Lo Sblocca Cantieri ha facilitato il trend di crescita nel settore del procurement, già registrato negli ultimi due anni. Vale la pena analizzare come le modifiche introdotte abbiano impattato sull’attività svolta da Anac che, con le proprie linee guida, mirava a garantire la stabilità e la certezza delle regole degli appalti pubblici.
I dati del report Anac
Secondo l’ultimo rapporto di Anac, nel primo quadrimestre 2019 il mercato degli appalti pubblici ha registrato un aumento del 12,3% delle procedure di gare e un +36,8% per importo complessivo (i.e. quantificabile in +15 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Tale aumento è stato determinato soprattutto dagli appalti di grandi dimensioni, banditi dalle centrali di committenza e dai soggetti aggregatori del settore sanità, che hanno registrato un + 164,25% per quanto riguarda le forniture ordinarie e un +157,3% per le gare di importo superiore ai 25 miliardi di Euro.
Interessante segnalare anche un aumento per gli appalti di fascia compresa tra i 40-150 mila euro, appalti che possono applicare l’affidamento diretto (previa consultazione) a 3 operatori economici (ove esistenti) grazie alla Legge di Bilancio 2019. All’indomani del decreto sblocca cantieri – come dichiarato dall’ex presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, lo scorso 6 luglio in occasione della presentazione della relazione anno 2018 dell’Autorità – il Codice appalti (D.Lgs 50/2016), “..adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all’altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo”. Indubbiamente vi sono state criticità all’atto dell’entrata in vigore del Codice. Criticità da imputare al fatto che sia stato messo in atto solo parzialmente, non essendo riusciti ad implementare la riduzione delle stazioni appaltanti, l’estrazione a sorte dei commissari di gara e l’introduzione del rating d’impresa.
Il Codice dei Contratti Pubblici, pur non essendo entrato a pieno regime, ha favorito, negli ultimi due anni, una ripresa del mercato degli appalti e le procedure di gare sono, di fatto, aumentate dopo un’iniziale flessione all’atto della sua introduzione e del fisiologico recepimento. Il Decreto Sblocca Cantieri reintroduce il ritorno al regolamento attuativo in luogo delle linee guida di Anac; fatto visto positivamente dalla Pubblica Amministrazione che è più avvezza a seguire regole rigide, anziché seguire criteri che implicano l’esercizio di maggiore discrezionalità.
Le ombre del decreto Sblocca cantieri
È necessario, comunque, soffermarsi a riflettere su alcune modifiche attuate dal Decreto Sblocca Cantieri che possono generare ombre. In particolare, per quanto concerne gli appalti sotto soglia, la soglia di 150.000 euro (rispetto ai 200 del testo originario) – che rende possibile l’adozione di una procedura molto semplificata (i.e. solo tre preventivi) – può dare luogo a scelte arbitrarie, sino a giungere ad episodi corruttivi. E’ come se si assistesse ad un cambio d’approccio che privilegia il ”fare”, anziché il “fare bene”, dubbio avvalorato da quanto sancito dal Decreto Sblocca Cantieri, e precisamente:
- il ritorno dell’appalto integrato
- l’aumento della soglia dei subappalti al 40% (che potrebbe facilitare infiltrazioni criminali e violazioni delle norme a tutela del lavoro)
- la valutazione dei requisiti per la qualificazione delle imprese sulla base degli ultimi 15 anni anziché 10
- la concessione ai commissari straordinari di amplissime deroghe.
Inoltre, la sospensione, per un biennio, dell’Albo dei Commissari di gara non garantirebbe il presidio di trasparenza e vanificherebbe l’ingente investimento sostenuto da Anac per applicare la disposizione (i.e. ca. 500.000 euro). Non dobbiamo tornare indietro, come nel Gioco dell’Oca, bensì continuare a salvaguardare la trasparenza e la legalità degli appalti pubblici. La sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione non deve sfociare nella deregulation, soprattutto ora che il Sistema Paese sembra reagire e che gli sforzi attuati in questa direzione sono stati recepiti positivamente e riconosciuti da istituzioni quali la Commissione Europea, il Consiglio d’Europa, l’Ocse e l’Osce. È auspicabile che le linee guida dell’Anac, per contrastare frodi e corruzione negli appalti pubblici, non vengano accantonate, anzi siano di supporto nell’individuazione di conflitti di interessi, nelle misure applicabili e soprattutto nell’individuazione delle situazioni di rischio.
Il settore degli appalti necessita di stabilità e di regole chiare dal momento che continui cambiamenti normativi possono disorientare sia gli operatori economici sia i funzionari amministrativi e, se proprio non se ne può fare a meno, come nel caso del Decreto Sblocca Cantieri, tali cambiamenti devono essere monitorati con attenzione: la maggiore flessibilità non deve sfociare in “lassismo” e, pur accogliendo positivamente il trend di crescita degli appalti pubblici, non dobbiamo “abbassare la guardia”, anzi maggiore deve essere l’impegno sulla vigilanza.
Il trend futuro
Indubbiamente il trend positivo continuerà, ma non senza criticità. È necessario un cambio di paradigma nella gestione degli appalti pubblici per evitare errori di progettazione, ribassi anomali recuperati con il meccanismo delle varianti, ritardi nella consegna dei cantieri. Sarà necessario ridurre il più possibile i contenziosi, che allungano i tempi e fanno lievitare i costi; dotare le stazioni appaltanti di strumenti e di profili professionali adeguati, arginare le richieste di risarcimento degli operatori economici. Sotto questo profilo, uno strumento efficace si è mostrato sempre quello dei controlli preventivi.