competenze

Caos di figure tecniche nella PA, ostacolo alla rivoluzione digitale

Per accompagnare lo sviluppo digitale delle PA servono le giuste competenze. E’ senza dubbio necessario riqualificare la spesa ICT, ma è anche indispensabile non sottovalutare il peso delle conoscenze tecniche interne alle amministrazioni

Pubblicato il 17 Lug 2017

Mariella Guercio

Università Sapienza di Roma, Anai

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Uno degli aspetti più controversi per la realizzazione delle nuove indicazioni fissate dal Piano Triennale Agid è sicuramente quello delle competenze professionali.

L’interrogativo di fondo da anni riguarda la presenza presso le amministrazioni delle figure necessarie per allinearsi a quanto viene richiesto dal legislatore, a partire dalla presenza, indicata dall’art. 61 del testo unico sul documento amministrativo (dpr 445/2000) del responsabile per la gestione documentale, dei flussi e degli archivi. La tendenza positiva che si sta facendo strada in tempi molto recenti è quella di indirizzare le piccole amministrazioni a dotarsi di un servizio tecnico (ad esempio una figura tecnica in grado di sostenere i processi documentali) da condividere tra più enti.

Anche il Piano Triennale su altri fronti (l’archiviazione dei dati e la conservazione digitale) sembra andare in questa direzione, sicuramente interessante e l’unica che potrebbe garantire – se ben gestita – la sostenibilità dei progetti e il mantenimento della qualità dei ruoli tecnici che non possono mancare se sono in gioco processi impegnativi e complessi.

E’ senza dubbio necessario riqualificare la spesa e razionalizzare i costi delle infrastrutture, ma è anche indispensabile non sottovalutare – come è stato fatto finora – il peso delle conoscenze tecniche interne alle amministrazioni. L’alternativa è la rinuncia al controllo sui propri processi e sulla correttezza dell’azione amministrativa. Una prospettiva di questa natura è pericolosa per il ruolo stesso della pubblica amministrazione e potrebbe derivare anche dalla continua moltiplicazione e frammentazione dei compiti previsti quando è in gioco il processo di smaterializzazione.

Dovremmo ormai sapere che tutti i dipendenti pubblici dovrebbero possedere livelli adeguati di conoscenza degli strumenti e delle logiche della comunicazione digitale, mentre le figure di riferimento in grado di guidare in modo strategico i processi di sviluppo digitale sono riconducibili a due soli ambiti tecnici: l’archivista informatico definito con il ruolo di responsabile per la gestione documentale cui spetta il coordinamento degli interventi sugli archivi, dalla formazione alla conservazione, a prescindere dai supporti e dai formati; l’ICT manager a cui compete la gestione delle tecnologie e degli apparati tecnici, delle infrastrutture di rete, una figura rilevante che tuttavia dovrebbe avere la capacità di svolgere i suoi compiti a supporto dell’amministrazione e non in sostituzione delle altre figure di riferimento.

Ci vuole creatività e determinazione nel garantire che le trasformazioni siano operative e utili. Serve anche molto buon senso e soprattutto buona volontà perché la lunga crisi che abbiamo attraversato, e che non sembra ancora conclusa, rende questo passaggio inevitabile e necessario ma, allo stesso tempo, lo priva delle risorse che qualunque innovazione richiede per avere successo.

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