Uno degli aspetti più controversi per la realizzazione delle nuove indicazioni fissate dal Piano Triennale Agid è sicuramente quello delle competenze professionali.
L’interrogativo di fondo da anni riguarda la presenza presso le amministrazioni delle figure necessarie per allinearsi a quanto viene richiesto dal legislatore, a partire dalla presenza, indicata dall’art. 61 del testo unico sul documento amministrativo (dpr 445/2000) del responsabile per la gestione documentale, dei flussi e degli archivi. La tendenza positiva che si sta facendo strada in tempi molto recenti è quella di indirizzare le piccole amministrazioni a dotarsi di un servizio tecnico (ad esempio una figura tecnica in grado di sostenere i processi documentali) da condividere tra più enti.
Anche il Piano Triennale su altri fronti (l’archiviazione dei dati e la conservazione digitale) sembra andare in questa direzione, sicuramente interessante e l’unica che potrebbe garantire – se ben gestita – la sostenibilità dei progetti e il mantenimento della qualità dei ruoli tecnici che non possono mancare se sono in gioco processi impegnativi e complessi.
E’ senza dubbio necessario riqualificare la spesa e razionalizzare i costi delle infrastrutture, ma è anche indispensabile non sottovalutare – come è stato fatto finora – il peso delle conoscenze tecniche interne alle amministrazioni. L’alternativa è la rinuncia al controllo sui propri processi e sulla correttezza dell’azione amministrativa. Una prospettiva di questa natura è pericolosa per il ruolo stesso della pubblica amministrazione e potrebbe derivare anche dalla continua moltiplicazione e frammentazione dei compiti previsti quando è in gioco il processo di smaterializzazione.
Dovremmo ormai sapere che tutti i dipendenti pubblici dovrebbero possedere livelli adeguati di conoscenza degli strumenti e delle logiche della comunicazione digitale, mentre le figure di riferimento in grado di guidare in modo strategico i processi di sviluppo digitale sono riconducibili a due soli ambiti tecnici: l’archivista informatico definito con il ruolo di responsabile per la gestione documentale cui spetta il coordinamento degli interventi sugli archivi, dalla formazione alla conservazione, a prescindere dai supporti e dai formati; l’ICT manager a cui compete la gestione delle tecnologie e degli apparati tecnici, delle infrastrutture di rete, una figura rilevante che tuttavia dovrebbe avere la capacità di svolgere i suoi compiti a supporto dell’amministrazione e non in sostituzione delle altre figure di riferimento.
Ci vuole creatività e determinazione nel garantire che le trasformazioni siano operative e utili. Serve anche molto buon senso e soprattutto buona volontà perché la lunga crisi che abbiamo attraversato, e che non sembra ancora conclusa, rende questo passaggio inevitabile e necessario ma, allo stesso tempo, lo priva delle risorse che qualunque innovazione richiede per avere successo.