La pandemia e l’aggressione russa all’Ucraina hanno reso ancora più stretto il legame tra Usa e Ue, due dei protagonisti dello scenario mondiale. Una porzione fondamentale della cooperazione inter-atlantica viene individuata, a ragione, nello sviluppo delle nuove tecnologie, le quali rappresentano ormai le fondamenta di ogni discorso economico, politico, militare, di sicurezza, sanitario.
La collaborazione è destinata perciò, inevitabilmente e nonostante le tante spinte in direzioni diverse, a ispessirsi e sedimentarsi, con reciproci indiscutibili vantaggi. Ma, come vedremo, la strettissima partnership tra Usa e Ue, stimolata molto da parte americana, si alimenta con la crescita della concorrenza tra Stati Uniti e Cina e con le nuove ambizioni di Pechino in fatto di supremazia e autosufficienza tecnologica.
Chips Act, è la strada giusta per recuperare sulla Cina? Pro e contro dell’approccio Ue e Usa
Le ambizioni cinesi in ambito tech
Qualche giorno fa il leader del Partito comunista e della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, intervenendo al 20° Congresso del Partito, ha sollecitato il raggiungimento dell’autosufficienza nella tecnologia – soprattutto nell’ambito della rivalità con gli Stati Uniti – e ha annoverato le persistenti inadeguatezze della Cina nella sua innovazione scientifica e tecnologica, nonché le sue vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento, tra le sfide principali che il Paese deve affrontare. Nel suo discorso di due ore (una in meno rispetto a quello della precedente assise), ha utilizzato cinque volte la frase “autosufficienza e forza nella scienza e nella tecnologia”; ha sollecitato più ricerca di base, innovazione originale e scoperte in campi strategici. Per tre volte ha menzionato la necessità che le catene di approvvigionamento siano resilienti e affidabili per continuare a guidare l’economia cinese e proteggere la sua sicurezza nazionale.
Ue e Usa uniscono le forze su commercio e tecnologia
L’appuntamento dell’autocrate cinese con il conferimento del terzo mandato da presidente ha coinciso con una nuova tappa del percorso che Stati Uniti e Unione europea hanno inaugurato a metà dello scorso anno, quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente Joe Biden hanno firmato la costituzione dello Eu-Us Trade and technology council (Consiglio UE – USA per il commercio e la tecnologia).
Il nuovo incontro – il Second EU-US Joint Technology Competition Policy Dialogue – si è tenuto a Bruxelles il 13 ottobre. Ad esso hanno preso parte Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione UE, la presidente della Commissione federale per il commercio (Federal trade commission, Ftc) degli USA, Lina Khan, e l’assistente procuratore generale per l’antitrust del Dipartimento di giustizia (Doj) degli Stati Uniti Jonathan Kanter.
I temi affrontati:
- l’individuazione dei mercati chiave per la tecnologia nei prossimi anni,
- la concorrenza nel settore digitale,
- l’opportuno aggiornamento da implementare nel campo delle regole sulle fusioni e acquisizioni aziendali.
La collaborazione tra Stati Uniti e alleati europei è reputata fondamentale, dall’una come dall’altra parte dell’Atlantico principalmente per contrastare l’aggressività della Cina, confermata dall’enfasi che Xi Jimping ha riservato a tali argomenti in occasione del XX Congresso del PCC. Strumentale rispetto a questa ambizione è il lavoro che, secondo i partner, va fatto per ampliare il commercio e gli investimenti bilaterali, smantellando le barriere al commercio, per cooperare nel settore tecnologico sostenendo la ricerca e incrementando la logistica, e la creazione di standard internazionali. Il secondo incontro del Joint technology competition policy dialogue (il primo risale al dicembre del ’21) è servito a dare impulso all’impegno comune su vari, decisivi elementi dello sviluppo digitale, quali la protezione dei dati e la cybersicurezza, il green tech e la disponibilità di chip e semiconduttori.
La partnership tra Usa-Ue e la guerra commerciale Usa-Cina
Cina e Usa, le due maggiori economie del mondo combattono (per ora e speriamo anche per il futuro) una guerra commerciale, e Washington ha annunciato una serie di crescenti controlli sulle esportazioni statunitensi che hanno colpito Pechino in un momento di stasi economica. “La maggiore attenzione alla scienza e all’istruzione rivela quanto Xi stia scommettendo sull’innovazione come soluzione alle prospettive di crescita in calo della Cina e alla sua dipendenza strategica dalla tecnologia occidentale”, hanno scritto gli analisti della società di consulenza sul rischio politico Eurasia Group.
La guerra dei chip
Gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato nuovi controlli volti a paralizzare la capacità della Cina di produrre chip avanzati , cruciali per le ambizioni di Pechino nell’intelligenza artificiale e nel calcolo quantistico, nonché nella robotica e nello sviluppo/produzione di veicoli elettrici. Xi si è anche impegnato a continuare a investire in un sistema educativo che prepari più studenti a entrare nei campi scientifici emergenti e a concentrare le risorse sul raggiungimento di scoperte nelle tecnologie di base. Ha anche affermato che la Cina costruirà un pool di talenti di alta qualità, anche rendendo la Cina più attraente per i talenti internazionali: “Dobbiamo considerare la scienza e la tecnologia come la nostra forza produttiva primaria, il talento come la nostra risorsa primaria e l’innovazione come il nostro principale motore di crescita”. La Cina ha aumentato la sua quota di brevetti internazionali concessi dal 16 % del 2010 al 49% del 2020, mentre quella degli Stati Uniti è scesa al 10% dal 15% nello stesso periodo (dati della National Science Foundation). Con l’intensificarsi delle tensioni bilaterali, Xi ha intensificato la sua retorica sul raggiungimento dell’autosufficienza nelle tecnologie strategiche come i semiconduttori, dove la Cina ha continuato a rimanere indietro nonostante almeno centinaia di milioni di dollari di investimenti governativi negli ultimi anni. La Cina fa molto affidamento sulle tecnologie americane e straniere per produrre chip e non è ancora in grado di produrne in serie le generazioni più all’avanguardia. Le ultime misure restrittive degli USA, affermano gli analisti, potrebbero rallentare in modo significativo i progressi della Cina verso la produzione di chip avanzati, e, nel contempo, interromperne la fornitura.
Tecnologie di sorveglianza per espandere l’influenza globale
Un altro fronte caldo si è nel frattempo aperto. Secondo un rapporto del Consiglio Atlantico, la Cina sta consentendo alle società affiliate al governo di esportare tecnologie di sorveglianza come parte di uno sforzo per espandere la sua influenza globale. Il governo cinese sta utilizzando i suoi investimenti nelle tecnologie di sorveglianza per far avanzare “sia le sue ambizioni di diventare un leader tecnologico globale, sia i suoi mezzi di controllo sociale interno”, dice il rapporto steso da Bulelani Jili della Cyber Statecraft Initiative del Consiglio Atlantico.
Il sistema di sorveglianza interna di Pechino “è limitato ai suoi confini nazionali”, ma le società cinesi che “rendono possibile ciò ora vendono i loro strumenti all’estero. Queste tecnologie, prodotte quasi esclusivamente da società finanziate e legate al governo cinese, consentono di monitorare i cittadini attraverso la raccolta di una vasta gamma di dati personali. “Gli appalti statali di tecnologia di sicurezza pubblica e politica di innovazione stanno guidando l’ecosistema di sorveglianza della Cina”, osserva il rapporto. Consentendo l’esportazione delle tecnologie alla base del suo sistema di sorveglianza nel Sud del mondo, in particolare nelle nazioni africane, Pechino è in grado di “espandere e rafforzare la propria influenza politica ed economica in tutto il mondo”, favorendo altri paesi nell’attuazione di regimi autoritari basati su sorveglianza e controllo sui propri cittadini. “Sebbene i singoli governi abbiano in mente le loro ambizioni locali, l’esportazione e la promozione di tecnologie di sorveglianza da Pechino modellano l’adozione di questi strumenti nel sud del mondo”, aggiunge il rapporto. Oltre ad espandere la sfera di influenza della Cina in tutto il mondo, la crescente dipendenza di Pechino dalle tecnologie di sorveglianza serve anche a “promuovere un’ulteriore collaborazione tra gli attori della sicurezza statale e le aziende tecnologiche private”. E promuove anche l’obiettivo di Pechino della “sovranità informatica”, che cerca di influenzare i modi in cui è governato il cyberspazio. “Questa idea politica aiuta la promozione di un cyberspazio controllato e, quindi, lo sviluppo di pratiche di sorveglianza che si basano sull’uso dell’intelligenza artificiale, dei big data e della raccolta biometrica per monitorare i cittadini”.
Concorrenza tra potenze globali: il mondo è a una svolta?
Davanti alla crescente influenza della Cina nel mondo, unita alla sua spinta a superare l’America nella produzione e nello sviluppo di nuove tecnologie, l’amministrazione Biden rilancia i rapporti coi suoi alleati, come abbiamo visto.
Qualche giorno addietro, il Segretario di Stato Antony Blinken ha sottolineato l’importanza che gli Stati Uniti lavorino a stretto contatto con i loro alleati internazionali, in particolare quando si tratta di definire standard globali sull’uso delle tecnologie, definendo tale lavoro “una parte del nostro interesse nazionale e della nostra forza in tutto il mondo: gli Stati Uniti devono lavorare con i loro alleati internazionali per garantire che i loro interessi di sicurezza nazionale siano presi in considerazione nei colloqui globali sullo sviluppo e l’uso di tecnologie innovative”. Secondo Blinken il mondo è a “un punto di svolta” quando si tratta di concorrenza tra potenze globali, e c’è una crescente necessità di sfruttare tecnologie innovative “per risolvere grandi sfide; dobbiamo trovare il modo per assicurarci che, sulla tecnologia, siamo più allineati con altri paesi, iniziando con i partner stretti in Europa e Asia e per poi allargarci”. Blinken ha continuato affermando che un maggiore coordinamento, incentrato sulla tecnologia, con gli alleati globali, consentirebbe agli Stati Uniti di respingere gli interessi di avversari come Russia e Cina, contribuendo anche a rafforzare le catene di approvvigionamento, difendere le libertà democratiche e garantire che altri paesi abbiano le risorse necessarie per produrre semiconduttori e altre tecnologie essenziali.
Blinken ha indicato il Chips And Science Act, che ha stanziato 52 miliardi di dollari per sovvenzionare la produzione nazionale di semiconduttori e altri per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie emergenti, come un momento potenzialmente seminale nell’impegno degli Stati Uniti con gli alleati internazionali. “La strategia di sicurezza nazionale” dell’amministrazione Biden, pubblicata il 12 ottobre, ha anche avvertito che la Cina “sta usando la sua capacità tecnologica e la sua crescente influenza sulle istituzioni internazionali per creare condizioni più permissive per il proprio modello autoritario e per plasmare la tecnologia globale sui suoi interessi e valori”.
Le priorità globali Usa
Nel documento licenziato dieci giorni fa, il Governo USA si muove sulle linee guida dell’importanza della tecnologia e delle alleanze internazionali, nel cui ambito va inserita l’iniziativa congiunta con l’Unione Europea e non solo. Nella terza parte, titolata “le nostre priorità globali”, si legge: “Tre linee di impegno interconnesse sono di fondamentale importanza: affrontare le sfide all’ordine internazionale poste dai nostri concorrenti strategici, affrontare le sfide globali condivise e plasmare le regole della strada per la tecnologia, la sicurezza informatica, il commercio e l’economia. Daremo la priorità al mantenimento di un vantaggio competitivo duraturo sulla Repubblica popolare cinese, limitando al contempo una Russia ancora profondamente pericolosa. La RPC è l’unico concorrente che ha l’intento di rimodellare l’ordine internazionale e ha, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo. La nostra strategia nei confronti della RPC è triplice: 1) investire nelle basi della nostra forza in patria: competitività, innovazione, resilienza, democrazia, 2) allineare i nostri sforzi con la nostra rete di alleati e partner, agendo in comune scopo e per una causa comune, e 3) competere responsabilmente con la RPC per difendere i nostri interessi e costruire la nostra visione per il futuro. La nostra strategia ci richiederà di collaborare, sostenere e soddisfare le esigenze economiche e di sviluppo dei paesi partner, non per il bene della concorrenza, ma per il loro stesso interesse”.
La parte IV riguarda del documento più specificatamente il rapporto con l’UE. Nel paragrafo “Approfondire la nostra alleanza con l’Europa” l’esordio fa perno sulle radici comuni. “Con una relazione radicata in valori democratici condivisi, interessi comuni e legami storici, le relazioni transatlantiche sono una piattaforma vitale su cui si basano molti altri elementi della nostra politica estera”. “L’Europa, vi si legge poi, è stata e continuerà ad essere il nostro partner fondamentale nell’affrontare l’intera gamma delle sfide globali. Lavoreremo con l’UE per rafforzare il commercio, gli investimenti e la cooperazione tecnologica fondata su valori democratici condivisi, promuovendo un’economia globale aperta e inclusiva, stabilendo standard elevati per il commercio, assicurando una concorrenza leale, sostenendo i diritti dei lavoratori, promuovendo la decarbonizzazione, combattendo la corruzione e proteggere le nostre innovazioni da usi contrari ai nostri interessi e valori”.
L’appello di Xi per vincere la gara tecnologica indica una nuova ondata di spesa statale cinese. Iris Pang, capo economista per la Grande Cina presso ING, ha affermato che le parole di Xi al Congresso affrontano “l’urgente bisogno di talento e la promozione dell’autosufficienza nel progresso tecnologico”. “Riteniamo che questa sia la risposta al Chips Act degli Stati Uniti”, ha detto Pang, paventando anche un grande aumento della spesa pubblica per la ricerca sulla tecnologia dei semiconduttori, un’area in cui la Cina ha già incanalato miliardi di dollari. Il capitale di rischio (VC) è stato autorizzato a investire in società di chip cinesi: tali società hanno ricevuto oltre 30 miliardi di dollari in contanti di VC tra il 2020 e il 2021, secondo la società di ricerca sugli investimenti cinese CVInfo. Le società di chip sostenute dallo Stato sono anche libere di acquistare e vendere beni e forniture in base alla domanda del mercato, in concorrenza con i prodotti esteri. Ma nonostante i corposi investimenti, nessuna società cinese di chip ha ottenuto il dominio globale al livello più avanzato e il settore rimane fortemente dipendente da tecnologia straniera.