordi bilaterali tra le agenzie spaziali
Il terzo livello è costituito da diversi accordi bilaterali di attuazione tra le agenzie spaziali che sono stati stabiliti per attuare i memorandum d’intesa.
Un sistema giuridico a cooperazione diffusa
Il sistema giuridico della Stazione Spaziale Internazionale è considerato a cooperazione diffusa, in quanto è potenzialmente aperto all’ingresso di nuovi attori, pubblici o privati.
Negli anni, infatti, si sono aggiunte diverse nazioni e agenzie spaziali. Tuttavia, a parere dei redattori, il sistema di cooperazione della stazione spaziale internazionale non sarebbe a cooperazione selettiva in quanto le parti hanno la possibilità di declinare le eventuali richieste provenienti da paesi terzi; è stato il caso della Cina, il cui ingresso è stato negato probabilmente per i timori legati all’acquisizione di know-how tecnologico occidentale e per i conflitti geopolitici in atto con alcuni dei membri dell’accordo.
Di fatto, l’ultima parola sulle questioni di sviluppo del programma nonché sugli eventuali accordi di cooperazione con Paesi terzi spetta infatti principalmente alla Nasa, che rappresenta quindi il vertice dell’organigramma della SSI.
I punti di debolezza del modello di cooperazione della SSI
Se da un lato il modello della stazione spaziale Internazionale ha rafforzato la cooperazione internazionale tra diverse potenze spaziali, dall’altro talvolta ha mostrato alcuni segni di debolezza, soprattutto per quanto riguarda il coordinamento delle operazioni tecniche.
L’incidente al modulo Nauka
L’incidente dello scorso luglio, che ha visto coinvolto il Multipurpose Laboratory Module (Nauka), dimostra che il coordinamento tra gli Stati che partecipano al programma della ISS potrebbe essere perfezionato. Analizziamo meglio il caso.
Il progetto per la missione del modulo Nauka, risalente a tre decenni fa, riguarda il compimento di esperimenti scientifici a bordo della stazione e la possibilità di fruire come cargo, inoltre avrebbe funzionalità tecniche per l’aggancio di navette. Dopo svariati ritardi, il modulo di costruzione russa è stato lanciato lo scorso 21 luglio e, poche ore dopo, è attraccato sulla ISS.
Circa due ore dopo l’attracco, cioè poco dopo l’inizio delle operazioni per aprire il portellone, i propulsori del modulo Nauka si sono attivati senza essere stati azionati, causando una brusca rotazione dell’intera ISS di ben 45 gradi. A quel punto, i propulsori del modulo Zvezda si sono attivati automaticamente per correggere l’inclinazione, successivamente, quando la ISS si è trovata nella zona favorevole per le comunicazioni con i centri di controllo russi, Roscosmos ha utilizzato i propulsori della capsula Progress MS-17 che hanno infine ricondotto la ISS nella sua giusta posizione. Se ciò che è successo a livello tecnico sembra ancora da spiegare, il rischio di compromettere la situazione dell’equipaggio, compresa l’integrità fisica degli astronauti, e in generale tutta la stazione, c’è stato.
Quale giurisdizione in caso di incidenti?
Cosa sarebbe successo a livello giuridico quindi, se ciò avesse rappresentato un incidente senza precedenti nella storia della ISS e dell’esplorazione spaziale?
Dal punto di vista del diritto internazionale, l’accordo intergovernativo (primo livello) permette agli Stati partner della stazione spaziale di estendere la loro giurisdizione nazionale nello spazio extra-atmosferico, quindi gli elementi che forniscono (ad esempio i laboratori) sono assimilati ai territori nazionali degli Stati partner. Pertanto, “ogni partner conserva la giurisdizione e il controllo sugli elementi che registra e sul personale nella o sulla Stazione Spaziale che sono suoi cittadini” (articolo 5 dell’accordo intergovernativo). Ciò significa che i partner della Stazione Spaziale – gli Stati Uniti, la Russia, gli Stati europei, il Giappone e il Canada – sono legalmente responsabili dei rispettivi elementi che forniscono.
Questo regime giuridico riconosce a tutti gli effetti la giurisdizione dei tribunali degli Stati partner e permette l’applicazione delle leggi nazionali riguardo a questioni penali e a questioni di responsabilità.
Ciò premesso, se il modulo Nauka avesse provocato un danno a una porzione della ISS, dunque, si sarebbe potuta attivare la seguente procedura: verifica di quale stato ha registrato la porzione della ISS danneggiata con conseguente applicazione della giurisdizione dello Stato leso. Tuttavia, difficilmente la procedura sopra descritta troverebbe concreta applicazione in caso di incidente. É più probabile, infatti, che gli Stati ricorrano a soluzioni diplomatiche, e come spesso accade, si accordino mediante compensazioni economiche.
Conclusioni
Il sistema giuridico della stazione spaziale internazionale ha consentito sia il funzionamento che la graduale crescita di dimensioni della ISS nonché la possibilità di portare avanti efficacemente gli obiettivi di ricerca scientifica. Restano comunque alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati, in particolare per quanto riguarda il coordinamento e la cooperazione internazionale.
Una delle soluzioni potrebbe essere quella di istituire una clearing house internazionale per il coordinamento delle operazioni, in modo da ridurre al minimo le probabilità di incidenti potenzialmente disastrosi.
In definitiva, sebbene la stazione spaziale internazionale cesserà di funzionare nel 2024, il suo modello giuridico su tre livelli, con qualche lieve aggiustamento, potrebbe essere utilizzato anche per futuri progetti di esplorazione a colonizzazione dello spazio.