Si stanno evidenziando forti e nuovi trend nel mercato della tv digitale. E ci accompagneranno nel 2018, a quando riflettono le previsioni di Marketer. Che guardano al mercato USA, dove i fenomeni maturano prima (e poi arrivano anche da noi).
Si assottiglia la differenza tra programmazione tv e social media
La tendenza a focalizzarsi sui video dei principali social media, Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat, si rafforzerà, ma nel 2018 si punterà su format più lunghi a cui abbinare messaggi pubblicitari mid-roll.
Serie Tv, freno alla crescita del numero
Secondo uno studio di FX Networks, il numero di serie trasmesse sui canali broadcast, via cavo e in streaming negli USA è più che raddoppiato tra il 2009 e il 2016, grazie al digitale, ma questo aumento anno su anno di contenuti estesi non può continuare a lungo. I limiti alla disponibilità di spesa per i servizi su abbonamento, così come delle ore giornaliere da occupare per guardare programmi fanno pensare ad un appiattimento della curva di crescita nel 2018.
Tv lineare in streaming degli over the top
Lo scorso anno due nuovi servizi OTT lineari la YouTube TV e la Live TV di Hulu, hanno affiancato Sling TV, DirecTV Now e PlayStation Vue nel distribuire in digitale pacchetti low cost in alternativa alla pay TV tradizionale. Tali servizi aumenteranno nel 2018 e si contenderanno in modo aggressivo gli abbonati, accelerando la tendenza al cord-cutting, in particolare tra gli utenti più giovani.
Rallentamento del mercato streaming
Nonostante l’aumento delle live TV distribuite in modalità digitale, i maggiori servizi S-VOD inizieranno a rallentare la propria crescita nel 2018. Netflix, che ha registrato una serie di aumenti trimestrali tra abbonati e ricavi, comincerà probabilmente a cedere il passo in un mercato, come quello statunitense, quasi saturo e sempre più concorrenziale.
Video pubblicitari, la disillusione
Molte media company quali Vice, BuzzFeed, Mashable e Mic, hanno già rivisto al ribasso la propria strategia incentrata sui video. Altre seguiranno nel 2018. Le ragioni variano da caso a caso, ma sicuramente pesano gli alti costi per produrre video in rapporto ai rendimenti effettivi. Specie in un settore dove a farla da padrona sono piattaforme come Facebook e YouTube, che raccolgono la maggior parte delle entrate pubblicitarie.
Gli over the top sempre più in Europa
È indubbio che tutto quello che accade negli Stati Uniti, in un mondo ormai globalizzato dalla rete, ha riflessi anche sulla nostra sponda dell’Atlantico terra di conquista prima per le major e ora per i big del web, sebbene con grosse differenze rispetto al recente passato. Non solo le grandi produzioni americane scelgono sempre più spesso i nostri territori come location per girare i propri blockbuster, ma gli OTT che puntano ad insediarsi in Europa lo fanno con una programmazione ad hoc. È il caso di Netflix, che nel 2018 spenderà 8 miliardi di dollari per la produzione di contenuti originali e aderenti ai gusti dei paesi raggiunti dal servizio (lo scorso anno ha investito in Europa 2 dei 6 miliardi di dollari destinati ai contenuti). L’aumento del prezzo degli abbonamenti in tutto mondo servirà appunto a investire in produzioni originali, secondo le intenzioni della società di Reed Hastings. Sulla scia di Suburra, ad esempio, prima produzione Netflix made in Italy, l’operatore ha annunciato due nuove serie, Juventus F.C. e Baby, ispirata alla storia delle baby squillo dei Parioli, non lasciando dubbi sulle proprie intenzioni di conquista del nostro paese, e sul fatto che l’Italia sia un terreno ancora vergine, in quanto a potenziali abbonati alla piattaforma. Una lungimiranza che non riguarda solo la società di Reed Hastings, che dovrà fare i conti con l’eterno rivale Amazon, che ha da poco piantato la propria bandierina sul nostro territorio e sta facendo proseliti grazie all’inclusione del servizio video nella sottoscrizione ad Amazon Prime attualmente disponibile a €19,99 l’anno.
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