IL PUNTO

Appalti innovativi e “green”: che cosa si muove in Europa e Italia

Innovazione, sostenibilità, efficienza degli appalti: istituzioni europee, italiane e locali impegnate nella definizione e nell’implementazione dell’e-procurement. Vediamo tutto ciò che è sul tavolo

Pubblicato il 16 Ott 2017

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Un’iniziativa della Commissione europea per migliorare la qualità degli appalti pubblici negli Stati membri, accompagnata da una consultazione online sull’innovazione negli appalti. Nuove linee guida dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Protocollo d’intesa fra Regioni e ministero dell’Ambiente sugli acquisti verdi della PA.

L’autunno 2017 vede le tematiche relative agli appalti pubblici al centro delle strategie digitali nazionali ed europee, con novità che riguardano sia i processi di aggiudicazione alla luce delle nuove regolamentazioni (Codice Appalti, linee Guida Agid), sia (e forse soprattutto), sia gli scenari futuri di un sistema attraverso il quale passa il 14% del prodotto interno lordo UE. Perché, spiega la Commissione di Bruxelles, ogni anno le pubbliche amministrazioni spendono 2mila miliardi per comprare beni e servizi.

Le parole chiave dell’iniziativa comunitaria: sostenibilità, efficienza, innovazione. Quattro le linee guida, fra le quali spicca una consultazione pubblica, lanciata lo scorso 3 ottobre e che resterà aperta fino al 2 gennaio 2018, alla quale sono invitati a partecipare tutti gli stakeholder del sistema procurement: istituzioni, centri di innovazione e agenzie, organizzazioni internazionali, associazioni, personalità accademiche o del settore privato coinvolte nell’innovazione del public procurement. L’obiettivo è quello di raccogliere pareri, commenti, suggerimenti partendo dalle linee guida messe a punto dall’iniziativa UE, che rappresentano un’evoluzione dell’impianto normativo comunitario del 2014. L’iniziativa prevede che gli Stati membri prevedano un approccio strategico basato su sei priorità:

  • maggiore utilizzo dei criteri di innovazione, rispetto dell’ambiente e responsabilità sociale per l’aggiudicazione di appalti pubblici;
  • professionalizzazione degli acquirenti pubblici;
  • migliore accesso delle PMI ai mercati degli appalti dell’UE e accesso più agevole delle imprese dell’UE ai mercati degli appalti dei paesi terzi;
  • maggiore trasparenza, integrità e qualità dei dati in materia di appalti;
  • digitalizzazione delle procedure d’appalto
  • maggiore cooperazione tra gli acquirenti pubblici in tutta l’UE.

La risoluzione UE prevede poi strumenti specifici per i grandi progetti infrastrutturali: un helpdesk per opere superiori ai 250 milioni di euro, un filo diretto con la Commissione per appalti superiori ai 500 milioni o comunque considerati di interesse strategico nazionale, con la possibilità per le autorità competenti di chiedere una valutazione sulla conformità alle normative di un piano di appalto completo. Obiettivo: ridurre significativamente le incertezze e il rischio di ritardi e contenziosi legali.

Infine, c’è una raccomandazione sulla professionalizzazione degli acquirenti pubblici, attraverso misure che ne garantiscano competenze professionali e conoscenze tecniche e procedurali necessarie per rispettare le norme e assicurare che il denaro dei contribuenti venga utilizzato per l’acquisto dei migliori beni e servizi possibili. C’è l’impegno da parte della Commissione di agevolare lo scambio di buone pratiche e di approcci innovativi.

Si tratta di temi ai quali Agendadigitale.eu dedica ampio spazio, anche coniugandoli fra loro: sul forte legame fra procurement dell’innovazione ed esigenza di formare nuove competenze e di puntare sul capitale umano, insistono gli addetti ai lavori della PA, che lavorano sul campo, e gli esperti del settore, come Renzo Turatto, che sottolinea la necessità di prevedere specifiche azioni di accompagnamento soprattutto in presenza di novità normative rilevanti (come quelle previste dal Codice Appalti). Per quanto riguarda integrità dei dati e digitalizzazione delle procedure, proponiamo un’analisi di Giampaolo Austa, che spiega quali sono i passi avanti operativi da compiere e le principali criticità da superare (come la frammentazione delle piattaforme).

Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, sottolinea che invece di criteri come quello del minor prezzo, che resta il più utilizzato nella maggioranza degli stati membri, quando lanciano una gara le istituzioni «dovrebbero porsi interrogativi come: posso destinare parte dell’esecuzione del contratto a lavoratori svantaggiati? Posso prevedere facilitazioni per l’accesso di persone disabili? Posso condizionare la perfomance del contratto all’utilizzo di materiali eco-friendly?».

La consultazione consente di esprimere opinioni sulle linee guida, le legislazioni esistenti, e di formulare suggerimenti. A disposizione, sulle pagine web dedicate alla consultazione, i materiali sulle norme e sul pacchetto procurement UE, e un form da compilare.

Anche l’Italia si muove nella direzione di coinvolgere sempre più istituzioni e stakeholder nella definizione di sistemi innovativi, dopo l’approvazione del Correttivo del Codice Appalti, che contiene sia strumenti per acquistare innovazione sia nuove regole in materia di sostenibilità e appalti green. Da sottolineare il protocollo d’intesa firmato lo scorso 21 settembre da Conferenza delle Regioni e ministero dell’Ambiente che fissa una serie di impegno sugli appalti verdi: rafforzare le competenze degli operatori della PA in materia di GPP (green public procurement), attraverso il confronto, lo scambi di dati e informazioni utili, analisi CAM (criteri ambientali minimi), sensibilizzazione per la realizzazione di opere pubbliche sostenibili, utilizzo certificazioni ambientali. E’ stato creato un Tavolo di Coordinamento fra ministero e Regioni. L’obiettivo è quello di favorire l’attuazione delle novità che sono state introdotte dal Codice Appalti in materia di GPP, (centralizzazione, ricorso all’e-Procurement, obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi), che richiedono “un coordinamento tra istituzioni che permetta di garantire una formazione più capillare e omogenea in materia di acquisti e realizzazione di opere pubbliche sostenibili, con standard di qualità minimi e una maggiore diffusione delle buone prassi».

Segnaliamo infine, sempre in materia di GPP, le nuove linee Guida pubblicate dall’ISPRA, che rappresentano un concreto strumento operativo a disposizione degli enti per mettere a punto un buon modello di green public procurement. Proprio la necessità di prevedere linee guida che riguardino più in generale l’applicazione dell’intero Codice Appalti insiste Paolo Coppola, presidente commissione parlamentare d’inchiesta digitalizzazione e innovazione PA, che sottolinea il ruolo centrale dell’AGID.

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