Il 2024 si è aperto con la notizia dell’approvazione in USA degli ETF spot su Bitcoin. Lo scorso 10 gennaio, infatti, la SEC guidata da Gary Gensler ha dato il “via libera” a tutte le richieste di approvazione di ETF spot su Bitcoin provenienti dalle principali case di investimento, a più di 10 anni dalla prima richiesta presentata da Cameron e Tyler Winklevoss per lanciare il Winklevoss Bitcoin Trust nel 2013[1].
Si tratta certamente di una notizia molto significativa per l’intero settore, e attesa da tempo da tutta la comunità crypto (e, più in generale, dalla comunità finanziaria). Anche se Gensler si è affrettato a dichiarare che «non abbiamo approvato il bitcoin in sé, non l’abbiamo appoggiato», è infatti fuor di dubbio che si tratta di un significativo progresso rispetto al passato: la SEC aveva infatti sempre rifiutato tutte le richieste di approvazione, menzionando preoccupazioni per potenziali manipolazioni del mercato e frodi. Tuttavia, dopo che Grayscale ha avuto un pronunciamento favorevole in una causa contro la SEC nell’agosto scorso, ribaltando il rifiuto della Commissione di convertire il Grayscale Bitcoin Trust in un ETF Bitcoin spot, la stessa SEC è stata costretta a rivedere la sua posizione[2].
Il dibattito nella comunità finanziaria (e nella SEC)
In verità, il dibattito tra i sostenitori del settore crypto e il sistema finanziario “tradizionale” non si è arrestato – ed anzi, si è ulteriormente polarizzato – né prima, né dopo l’approvazione dell’ETF. Se Larry Fink (Blackrock) e Cathie Wood (Ark Invest) parlano apertamente di “oro digitale” e tratteggiano scenari rosei (anzi, aurei) per l’intero settore, di diverso avviso sono sicuramente in molti.
Tra questi vi sono ad esempio Jamie Dimon (JP Morgan), che considera Bitcoin come un «pet rock» un sasso da compagnia, senza alcuna utilità pratica, e non consiglia di «farsi coinvolgere da questo investimento»[3]. Anche Warren Buffett, in tempi meno recenti, si era espresso in termini molto chiari contro Bitcoin, dichiarando che a suo avviso Bitcoin era un «veleno per topi» e che «non [avrebbe scambiato] tutti i Bitcoin del mondo nemmeno per 25 dollari».
Non che fosse una sorpresa la presenza, da tempo, di opinioni radicalmente diverse su Bitcoin (opinioni, peraltro, piuttosto mutevoli nella comunità finanziaria, e a pensar male anche in qualche modo correlati all’andamento del settore crypto, visti i numerosi revirement nelle dichiarazioni pubbliche da parte di noti esponenti della comunità finanziaria); ciò che invece è stato piuttosto curioso, nella vicenda dell’approvazione dell’ETF spot, è essere venuti a conoscenza di profondi contrasti in seno alla stessa SEC – del resto l’approvazione è avvenuta non all’unanimità, bensì per tre voti favorevoli su cinque, con l’opposizione di due membri e con il voto decisivo (ironia della sorte) proprio del governatore Gensler[4].
La presa di posizione di Hester Peirce, membro della SEC
Nondimeno, a “rasserenare” il clima ha contribuito anche la presa di posizione di Hester M. Peirce, ovverosia uno dei due membri (l’altro è Mark Uyeda) che, insieme con il presidente, hanno votato a favore dell’approvazione dell’ETF.
Peirce ha infatti rilasciato un documento, pubblicato sul sito della SEC e intitolato “Out, Damned Spot! Out, I Say!” (“Via, macchia dannata! Via, dico!”), espressione tratta da una celebre frase del Macbeth di William Shakespeare. Dubitiamo che l’autrice del documento volesse riferirsi alla pazzia ed al senso di colpa di Lady Macbeth[5] – più probabile che sia semplicemente un gioco di parole tra “spot” (macchia) e l’ETF appena approvato, un ETF appunto “spot” e non “future” – ma il richiamo alla tragedia di Shakespeare è comunque indicativo del tenore del documento.
Infatti, Peirce accusa espressamente la SEC con parole durissime: “La giornata di oggi segna la fine di una saga non necessaria, ma consequenziale. A più di dieci anni dalla presentazione della prima richiesta di Exchange Traded Producta (“ETP”) su bitcoin, la Commissione ha finalmente approvato molteplici richieste da parte delle borse per consentire la quotazione e la negoziazione di ETP su bitcoin spot. Questa saga probabilmente sarebbe durata ben oltre un decennio se non fosse stato per la [sentenza Grayscale Investments, LLC v. Sec. and Exch. Comm., No. 22-1142 (Aug. 29, 2023)]. Non è necessario essere un esperto avvocato specializzato in titoli finanziari per individuare la differenza nel trattamento delle richieste di ETP relative a bitcoin rispetto alle numerose altre richieste di ETP che sono state regolarmente depositate e approvate negli ultimi dieci anni. […]
La Commissione, invece di ammettere l’errore, offre una debole spiegazione per il suo cambiamento di opinione. In passato, la Commissione, lasciando che i nostri pregiudizi nei confronti dell’asset sottostante si intromettessero, ha respinto le richieste sulla base del fatto che il mercato dei bitcoin era ancora immaturo e che esistevano problemi di manipolazione. L’ordine di approvazione di oggi rileva che la Commissione ora ritiene che i mezzi per “prevenire frodi e manipolazioni” siano stati dimostrati perché i prezzi sul mercato dei futures bitcoin CME e sui mercati spot bitcoin sono stati altamente correlati negli ultimi due anni e mezzo. Abbiamo negato numerose richieste durante quel periodo, privando gli investitori dell’opportunità di acquisire esposizione al bitcoin in un modo più conveniente e favorevole agli investitori. L’unico cambiamento sostanziale dall’ultima volta che abbiamo respinto una richiesta simile è stato un rimprovero giudiziario.
Abbiamo sprecato un decennio di opportunità per fare il nostro lavoro. Se avessimo applicato lo standard che utilizziamo per altri ETP basati su materie prime, avremmo potuto approvare questi prodotti anni fa, ma ci siamo rifiutati di farlo finché un tribunale non ha scoperto il nostro bluff. E anche ora la nostra approvazione arriva solo a malincuore, come dimostrato dalla nostra continua insistenza sul fatto che questi prodotti soddisfino un test di correlazione che non abbiamo richiesto ai precedenti ETP basati su materie prime. Forse l’unico lato positivo è che ora sappiamo che la Commissione può eseguire una solida analisi di correlazione, forse la strada per approvare altri ETP spot sulle criptovalute non sarà così accidentata (anche se la Commissione insiste nel continuare ad applicare un test che non si applica da nessuna altra parte).[6]”
Pro e contro degli ETF su Bitcoin
Non si può in effetti negare che Peirce abbia del tutto torto nel sostenere che l’approvazione dell’ETF dopo dieci anni abbia effettivamente negato agli investitori una importante possibilità per esporsi a Bitcoin. Ora, è del tutto opinabile se sia preferibile una esposizione diretta a Bitcoin mediante la detenzione del criptoasset o una esposizione “mediata” dall’acquisto delle quote di uno strumento finanziario, e non si intende entrare nel dibattito in questa sede; tuttavia, è indubbio che l’ETF reca con sé una serie di vantaggi, come anche di svantaggi. Nella tabella di cui infra possiamo dare una sintetica rappresentazione dei principali pro e contro[7].
Pro | Contro |
Accessibilità Più accessibile l’investimento in criptovalute, in quanto gli investitori possono acquistare le azioni degli ETF tramite broker tradizionali. | Costi di gestione Gli ETF possono avere spese di gestione e altre commissioni che riducono i rendimenti complessivi per gli investitori. |
Regolamentazione In quanto prodotti finanziari regolamentati, dovrebbero offrire un buon livello di sicurezza e trasparenza. | Rischio di mercato Al pari dei criptoasset, anche i relativi ETF sono soggetti alla “tipica” volatilità del mercato crypto e ai conseguenti significativi rischi di perdita del capitale. |
Diversificazione Alcuni ETF su Bitcoin investono in una vasta gamma di criptoasset e in società correlate al settore delle criptovalute, incrementando il livello diversificazione rispetto all’investimento diretto in Bitcoin. | Limitazione dell’esposizione diretta Dato che la detenzione delle quote di un ETF non equivale al possesso diretto di Bitcoin, l’investitore non ha il controllo diretto dell’asset e non può beneficiare di alcuni vantaggi derivanti dal possesso (fork, airdrop, etc.). |
Fiscalità In alcuni Stati (inclusa l’Italia) la detenzione di un ETF può essere più semplice dal punto di vista fiscale rispetto alla detenzione diretta delle criptovalute. | Performance tracking Alcuni ETF su Bitcoin potrebbero non tracciare esattamente il prezzo del Bitcoin, portando a differenze nei rendimenti rispetto al possesso diretto dell’asset |
Al di là dei pro e dei contro che si sono appena illustrati, occorre tener presente che gli ETF spot su Bitcoin rappresentano l’unico modo, per diversi investitori istituzionali (e per gli investitori più “tradizionali”), per avere una esposizione a questa categoria di asset, e pertanto ci si attende che l’afflusso di liquidità sia significativo nel prossimo futuro – anche se il prezzo di Bitcoin dopo l’approvazione dell’ETF è sensibilmente calato, ma parrebbe una tipica dinamica di “sell the news”, ovverosia di presa di profitto dopo una notizia importante[8].
L’impatto dell’ETF spot su Bitcoin su Ethereum
L’approvazione dell’ETF spot su Bitcoin non avrà impatto, ovviamente, solo sulla criptovaluta di Satoshi Nakamoto, ma sull’intero sistema; proprio alla luce dei recenti avvenimenti che hanno coinvolto l’approvazione dell’ETF, si è infatti intensificato anche il dibattito relativo all’approvazione di un analogo strumento su Ethereum, seconda criptovaluta per capitalizzazione nel mondo crypto.
Infatti, il 18 gennaio scorso la SEC ha rinviato l’approvazione dell’ETF Ether presentata dall’asset manager Fidelity, dichiarando di voler estendere il periodo di deliberazione di altri 45 giorni “in modo da avere tempo sufficiente per considerare la proposta di modifica delle regole e le questioni sollevate”[9].
Con ogni probabilità, le date decisive per l’approvazione (o non approvazione, chiaramente) dell’ETF Ether saranno quelle di fine maggio, dato che la SEC ha fissato per il 23 maggio prossimo la scadenza finale per l’approvazione o il rifiuto dell’ETF Ether di VanEck. Nondimeno, è possibile che la SEC possa approvare contemporaneamente diversi ETF Ether spot, proprio come fatto per quelli relativi a Bitcoin[10].
Circa l’approvazione di un ETF Ether, tuttavia, i pareri sono discordanti, e non sarebbe corretto darne per scontata l’approvazione solo alla luce di quanto avvenuto per Bitcoin. Al riguardo, si noti come Eric Balchunas, analista ETF di Bloomberg, ha dichiarato a Cointelegraph che, sulla base della scadenza finale fissata dalla SEC per il fondo di VanEck, ci sia il 70% di probabilità che gli ETF Ether spot vengano approvati entro maggio. Evento piuttosto probabile, quindi, ma non certo.
Occorre anche considerare che la SEC ha sempre sostenuto una diversa qualificazione tra Bitcoin e le altre criptovalute: come già rilevato in passato in un nostro contributo su Agenda Digitale[11], Gensler parte da un assunto molto forte, e altrettanto controverso, ovverosia che “tutto ciò che non è Bitcoin è un titolo”, e questo implica che:
- Bitcoin, in quanto commodity, sarebbe soggetto alla competenza della Commodity Futures Trading Commission (CFTC);
- tutti gli altri token, incluso Ethereum, sarebbero in sostanza security token (ovverosia, strumenti finanziari tokenizzati) e ricadrebbero sotto la competenza della SEC come tutti gli strumenti finanziari “normali”.
Le prospettive future per il settore crypto dopo l’approvazione degli ETF
Questa è un’altra importante circostanza che potrebbe in qualche modo incidere sulla prossima decisione della SEC in merito all’ETF Ether, per cui occorrerà seguire il dibattito dei prossimi mesi per cercare di comprendere se in effetti vi sarà l’approvazione. Chiaramente, qualora si verificasse anche l’approvazione dell’ETF Ether nel primo semestre 2024, i primi mesi dell’anno in corso – con l’approvazione degli ETF spot su entrambe le principali criptovalute, e considerato che il prossimo halving di Bitcoin è previsto per aprile/maggio – potrebbero ben essere considerati come tra i più importanti nella storia recente di questo settore.
Note
[1] T. Mitchelhill, L’ETF Bitcoin Spot riceve l’approvazione ufficiale della SEC, Cointelegraph, 11 gennaio 2024
[2] Ibidem
[3] V. Lops, Big di Wall Street divisi sui Bitcoin: dopo l’Ok all’Etf è guerra di religione, Il Sole 24 Ore, 19 gennaio 2024
[4] V. Lops, Pierce, la donna della Sec che ha detto sì all’Etf Bitcoin: «Approvato con 10 anni di ritardo», Il Sole 24 Ore, 11 gennaio 2024
[5] W. Shakespeare, Macbeth, versione integrale, Giunti, 2016, 102. Questa battuta, una delle più celebri del Macbeh, è pronunciata nell’atto quinto da Lady Macbeth, la, rosa dal senso di colpa per i delitti orchestrati e commessi, sprofonda nella pazzia e vede costantemente sulle sue mani una macchia di sangue che non si lava e non si cancella mai.
[6] Nostra traduzione dal testo originario, reperibile al seguente indirizzo: https://www.sec.gov/news/statement/peirce-statement-spot-bitcoin-011023#_ftn2
[7] Nostra rielaborazione su dati contenuti in M. Castignani, Cosa è successo a Bitcoin dopo l’approvazione degli ETF?, Cointelegraph, 15 gennaio 2024
[8] Ibidem.
[9] J. Coghlan, Rinviato l’ETF Ether di Fidelity mentre si moltiplicano le offerte per gli ETF Bitcoin a leva, Cointelegraph, 19 gennaio 2024
[10] Ibidem.
[11] https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/cryptoeconomy-negli-usa-regna-la-grande-incertezza-i-motivi-dello-scontro-in-atto/