YouTube, piattaforma che un tempo era considerata prevalentemente una fucina di contenuti amatoriali, oggi sta ridefinendo il panorama dell’intrattenimento globale. Da palestra creativa per milioni di aspiranti videomaker, è diventata il trampolino di lancio per talenti che, partendo da semplici strumenti a basso costo (smartphone o videocamere), sono pronti a sfidare i giganti della comunicazione.
Nella battaglia per conquistare gli spettatori, i “dilettanti” stanno battendo sempre più spesso i professionisti. Gli statunitensi, secondo una ricerca secondo una ricerca condotta da Nielsen e ripresa dal settimanale The Economist, guardano YouTube sul proprio televisore molto più che altre piattaforme di contenuti video.
Per Neal Mohan, Amministratore Delegato di YouTube, i creators sono la nuova Hollywood.
Ma non si tratta di nomi o di star in ascesa: la vera rivoluzione passa per la tecnologia e per un nuovo modo di pensare alla produzione video, dove accessibilità e qualità elevata vanno di pari passo, consentendo di abbattere barriere un tempo insormontabili.
La rivoluzione tecnologica: dai video a budget ridotto alla qualità professionale
Oggi la tecnologia a disposizione dei creator è accessibile come mai prima d’ora. Gli strumenti di registrazione e montaggio sono alla portata di tutti, e questo ha permesso a molti di produrre contenuti di qualità professionale con budget decisamente ridotti rispetto alle tradizionali produzioni televisive o cinematografiche. L’intelligenza artificiale generativa gioca qui un ruolo fondamentale: non solo riduce tempi e costi, ma potenzia anche la creatività dei creator. Grazie all’AI, sceneggiature e trame possono essere sviluppate in modo automatico, facilitando la scrittura di narrazioni complesse e l’elaborazione di contenuti visivi di altissimo impatto.
Un aspetto centrale è che YouTube, piattaforma nativa del web, ha saputo adattarsi con estrema agilità a questi nuovi strumenti. Il risultato? Una produzione video sempre più sofisticata che non ha nulla da invidiare a quella di grandi player del settore.
Micro-star e nicchie di mercato: la nuova frontiera
La rivoluzione dei contenuti video riguarda soprattutto le micro-star: creator che, pur non raggiungendo i numeri di visualizzazioni dei giganti di YouTube, stanno conquistando mercati di nicchia. Questo è uno degli aspetti più interessanti della trasformazione in atto. Le micro-star sono capaci di parlare a comunità estremamente specifiche, proponendo contenuti iper-targetizzati che sfuggono ai radar delle grandi produzioni tradizionali, troppo focalizzate su un pubblico di massa.
Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, per far pubblicità a Blue Origin, la sua azienda aerospaziale, non si è rivolto ad un canale televisivo o ad un giornale ma ad uno youtubers: Timm Dodd che gestisce un canale tematico “The everyday astronaut”.
In questo contesto, YouTube sta diventando una piattaforma sempre più adatta a soddisfare la domanda di contenuti personalizzati. Piccoli creator, con audience relativamente ridotte, sono in grado di instaurare un rapporto di grande fiducia e intimità con i loro follower, offrendo contenuti su misura che risuonano profondamente con i bisogni e gli interessi delle loro community. Si tratta di un’opportunità enorme, non solo per i creator stessi, ma anche per le aziende che vogliono approcciarsi in modo nuovo alla comunicazione.
Le aziende guardano interessate: verso la media company
Le imprese stanno iniziando a comprendere l’enorme potenziale di questo ecosistema. I brand, tradizionalmente legati a campagne pubblicitarie di ampio respiro, oggi guardano con interesse a alle nicchie di mercato. Il modello è quello delle media company: le aziende non si limitano più a pubblicare spot tradizionali, ma cercano di creare contenuti propri per parlare direttamente alle loro audience. Questa tendenza sta trasformando la comunicazione aziendale: da pura pubblicità a narrazione integrata, che utilizza la forza emotiva del video per coinvolgere il pubblico.
Un passaggio che nel libro “L’azienda media company” (Hoepli Editore) Diomira Cennamo definisce “brand transmediale” ovvero un’evoluzione nella quale non si ragiona più in termini di singolo messaggio, ma di narrazione integrata transmediale. Questo è possibile grazie al fatto che le aziende cominciano a pensare a loro stesse come identità da raccontare e quindi presuppone la presenza di un’attività di comunicazione strategica forte e ben condotta si legge nel libro.
Le aziende più lungimiranti stanno già strutturando i loro team interni di content production, aprendosi a nuove forme di storytelling e sfruttando le tecnologie AI per potenziare le loro campagne. La possibilità di personalizzare i messaggi e raggiungere segmenti di pubblico iper-specifici sta diventando una leva competitiva fondamentale in un mercato sempre più frammentato e competitivo.
“YouTube è un investimento ancora interessante in questo momento. Parliamo di una piattaforma ormai consolidata che rappresenta un archivio gigantesco di video e uno dei motori di ricerca più usati e performanti. Inoltre i contenuti su YouTube possono essere promossi attraverso investimenti pubblicitari”, ma “Attenzione parliamo dell’ultimo pezzo di un processo di definizione strategica, pianificazione editoriale e realizzazione del prodotto che implica un’attrezzatura, mentale e culturale, prima ancora che materiale, in termini di persone e apparecchiature, di cui le aziende devono dotarsi” spiega Diomira Cennamo giornalista esperta di comunicazione e marketing digitale.
YouTube e la televisione: l’incontro tra due mondi
Ma questa rivoluzione non riguarda solo il web: anche la televisione tradizionale è destinata a cambiare profondamente. Con l’avvento di YouTube, la TV si sta progressivamente settorializzando, proponendo format sempre più verticali e innovativi. La contaminazione tra contenuti web e TV è già in atto, e il futuro promette una commistione sempre più stretta tra questi due mondi. Molti format televisivi nascono da esperimenti su YouTube, dove è possibile testare l’engagement del pubblico in modo rapido e a costi ridotti, prima di portarli su piattaforme tradizionali.
Per Anna Bisogno, Professoressa Associata di Cinema e TV presso l’Università Mercatorum ed esperta di osmosi narrative tra televisione e social network “YouTube non è destinato a sostituire la tv per come tradizionalmente e diffusamente si è affermata. Ma sempre più utenti guardano YouTube attraverso lo schermo della televisione che si tratti degli highlights di un evento sportivo o dell’ultimo videoclip del proprio cantante preferito. YouTube è diventato un nuovo mainstream e questo dimostra non solo che lo schermo tv continua ad essere parte delle abitudini di fruizione degli italiani, ma che riacquista valore per le generazioni più giovani notoriamente lontane dalla televisione lineare”.
YouTube si sta dunque affermando come laboratorio di sperimentazione per nuovi format di intrattenimento, informazione e divulgazione. L’esperienza interattiva e personalizzata che il web offre, unita all’efficacia narrativa della televisione, sta creando un’ibridazione che apre la strada a una nuova frontiera della ricerca e dell’innovazione nel campo dei contenuti video.
Ma per Bisogno “è YouTube ad aver mutuato molto dal dispositivo televisivo, a cominciare dal fatto che chi apre un account diventa titolare di un canale dove registra e archivia contenuti ne personalizza le liste, crea un palinsesto, ne periodizza pubblicazioni ne inserisce titoli”.
E le aziende? Meglio la tv tradizionale o le nuove piattaforme? “Nel contesto italiano, dove la tv lineare ha ancora un cospicuo seguito soprattutto tra il pubblico adulto l’investimento pubblicitario da parte delle aziende e dei loro brand si rivela utile” spiega la Prof. Bisogno, “D’altra parte – però – le nuove tecnologie digitali da un lato hanno contribuito a migliorare qualità e caratteristiche tecniche dei formati video, dall’altro ne hanno ampliato capacità e mezzi di realizzazione, appeal, montaggio, trasmissione, diffusione commerciale e replica. Nell’era della pervasività dei social e della convergenza digitale il principio dell’esclusione non è quasi mai efficace, anche se siamo passati dal lo ha detto la televisione a l’ho visto sui social” conclude Bisogno.
La creatività potenziata dall’AI: una nuova era per i creator
Grazie all’intelligenza artificiale, il futuro della produzione video appare quanto mai promettente. L’AI generativa non si limita a semplificare i processi tecnici, ma sta diventando un vero e proprio motore creativo. Gli algoritmi consentono ai creator di esplorare nuove possibilità narrative, suggerendo plot alternativi, migliorando la qualità delle riprese e ottimizzando la post-produzione.
In un contesto dove la personalizzazione e l’interattività sono fondamentali, l’AI rappresenta una risorsa preziosa per i creator di ogni scala, dalle grandi star agli emergenti micro-influencer. E questo sviluppo non è rilevante solo per i creator: le aziende, le televisioni e i brand stanno sempre più integrando queste tecnologie nei loro flussi di lavoro, rendendo la produzione video un campo in costante evoluzione.
A livello strategico Luca Pelati, CEO dell’agenzia di comunicazione Ventie30, spiega che le aziende e i loro brand devono sempre partire dal contenuto. “Prima di parlare di strumenti o piattaforme, bisogna sempre partire dal contenuto. Oggi l’edutainment, l’intrattenimento educativo, e l’infotainment funzionano tantissimo poiché ci sono fette di audience, anche ampie, che guardano solo i canali social, ma i contenuti devono essere innanzitutto interessanti e ben curati”. Poi allarga il discorso “Oltre a YouTube, utilissimo come archivio poiché molte views vengono realizzate dopo che l’evento si è realizzato, sono utili anche Twitch o TikTok ma dipende da chi è il destinatario della comunicazione e se l’editore dispone di tutte le risorse che servono, ad esempio se un’azienda o un brand apre un canale su Twitch è bene dotarsi di un o una testimonial”.
Il futuro del video si gioca su nuovi paradigmi: esperienze sempre più coinvolgenti, storie personalizzate e un uso intelligente della tecnologia che trasforma ogni creator in una piccola media company capace di dialogare con il proprio pubblico in modi sempre più sofisticati e diretti, una media company, quindi, che può (e deve) essere inserita nel flusso di comunicazione delle aziende e dei loro brand.
YouTube e l’intelligenza artificiale stanno aprendo la strada a una nuova era della creatività. E noi, spettatori e creatori di questo cambiamento, siamo solo all’inizio del viaggio.