Il nuovo codice degli appalti sta rappresentando uno spartiacque per la Pubblica Amministrazione nel suo complesso e nel caso specifico per le Asl: molti gli aspetti innovativi e propulsivi per la crescita, la legalità e la competitività. Nella realtà, però, è ancora forte la reticenza ad utilizzare particolari procedure, come ad esempio la consultazione preliminare di mercato o meglio ancora i dialoghi competitivi.
Serve, insomma, un cambio culturale anche in questo campo per poter trarre il massimo vantaggio dalle opportunità dell’innovazione tecnologica, che in Sanità può abilitare un cambiamento significativo nella pianificazione e nell’erogazione dei processi di cura e dei processi amministrativi a supporto.
L’importanza della tecnologia in tempi di risorse scarse
In un periodo di contrazione di risorse, la tecnologia diventa un supporto fondamentale per garantire alle aziende sanitarie di raggiungere gli obiettivi dell’appropriatezza, dell’efficacia, dell’efficienza e della sicurezza delle cure.
In questo senso, il codice appalti ha avuto il merito, almeno nelle intenzioni con cui è stato costruito, di semplificare il quadro di riferimento e di introdurre, da questo punto di vista, procedure innovative come le gare elettroniche, la semplificazione normativa, il ruolo rafforzato di Anac e la riduzione del contenzioso amministrativo.
Com’è noto, si è in attesa di una riforma che ne migliori alcuni aspetti (semplificazione e velocizzazione delle procedure), sollecitati a gran voce sia dalla parte pubblica che da quella privata e come è emerso anche nel corso del seminario “Il nuovo Codice degli Appalti e il procurement dell’innovazione: opportunità e sfide per la P.A.” organizzato dall’ISIMM (Roma 13 novembre 2018).
I vantaggi dell’uso strategico degli appalti
Dall’inizio, la normativa europea richiamata poi da quella nazionale, tra le altre cose prevedeva l’uso strategico degli appalti quale leva per la crescita dei Paesi, oltre che un confronto continuo e costante per migliorare i processi e la qualità degli stessi appalti. Un circolo virtuoso che, una volta innescato, avrebbe dovuto portare a un’evoluzione positiva e competitiva, con un particolare occhio di riguardo alla legalità e all’anticorruzione nei rapporti tra le parti.
Nella realtà, però, è ancora forte la reticenza ad utilizzare particolari procedure, come ad esempio la consultazione preliminare di mercato o meglio ancora i dialoghi competitivi. Questi ultimi vedono il loro utilizzo stimato con un rapporto di circa 1:20 tra Italia e quanto fatto nel Regno Unito.
Un cambio culturale necessario
Un tema da inserire all’interno della riforma in atto è sicuramente quello di un cambio culturale necessario per consentire alle aziende di poter dialogare con gli operatori del mercato, garantendo l’attuazione di tutti i meccanismi di controllo istituzionali volti a determinare l’acquisto di beni e servizi che determinino il miglioramento finale dell’assistenza dei cittadini in condizioni d’efficacia ed efficienza.
Un vero e proprio percorso di sensibilizzazione istituzionale, compiuto congiuntamente da tutte le parti interessate, che perfezioni le soft e le hard skills degli operatori preposti, e che ricostruisca dalle fondamenta una cultura positiva degli acquisti. Il mondo sanitario, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare il perfetto campo d’applicazione, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione.
Un altro elemento positivo che potrebbe dare forza all’auspicato cambiamento culturale, potrebbe arrivare direttamente dal riconoscimento, in sede di appalti, della centralità dell’utilizzatore finale. Il coinvolgimento dei cittadini-utenti o delle loro Associazioni di rappresentanza, potrebbe fornire, in materia di appalti e su questioni specifiche, un ulteriore punto di vista rispetto a quello di enti appaltanti ed appaltatori, contribuendo alla definizione di standard di qualità, attraverso forme di monitoraggio, valorizzazione delle informazioni e partecipazione.
Molto interessante, ad esempio, è l’iniziativa di CittadinanzAttiva “la gara che vorrei”, raccomandazione civica che si rivolge ai decisori istituzionali e all’insieme degli stakeholder impegnati negli acquisti in sanità, nata dalla volontà di individuare, affrontare e contribuire a superare le principali questioni relative alle gare di acquisto in sanità dei dispositivi medici.