Il corrrettivo

Codice Appalti, una fermata ai box necessaria per ripartire veloci

La fase di implementazione deve terminare in tempi rapidi per eliminare la forte incertezza normativa e introdurre una cornice regolatoria chiara, sistematica e unitaria

Pubblicato il 05 Giu 2017

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

procurement

Il 13 Aprile il Governo ha dato il via libera al decreto correttivo al Codice degli appalti pubblici con profonde modifiche e innovazioni al Codice entrato in vigore un anno fa.

Il testo, entrato in vigore il 20 maggio, si presenta quasi come un nuovo Codice che sostituisce il precedente.

Si è trattata di una manutenzione straordinaria della riforma, appena a un anno dal varo, assolutamente necessaria per superare le difficoltà del settore e accelerare l’avvio di nuovi investimenti.

Il precedente Codice rischiava, infatti, di rappresentare un freno e non un volano all’innovazione della pubblica amministrazione.

La riduzione dei bandi di gara che si è registrata per alcuni mesi dopo l’entrata in vigore della disciplina avrebbe potuto produrre nel medio-lungo periodo un rallentamento soprattutto delle attività (piccole opere e manutenzione) che possono essere avviate in tempi rapidi.

L’intervento correttivo elimina alcune rigidità senza toccare le finalità fondamentali della riforma: garantire un mercato più trasparente, limitare le procedure straordinarie in cui spesso si annidano la corruzione e l’inefficienza, spostare l’azione della pubblica amministrazione da attività di mercato privato ad attività pubbliche.

Il Governo ha cambiato una serie di paletti con l’obiettivo di dare maggiore flessibilità e semplicità proprio alle procedure che devono portare alla realizzazione di piccole opere e di lavori di manutenzione.

Il passaggio epocale da un sistema tradizionale a un sistema radicalmente diverso aveva inceppato la macchina delle amministrazioni pubbliche e rischiava di provocare un danno al settore in termini di discontinuità forte dei nuovi bandi di gara.

La correzione del codice ha l’obiettivo di affrontare meglio questa fase transitoria che non sarà per nulla facile.

In tal senso, è fondamentale la volontà di dialogare con chi opera sul campo: è auspicabile che sia instaurato un ascolto permanente con l’obiettivo di formare gli operatori ai nuovi comportamenti virtuosi.

Il codice ha bisogno di essere apprezzato da chi lo applica. Ci vorrà del tempo per stazioni appaltanti e imprese per prendere confidenza con le nuove regole che si applicheranno ai bandi. Da questi soggetti potranno provenire commenti e suggerimenti preziosi per apportare eventualmente modifiche mirate alle procedure.

Questo work in progress ha bisogno della partecipazione di tutti gli operatori del settore per affrontare con spirito costruttivo le difficoltà proprie di una incisiva riforma della contrattualistica pubblica.

Per la completa attuazione del nuovo Codice e l’abrogazione di quello precedentemente (ma per alcune parti, ancora) in vigore e del suo Regolamento, occorre però attendere il completamento dell’emanazione dei numerosi decreti, alcuni già adottati e altri in via d’adozione. Nonostante le scadenze fissate dalla normativa primaria, il Governo ha accumulato ritardi nell’approvazione dei decreti.

Bisogna che questa fase di implementazione del Codice termini in tempi rapidi per eliminare la forte incertezza normativa e introdurre finalmente una cornice regolatoria chiara, sistematica e unitaria. Un Codice degli Appalti apprezzato e condiviso da chi lo utilizza e applicato in modo efficiente può essere senza dubbio una leva innovativa per il tessuto produttivo e nel rapporto con la Pubblica Amministrazione.

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