Al di là dell’accesso ai fondi del PNRR, come rendere più efficiente e digitale la pubblica amministrazione a livello sia centrale sia locale?
Per contestualizzare il nostro ragionamento, partiamo da un dato: il DESI, l’indice dell’economia e della società digitale, ha collocato l’Italia, nel 2022, alla posizione numero 18 della classifica dei 27 Paesi dell’Ue. È, questo, un dato dalla duplice valenza.
La prima di segno positivo, visto che è frutto dell’avanzamento più rilevante registrato nell’ultimo quinquennio tra i diversi Stati membri (con un punteggio che è passato da 28,2 a 49,3). La seconda impone cautela perché l’Italia resta ancora alle spalle della media europea (52,3) e di Germania (52,9), Francia (53,3) e Spagna (60,8).
Ecco perché è fondamentale, per il nostro paese, saper sfruttare al meglio ogni possibile strumento che favorisca il progresso, ad iniziare dal PNRR e oltre: ad oggi, nonostante siano già stati assegnati agli enti locali circa 1,78 miliardi di euro per la digitalizzazione, alcune amministrazioni hanno deciso di rinunciare ai fondi loro spettanti, con circa 251 milioni di euro che, di conseguenza, devono essere ridistribuiti.
Il ruolo delle micro, piccole e medie imprese del Made in Italy digitale
Analizzando lo scenario italiano, le Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI) rappresentano non solo il modello imprenditoriale più diffuso ma costituiscono l’autentico motore di eccellenza e innovazione che rende spesso protagonista il nostro Paese in numerosi settori economici anche sulla scena internazionale.
Le imprese di dimensioni minori hanno, infatti, una brillantezza, un dinamismo e una flessibilità non eguagliabili dai grandi colossi, qualunque sia il loro settore d’attività.
Anche tantissime realtà del comparto ICT si distinguono per tale capacità innovativa di cui potrebbe beneficiare, in primis, proprio la Pubblica Amministrazione.
Le regole di ingaggio nei bandi e disciplinari di gara indetti dagli enti pubblici sono, però, spesso formulate in modo da penalizzare le imprese medio piccole e le loro possibilità di accesso agli appalti, nonostante siano altamente specializzate e qualificate.
Gli esempi potrebbero essere innumerevoli ma limitiamoci, qui, a un ambito di stringente attualità per livello critico e centralità strategica. Quante sono le aziende italiane all’avanguardia nella sicurezza informatica, in molti casi vere e proprie boutique per dimensioni e, soprattutto, eccellenza di servizi?
Sono davvero tante. Ma, proprio per come sono predisposte le gare pubbliche, spesso le loro competenze restano appannaggio esclusivo delle organizzazioni private, mentre possiamo immaginare tutti quanto sarebbe importante anche per le PPAA poter disporre di esperti in questo settore che lavorino idealmente in modo preventivo sui sistemi informativi.
È urgente una revisione delle normative sul public procurement
Diventa, dunque, indifferibile una revisione delle normative in materia di public procurement ispirata ai principi comunitari di libera concorrenza: le attuali barriere all’ingresso di natura dimensionale, infatti, risultano invalicabili per le MPMI e avvantaggiano palesemente le grandi realtà. Queste ultime sono spesso società globali di consulenza che, per la realizzazione dei progetti, hanno poi bisogno delle competenze innovative e della presenza territoriale proprio delle MPMI imponendo loro – in fase di subappalto – condizioni d’ingaggio spesso sfavorevoli, come testimoniato anche da tante imprese associate ad Assintel. Tali condizioni contrattuali impediscono di fatto per le MPMI di investire sulla formazione delle risorse e sulla crescita dimensionale.
Il primo passo da compiere è la revisione dei requisiti di fatturato richiesti nei bandi pubblici alle aziende candidate in termini di fatturato complessivo, fatturato specifico e personale. Questo al fine di garantire degli spazi riservati alle MPMI nei lotti di gare indette dalle centrali di procurement.
Nondimeno, è prioritaria la facilitazione della creazione di reti, consorzi ordinari e consorzi stabili tra imprese ICT che consentano di superare comunque le eventuali soglie dimensionali previste negli appalti, nell’ambito di piani industriali pluriennali e non in occasione di una singola gara come accade invece con gli usuali Raggruppamenti Temporanei di Imprese (RTI).
Condividendo una strategia che punti alla crescita del tessuto delle MPMI e al miglioramento di efficienza ed efficacia della macchina pubblica, dove le MPMI siano in grado di esprimere verso le istituzioni su quali ambiti possono contribuire alla trasformazione digitale e le controparti pubbliche condividano gli obiettivi di medio termine si potrebbe gradualmente portare l’Italia a migliorare ulteriormente nel livello di digitalizzazione pur a parità di spesa.
Con tale approccio il mercato risulterebbe finalmente più aperto e dinamico e le micro e piccole imprese dell’ICT Made in Italy potrebbero avere un ruolo da protagonista anche nei progetti di Trasformazione Digitale locale.
Cloud, sanità e formazione: i tre ambiti di innovazione strategica sul territorio
Pensiamo a tre ambiti di innovazione sul territorio: il cloud, la sanità e la formazione del personale pubblico.
In materia di Cloud occorrono sistemi locali rispondenti a specifiche esigenze e identità, ad esempio Data Center su scala regionale e provinciale che permettano – con criteri di ridondanza, sicurezza e resilienza – la somministrazione dei servizi locali, insieme ad una pletora di aziende con le competenze per accompagnare le realtà pubbliche verso l’adozione di questo modello architetturale.
Nella Sanità, grazie all’apporto anche delle MPMI, si potrebbe dar vita a una piattaforma in grado di integrarsi ed interoperare con i sistemi territoriali ed ospedalieri esistenti che, salvaguardando gli investimenti già effettuati, consenta il potenziamento di una sanità di prossimità e garantisca l’erogazione omogenea dei servizi su scala nazionale.
Non ultimo, le MPMI digitali possono costruire anche una rete di formazione del personale degli enti locali per accompagnare la trasformazione tecnologica e dei processi. Troppo spesso ingenti investimenti del passato non hanno portato i benefici attesi perché non vi era stata un’adeguata gestione del cambiamento con training dedicati alle persone che avrebbero dovuto usare i nuovi sistemi resi disponibili.
Creiamo un percorso win-win per l’innovazione
In sostanza, il miglioramento dell’interazione pubblico-privato e l’apertura a una reale concorrenza darebbero una spinta concreta e tangibile all’innovazione a beneficio delle PA e, conseguentemente, di imprese e cittadini.
Al contempo, le MPMI del comparto ICT riceverebbero risorse da investire su prodotti e persone per rafforzare la propria capacità competitiva, tanto da poter misurarsi anche nei mercati esteri e acquisire così esperienze internazionali dai prevedibili e positivi effetti anche per il nostro Paese.
Un percorso rapido? Probabilmente no, ma senz’altro fruttuoso.
Un esempio positivo è quanto è accaduto e continua ad accadere in Europa nell’ambito dei servizi fiduciari qualificati, un settore nel quale al nostro Paese e alle sue aziende più rappresentative è riconosciuta un’autentica leadership internazionale grazie all’ideazione e alla diffusione di soluzioni quali la Posta Elettronica Certificata, la Firma Digitale, la conservazione dei documenti a lungo termine e l’Identità SPID. Tutti sistemi adottati negli ultimi 20 anni a seguito di interazioni tra pubblico e privato che hanno portato innovazione e benefici a livello di sistema paese.
Il ruolo dell’Italia sullo scenario continentale e l’impatto sostanziale che le normative e i fondi comunitari possono avere sull’ecosistema delle nostre imprese evidenziano la necessità e la rilevanza di un corretto dialogo e di una costante collaborazione tra pubblico e privato.
Assintel come Advisor delle Istituzioni per sostenere l’Innovazione
Come Assintel – l’associazione nazionale delle imprese ICT e Digitali di Confcommercio – vogliamo contribuire a rispondere a queste sfide, perché, storicamente, conosciamo il mondo dell’innovazione su cui abbiamo un punto d’osservazione privilegiato. E ciò è fondamentale proprio in questo periodo, delicato, rapido e in continuo cambiamento. Con la nuova Consigliatura la scelta è proprio questa: proporci alle Istituzioni come “Advisor” per le politiche di implementazione e la strategia complessiva di sostegno all’Innovazione.
E io stesso sto dando il mio contributo in prima persona, sia come Vicepresidente Assintel con delega proprio ai rapporti con gli stakeholder pubblici, sia come coordinatore del gruppo Assoconservatori. Da questo lavoro ci aspettiamo di supportare sempre più le istituzioni italiane sui temi del Digitale, assolvendo anche in questo modo alla missione principale della nostra associazione: operare per la digitalizzazione e innovazione dell’intero sistema economico del Paese.