Il business dell’AI generativa è esploso, facendo irruzione nelle campagne creative e di marketing, e ancor più nell’ambito della produzione artistica. Una domanda che attanaglia tutti i content creator, i marketers e le aziende è se sia possibile utilizzare l’intelligenza artificiale generativa all’interno del proprio business.
Da quando i modelli testuali di ChatGPT, accompagnati dalla capillare diffusione di Perplexity e Claude, hanno reso l’idea generativa accessibile alla massa, il problema dei limiti all’utilizzo delle generazioni è diventato una questione principale per ogni azienda, impresa o professionista che vuole avvalersi dei contenuti di output.
Se nell’ambito dell’intelligenza generativa testuale le questioni relative all’utilizzabilità, nonostante gli eventuali limiti posti dalla dubbiosa applicabilità di tutele relative al diritto d’autore, sono sembrate meno problematiche, per quanto riguarda gli ambiti grafici e audiovisivi, le questioni sono sicuramente aumentate.
Suno: la rivoluzione dell’AI Generativa in campo musicale
Con la diffusione di Suno, il modello di AI generativa musicale, la maggior parte dell’utenza si è resa conto di quanto sia possibile creare jingle immediatamente utilizzabili per campagne promozionali o brani che potrebbero finire a Sanremo o essere monetizzati su piattaforme come Spotify, semplicemente fornendo un prompt elaborato (neanche troppo elaborato a dirla tutta).
Giusto per fornire un contesto, Suno è una piattaforma di intelligenza artificiale che può generare canzoni complete in risposta a semplici prompt testuali. Lanciata a dicembre 2023, Suno è uno dei pochi sistemi che fornisce vocali insieme alla musica in qualsiasi stile e genere anche con pochi elementi. Questa piattaforma ha attirato un investimento di 125 milioni di dollari ed è destinata a espandersi ulteriormente.
È partita con queste premesse la rincorsa alla produzione di strumenti che, al netto di ogni valutazione artistica, possono diventare elementi essenziali nelle campagne di comunicazione, marketing o sviluppo della brand identity di un’impresa.
ToS (Terms of Service): capire i limiti legali all’utilizzo
Ritorniamo quindi al quesito principale: quali sono i limiti di utilizzabilità degli output di AI generativa, ad esempio di un output musicale, per la mia azienda? La risposta è nei ToS (Terms Of Service), quei Termini e Condizioni di servizio che ogni singola piattaforma propone agli utilizzatori. È qui che ogni utilizzatore, solitamente portato a scrollare e ad accettare, deve porre la massima attenzione, per evitare il rischio, assolutamente alto, di trovarsi tra qualche mese o qualche anno alle prese con richieste economiche da parte delle stesse aziende che oggi forniscono questi output generativi in maniera efficiente.
La prima specifica da fare è che una risposta generale alla domanda non può essere univoca: i limiti non possono essere stabiliti aprioristicamente, ma devono essere valutati per ogni singolo modello di software generativo utilizzato. Uno dei discrimini è, ad esempio, relativo alla sottoscrizione o meno di account a pagamento. Uno dei software più utilizzati offre, attraverso la sottoscrizione dell’account a pagamento, la possibilità di utilizzare tutti gli output generati, concedendo quindi termini di licenza abbastanza estesi che sembrerebbero tenere al riparo da eventuali richieste o claim futuri.
Per quanto riguarda invece la versione gratuita, che è quella utilizzata dalla maggior parte dell’utenza, ci si trova di fronte al divieto di utilizzare l’output generato non solo per fini commerciali, ma anche per qualsiasi altro fine che non sia di mera sperimentazione.
Le implicazioni legali dell’utilizzo dell’AI Generativa nelle campagne creative
È bene valutare che davvero molte aziende e creator stanno utilizzando gli output di Suno per promuovere la propria attività. Ora, a chi scrive non è dato sapere se quegli output siano stati generati da un account a pagamento o meno e se quindi all’utilizzatore finale siano stati trasferiti tutti i diritti. Tuttavia, è doveroso sottolineare che, in mancanza di rispetto dei termini e condizioni del modello di AI generativa, c’è il rischio per gli utilizzatori di immettere sul mercato una creazione, o meglio una generazione contenutistica, la cui titolarità dei diritti non spetta alle persone che la stanno utilizzando commercialmente.
Questo vale non solo per gli account gratuiti di Suno, ma anche per tutti quei modelli di intelligenza artificiale generativa che sembrano fornire gratuitamente un servizio, ma che in realtà permettono l’immissione sul mercato di una serie di contenuti di cui conservano integralmente la titolarità. Domani potrebbero richiederne risarcimenti in funzione di violazione dei diritti relativi alla titolarità stessa.
Casi di uso commerciale dell’AI Generativa: esempi pratici
Per questo motivo, se con l’intelligenza artificiale generativa da una parte ci troviamo nella condizione in cui vengono immessi sul mercato molti contenuti privi di copyright o la cui titolarità dei diritti risulterà difficilmente dimostrabile, dall’altro lato le aziende che permettono la generazione di questi modelli potranno far valere i termini di servizio anche in futuro. Per illustrare concretamente i rischi legali e finanziari legati all’uso improprio dell’AI generativa, pensiamo ad esempio a una start-up del settore moda che decide di utilizzare una piattaforma AI gratuita per creare stampe per t-shirt. L’azienda proprietaria dell’AI potrebbe rivendicare, in base ai ToS, i diritti sui design, richiedendo royalties sulle vendite passate e future.
Oppure a un’etichetta discografica che utilizza un’AI musicale per creare la base di una hit estiva. Laddove il brano dovesse effettivamente raggiungere una certa capillarità, la piattaforma AI potrebbe reclamare diritti sulla composizione, portando a una disputa legale relativamente alle royalties del musicista.
O ancora, a un’agenzia pubblicitaria che decide di impiegare un’AI senza badare ai termini di servizio, generando contenuti per i social media dei clienti. Tale pratica, vietata, potrebbe essere facilmente scoperta dall’azienda (con strumenti simili, per intenderci, a quelli forniti da Google Lens) e creare danni non solo reputazionali ma anche economici, abbastanza rilevanti a seconda del grado aziendale.
Conclusioni
Per un’azienda che oggi vuole integrare l’intelligenza artificiale generativa nel proprio flusso di lavoro, un’errata valutazione, seppur oggi presumibilmente a costo zero, potrebbe rivelarsi in futuro estremamente costosa.