piano triennale agid

Coppola: “Dirigenti PA senza competenze per migliorare la spesa IT”

Le PA devono capire che dotarsi delle giuste competenze per il digitale è una priorità assoluta altrimenti si rischia di sperperare montagne di denaro

Pubblicato il 03 Lug 2017

Paolo Coppola

Professore associato di informatica, Università di Udine, consulente Governo per progetti di digitalizzazione della PA

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Una delle priorità delle amministrazioni impegnate oggi nella riqualificazione della spesa in informatica, come previsto dal nuovo Piano Triennale dell’Agud, è dotarsi delle giuste competenze.

Oggi più che mai servono i profili professionali adeguati e, purtroppo, finora non ce ne sono.

E’ assolutamente necessario che le amministrazioni rispettino la legge, in particolare l’articolo 17 del CAD, e lo facciano in modo sostanziale.

Al momento, stando a quanto emerge dal lavoro della Commissione d’inchiesta, quasi nessuno ha nominato il responsabile per la transizione al digitale.

E non era stato fatto neanche prima che l’AgID lo richiedesse.

Solo adesso si sta partendo con le prime nomine ma, da alcune verifiche che ho fatto personalmente consultando le griglie, non si tratta di profili professionali con le competenze adeguate.

Le prime cose da guardare sono, per esempio, se hanno una laurea in informatica, un’esperienza specifica almeno quinquennale nel privato … il massimo che si riesce a trovare è, invece, l’esperienza nel pubblico e non credo che questo sia sufficiente per accompagnare la transizione al digitale.

Ritengono che nella nuova versione del Piano triennale dovrebbe essere presente anche un piano di assunzioni. Rispettando la legge.  Mettendo, quindi, nelle posizioni apicali le competenze giuste diversamente da quanto è stato fatto negli ultimi anni.

Si deve smettere di pensare che sia possibile delegare ai fornitori la fase di progettazione, realizzazione e qualche volta anche di collaudo.

Bisogna, invece, realizzare un meccanismo che dia spazio alle competenze per costruire un circolo virtuoso; uscendo dalla logica dei function points per entrare in quella di misura della qualità del prodotto.

Oggi ci sono gare per la realizzazione di software che sono al ribasso sul costo delle persone mentre dovrebbero esserlo sul costo del prodotto. Dovrebbe essere premiato chi riesce a realizzare i software con meno risorse ma alla fine viene messo a gara un tot di ore/uomo. Con questo sistema difficilmente si ottiene una compressione dei costi mentre invece si rischia di avere una qualità molto bassa.

Questo è oggi uno dei problemi più importanti nelle gare pubbliche. Ecco perché è importante piazzare ai posti giusti persone competenti che agiscano con consapevolezza.

Per i progetti software si potrebbe usare un meccanismo analogo a quello che si usa per le opere pubbliche: si parte con una progettazione preliminare, poi esecutiva e sulla base di quella si predispone un capitolato e infine si indice la gara.

Le PA devono capire che dotarsi delle giuste competenze per il digitale è una priorità assoluta. Oggi si agisce con miopia e si sprecano inutilmente quattrini nella spesa ICT che ovviamente impatteranno negativamente sul risparmio.

Le norme ci sono e per, risolvere il problema, bisognerebbe farle applicare, introducendo delle sanzioni.

Altra possibilità potrebbe essere quella di integrare, nella prossima versione del Piano triennale, che comunque va aggiornato annualmente, un piano per le assunzioni.

Oppure, vista la necessità e l’importanza, prevedere un piano straordinario di immissione di competenze di questo tipo a livello apicale per evitare che si sprechino ancora soldi in consulenze.

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