Codice contratti pubblici

Attestazione Soa: cos’è, a che serve e i limiti

L’attestazione Soa è un documento di rilievo pubblico che costituisce condizione necessaria e sufficiente a comprovare, in sede di gara, la capacità dell’impresa di eseguire, direttamente o in subappalto, opere pubbliche di lavori. Richiede alla base un sistema informatico, ma il suo sviluppo è limitato, ecco perché

Pubblicato il 22 Mar 2018

Tiziana Carpinello

presidente Unionsoa e presidente Bentley Soa

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Secondo il rapporto sull’e-government 2017 (Rapporto sull’E-government 2017, Bem Research s.r.l.), è insoddisfacente soprattutto la modalità di interazione a distanza che i residenti in Italia hanno con la pubblica amministrazione: solo il 24 % ha usato i servizi e-gov. Mentre tra gli altri grandi Paesi europei la Francia si attesta al 66%, Germania e Regno Unito al 55% e la Spagna al 50%.

Lo scarso utilizzo dei servizi di e-gov penalizza il nostro Paese in termini di efficienza della PA anche dal punto di vista economico.

La digitalizzazione peraltro è stato il tema principale della riforma della PA – tra le più importanti di questa legislatura – e così nel giugno 2016, presso la Camera dei Deputati è stata costituita la Commissione parlamentare monocamerale di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le conclusioni della Commissione hanno evidenziato dei gravi errori strategici commessi nel corso degli anni che hanno portato l’Italia a occupare “posizioni ridicole nelle classifiche internazionali”.

Attestazioni Soa, cosa sono e a che servono

Unionsoa, l’Associazione Nazionale delle Società Organismi di Attestazione, da anni evidenzia queste carenze proponendo soluzioni innovative che consentirebbero di raggiungere obiettivi di trasparenza ed efficienza nell’ambito degli appalti pubblici, uno dei settori in cui la digitalizzazione porterebbe enormi benefici per tutto il Paese.

L’attività degli Organismi di Attestazione riguarda in maniera esclusiva il rilascio delle c.d. Attestazioni SOA, previste a carattere obbligatorio dal Codice dei Contratti pubblici per la partecipazione degli operatori economici alle gare d’appalto per l’esecuzione di lavori con  importo a base d’asta superiore a €150.000,00.

Si tratta di un documento di rilievo pubblico che costituisce condizione necessaria e sufficiente a comprovare, in sede di gara, la capacità dell’impresa di eseguire, direttamente o in subappalto, opere pubbliche di lavori.

Tale funzione di carattere pubblicistico attribuita alle SOA richiede evidentemente la gestione e la raccolta di molteplici dati il cui flusso massivo, se digitalmente gestito, potrebbe essere sfruttato in modo sinergico, tra le banche dati digitali esistenti, così da semplificare i compiti di vigilanza del mercato degli appalti pubblici da parte di ANAC per ottenere una marcata efficienza con una conseguente  razionalizzazione della spesa.

La normativa di settore prevede infatti che, per lo svolgimento di queste attività, le SOA siano dotate di un sistema informatico utile alla trasmissione dei dati dell’operatore economico qualificato all’Osservatorio informatico gestito da ANAC.

Le lacune che limitano lo sviluppo

Tuttavia le carenze in tal senso sono ancora notevoli. Nonostante gli investimenti che Bentley SOA e altre SOA hanno effettuato sui sistemi informatici per produrre i fascicoli virtuali – e quindi sviluppare un dialogo quasi esclusivamente telematico con l’impresa richiedente la qualificazione – mancano le sinergie, oltre a una vision complessiva, indispensabili per far confluire tali dati direttamente dai diversi ricettori (Stazioni Appaltanti, Enti pubblici, SOA, Camere di Commercio ecc).

Nella sostanza, per svolgere una procedura di qualificazione che possa dare garanzia di trasparenza e permettere di abbattere i tempi e soprattutto i costi della P.A., le SOA dovrebbero poter accedere a tutte le banche dati al fine di poter essere il contenitore di tutte le informazioni relative alle imprese e restituendo alla Autorità un dossier completo che permetta alla stessa ANAC e alla P.A. una visione globale dei requisiti delle imprese quaificate.

Si tratta di un passaggio assolutamente non più prorogabile, soprattutto avuto riguardo al valore economico del mercato dei lavori pubblici, stimato dalla stessa ANAC nei soli primi 4 mesi dell’anno 2017 in circa 4 miliardi di euro.

Agire sulla digitalizzazione e in particolare sulla capacità di applicare processi digitali e informatici alla pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini, è uno degli aspetti più importanti per sconfiggere il fenomeno della corruzione.

Ci auguriamo quindi che non resti solo un tema di discussione, ma che trovi spazio e piena realizzazione già dai primi mesi di lavoro del prossimo Governo.

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