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Codice Appalti, a che punto siamo fra Correttivo e Manovra bis

Nella manovra bis in discussione alla Camera un emendamento al Codice Appalti sui poteri Anac, mentre il Correttivo entra in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Cosa sta succedendo, i punti critici, un focus sul green prublic procurement e sulle strategie di innovazione

Pubblicato il 22 Mag 2017

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Ci sono una buona notizia e una cattiva in relazione al Codice degli Appalti: quella buona è che il Correttivo è in vigore dal 20 maggio, quindi è stato portato a termine il lungo iter della legge di Riforma degli appalti pubblici. Quella cattiva è che, in realtà, molte norme necessitano, per diventare operative, di un decreto attuativo. Il problema, diciamolo, non riguarda solo il Codice Appalti, ma è una peculiarità del processo legislativo italiano, resta il fatto che nel caso specifico viene criticata anche da diverse parti istituzionali, dal Consiglio di Stato all’Antitrust. «Il rinvio ad un provvedimento attuativo contenuto in numerosi articoli del Codice, rischia di minare uno degli obiettivi che lo stesso Codice mirava a perseguire, vale a dire l’introduzione di una cornice regolatoria chiara, sistematica ed unitaria. Il rinvio nel tempo dell’operatività delle norme, infatti, indebolisce l’efficacia dell’intero Codice e genera, inoltre, incertezze interpretative sulla sua applicazione» sottolinea, Giovanni Pitruzzella, presidente dell’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella relazione annuale, che al Codice Appalti dedica specifico capitolo.

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, si può sottolineare che il processo legislativo, pur fra le sue eccessive complessità, ha garantito un miglioramento su un punto importante come quello relativo ai poteri dell’Anac in materia di regolarità della stazioni appaltanti. Ida Angela Nicotra (Anac) sottolinea come la modifica, oggetto di un emendamento ancora da approvare alla Camera (in sede di conversione in legge della manovra bis), sia migliorativa rispetto alla precedente versione: non più un potere di veto dell’Anac con effetto immediato, ma una raccomandazione vincolante, sempre da parte dell’Autorità Anticorruzione, impugnabile davanti ai competenti organi della giustizia amministrativa. Anche qui, in realtà, il bicchiere si può anche vedere mezzo vuoto: siamo di fronte a un emendamento che va a modificare il Codice Appalti, ma è inserito in un diverso provvedimento legislativo (la legge di conversione della manovra bis, attualmente in commissione Bilancio alla Camera). Una correzione in corsa, al termine di un iter legislativo durato quasi due anni (prima la legge delega, approvata nel gennaio 2016, poi il nuovo Codice, in vigore dall’aprile 2016, quindi il Correttivo, appena diventato operativo), che avviene utilizzando appunto il tramite di un’altra legge.

Ricordiamo com’è andata: il testo originario del Correttivo approvato dal Consiglio dei ministri conteneva una norma sulla raccomandazione vincolante dell’Anticorruzione più strigente rispetto all’attuale, che dava all’Anac un potere sanzionatorio immediato nei confronti della stazione appaltante in caso di irregolarità nella procedura di gara. Il Consiglio di Stato ha criticato la norma, che è stata eliminata dal Cdm in sede di approvazione definitiva, e ora viene corretta attraverso l’emendamento inserito nella manovra correttiva. Un caso che evidenzia, appunto, la eccessiva complessità di un processo legislativo che, pur prevedendo tempi molto lunghi e passaggi che assicurano una pluralità di pareri, non riesce ad essere efficace e lineare.

A questo ci colleghiamo per sottolineare un’altra criticità evidenziata dall’Antitrust in sede di relazione annuale, che riguarda le procedure. L’Autorità, si legge nella relazione di Pitruzzella, «aveva auspicato l’introduzione di procedure sul modello del débat public francese, caratterizzate da trasparenza e contraddittorio, al fine di superare l’impasse che spesso caratterizza la realizzazione delle grandi opere di infrastrutture pubbliche a causa dell’opposizione delle comunità locali e dell’insorgere di contestazioni dopo la conclusione della fase decisionale».

Per quanto riguarda invece gli aspetti innovativi del Codice degli Appalti, Alessandra Mascioli (ministero Ambiente) analizza i passi avanti sul fronte del green public procurement: l’applicazione dei criteri ambientali minimi, che diventa obbligatoria nella gare, ma non solo: ci sono novità relative alla valorizzazione di elementi ambientali per individuare l’offerta economicamente più vantaggiosa, vengono definite le caretteristiche dell’etichettatura ambientale che possono rappresentare mezzo di prova per le caratteristiche ambientali, vengono potenziati i poteri dell’Anac in materia di greeen public procurement.

Se il Codice Appalti, con il correttivo finalmente operativo, è la principale novità normativa relativa al procurement, segnaliamo che in materia di innovazione nel settore degli acquisti pubblici l’Italia vanta anche delle eccellenze. Ad esempio, come spiega Mauro Draoli (AgID), in materia di Appalto Precommerciale: siamo il paese europeo che investe di più in questa procedura di appalto, orientata verso l’acquisto di innovazione. Si tratta di appalti che, a determinate condizioni, prevedono procedure diverse da quelle regolamentate dal Codice. L’Agenzia per l’Italia Digitale sta lavorando per rendere le procedure del PCP sempre più semplici e competetivie, risolvendo una serie di sfide che riguardano da vicino la necessità di potenziare le strategie di procurement dell’innovazione.

Infine, proponiamo ai lettori di Agendadigitale.eu un retroscena inedito: Nicola Casagli (università di Firenze), ci racconta (con una delle sue fanta ricostruzioni), la vera storia dietro al super mega attacco, super mega globale Wannacry. All’inizio di chiamava Wannasmile, e ha provato ad attaccare l’ufficio dipartimenti di un’università italiana. Il funzionario che si trovava al pc, stava lavorando al Correttivo del Codice degli Appalti.

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