Il primo lluglio si è tenuta a Milano la cerimonia ufficiale per l’inaugurazione della sede italiana della terza sezione della Corte Centrale del Tribunale Unificato dei Brevetti, che insieme a Parigi e a Monaco avrà giurisdizione sui contenziosi relativi ai brevetti con effetto unitario per quanto riguarda le azioni di nullità proposte in via principale e le azioni di accertamento negativo della contraffazione.
La competenza di Milano riguarderà in particolare i brevetti relativi alle cosiddette necessità umane, esclusi i certificati complementari di protezione. Oltre alla sede della terza sezione centrale, Milano ospita anche una sede locale, che si occuperà invece di azioni di contraffazione, domande riconvenzionali di nullità e procedimenti cautelari.
La spinta per una regolamentazione unitaria dei brevetti
Si tratta davvero di un passo nel futuro di quello che potrebbe essere il contenzioso europeo unitario, a superamento della attuale territorialità delle giurisdizioni, e non è un caso che l’esperimento avvenga nel settore della proprietà intellettuale, da sempre all’avanguardia sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista giuridico. In questo ambito la spinta per una regolamentazione unitaria è stata ed è particolarmente forte, anche dal punto di vista dell’enforcement, fino al punto di riuscire a lanciare un sistema giudiziale ad hoc efficace ad oggi in 17 paesi europei.
L’idea, che risale al 2003, si basa sull’introduzione di un brevetto europeo a effetto unitario, che quindi sia di per sé direttamente valido in tutti i paesi aderenti, anziché costituire un fascio di brevetti nazionali, come avveniva ed avviene per il precedente, tradizionale brevetto europeo.
Il travagliato percorso del brevetto europeo a effetto unitario
Il percorso è stato in verità particolarmente travagliato, ed ha richiesto l’utilizzazione di un veicolo particolare, come la cooperazione rafforzata, prevista dal Trattato di Lisbona come strumento idoneo a consentire ad almeno nove Stati membri di raggiungere determinati obiettivi qualora questi non possano essere conseguiti entro un termine ragionevole dall’UE nel suo insieme.
Successivamente il sistema è stato messo in discussione da un ricorso alla Corte Costituzionale tedesca relativamente alla legittimità della ratifica. Superato anche questo ostacolo, si è verificata la Brexit, e la collocazione della terza sede della Corte Centrale, originariamente pensata a Londra, è venuta meno.
Da qui una intensa attività diplomatica per individuare una nuova località, con la scelta finale ricaduta sull’Italia e Milano, essendo l’Italia il terzo paese europeo per numero di brevetti, una volta uscito il Regno Unito dall’UE. Anche l’assegnazione della terza sede al nostro paese ha lasciato una scia di polemiche, perché le competenze di Londra sono state “spacchettate”, ripartendone una parte piuttosto rilevante a Parigi e a Monaco, cui sono state attribuite competenze relativamente ai brevetti farmaceutici che hanno la protezione aggiuntiva del SPC (cioè il prolungamento dei brevetti farmaceutici), ed ai brevetti chimici.
I vantaggi per il sistema della proprietà intellettuale in Italia
Nel corso della cerimonia di inaugurazione le autorità presenti hanno molto insistito sull’importanza di aver ottenuto che la terza sede del Tribunale venisse assegnata a Milano, e sul valore pro-competitivo del brevetto a effetto unitario e del relativo contenzioso, a vantaggio dell’intero sistema della proprietà intellettuale in Italia. Certamente, come si è detto in apertura, il progetto è ambizioso e potrebbe proiettare il nostro paese verso un futuro europeo unitario, in cui da una parte i titoli di proprietà intellettuale siano unici su tutto il territorio europeo ed abbiano una valenza comune sul medesimo, e dall’altra parte il sistema di protezione (dal contenzioso alla mediazione) sia ugualmente unificato, con corti europee avanti alle quali i professionisti possono agire, a prescindere dalla loro provenienza territoriale.
La composizione del TUB
Nel contesto del Tribunale Unificato i giudici di ciascuna sede sono tratti da diversi paesi europei, e possono quindi indifferentemente essere italiani, francesi, tedeschi, olandesi, etc. Essi sono affiancati da giudici tecnici, ossia esperti con varie competenze scientifiche, adeguatamente qualificati, a loro volta di varia estrazione nazionale.
La regolamentazione della lingua
Nel processo la regolamentazione della lingua è articolata: nella divisione centrale si adotterà il linguaggio in cui il brevetto è stato concesso; davanti ai tribunali locali o regionali si utilizzerà più facilmente, ma non necessariamente, la lingua inglese; davanti alla corte d’appello si utilizzerà la lingua della prima fase del giudizio, salvo casi particolari.
La procedura giurisdizionale
La procedura giurisdizionale è una procedura ad hoc, contenuta nelle c.d. “Rules of Procedure” ex art. 41 dell’Accordo UPC, che riprende almeno in una certa parte elementi propri di alcuni procedimenti nazionali (fra cui in particolare quello tedesco), ma per il resto è oggettivamente nuova.
Il giudizio prevede una prima fase scritta, basata sullo scambio di memorie tra le parti, con tre mesi di tempo concessi al convenuto per depositare la comparsa di risposta ed un mese per sollevare eventuali obiezioni preliminari. Successivamente è prevista una fase intermedia, finalizzata alla preparazione della fase finale orale, in cui il giudice relatore del procedimento gestisce l’istruzione della causa. La terza fase, finale, è orale e davanti al collegio dei giudici. La causa viene discussa e poi decisa, tendenzialmente entro sei settimane dall’udienza.
I casi più dibattuti nei tribunali
Secondo le prime statistiche, al 25 giugno 2024 sono stati presentati 308 casi avanti ai tribunali di primo grado, di cui 154 azioni per contraffazione avanti alle corti locali o regionali, 77 riconvenzionali per revoca, sempre davanti alle corti locali o regionali, 1 riconvenzionale per contraffazione avanti alla sede centrale di Parigi, 40 azioni di revoca, sempre davanti alla sede centrale di Parigi ovvero di Monaco, 2 azioni per accertamento di non contraffazione nelle medesime sedi centrali, 1 azione per danno, 27 cautelari, 5 azioni per conservare l’evidenza, 1 richiesta di ispezione. Complessivamente le azioni di contraffazione hanno fatto la parte del leone, con un numero invece relativamente contenuto di revoche (o nullità) e di cautelari di vario tipo.
La lingua più usata nei procedimenti
La lingua più usata nei procedimenti al momento risulta essere il tedesco, anche se recentemente la percentuale d’uso dell’inglese è in crescita, essendo questa lingua percepita (soprattutto fuori dalla Germania) come “neutrale”, e quindi sostanzialmente preferita dalle parti provenienti da ordinamenti diversi.
La durata dei procedimenti
Un altro aspetto di rilievo pratico è la durata dei procedimenti, che al momento è stimata in 12-18 mesi, e quindi è significativamente molto più breve di quanto avviene nel nostro ordinamento. Certo i costi giudiziali sono maggiori, potendo oscillare presumibilmente tra i 50.000 ed almeno 200.000 euro per i casi più complessi.
I vantaggi del brevetto europeo per le parti titolari dei diritti
Per le parti titolari dei diritti i vantaggi risiedono nella fase iniziale di richiesta del titolo stesso, che ha efficacia diretta nei 17 paesi attualmente aderenti e costi più contenuti, essendo stato stimato che validare il brevetto europeo nei 4 paesi più importanti d’Europa comporti spese maggiori rispetto all’attuale brevetto europeo ad effetto unitario (che però è valido in 17 paesi). Nella fase di enforcement va valutato il vantaggio del giudizio tecnico (presumibilmente più accurato) nonché la velocità del giudizio con i costi da sopportare e con l’effetto cross border della decisione stessa (che potrebbe provocare l’accertamento della contraffazione, ma anche la nullità del titolo, in tutti i paesi aderenti, in un solo momento).
Il quadro competitivo
Per i professionisti coinvolti la questione riguarda essenzialmente il quadro competitivo. Gli italiani sembrano a prima vista svantaggiati, poiché la lingua da utilizzare nella stragrande maggioranza dei casi sarà una lingua straniera, e perché la maggior parte delle azioni sono al momento concentrate in Germania (che ha anche un alto numero di sedi locali), e sono inoltre tendenzialmente ed allo stato appannaggio di grandi studi internazionali.
Tribunale Unificato, un tassello di un sistema complesso
Da ultimo, va considerato che il Tribunale Unificato è un tassello di un sistema complesso, quello della proprietà intellettuale e del suo enforcement, che vive anche di altri diritti, diversi dal brevetto (dai marchi al design al diritto d’autore), per i quali è vitale rilanciare il contenzioso nazionale da parte delle sezioni specializzate, ed in particolare quella di Milano, attualmente in grave sofferenza, come peraltro dichiarato dallo stesso Presidente del Tribunale di Milano Roja.
Ritardi e disagi che creano una giustizia a due velocità
Risulta infatti che su di un organico di 7 giudici, già largamente insufficiente per via delle maggiori competenze attribuite nel tempo alle sezioni specializzate, siano attualmente nel ruolo solo quattro giudici, con i conseguenti ritardi e disagi, tanto più gravi se si considera il ruolo cruciale di questa sezione nel panorama giudiziario della proprietà intellettuale in Italia.
Per evitare una giustizia a due velocità (una europea ed una nazionale) appare davvero fondamentale agire in tempi brevissimi per risolvere il problema.
Possibili soluzioni
Si potrebbe anzitutto ridurre le competenze attribuite alle sezioni specializzate, eliminando soprattutto il carico derivante dalle azioni antitrust. Si potrebbe e dovrebbe soprattutto reintegrare con effetto immediato il numero delle risorse attuali, portandole almeno al minimo previsto di 7, nel contempo prevedendo anche una revisione in ampliamento della pianta dell’organico. L’obiettivo, come da molti invocato anche nel corso della cerimonia di inaugurazione del Tribunale Unificato dei Brevetti, sarebbe quello di fare di Milano un vero HUB per la proprietà intellettuale in Italia, in grado di competere a parità con le altri principali giurisdizioni europee, ed in particolare Francia e Germania (che non a caso sono anche le sedi delle altre sezioni della Corte Centrale).