Negli ultimi anni, la figura dell’influencer sui social media ha acquisito una rilevanza crescente. Questo fenomeno, nato quasi per caso già con i primi “blogger” e “youtuber,” è oggi una delle carriere più ambite dai giovani.
Influencer, il lavoro dei sogni
Secondo un sondaggio Morning Consult su 1.000 Gen Z, quella dei nativi digitali, più della metà ritiene affidabile una carriera ed auspica di diventare social-media influencer. E non sono i soli. Quasi la metà, il 41% degli adulti in generale sceglierebbe anche questa carriera, si legge nei risultati della ricerca.
Tuttavia, l’aumento del numero di persone che aspirano a diventare influencer comporta effetti contrastanti, specialmente considerando la dinamica tra aziende e creatori di contenuti (creators). Da un lato le aziende trovano un’opportunità preziosa in questa sovrabbondanza di aspiranti influencer, mentre, dall’altro, i creators devono fare i conti con una competizione sempre più agguerrita e una crescente difficoltà nel distinguersi.
In un recente articolo su The Economist, Joe Gagliese, co fondatore dell’agenzia di marketing canadese Viral Nation, leader globale nell’innovazione dei social media, ha spiegato che un momento di viralità non garantisce una carriera lunga da social media influencer, ci vogliono abilità, resilienza ed adattabilità.
Infatti secondo Goldman Sachs solo il 4% degli influencer guadagna 100.000 dollari, o più, all’anno dal proprio lavoro.
La sovrabbondanza di influencer: opportunità per le aziende
Sempre secondo la banca d’affari newyorkese si stima che l’anno scorso ci fossero più di 50 milioni di influencer a livello globale e che il loro numero stia aumentando tra il 10 e il 20 percento all’anno.
Per le aziende e i loro brand, l’aumento esponenziale degli influencer è una vera e propria risorsa. Con così tanti creators disponibili gli uffici marketing e comunicazione hanno a disposizione un bacino di grandi dimensioni di potenziali partner: dai micro-influencer alle celebrità più affermate sui social media. Collaborare con influencer significa avere un accesso diretto a un pubblico già fidelizzato e interessato ai contenuti proposti. Questa relazione permette alle aziende ed ai loro brand di raggiungere target specifici, di generare una crescita immediata in termini di visibilità e di influenzare la percezione del proprio brand in modo organico.
In particolare, gli influencer più famosi, spesso celebrità già note al grande pubblico, rappresentano un mezzo potente per aumentare rapidamente la notorietà di un marchio. Con una singola pubblicazione, una celebrità può portare l’attenzione di milioni di persone su un prodotto, generando un’immediata crescita in termini di visibilità.
Le difficoltà dei creatori di contenuti
Tuttavia, questa crescente popolarità della professione di influencer ha delle conseguenze dirette sulla vita e sul lavoro dei creators. Il mercato è diventato estremamente competitivo: migliaia di persone cercano quotidianamente di emergere e di accaparrarsi la visibilità necessaria per trasformare il proprio impegno in una fonte di reddito stabile. La saturazione ha portato a una riduzione delle tariffe e una sempre maggiore pressione a produrre contenuti innovativi per non cadere nell’anonimato.
Inoltre, la presenza di grandi celebrità nel mondo dell’influencing aggiunge un ulteriore ostacolo per i creatori indipendenti. Molte aziende preferiscono puntare su figure di grande richiamo, assicurandosi così una visibilità più ampia e un’associazione di prestigio. Questo fenomeno lascia ai creators emergenti e meno conosciuti solo le briciole, con meno opportunità di guadagno e contratti di minore importanza.
Intanto poiché i consumatori trascorrono sempre più tempo sui social media, la quantità di denaro che le aziende e i loro brand destinano agli influencer sta aumentando vertiginosamente.
Negli ultimi cinque anni le aziende americane hanno quasi triplicato la loro spesa per l’influencer marketing arrivando a 7 miliardi di dollari, secondo la società di ricerche fondata nel 1995 eMarketer. In un sondaggio condotto dalla media company danese Influencer Marketing Hub, l’86% dei brand a livello globale ha dichiarato di voler investire nell’influencer marketing rispetto al 37% del 2017, quando è stato condotto per la prima volta il sondaggio. Quasi il 25% intende spendere oltre il 40% del proprio budget di marketing in campagne di influencer.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale: una nuova risorsa per le aziende
Di fronte a questa sovrabbondanza di aspiranti influencer, l’intelligenza artificiale (IA) sta diventando uno strumento cruciale per le aziende e i loro brand per identificare gli influencer più adatti ai propri obiettivi con una precisione senza precedenti.
L’IA permette di valutare metriche come il tasso di coinvolgimento, la crescita dei follower, la rilevanza dei contenuti e l’affinità dell’audience con il brand. Non solo: questi strumenti possono anche monitorare l’autenticità dei follower, riducendo il rischio di collaborare con account falsi o con follower inattivi. In questo modo, le aziende possono investire con maggiore sicurezza, selezionando solo i creator che rispondono realmente ai loro obiettivi strategici.
Un esempio concreto dell’utilizzo dell’IA è il processo di “social listening,” ovvero l’analisi dei contenuti pubblicati dagli utenti sui social media per individuare trend e individuare nuovi talenti emergenti. Le piattaforme basate su IA riescono a rilevare influencer che potrebbero passare inosservati a una ricerca manuale, valutando in tempo reale come le preferenze degli utenti e i trend in evoluzione si allineano con i valori di un marchio.
L’IA per analizzare milioni di dati in tempo reale
Piattaforme come Brandwatch e Talkwalker sfruttano l’IA per analizzare milioni di dati in tempo reale, identificando trend e creator che generano engagement rilevante per un determinato settore. Questo tipo di analisi consente alle aziende ed ai loro brand di scoprire nuovi influencer anche in nicchie molto specifiche, che spesso si rivelano particolarmente efficaci per campagne di marketing mirate.
Valutare la qualità dei follower e l’autenticità dell’engagement
L’IA permette anche di valutare la qualità dei follower e l’autenticità dell’engagement di un influencer. Strumenti come HypeAuditor scavano a fondo nelle audience e fanno particolarmente attenzione ai dati sospetti per identificare eventuali “follower falsi” o “bot”, analizzando il comportamento dei follower e il tasso di coinvolgimento reale degli influencer. Questo permette alle aziende di evitare investimenti inefficaci su profili che hanno gonfiato artificialmente la propria fanbase.
L’analisi semantica per la compatibilità del brand
Un aspetto spesso sottovalutato, ma sempre più importante, è l’analisi semantica per la compatibilità del brand.
L’analisi semantica, basata sull’IA, è un altro strumento fondamentale per identificare influencer che condividono valori e interessi compatibili con il brand. Strumenti come MonkeyLearn, Semantria o Brand24 analizzano il linguaggio, il tone of voice e il sentiment dei post degli influencer, per determinare se il loro messaggio sia in linea con quello dell’azienda e dei suoi brand. Questo consente alle aziende di identificare creators che non solo hanno il giusto pubblico, ma che possono anche trasmettere i messaggi del brand in modo autentico e naturale.
Gli “influencer virtuali” creati co l’IA
Attenzione anche agli “influencer virtuali” creati grazie agli strumenti di IA che iniziano ad affollare i feed dei social media: Aitana López, modella di Barcellona creata dall’Intelligenza Artificiale, ad esempio, ha 334.000 follower su Instagram con il suo account @fit_aitana e sta spopolando sui social ed è ricercatissima dalle aziende e dai brand e non è la sola.
Il futuro dell’influencer marketing: considerazioni
“L’influencer marketing ormai fa parte di ogni grande campagna“, afferma Mark Read, CEO di WPP, multinazionale nei settori della pubblicità, delle pubbliche relazioni e delle ricerche di mercato. Walmart, la più grande catena al mondo di vendita al dettaglio, ha lavorato con Charli, la seconda creator più seguita su TikTok, per promuovere una gamma di popcorn. Louis Vuitton, uno dei brand della galassia del lusso LVMH, ha realizzato una campagna con la star di YouTube Emma Chamberlain, 12 milioni di iscritti al suo canale.
Con l’aumento del numero di aspiranti influencer, il mercato del social media marketing, però, diventa sempre più affollato, costringendo i creators a competere intensamente per ottenere visibilità e collaborazioni di valore. Secondo una previsione di Grand View Research, si stima che il mercato dell’influencer marketing raggiungerà un valore di 84,89 miliardi di dollari entro il 2028, dimostrando quanto sui social media gli influencer continueranno a giocare un ruolo cruciale per le strategie di marketing aziendale.
Se gli influencer più famosi possono essere utili per creare consapevolezza attorno ad un brand o modificare il modo in cui viene percepito dal pubblico, quando si tratta di convincere le persone ad acquistare qualcosa, i marketer guardano alla lunga coda di creatori con gruppi di follower piccoli ma coinvolti.
Dal 2021, negli Stati Uniti, la quota di spesa per l’influencer marketing sostenuta dalle aziende e i loro brand per i creators con più di 1 milione di follower è scesa dal 15% all’8%; invece la quota sostenuta per quelli con meno di 20.000 follower è aumentata dal 20% al 45%.
Opportunità e sfide in un mondo saturato
Il desiderio di diventare influencer è forte e continua a crescere, ma trasformare questo sogno in realtà è un’impresa sempre più difficile. Per i creators il futuro si prospetta come una sfida in cui distinguersi diventerà sempre più essenziale per non essere travolti dalla concorrenza.
L’abbondanza di persone che decidono di intraprendere la carriera di influencer rappresenta una condizione vantaggiosa per le aziende e i loro brand, che possono contare su una vasta gamma di opzioni per la promozione dei loro prodotti e servizi. Inoltre, grazie all’Intelligenza Artificiale, possono affinare ulteriormente il processo di selezione e scoprire nuovi talenti in grado di rispondere alle esigenze del mercato in modo sempre più mirato. Senza dimenticare la possibilità di realizzare, grazie all’IA, influencer virtuali ai quali affidarsi.
Se per il guru del marketing Seth Godin gli influencer erano già finiti nel 2021, secondo Anita Balchandani senior partner di McKinsey società internazionale di consulenza strategica, per rimanere influenti i social media influencers devono trovare un equilibrio tra essere pagati e convincere i follower di essere ancora “autentici”, una delle parole d’ordine preferite del settore.
In conclusione, sebbene la corsa a diventare influencer possa sembrare allettante per molti, il percorso per emergere è sempre più arduo e incerto. L’Intelligenza Artificiale si afferma come un alleato prezioso per le aziende (meno per gli influencer), ma per i creatori di contenuti la sfida rimane: distinguersi in un mare di concorrenti richiederà un impegno strategico e creativo e sempre maggiore.