Preoccupa l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal presidente di Assintel – l’associazione delle Pmi dell’Ict – Giorgio Rapari ascoltato dalla Commissione di inchiesta sulla PA digitale.
Paventava il pericolo che le politiche di spending review della PA portino a una corsa al ribasso nei bandi di gara che favorisce la sola partecipazione dei grandi player dell’ICT, escludendo di fatto dalla competizione le Pmi che avrebbero come unica chance quella di prendere subappalti, comprimere la qualità dei servizi e adoperare risorse con contratti precari.
Ferma restando la concretezza del rischio esposto da Assintel, l’attivazione di forme partecipative quali le consultazioni di mercato, la programmazione a livello territoriale delle gare centralizzate svolta attraverso l’azione dei soggetti aggregatori regionali e l’introduzione di approcci innovativi negli acquisti di innovazione, quali gli appalti pubblici precommerciali (PCP e PPI) possono costituire il mix utile per evitare l’esclusione delle Pmi dal procurement pubblico, soprattutto per quelle imprese che hanno fatto della ricerca e dell’innovazione il loro vantaggio competitivo.
Va innescato, rapidamente, un cambio di paradigma che non veda separati solo il sistema della domanda pubblica da quello dell’offerta, ma anche il sistema della grande impresa da quello della piccola e micro consentendo processi di integrazione e alleanze che non possono vedere nel solo momento della gara il fattore di coagulazione.
Difatti, come emerso in un recente incontro in occasione del Forum Mediterraneo della Sanità tra sistema dell’offerta privata del settore biomedicale e sistema del procurement pubblico – organizzato da Regione Puglia Sezione Ricerca e Innovazione, Ares, Innovapuglia e Fondazione per la sicurezza in sanità – tre sono le priorità da mettere in campo:
- maggiore dialogo tra le parti e partecipazione congiunta ai processi di programmazione degli acquisti di medio lungo periodo;
- innalzamento del livello di competenze tecnologiche delle amministrazioni pubbliche preposte ai processi di acquisto e gestione dei contratti attraverso azioni formative;
- l’integrazione della filiera degli acquisti partendo dal procurement innovativo sulle categorie a maggior tasso di innovazione quale il settore dei dispositivi e tecnologie biomedicali.
La metodologia partecipativa della consultazione di mercato, ad esempio, in Puglia ha registrato il coinvolgimento di piccole e grandi imprese, associazioni di categoria e il Distretto Produttivo dell’Informatica nella definizione di un Accordo Quadro per l’acquisizione di servizi ICT per gli Enti e le Amministrazioni pubbliche pugliesi per un valore stimato in circa 160 milioni di euro. La consultazione pubblica gestita telematicamente attraverso la piattaforma regionale di e-procurement Empulia, preceduta da due incontri con i portatori di interesse (Associazioni di categorie, Sindacati ecc..) nonché con altri Soggetti Aggregatori regionali del Mezzogiorno che hanno espresso interesse ad aderire all’iniziativa per un importo pari a circa 35 milioni di euro), ha avuto lo scopo di condividere gli elementi essenziali della gara e raccogliere osservazioni e proposte migliorative da parte degli operatori economici interessati. È stata anche uno stimolo ulteriore all’aggregazione tra le imprese che, ad esempio, ha prodotto una riflessione comune nel Distretto produttivo dell’Informatica Pugliese e una posizione sostanzialmente condivisa tra le imprese che ne fanno parte.
Quando poi esiste solo un problema da risolvere, ma non sono chiari il percorso, i costi e i tempi per la soluzione da acquisire e sul mercato non ci sono applicazioni predefinite ma si cercano prototipi di beni e servizi realizzati con attività di R&D è utile affidarsi al Precommercial Procurement (PCP), una procedura a più stadi che offre la garanzia di una pluralità di aggiudicatari con la proprietà dei risultati condivisa tra stazione appaltante e ditta aggiudicataria.
In Puglia l’abbiamo applicata in un intervento pilota nell’ambito dell’Independent Living su due principali macro-aree tematiche: assistenza e inclusione, sicurezza e salute. Attraverso il PCP si è mirato ad acquisire servizi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale volti ad accrescere specifiche funzionalità per il miglioramento della qualità della vita indipendente delle persone in condizioni di fragilità. Con una procedura a più stadi (Foresight tecnologico, Progettazione-Prototipazione-Sperimentazione), fortemente consigliata dall’Unione Europea (Direttiva 2014/24/UE), si è chiesto al mercato di cimentarsi nello sviluppo di soluzioni innovative di monitoraggio di parametri medici, semplificazione dell’interfaccia utente, assistenza della persona in movimento, monitoraggio e controllo in remoto, ‘ubiquitous communication’.
Dopo lo scouting tecnologico, in 12 mesi si è arrivati alla sperimentazione di un serious game per l’empowerment dei giovani malati di diabete presso l’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari e di una soluzione per il monitoraggio da remoto di pazienti con affezioni del metabolismo presso l’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
Tutto ciò è stato possibile grazie al duplice ruolo ricoperto da InnovaPuglia: da un lato Soggetto aggregatore regionale e dall’altro società in house della Regione, con il compito di offrire supporto tecnico per la definizione, realizzazione e gestione di progetti di innovazione basati sulle ICT per la PA regionale e non di invadere impropriamente il mercato con l’autoproduzione, come paventato da Assintel.
Di fatto, come già discusso e condiviso anche in ambito associativo Assinter, le società in house regionali dell’ICT possono e devono essere un volano per lo sviluppo e l’innovazione del mercato ICT territoriale. Imprese innovative medie e piccole, nell’esperienza pugliese, hanno trovato lo spazio per offrire e sperimentare le loro soluzioni e la forza per aggregarsi tra loro e presentarsi pronte alla sfida dei grandi player.
Ma di una cosa dobbiamo essere tutti coscienti: con le gare centralizzate, fenomeno ormai ineludibile nella PA, è necessario un cambio di paradigma che richiede tempo, cultura dell’aggregazione e competenze specialistiche, soprattutto da parte del fronte pubblico ma anche del privato.
È questo dunque il ruolo delle società in house ICT: essere un partner del mercato, non una minaccia o un “don’t care”.