Ad aprile il Governo ha dato l’ok al Correttivo del Codice degli Appalti pubblici, apportando importanti modifiche e innovazioni, ma ha anche sollevato diverse perplessità.
Resta di fondo l’apprezzamento per le parti in cui si è intervenuti per semplificare le procedure, alcuni però correttivi potevano essere predisposti meglio e in modo più efficace e sicuro.
Quello che si teme è, infatti, il rischio di un’estrema semplificazione perché, si sa, è proprio in questo ambito che, se si allargano le maglie, c’è più spazio per la corruzione.
A destare più preoccupazione è in particolare l’articolo 36 del Codice degli Appalti e le modifiche che sono state apportate col Correttivo.
In particolare, era già indicato che alcuni appalti sotto la soglia di 40 mila euro fossero affidati senza dover seguire le procedure riguardanti quelli di importi superiori, ma prima l’affidamento diretto era consentito previo parere di due o più operatori economici per i lavori, adesso invece adesso si può affidare un appalto sotto questa soglia anche senza aver dato luogo alla consultazione preventiva di due appaltatori e quindi alla verifica.
Questo è un aspetto veramente preoccupante.
L’altra osservazione riguarda il dibattito più propriamente pubblico. Ci sembra, infatti, che il campo a disposizione dei cittadini si sia ristretto ancora di più perché la richiesta del parere della comunità locali coinvolte si basa soltanto su una proposta tecnica approvata e non sui vari progetti.
Per il resto, riteniamo giusto esprimere un giudizio positivo su questo Codice degli Appalti che ha il grande vantaggio d’aver semplificato, unificato e snellito la normativa che in questo settore era molto frammentaria.