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Threads non sarà in Italia: perché è un pericolo per i principi europei



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Threads, la nuova creatura di Meta-Instagram per rivaleggiare con Twitter, è in antitesi con le regole europee di concorrenza. Ecco perché non sarà da noi tanto presto. E perché forse dovremmo anche guardarlo con sospetto

Pubblicato il 7 lug 2023

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria



threads

Il principale vantaggio di Threads, la nuova app simil-Twitter fatta da Meta (Instagram per la precisione), è che non c’è Elon Musk al timone. Questo è stato detto da molti. Peccato che pochi dicono il principale svantaggio: non è in Europa, Italia, e non lo sarà per molto tempo.

Instagram to Launch ‘Threads’ to Compete With Twitter

E non per una scelta di Meta, ma per un buon motivo: da noi qualcosa come Threads non si può fare in base alle regole perché è anticompetitivo. E in effetti al momento sembra essere anche poco curante della privacy. Fronti su cui Twitter esce insomma molto meglio dal confronto.

I problemi regolatori di Threads

Il Garante della privacy irlandese, dove si trova la sede di Meta nel nostro continente, ha ritenuto che il nuovo social non risponda ai requisiti richiesti in tema di privacy dal GDPR, in quanto potrebbe utilizzare  dati di Facebook e Instagram per i servizi pubblicitari su Threads.

E non solo. A The Verge, l’a.d. di Instagram ha dichiarato che il problema è legato a “complessità nel rispetto di alcune delle leggi che entreranno in vigore il prossimo anno”, il che è stato interpretato come un  riferimento al Digital Markets Act. Lo ha dichiarato in risposta a una domanda della rivista sul perché Threads non fosse ancora disponibile nell’UE e se la colpa fosse dell’incertezza intorno al DMA. Ma Mosseri non ha specificamente parlato del DMA. E ha aggiunto: “Non vogliamo lanciare nulla che non sia compatibile con ciò che sappiamo e ciò che pensiamo stia arrivando”, ha detto Mosseri a The Verge. “Ci vorrà solo più tempo per assicurarci non solo che sia conforme alla normativa europea, ma che qualsiasi affermazione che facciamo su come abbiamo implementato questa conformità sia all’altezza del nostro set molto elevato di documentazione e centri di test interni”.

Al riguardo, bisogna tener presente che, secondo il DMA, i gatekeeper digitali non devono preferire i propri servizi sulle loro piattaforme e devono garantire che i servizi di messaggistica istantanea siano compatibili con quelli dei concorrenti.

“Meta è gatekeeper per il DMA e quindi soggetta a obblighi stringenti, tra cui il divieto a sfruttare dati a propria disposizione – quelli di Instagram – per espandersi nel mercato; in questo caso facendo concorrenza a Twitter”, spiega Riccardo Berti, avvocato esperto di privacy.

Un problema che sembra insormontabile. Forse lo è meno quello privacy, su cui però al momento Meta non sembra compliant col Gdpr, forse proprio perché non riteneva di dover sbarcare in Europa.

Le caratteristiche di Threads

Per capire cosa c’è in ballo, vediamo le caratteristiche della app. Da molti punti di vista, Threads è una sorta di clone di Twitter, che, dicono in tanti, dopo la “cura Musk” ha cambiato natura. Essa è attivabile solo si è già titolari di un account Instagram. Consente di condividere testo per massimo 500 caratteri e video di non oltre cinque minuti. L’esigenza colta da Meta, dalla quale è nato anche Bluesky (ne abbiamo parlato di recente su questa rivista) è di avere qualcosa di nuovo. Forse di antico, aggiungiamo noi. Personaggi pubblici e creatori hanno specificamente cercato un’alternativa a Twitter  “più produttiva e positiva”.

Dall’avvento di Musk, l’uccellino  ha avuto problemi tecnici, ha cambiato politica sulle spunte blu e sulla moderazione dei contenuti, ha limitato  il numero di post visibili agli utenti (600 al giorno per gli account non verificati e 6.000 per quelli che lo sono pagando un abbonamento mensile). Questo ha dato spazio alla concorrenza, come Bluesky e Mastodon. E adesso Threads, che consente ai suoi fruitori di pubblicare testo, foto, link e video. Per accedervi, come detto, è necessario farlo dall’account Instagram, per poi compilare il profilo Threads, dal quale puoi decidere se seguire le stesse persone che già hai su Instagram. Se si vogliono citare altre persone, si aggiungono il nome utente con davanti la chiocciolina (@).

Come attivare Threads

Attivare  Threads  è semplicissimo, grazie al collegamento con Instagram. Disattivarlo un po’ meno, perché non si può eliminare il profilo Threads senza fare lo stesso con quello Instagram. Così prescrive la politica sulla privacy dell’app. Per non usare Thread, mantenendo in vita l’account Instagram,  si può disattivare l’account, nascondendo così il profilo, ma anche i thread, le risposte e i like. Sempre Mosseri ha assicurato che è allo studio una modalità per disattivare l’uno senza dover fare lo stesso con l’altro. Quali sono le principali differenze con Twitter? Innanzitutto, si possono “portare” le persone da Instagram, quindi non si parte da zero.

Un social network decentralizzato

I thread saranno compatibili con ActivityPub, un protocollo di social networking decentralizzato, lo stesso utilizzato da Mastodon. Essendo decentralizzato, l’hosting degli account, inclusi i follower delle persone, può essere effettuato su server indipendenti, non solo su quelli gestiti privatamente da una singola azienda.  Gli utenti hanno quindi maggiore libertà di prendere i propri follower e informazioni quando lasciano il servizio e possono visualizzare i post di altri social network che supportano il protocollo. 

Threads pro e contro

A differenza che in Twitter versione Musk, per i thread non ci sono limiti di visibilità dei post per nessuno, account verificati o meno che siano. Questi gli aspetti positivi immediatamente percepibili. Insieme con la comodità di ritrovarsi con il proprio network Instagram già pronto nell’app (non si parte da zero all’iscrizione) e la decentralizzazione del protocollo.

Ma le criticità non mancano. 

È in funzione un solo feed algoritmico principale, che include nella tua pagina i post delle persone che segui e di altre popolari. Non si può scegliere di vedere solo i post delle persone seguite, o di avere un feed basato esclusivamente sulla cronologia delle pubblicazioni. Non si possono modificare i thread dopo la pubblicazione. Non c’è un indicatore che avverta quando ci si sta avvicinando al limite dei 500 caratteri. La funzione “cerca” serve solo per rintracciare altri account, ma non le parole nei post. Non è possibile inviare messaggi privati. ​​Una caratteristica molto positiva, fino a quando durerà, è che su Threads non ci sono annunci pubblicitari.

Da Meta dicono di aver dato priorità alla prospettiva di rendere l’app il più grande possibile per consumatori e creatori.

A questi punti negativi sommiamo preoccupazioni regolatorie e di principio.

Per quanto concerne la tutela della privacy, stiamo parlando di una creatura di Meta. E siccome conosciamo le abitudini e le tendenze di Facebook e Instagram. Si possono raccogliere dati su salute e fitness, acquisti, informazioni finanziarie, posizione, contatti, ecc. Comunque, l’utente può scegliere se rendere pubblici o privati profili e post.

Alla fine ne viene un bel concorrente per Musk, un ring virtuale nel quale due dei signori del web lotteranno certamente allo spasimo. Intanto, solo nelle prime ore si sono iscritte a Threads 5 milioni di persone, diventati 30 il giorno dopo.

Ma la non disponibilità in Europa ci deve fare riflettere. Se crediamo nel valore delle nostre regole, privacy e pro-concorrenza per limitare lo strapotere delle big tech, non si può che giudicare negativamente l’attuale Threads.

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