Mappare le problematicità dell’ecosistema digitale e acquisire una solida base conoscitiva che consenta di individuare un set di regole e procedure idonee a fronteggiare le prossime sfide regolatorie. È l’obiettivo della prima indagine conoscitiva delle varie tipologie di servizi digitali presenti sul mercato avviata da Agcom.
La Delibera n. 44/21/CONS relativa all’indagine è stata approvata all’unanimità dal Consiglio nel corso della seduta del 4 febbraio scorso.
L’azione dell’autorità italiana tiene, ovviamente, conto non solo del contesto normativo italiano, ma anche di quello europeo, con l’obiettivo di giungere a un sistema regolatorio che dia maggiori garanzie e tutele a consumatori, utenti e imprese.
Regolazione dei servizi digitali: il contesto europeo
Con la Comunicazione “Shaping Europe’s Digital Future” del febbraio 2020 la Commissione europea ha posto all’attenzione delle istituzioni europee e nazionali la necessità di individuare nuovi strumenti di regolazione dell’ecosistema digitale. La successiva pubblicazione, nel dicembre 2020, delle due proposte legislative sul Digital Services Act e Digital Market Act ha prefigurato uno scenario basato sulla creazione di un mercato unico per i servizi digitali e di un ambiente online innovativo e competitivo.
Nell’ordinamento nazionale è prossimo il recepimento delle Direttive europee che rinnovano il quadro regolamentare in materia di servizi di comunicazione elettronica, di servizi media audiovisivi e di diritto d’autore nel mercato unico digitale, assegnando nuovi compiti all’Autorità.
L’azione regolatoria di Agcom, la delibera
I settori nei quali AgCom svolge la sua azione regolatoria sono profondamente interessati dall’evoluzione dei servizi digitali. Le loro caratteristiche intrinseche rendono di fondamentale importanza approfondire gli effetti del ruolo delle piattaforme nell’economia e nella società, nonché i possibili strumenti di tutela dei diritti fondamentali degli utenti e della concorrenza nei mercati soggetti alla vigilanza dell’Autorità.
AgCom, forte dell’esperienza e del confronto in ambito eurounitario maturato con gli altri Regolatori nel campo delle comunicazioni elettroniche e dei media, intende contribuire al dibattito innescato dalle istituzioni comunitarie sul tema dei servizi digitali, nell’obbiettivo di individuare soluzioni adeguate alla rapidità dei processi tecnologici in atto.
Ciò tanto più se si tiene conto del ruolo svolto in tale ambito dalle piattaforme online e della centralità che questi soggetti hanno assunto nel mondo dell’economia digitale, anche crescente nell’attuale pandemia. In questo contesto si inserisce la decisione di Agcom di avviare l’indagine conoscitiva delle varie tipologie di servizi digitali presenti sul mercato. Da un lato, infatti, sono rilevanti le problematiche e le criticità connesse all’uso di tali tecnologie; dall’altro, sono indubbi i vantaggi individuali e collettivi assicurati da tali servizi in termini di accesso ai servizi, accelerazione dei processi, riduzione dei costi ed efficienza.
Pertanto, risulta cruciale per l’Autorità acquisire una solida base conoscitiva che integri il già robusto bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate nel settore delle comunicazioni e dei nuovi media, al fine di individuare un set di regole e procedure idonee a fronteggiare le prossime sfide regolatorie che l’ecosistema digitale pone. In quest’ottica, il dibattito sul nuovo strumentario proposto dalla Commissione potrà indubbiamente offrire interessanti spunti di riflessione e analisi.
In tal senso, precedentemente all’introduzione di ogni eventuale forma di regolazione, l’indagine conoscitiva avviata da AgCom si propone come obbiettivo quello di registrare, per la prima volta, le criticità dell’ecosistema digitale in tutte le sue componenti, tenendo in doveroso conto il quadro normativo europeo e nazionale di riferimento.
Le fasi dell’attività istruttoria
L’attività istruttoria dell’Autorità si articolerà in differenti fasi, e, in dettaglio:
- una mappatura dei “servizi infrastrutturali” operanti sul mercato;
- l’individuazione delle problematiche generate da o associate a ciascuna tipologia di servizio;
- una rappresentazione sinottica dell’attuale quadro normativo;
- una ricognizione e comparazione degli interventi legislativi, regolamentari o giurisprudenziali attualmente in essere in ciascuno Stato Membro dell’Unione Europea e nel contesto internazionale con la finalità di individuare per ciascuna delle problematiche individuate, le best practices in materia.
I nuovi assetti competitivi del digitale e gli effetti sulla vita economica e sociale
Tale programma di lavoro muove dalla constatazione che gli sviluppi tecnologici, l’innovazione dei servizi offerti e l’evoluzione del mercato digitale verso nuovi assetti competitivi producono effetti in molteplici ambiti della vita economica e sociale, sia per i consumatori che per le imprese.
In primo luogo, la raccolta di informazioni sugli utenti che fruiscono dei servizi digitali genera una quantità crescente di dati che, se da un frangente configura nuove forme di business e di valore, dall’altro pone come ineludibile il tema della concentrazione delle informazioni individuali e collettive (i cosiddetti big data e i metadati) e della loro modalità di circolazione, con risvolti in termini di personalizzazione della comunicazione, anche politica, e di sicurezza della rete.
In secondo luogo, motori di ricerca, servizi e-mail e di social networking rappresentano ambiti privilegiati in cui possono nascere e alimentarsi fenomeni quali hate speech, eco-chambers, information pollution – che circolano in un ecosistema informativo già di per sé molto complesso – e che rischiano di alterare il processo decisionale degli individui e dei processi democratici, nonché più in generale di compromettere il tessuto sociale.
Va tenuto inoltre presente che i servizi di intermediazione online risultano tra i fattori determinanti per il successo commerciale delle imprese che utilizzano il patrimonio informativo generato dal data management per arrivare ai consumatori finali. È dunque essenziale che tra imprese e fornitori di servizi di intermediazione online si instaurino rapporti ispirati alla buona fede e alla correttezza, che scongiurino pratiche potenzialmente dannose, sia per le imprese medesime sia, indirettamente, per i cittadini come acquirenti di un servizio digitale.
Accanto ai vantaggi per consumatori e imprese legati allo sviluppo dei servizi offerti sulle piattaforme online, si evidenzia, come accennato, l’esistenza di possibili fallimenti di mercato in grado di incidere sul benessere collettivo in termini economici e sociali. Si pensi, per esempio, alle problematiche connesse con le esternalità positive, ovvero con la produzione di beni meritori che comportano, da un lato, effetti positivi per gli utenti sulla qualità tecnologica dei servizi fruiti ma, dall’altro, favoriscono la concentrazione di servizi, considerati ormai quasi essenziali, in capo a un limitato numero di aziende tecnologiche, con potenziali effetti pregiudizievoli sull’innovazione e su tutti coloro che a diverso titolo fruiscono dei servizi digitali, soprattutto in termini di trasparenza e libertà di scelta.
Un sistema regolatorio per i nuovi modelli di business digitale
In linea, come detto, con quanto individuato dalla Commissione europea nelle proposte sul Digital Service Act e sul Digital Market Act, occorrerà pertanto creare le condizioni per la messa a punto di un sistema regolatorio per i nuovi modelli di business digitale che garantisca – lato consumatori e utenti – maggiore controllo sui propri dati e – lato imprese – un trattamento equo e non discriminatorio nei rapporti contrattuali con le piattaforme online.
Si fa riferimento, dal punto di vista degli strumenti a disposizione della regolazione, al possibile ricorso all’adozione di una specifica disciplina ex ante – sempre nel solco delle menzionate proposte delineate dalla Commissione europea – articolata su un sistema orizzontale di obblighi applicabili alle piattaforme (quali quelli di trasparenza e non discriminazione) e sull’approntamento di possibili specifici remedies.
Acquisire una solida base conoscitiva dei fenomeni in atto sarà quindi precondizione essenziale per elaborare e calibrare interventi rispettosi del principio di proporzionalità, e che tengano conto del rischio di obsolescenza rispetto a processi tecnologici in continua e costante evoluzione.
Inoltre, considerato il centrale rilievo che assumono nel dibattito fondamentali valori costituzionali, occorrerà poi individuare soluzioni che tendano al necessario equilibrio fra la tutela della libertà di espressione e informazione, da un lato, e la dignità della persona, dall’altro, nonché il ruolo e le responsabilità delle piattaforme del web.
Una prospettiva globale del fenomeno
Anche negli USA, come nel Regno Unito, l’approccio a queste tematiche sta mutando. Queste tendenze inducono ad analizzare il fenomeno delle piattaforme online in una prospettiva globale e comparata, volta alla selezione e individuazione delle migliori soluzioni regolatorie nonché dei tratti comuni da condividere. In quest’ottica, sarà decisivo stabilire un linguaggio comune, favorire una proficua cooperazione tra Autorità, non solo a livello europeo, sia per individuare le criticità e i rischi che l’economia digitale porta con sé, sia per coglierne le opportunità di innovazione, crescita e sviluppo sociale ed economico.
Conclusioni
È giunto, in altri termini, il tempo di allargare gli orizzonti della regolazione e di ricorrere a una sorta di “new digital deal” che punti ad un’armonizzazione minima dei principi e delle regole di azione, che si proietti dunque verso una dimensione necessariamente globale, perché globale è la dimensione in cui operano gli attori dei mercati digitali.
*Le due Commissarie sono le Relatrici del provvedimento.