Giovedì 1 febbraio hanno presentato i loro conti – relativi all’ultimo trimestre 2023 – Amazon, Apple e Meta, due giorni prima lo avevano fatto Alphabet-Google e Microsoft e circa una settimana prima Tesla.
E nel frattempo Nvidia, che li presenterà solo più avanti nel mese, è premiata con continui aumenti dal mercato borsistico, che vede da un lato la consistenza dei piani di investimento nell’Intelligenza Artificiale (IA) dei tre grandi del cloud (tutti suoi clienti) e scommette dall’altro sulla permanenza nel tempo della sua supremazia qualitativa nei chip specializzati per l’IA.
Perché concentrarsi su queste sette imprese?
- perché sono quelle che, avendo fatto da traino all’intero mercato nella seconda metà dello scorso anno, si sono meritate il titolo di the magnificent seven (mag-seven),
- perché a fine 2023 due di esse – Apple e Microsoft – dominavano la classifica mondiale per capitalizzazione e tutte insieme occupavano sette dei primi otto posti di questa classifica, con Saudi Aramco (operante come noto nell’oil & gas) unica impresa non tech frapposta fra di esse,
- perché sempre a fine 2023 avevano una capitalizzazione complessiva di oltre 12 trilioni di dollari: una cifra, al solo scopo di fornire un ordine di grandezza, pari a 5 volte e mezzo il PIL italiano, al 60% circa di quello cinese e al 45% dello statunitense.
Cosa imparare dai recenti andamenti in Borsa delle mag-seven
Che cosa è cambiato fra la fine dell’anno e la presentazione – solo un mese dopo – dei dati trimestrali, e insieme con essi di alcune previsioni sull’andamento nei prossimi mesi e su eventuali possibili cambiamenti di natura più strutturale? Il Financial Times – “Magnificent Seven’s grip on markets slips as investors look past AI hype: Gaps emerge between the largest tech groups as the focus shifts to concrete results” – offre un’interessante risposta:
- constata che gli andamenti borsistici (Fig. 1) delle mag-seven – fortemente correlati fra loro fino all’inizio del nuovo anno – si sono poi divaricati, con una accelerazione in occasione della presentazione delle trimestrali,
- attribuisce la divaricazione al fatto che il mercato appare sempre meno incline a considerare le mag-seven come una sorta di blocco unico, reso tale dalle speranze di una loro grande parallela crescita indotta dallo sviluppo dell’IA, e che ha di nuovo iniziato a valutarle distintamente, sulla base delle loro prospettive individuali: con una forte focalizzazione sui loro business principali e, relativamente all’IA, sugli investimenti già di successo o prossimi a diventare tali; con una attenzione alla redditività (in parte frutto di una maggiore attenzione dedicata di recente all’efficienza nell’uso delle risorse e in primo luogo di quelle umane) ma nello stesso tempo alla dinamica dei ricavi (nel timore che alcuni business siano prossimi alla saturazione).
Nell’esaminare sinteticamente i recenti andamenti delle mag-seven, inizierò dalle cinque che hanno presentato i loro dati fra il 30 gennaio e l’1 febbraio – cui spesso si è fatto storicamente riferimento come le big five – per poi guardare separatamente ai casi peculiari di Tesla e Nvidia.
Tab. 1 – Le 15 imprese quotate con la capitalizzazione più elevata su scala mondiale (dati – in trilioni di $ per le prime 7 e in miliardi di $ per le altre – relativi al 2 febbraio 2024, di fonte CompaniesMarketCap.com)
L’esplosione delle trimestrali sui valori attribuiti alle big five: Meta al primo posto
Se si guarda a quanto accaduto in Borsa in occasione della presentazione delle trimestrali c’è stato un chiaro vincitore, Meta, che con una crescita di oltre il 20% del titolo ha accresciuto di circa 200 miliardi di $ il suo valore di mercato (market cap o capitalizzazione), portandolo a 1.220 miliardi (Tab. 1): più del suo massimo storico di 1.070 miliardi di fine agosto 2021, ma soprattutto con una risalita impressionante rispetto al punto di minimo di 240,7 miliardi toccato poco più di 1 anno fa, ai primi di novembre del 2022, come esito della nuova politica sulla privacy adottata da Apple – che ridusse drasticamente i dati a sua disposizione con un pesante impatto sul business dell’advertising (primaria fonte dei suoi ricavi) – e dell’insuccesso della scommessa sul metaverso. Che cosa ha portato al recupero di quasi 1000 miliardi di capitalizzazione in poco più di 1 anno? Un insieme di fattori, relativi alcuni al cambio negli indirizzi strategici di Meta e altri a decisioni più prettamente finanziarie.
L’adv Meta torna a volare
Il business principale di Meta, l’advertising, fortemente penalizzato come detto dalle politiche sulla privacy di Apple, è tornato a produrre ricavi, essendo riuscita Meta stessa – con l’IA – ad arricchire le informazioni che offre ai suoi clienti partendo da una base di informazioni più ristretta. I ricavi del IV trimestre, in larghissima prevalenza dovuti all’advertising, sono stati pari a 40,1 miliardi di $ (+ 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), dopo che quelli del III trimestre erano stati pari a 34,15 miliardi (+ 23%).
La spinta verso l’efficienza premia i costi
Sul fronte dei costi – e conseguentemente dei profitti – si sono ridotte le perdite della business unit Reality Labs (che peraltro contribuisce a meno dell’1% dei ricavi con i suoi device Quest), per la scelta esplicita di tagliare in larga misura i costosissimi investimenti nel metaverso versione Zuckerberg (qualificato in un articolo di WSJ come an amorphous concept that imagined people working and playing in virtual reality) e di porre viceversa una maggior enfasi sulla mixed reality, sulla scia dell’approccio seguito da Apple nel progettare il suo Vision Pro, nella speranza che quest’ultimo (dato il prezzo estremamente elevato) più che un concorrente potesse essere un apripista per un mercato con grandi difficoltà di decollo.
Sul fronte dei costi ha giocato un ruolo significativo anche la spinta verso l’efficienza di cui Mark Zuckerberg è stato il primo apostolo nell’ambito del big tech: spinta che si è concretizzata in una attenzione molto maggiore al controllo dei costi – in imprese viceversa tradizionalmente volte alla massimizzazione dei ricavi – e in questa logica a un taglio selettivo, ma spesso molto consistente, delle risorse umane ritenute poco produttive.Un processo tuttora in corso – “Why Is Big Tech Still Cutting Jobs. Profits are up and the economy is strong”, si è chiesto in questi giorni il New York Times – che ha pagato e continua a pagare in termini di profitti, un processo che secondo il giornale statunitense è motivato da un lato dall’enormità di assunzioni fatte durante la pandemia e dall’altro dalla necessità di “far posto” a chi si sta occupando dei nuovi progetti basati sull’IA o (in casi al momento più limitati) alle riduzioni di personale rese possibili dall’IA.
Le azioni che ha nno premiato Meta sul fronte finanziario
Sul piano finanziario Meta ha preso due decisioni che sicuramente hanno contribuito all’esplosione del valore attribuitole dal mercato borsistico: ha accresciuto l’entità del fondo destinato al riacquisto di azioni proprie e – forse ancor più – distribuirà per la prima volta dividendi agli azionisti: una pratica seguita dopo la morte di Steve Jobs da Apple, ma poco amata in generale dalle imprese della Silicon Valley.
Amazon aggancia Alphabet-Google: prima fra le big five per perdita di valore
Distanziata ma chiaramente in seconda posizione si colloca Amazon, che con una crescita di poco meno dell’8% aggancia Alphabet-Google a 1775 miliardi di capitalizzazione: un po’ meno del suo massimo storico di 1860 raggiunto in piena pandemia a metà novembre 2021, ma con un recupero di oltre 900 dei 1000 miliardi che risultavano persi a fine anno 2022. “Amazon Profit Surges on Strong Holiday Shopping -E-commerce giant extends rebound as cloud-computing arm also performs well”, spiegaThe Wall Street Journal, evidenziando come il profitto dell’ultimo trimestre – 10,6 miliardi di $ – sia il più alto degli ultimi otto semestri e sia da porre a confronto con i 278 milioni di un anno fa.
Che la spinta alla crescita del valore sia stata originata in primo luogo dai risultati trimestrali (sorprendentemente buoni) dell’ecommerce – del comparto ove è nata e ove detiene la parte più consistente delle sue risorse – rappresenta una notizia solo perché esso è stato, soprattutto nel post-pandemia, spesso in perdita. E il fatto che la business unit AWS operante nel cloud computing, leader mondiale davanti alle corrispondenti unità di Microsoft e Google, abbia presentato anch’essa risultati molto buoni non deve stupire dato il ruolo che tali unità hanno (con le loro potentissime infrastrutture di calcolo) nell’istruire e nel far funzionare i modelli di IA generativa.
Se Amazon ha visto le sue azioni salire in un giorno di quasi l’8%, Alphabet-Google le ha viste scendere dopo la presentazione del 7%. Un calo difficilmente comprensibile per la sua entità, dati i risultati presentati da Alphabet: 86,3 miliardi di $ il fatturato trimestrale (+13% rispetto a un anno fa), il quarto di fila in crescita, e 20,7 miliardi di $ (+ 52%) l’utile netto trimestrale. Un calo che rivela l’estremo nervosismo del mercato in presenza di capitalizzazioni elevatissime, giustificate solo da una aspettativa di crescita continua di ricavi e profitti, soprattutto nei business principali. E il fatto che i risultati nell’advertising siano stati (anche se di poco) inferiori alle previsioni è suonato come un campanello di allarme.
La capitalizzazione di Alphabet rispetto a quello del tradizionale avversario Microsoft ha risentito anche dell’enorme visibilità che Microsoft si è conquistata finanziando la crescita di OpenAI e introducendo ChatGPT in molti dei suoi prodotti software: superando almeno momentaneamente Google, nel cui ambito erano avvenute alcune delle principali innovazioni nell’IA, a partire dall’approccio Transformer messo a punto nel 2017, la cui iniziale T correttamente appare (per il suo ruolo fondamentale) nella sigla GPT. La Fig. 2, tratta da WSJ, mostra come i multipli degli utili attesi si siano crescentemente divaricati nel tempo a favore di Microsoft.
Lo scambio di posizioni fra Apple e Microsoft ai vertici della classifica mondiale
Fig.3
La rivalità fra Microsoft e Apple data a molto prima di quella fra Microsoft e Google, se non altro per ragioni di nascita: sono prossime ai 50 anni le prime due, ha appena compiuto i 25 Google.
La Fig. 3, tratta da Reuters, mostra come più di una volta si siano scambiate di posizioni negli anni. Al momento – questa è la mia impressione – Apple appare avere un po’ perso il suo smalto, dopo essere riuscita a far fruttare nei modi più incredibili l’eredità di Steve Jobs; mentre Microsoft, dopo aver giocato magistralmente (come detto) la sua campagna di immagine con il finanziamento di OpenAI e l’introduzione dell’IA nei suoi prodotti software e dopo essere riuscita a concludere positivamente la sua acquisizione di Activision Blizzard (superando gli ostacoli posti dalle authority antitrust di mezzo mondo), appare – sotto la leadership di Satya Nadella – più vitale.
Hanno presentato ambedue risultati molto buoni, ma senza entusiasmi da parte del mercato:
- che avendo già ampiamente fatto crescere la quotazione di Microsoft, il primo giorno dopo la presentazione l’ha addirittura fatta scendere del 2,7% (con un recupero però nei giorni successivi);
- che non ha sufficientemente apprezzato i risultati superiori alle attese nelle vendite globali dell’iPhone, preoccupato per il –17% sul mercato cinese: dovuto, a fianco di alcune misure pubbliche ostili, all’emergere di nuovi smartphone di concezione locale (quali quelli di Huawei), molto competitivi nella fascia alta occupata da Apple.
Le mag-seven stanno perdendo per la strada Tesla?
La rovinosa caduta e la veloce ripresa di Meta sopra commentate, così come le brusche cadute e le risalite a livelli sempre più alti di Apple negli anni che hanno fatto seguito alla morte di Steve Jobs, mostrano la capacità di recupero che le imprese possono avere se adottano le strategie giuste. È per questo che non credo che possano essere espressi giudizi definitivi sulla caduta di Tesla, che
- dopo aver toccato gli 1,23 miliardi di dollari di capitalizzazione a inizio novembre 2021, vale ora (Tab. 1) meno della metà;
- ha perso contatto (per usare un termine ciclistico) con le altre mag-seven nel giro dell’ultimo mese: alla fine del 2023 era in ottava posizione fra le big mondiali per capitalizzazione, mentre ora è in undicesima; valeva 831 miliardi, appena il 10% meno di Meta; ora è sotto i 600 e vale la metà di Meta.
Non è facile prevedere a breve grandi recuperi, per la peculiarità del comparto in cui opera – quello dei veicoli elettrici – ove ha introdotto una concezione assolutamente innovativa dell’auto, che ha fatto scuola sia per le startup sia per le imprese storiche. Non è facile per almeno due ragioni:
- sta emergendo prepotentemente la competitività delle auto elettriche cinesi, con Byd che nell’ultimo trimestre ha superato Tesla nel numero di auto vendute a livello mondiale e ora (come accadde negli anni ’80 con le auto giapponesi) sta introducendo modelli di fascia più alta;
- il mercato, che negli US soprattutto ma ultimamente anche nell’UE si sta mostrando più riluttante del previsto all’acquisto di veicoli elettrici, ha costretto Tesla – per mantenere il livello promesso di vendite – a tagliare i prezzi anche del 30%.
Nvidia, l’impresa che si è trovata con il prodotto giusto al momento giusto
Mentre chiudo questo articolo martedì 6 gennaio (la Tab. 1 fa riferimento a venerdì 2) la capitalizzazione di Nvidia è ulteriormente salita, a 1,71 trilioni di $, a un passo da Amazon (1,76) e da Alphabet (1,79): a ulteriore conferma del fatto che essa è, al momento, l’impresa che più sta avvantaggiandosi della popolarità dell’IA generativa.